Ah, quanto sono affascinanti i fari vero? Ci portano subito indietro nel tempo alle storie di lupi di mare, battaglie di navi, onde impetuose… un mondo a sé.
Oggi io invece vi porto a vederne uno da molto vicino.
Mi inerpico per una salita dopo essere passata da un cancello color azzurro-grigio come l’ala di un gabbiano, tipica tinta della Marina Militare.
Il lampeggiante giallo si è illuminato e io sono sgattaiolata dentro.
Lo vedo subito. E’ alto, imponente, elegante. Mi avvicino. Ho quasi timore. Il vento forte ha qualcosa di magico. E’ bellissimo. E’ alto 15 metri e siamo a 50 metri sul livello del mare.
Il Faro di Capo dell’Arma, prende il nome dall’omonimo luogo in cui si trova ed è situato tra la città di San Remo e Bussana ai piedi di Valle Armea.
Partendo dalla Francia è il primo Faro italiano che incontriamo. Sono molto curiosa. Siete mai stati dentro a un Faro? Venite, vi accompagno.
Venne costruito nel 1912 ma gli venne data elettricità soltanto nel 1936.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, i tedeschi, lo rasero al suolo ma, la Marina Militare, lo ricostruì per terminarlo poi definitivamente nel 1948.
Sopra la porta d’entrata ecco l’insegna che gli conferisce il nome.
Conosco i due custodi. La Marina si serve di tecnici militari e civili per tenere controllati i suoi Fari e qui, vivono due famiglie.
Nel cortile, gli autoveicoli militari, l’entrata del magazzino e un forno a legna.
Spontaneamente nascono Rosmarino, Basilico e Bietoline selvatiche.
Mi viene incontro un cagnetto tutto peloso, è simpaticissimo, mi fa un mucchio di feste.
Scavalco l’uscio. Che emozione!
Delle scale di lavagna nera, ormai consumate, salgono di due piani.
Al primo piano c’è l’alloggio n°1 e un altro magazzino, mentre al secondo piano, l’alloggio n°2, la camera d’ispezione e l’ingresso alla torre, ossia, la famosa Stanza dell’Orologio dalla quale, tramite una scala a chiocciola e una botola, si arriva alla lanterna.
La tromba di queste scale è abbellita da quadri di ogni genere e fotografie in bianco e nero rappresentanti altri Fari. Alcune invece rappresentano le spiagge liguri com’erano tanti anni fa e i litorali di come si presentavano le città di Alassio, Ventimiglia e San Remo ma, come dicevo, la maggior parte, ritraggono Fari di ogni misura e ogni stile durante tempeste o semplicemente illuminati di notte.
Fari in mezzo al mare, Fari costruiti su scogli, Fari ormai inusati e abbandonati e Fari tutt’ora in perfetto funzionamento.
Rimango affascinata… vedo i paesi che conosco come li vedevano i miei nonni ma non c’è tempo da perdere adesso, non vedo l’ora di salire, la cupola mi sta aspettando.
Entro quindi in una stanza dalle pareti curve, tonde e piastrellata al suolo da mattonelle antiche color vermiglio.
Una scaletta bianca, davanti a me e, macchina fotografica in spalle, inizio a salire. Ovviamente la mia agilità mi permette di arrampicarmi senza alcuna fatica (—). La botola bianca sulla mia testa è aperta e sguscio, sempre senza alcuna fatica (—), dentro ad un’altra stanzetta più piccola anche lei tutta rotonda.
Pant, pant!… però è divertente! (Ma chi me l’ha fatto fare!!!).
Quando i miei occhi vedono che c’è ancora un’altra scala da fare, ancora più scomoda della prima, in quanto per nulla inclinata bensì, completamente verticale, sono davvero la topina più felice del mondo (ehm…) ma… topini… guardate… ne è valsa davvero la pena!
Ecco il mondo che mi si prospetta davanti. Par di vedere tutto l’azzurro dell’Universo. Sembra quasi di poter dire, con presunzione, che oltre non c’è più nulla. E’ tutto lì, davanti a me. Quel che desidero è tutto lì.
E vedo il mare, vedo le prime coste francesi, vedo Santo Stefano e il porto della Marina degli Aregai. C’è foschia, non posso vedere la Corsica. C’è vento. L’acqua sembra una distesa ruvida. Vedo la lanterna. E’ enorme. Più grande di me. Ecco come fa a fare così tanta luce, pensate, illumina per ben 24 miglia nautiche…
A proposito di luce, non posso certo essere arrivata fin qui per andarmene senza vedere questo faro illuminato? Ma devo riscendere e aspettare la sera. E poi, se si accendesse mentre sono qui mi abbronzerebbe come un arrosticino. No, non è vero. Non accadrebbe nulla.
Lascio comunque quel panorama, lo rimirerò da più sotto aspettando che questo gigante faccia luce.
Ancora scale, chi lavora qui, si tiene in forma. Le stesse di prima, in marmo bianco e lavagna nera.
Attendo il buio e… finalmente eccolo dominare ancora più di prima e ancora più austero. Governa su ogni cosa. Illumina tutta la costa.
In Liguria, i Fari sono sei e questo è tra i due più recenti.
La sua illuminazione consiste in un lampeggiare due lampi bianchi ogni 15 secondi e, dopo la Lanterna di Genova e il faro di Capo Mele di Andora, è il più potente.
Anche da qui sotto, nel cortile, si gode di un’ottima vista. Il tramonto è bellissimo, il sole sta per andarsene ma tanto c’è lui, il Faro di Capo dell’Arma, con la sua luce.
Un abbraccio a tutti. Alla prossima Pigmy.
M.
Che bello il faro! E anche andar fin lassù senza alcuna fatica, uh…mi vengono in mente i gradini di un certo campanile.
Il mare poi è sempre bello, di giorno, al tramonto…splendide immagini!
Pant, pant..riposati oggi, eh?
Un bacione!
Ti è piaciuto questo giro? Oggi ho cambiato rotta e sono andata al mare invece che ai monti. Ti ho pensata sia per i gradini che per l’altezza…! E adesso si, visto che sono salita proprio senza alcuna fatica, mi riposo! 🙂 Bacissimi.
Uh… devo segnalare questo post alla scrittrice e a mica Claudia Tonin, lei adora i fari.
Buona topodomenica, Pigmy!
Uh grazie Chagall! Ne sono felice, buon topoinizio settimana a te!
Bellissimo! Lo vedo ogni giorno e ogni notte da un mese, cioè da quando vivo in Liguria, mi piacerebbe visitarlo.
Ciao Daniela, benvenuta! Spero che tu sia stata accolta bene in questa nuova terra! Purtroppo il faro non è visitabile, io sono stata una privilegiata conoscendo i custodi ma posso vedere di metterci una buona parola! 😀 Un abbraccio!