O Marenga che dir si voglia.
Vorrei riportarvi quello che, a Carpasio, è scritto su una tavola nella piazza del centro del paese. La spiegazione di ciò che era ed è, la Strada Marenca ossia la strada della mia Valle che si inerpica per i monti e non solo, alla quale, è giusto, dedicare un post assaporando ciò che ogni week end può offrirci ospitandoci.
La Strada Marenca, strada che porta al mare, è stata un’importante Via di Comunicazione fra Imperia Oneglia e Imperia Porto Maurizio con le Valli Monregalesi.
Snodandosi tra i crinali e le mezze coste dei monti, per un lungo tratto elevata oltre i 2.000 metri s.l.m., con le sue numerose diramazioni, ha segnato la vita delle nostre comunità, dall’alto Medioevo, sino all’avvento delle strade carrozzabili.
Lungo la Strada Marenca si inserivano tanti sentieri: risalendo le valli del Vermeragna, del Pesio e dell’Ellero quindi, attraverso le Alpi Liguri, discendevano lungo i crinali delle valli Arroscia, Argentina, Prelà, Impero, Maro, sino al mare.
Il percorso, necessariamente, variava al mutare delle stagioni, degli eventi atmosferici, delle contingenze economiche e politiche.
Sui percorsi di questa via venivano trasportate, a spalla o a dorso di mulo, le merci necessarie alla vita quotidiana: soprattutto il sale indispensabile non solo per insaporire i cibi e per conservarli dai batteri, ma anche per l’alimentazione degli animali, per disinfettare e cicatrizzare le ferite e per la concia delle pelli. Pensate che era addirittura un mezzo di pagamento che si utilizzava al posto dei soldi.
La Strada Marenca fu un importante “mezzo” per la comunicazione e non quindi di divisione tra gli opposti versanti alpini.
I siti archeologici presenti nella zona provano la frequentazione di questo percorso già in età preistorica, vi sono tracce di epoca romana ma, i primi documenti di cui si dispone, risultano datati 1207.
Nel Medioevo, la montagna vide accrescere la presenza umana, si svilupparono i commerci e i paesi alpini si popolarono, anche per sfuggire alle pestilenze, agli eccidi e alle persecuzioni religiose.
Oggi, soltanto alcuni tratti di questa strada sono ancora rintracciabili e percorribili, soprattutto nella zona che va dal Colle di Tenda al Monte Acquarone, dipanandosi come una matassa per campagne, monti e Alpi.
Un percorso fondamentale, come avrete potuto notare, cambiato negli anni ma pur sempre ricco di fascino.
Quelle che vi ho scritto sono solo le caratteristiche principali; niente a confronto di quello che è stata, in realtà, questa via definita millenaria.
Un abbraccio vostra Pigmy.
M.
Ecco, questa me la ricordo…ci ho fatto qualche giro in moto, con un’amica, e allora non avevamo l’obbligo del casco.
Calzoncini corti, costume, ciabatte e capelli bagnati…e quanto tempo è passato!
Che bello ricordare questi posti, Bacione cara, grazie per la sempre bellissima descrizione…se non ci fossi tu, come farei!
Che bello! Mi fa sempre piacere rievocarti ricordi, soprattutto quando sono belli e quello che mi hai appena descritto, è stratosferico!!!
Infatti, lo è…buonanotte topina!
Chissà quante avventure con i tuoi amici topini lungo questa via. Vi immagino di giorno a correre lungo i fili d’erba del ciglio della strada e di notte a guardare la luna raccontandovi storie topesche.
Squit! Un toposaluto.
Eeeeeeeesatto! Chagall, tu cogli sempre nel segno! Non sarai mica topino anche tu? Uno squit grande a te!
Ho controllato, la coda non ce l’ho ma potrei far crescere i baffi. XD ‘notte.