Queste notti di pioggia mi fanno venire in mente una sera di qualche anno fa.
Ero nella tana da sola, mi capitava spesso in quel periodo, ora fortunatamente non più. Saranno state circa le 22:00. Da qualche giorno pioveva ma, come fosse stato fatto apposta, solo di notte. Pochi i danni, fogliame per le strade, nessuna stella in cielo e nessuna anima viva per le vie. Ero al computer e non c’erano disguidi alla linea elettrica.
A un certo punto squillò il telefono fisso.
Risposi: «Pronto?»
Non sentii nessuno dall’altra parte, solo una specie di click e un brusio, e allora ripetei: «Pronto?».
Iiniziai a sentire respirare in modo pesante e restai in ascolto. Dopo pochi secondi, dall’altra parte della cornetta, mi risposero in questo modo: «Prontoooo…..sono iooooo….prontooo!».
La voce era gracchiante, metallica, ansimante. Era sicuramente lo scherzo di qualche amico idiota e non mi preoccupai più di tanto.
Feci per posare il cordless sul tavolo ma squillò di nuovo. Ripetei la stessa parola di pochi minuti prima con tono più deciso: «Pronto?»
Attesi.
Ancora quel click e lo stesso brusio, come un collegamento che viene effettuato.
Questa volta la voce rispose prima: «Ciaooooo…. sono ioooo…. chi parlaaaa?»
La storia iniziò a piacermi poco, un amico non avrebbe continuato a schernirmi e perchè, poi, chiedere a me chi stesse parlando? Non dissi nulla, aspettai e la voce continuò: «Chi seiiiii? Chi seiiii?» .
Ero nervosa. Deglutii e d’istinto chiusi la comunicazione.
Mi guardai intorno, come ad aspettarmi di vedere una nera figura venirmi incontro. Iniziai a correre per le stanze, ad accertarmi che le finestre fossero ben chiuse e, mentre giravo il chiavistello alla porta d’entrata, il telefono squillò di nuovo.
Risposi, credendo di poter tenere sotto controllo le mosse del malintenzionato: «Pronto?!»
«Pig……!», click, ssshssh. Poi, silenzio. Era la mia amica, la riconoscerei tra mille.
Mi stava chiamando, ma non fece in tempo a ultimare il mio nome, qualcosa interruppe la comunicazione.
Cosa stava succedendo? La voce della mia amica era agitata, ma non potei finire di pensare. Quella voce, di nuovo, interruppe le mie riflessioni: «Sentiiiii….sentiiii….sono iooo….»
«Ma io chi?» domandai innervosita.
«Sono iooo! Ciaooo…sonooo… » sibilò.
Chiusi, presi il cellulare e chiamai la mia amica.
«Pigmy, sono tre volte che provo a chiamarti, perchè mi rispondi e non parli?»
«Ma sì che parlo, però sento una voce gracchiante che continua a dirmi “sono io”!»
Dissi alla mia amica che quella voce, probabilmente maschile, era davvero fastidiosa, lasciava un senso di freddo nelle ossa.
«Hai paura?» mi chiese lei preoccupata.
«Non proprio, mi sono assicurata di aver chiuso tutto, ma sto bene. Eventualmente ti farò sapere, lascia il cellulare acceso.»
Tuttavia quella sera non accadde più nulla. L’indomani sera, però, si verificò la stessa scena, ad ampliare la suspense c‘erano i tuoni e i lampi che brillavano nel cielo nero.
Squillò il telefono fisso, erano le 21:00, questa volta.
«Pronto?»
Nessun click e nessun brusio. La voce iniziò: «Ciaooo…sono iooo….devooo parlartiii….» e nel mentre un respiro affannato, oppresso. Per dire due sillabe impiegava mezz’ora.
Non ne potei più: «Ma chi sei?! – urlai – La vuoi finire?!»
La voce mi rispose nel modo peggiore possibile: «Non avereeee pauraaaa….»
Se in quel momento mi avessero fatto un prelievo, probabilmente non avrebbero trovato nemmeno una minima stilla di sangue dentro di me.
Dovevo chiamare i carabinieri? Non lo sapevo nemmeno io. E se fosse stato solo uno stupido scherzo? Forse potevo dire loro di mettere il telefono sotto controllo ma…. CSI esiste solo in America. Quelli, con tutto il rispetto, avrebbero iniziato a fare ciò che meno avrei voluto e, cavoli, dovevo finire assolutamente dei lavori per l’indomani.
Se avessi chiamato la mia amica, si sarebbe precipitata a casa mia e non volevo metterla in pericolo né spaventarla.
Mi risolsi che avrei fatto finta di niente. Avrei fatto credere alla mia amica che volevo prendere delle precauzioni.
«Ascolta, – le dissi al cellulare – non ha telefonato, ma richiamami lo stesso sul fisso. Anche se non mi senti parlare, dimmi una qualsiasi frase da far capire che in casa con me ci sono i miei genitori, io non parlerò, perchè di fatto non riesco a sentirti. Parla da sola, fai botta e risposta»
«Ok.» mi rispose lei convinta, e così fece.
Non so se fu quello a funzionare, ma quella sera non accadde più nulla.
Mi tranquillizzai e, non so come, andai anche a dormire.
L’indomani sera la scena fu la medesima, o quasi.
Driiiin…driiiin…
Alzai di botto lo sguardo verso la parete davanti a me.
Avevo il terrore a rispondere, ma allo stesso tempo, questa volta, avrei dovuto chiamare davvero le forze dell’ordine, non avevo più dubbi. Potevano fare ciò che volevano, anzi, sarei andata direttamente a dormire in caserma.
Di colpo non era più né uno scherzo né un malintenzionato: nella mia testa il misterioso interlocutore si era trasformato in un omicida seriale che aveva preso di mira proprio me, per ammazzarmi nel modo più cruento ch’io abbia mai visto in qualsiasi film dell’ hor……
Interruppi il mio chiacchiericcio mentale e risposi, sebbene fossi meno sprintosa delle sere prima: «P…pronto?» chiese la mia flebile voce.
«Pronto, signora Pigmy?» la voce era quella di una donna.
Mi destai immediatamente: «Chi parla?»
Quella che doveva essere una signora di mezz’età si presentò: «Signora Pigmy, mi chiamo Euridice.»
Chi strafunchia è Euridice?, mi chiesi con un’espressione incomprensibile in volto, ma me lo disse lei: «Ascolti, signora Pigmy, sono la figlia del signor Taldeitali. Vede, devo parlarle per un disguido che c’è stato.»
E se fosse la moglie del serial killer che verifica se sono in casa?
Non dicevo nulla, lasciavo parlare lei: «Io abito in via Vattelapesca, ha presente dove c’è il negozio di computer? Ecco, lì, al secondo piano. Mi chiamo Euridice Taldeitali, volevo avvisarla che i tecnici della telecom, quando l’altro ieri c’è stato quel problema per il maltempo, hanno collegato il suo numero di telefono alla nostra centralina. Penso abbiano invertito i cavi o messo tutti e due i cavi al suo numero.»
Stavo ragionando, non riuscivo a rispondere. Pronunciai solo un “Ah…” e allora lei continuò: «Signora Pigmy, mio padre ha provato a spiegarle, ma vede, è stato operato alla gola e parla con una macchinetta che gli dà una voce artificiale…»
Non ho altro da dirvi, cari amici topi.
So che state faticando a crederci, ma è la verità! Mi trovai di colpo a provare due sentimenti contrastanti. Il primo era una tenerezza infinita per quell’uomo anziano, che poi conobbi e che avevo praticamente maltrattato; il secondo era continuare a chiedermi:
- quante probabilità ci fossero che, tra milioni e milioni di linee telefoniche, con un temporale, dovesse saltare proprio la mia.
- quante probabilita ci fossero che, tra milioni e milioni di tecnici telefonici, l’unico idiota a collegare due numeri sulla stessa linea capitasse a me.
- quante probabilità ci fossero che, tra milioni e milioni di persone, si dovesse collegare la mia linea con quella di un uomo di circa novant’anni con la voce da robot grazie a un gracidante marchingegno.
In ultimo, tanto per darmi anche il ben servito, questa gentilissima signora mi disse anche: «Certo, Pigmy, che lei ha un nome davvero strano!»
Sorrisi, nonostante tutto: «Già, ha proprio ragione signora E-U-R-I-D-I-C-E!»
Un urlo a tutti con abbraccio, perchè Halloween mi fa un baffo!
photo caterpillar.blog.rai.it
M.
Hahaha, sorella! Se riuscita a farmi ridere con questa sventura telefonica, certo che c’è una serie di coincidenze veramente anomale…povera topina!
Un bacetto, grazie per il buon umore :-)!!!
Prego Miss, lieta di averlo fatto……..ora! Ma quella sera, che paura! Non so se te l’avevo già detto, sono peggio di Paperino io! E’ bello “vederti” di nuovo sorridere.
Fantastica Pigmy! xD
Quando io metto mano al blog, succedono le stranezze più svariate, ma devo dire che con la tua mi batti alla grande. 😉
Eh! Eh! Eh! E questo è niente cara Deb, gli amici più intimi mi hanno detto che potrei tranquillamente scrivere un libro!
Eh, io non rido mica troppo. Non ti devi mica essere divertita tanto con queste telefonate. Sarà che isono un gran fifone, ma dovevi avvisare subito qualcuno. Pensa se davvero si fosse trattato di qualche malintenzionato?
Sembra un po’ l’incipit di un film di Hitchcock. Per fortuna che tutto si è risolto bene.
Hai ragione Chagall, non mi sono divertita e hai anche ragione a dire che avrei dovuto avvisare qualcuno. Non l’ho fatto in verità perchè alla base c’era il non voler sentirsi dire “ma magari è solo uno scherzo!”. Questa non è una giustificazione, anzi è un errore ma è la verità e sono sincera. Sembra quasi il film : merletto di mezzanotte. Anche se poi, quando ho saputo come stavano realmente le cose ho provato tanta tenerezza per quell’uomo.
O santo cielo!!!! Ma solo a te queste cose!!!!!! Mi fai morire dalle risate ogni volta!!!! Ah ah ah …. Si si ho capito chi era quel signore con la macchinetta alla gola… Tenero!!!! Ah ah ah Fantastica!!!!!
…. Certo che hai sicuramante avuto meno paura quella volta che a difenderti c’era il Pastore Tedesco….. Raccontamelo ancora dai!!!! Baci
Ciao gioia mia! Devi fare la lista completa, ne ho troppe! Non me le ricordo nememno io tutte, per fortuna ci siete te e la mia partner in queste telefonate che conosci benissimo! Ma non preoccuparti, non sarà l’ultima che racconterò! Un abbraccio tesoro e smettila di ridere………và che ti vedo eh?!
Si infatti!!!!! Anche Michelin non riesce a smettere di ridere e sta già pensando a qualche scherzetto telefonico da farti!!!! ah ah ah Un bacio grande
Noooo!!! Non voglio!!! Perchè i suoi sono diabolici!!!! Ti prego proteggimi da lui!!