Nenia d’altri tempi

Si topi. E’ stranissimo se ci pensiamo. Oggi, i nostri topini, quando giocano tra di loro o quando ci chiedono di cantar loro una canzoncina, vengono intonate sempre filastrocche che possano far loro vedere il mondo rosa o ricco di avventure.

Le nenie dei nostri nonni, invece, erano basate su quello che si viveva in quel momento ed è incredibile come la guerra poteva entrare così tanto nelle loro vite da diventare trama anche di giochi o ninne nanne.

Leggete questa che vi propongo, siamo a metà degli anni ’40 e i piccoli si divertivano così:

San Martin sauta a cavallu, giia a corda u gh’è u gallu

e lu gallu fa giancu l’oevu, giia a corda u gh’è u mundu noevu

mundu noevu chi batte e chi serra, giia a corda ca gh’è a tamberra

a tamberra d’in pessu de baccu, giia a corda u gh’è lu gattu

e lu gattu u grafigna tutti, giia a corda ghe sun i mutti

e li mutti nu san parlà, giia a corda u gh’è lu mà

e lu mà u fa giancu u pesciu, giia a corda u gh’è u tedescu

u tedescu ga l’arma in man, giia a corda u gh’è lu can

e lu can rusgia e osse, giia a corda a gh’è a picosse

e e picosse i sciappa e legne, giia a corda ghe sun e penne

e le penne i serve pe’ scrivve, giia a corda ghe sun e furmigue

e furmigue i fan a tana, giia a corda a gh’è a campana

a campana a sonna forte, giia a corda a gh’è la morte

e la morte se pia e gente, giia a corda nu gh’è ciu niente.

Questa filastrocca, della quale ora vi scriverò la traduzione, la raccontava la Nonna Chiarina dopo aver vinto uno dei premi, ai tempi, più ambiti.

Nel 1934, Mussolini istituisce un concorso: chi aveva il terreno d’ulivi più bello, avrebbe vinto una pergamena, un certificato che dichiarava, come un diploma, che quello era l’uliveto migliore di tutta la zona. E, con il suo terreno, di 4.500 mq Nonna Chiarina, vinse.

Proprio in quel terreno, per tenere buoni i bambini, canticchiava loro questa nenia mentre loro, in cerchio, si alzavano e si abbassavano sulle loro gambe tenendosi per mano. Quel campo, era il loro parco giochi. Tenuto come un giardino e privo quindi di roveti, era il luogo ideale.

San Martino salta a cavallo, gira la corda c’è il gallo

e il gallo fa bianco l’uovo, gira la corda c’è il mondo nuovo

mondo nuovo chi batte chi chiude, gira la corda che c’è la lippa

la lippa di un pezzo di bastone, gira la corda c’è il gatto

e il gatto li graffia tutti, gira la corda ci sono i muti

e i muti non sanno parlare, gira la corda c’è il mare

e il mare fa bianco il pesce, gira la corda c’è il tedesco

e il tedesco ha l’arma in mano, gira la corda c’è il cane

e il cane rosicchia le ossa, gira la corda ci son le picozze

e le picozze spaccano la legna, gira la corda ci sono le penne

e le penne servono per scrivere, gira la corda ci sono le formiche

le formiche fanno la tana, gira la corda c’è la campana

la campana suona forte, gira la corda c’è la morte

e la morte si prende la gente, gira la corda non c’è più niente.

Una storiella basata, come potete leggere, sui tedeschi, la morte, la campana e il nulla che rimane.

Il niente come il niente che lasciavano le bombe.

E queste persone, oggi anziane, dopo che ti ripetono per filo e per segno le parole di queste canzoni, ti guardano e ti dicono – Eh, ma i l’ea beli tempi, na cumme aù – ossia – Eh, ma erano bei tempi, non come adesso -.

Pensate un pò! Vi regalerò una rima anch’io: una strittolatina dalla vostra Pigmyna!

M.

7 pensieri su “Nenia d’altri tempi

  1. Ma, ma Topina…ma quante ne sai!
    Questa è una perla della nostra tradizione, una di quelle cose che non si dovrebbe perdere mai…brava tesoro, sono cose che pochi conoscono, sai?
    Un abbraccio grande!

  2. “Le nenie dei nostri nonni invece erano basate su quello che si viveva in quel momento ed è incredibile come la guerra poteva entrare così tanto nelle loro vite da diventare trama anche di giochi o ninna nanne”.
    Bravissima topina! Anche per le fiabe è così in realtà. Molti pensano si tratti solo di racconti assurdi di fantasia. Ma nulla è a caso.
    I racconti fantastici, le nenie popolari servono sempre a esorcizzare le nostre paure. Quando qualcosa ci spaventa troppo lo mettiamo dentro una fiaba o un canto, per renderlo più accettabile.
    Grazie, mi è piaciuto moltissimo questo post.

    • Ah Chagall….quello che dici è bellissimo! E’ vero! E ti dirò di più! Anche le nostre superstizioni oggi conosciute, risalgono a vicende di un tempo, sono anch’esse nate “non a caso” come dici tu, ed è bellissimo, investigare su questo “caso”. Sul perchè. Sono felice che questo post ti sia piaciuto…….sssssst, non dirlo a nessuno ma devo confessarti che ti ho pensato mentre lo scrivevo!

      • Oh, grazie. È davvero un bel pensiero.
        E hai ragione, dietro a molte usanze e agli stessi nomi si nascondono storie che molto spesso ignoriamo. Ed è un peccato.
        È importante non perdere questi racconti, quindi grazie.

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