Una valle, una squadra, un calciatore

Cari topi, una delle squadre di calcio della mia valle si chiama anch’essa Argentina. Ce ne sono diverse, ma l’Argentina è quella che usa il primo campo che s’incontra salendo su per la vallata e, inoltre, come squadra, porta gli stessi colori del Milan, quindi mi piace particolarmente.

Questo campo, situato in zona Levà, tra Arma e Taggia, è dedicato a un grande calciatore che fu principalmente portiere della Lazio, ma giocò anche in altre squadre. Sto parlando di Ezio Sclavi. Grazie a Studio Vacuo, un post dedicato a quest’uomo è stato messo e apprezzato sul sito della squadra http://www.argentina-arma.it/ e oggi anche il quotidiano “La Stampa” lo ricorda.

Ebbene, dovete sapere che Sclavi, finita la sua carriera calcistica, divenne un pittore e oggi le sue opere dal “realismo magico” – in realtà astrattismo – si possono ammirare ad Arma, a Villa Boselli, che dedica a questo calciatore-artista tutte le sue sale, esponendo i suoi quadri.

Ma ecco cosa scrive il giornale:

“Il mito di Ezio Sclavi, leggendario portiere di Lazio e Juventus, rivive attraverso le sue opere pittoriche, in una mostra a Villa Boselli di Arma. Non filmati o foto di parate, ma una trentina di quadri che dipinse conclusa la carriera di calciatore, ottenendo consensi anche come artista. In esposizione ci saranno anche tre sculture di Osvaldo Poggio. La mostra sarà inaugurata sabato 31 marzo alle 17 e 30. Si chiuderà il 10 giugno. Ingresso 9/12 e 30 – 15 e 30/ 18 e 30, domenica solo al mattino. Sclavi nacque a Stradella (Pavia). Giocò 220 partite nella Lazio e una stagione nella Juventus. Nei bianconeri e in Nazionale (dove disputò 3 partite) era riserva di Combi, un mito del calcio italiano. Giocava all’occorrenza anche da centromediano e in attacco. E segnò anche dei gol. Operato due volte al menisco, partì volontario in Etiopia dove, come allenatore-giocatore (ma centravanti) vinse tre campionati di fila. Prigioniero tornò in italia dopo 13 anni. Si trasferì ad Arma, dove allenò l’Arma Juve, divenne pittore di buon livello e morì nel 1968. A lui è dedicato il campo dell’Argentina Arma….”

Meriterà sicuramente un post anche Osvaldo Poggio, il quale ha realizzato opere, come il monumento dei caduti di Arma, che abbelliscono questo paese che vi avevo fatto vedere nel post “Arma by night”.

Per ora godiamoci questa mostra, sarà un vero piacere.

Ezio Sclavi, venne soprannominato “Lo Smemorato”, poiché giocò un’intera partita con una commozione cerebrale. Quel giorno parò di tutto, nessuno riuscì a far andare la palla in rete, ma l’indomani, a causa della botta presa alla testa, Ezio non ricordava nulla di quella partita. Una partita, un portiere, del quale parlò tutta l’Italia.

Vostra Pigmy.

foto presa da laziowiky.org

M.

11 pensieri su “Una valle, una squadra, un calciatore

  1. Ma quanto è eclettica la mia sorellina che spazia dalla natura alle chiesette, dalle meraviglie della valle argentina ai personaggi particolari che la abitano!
    Ma bravissima tesoro 🙂 Baci!

    • L’importante è che sia inerente al mio paesaggio! (a parte alcune cose che posto ogni tanto ovviamente). Hai visto quanto mi permette di spaziare la mia valle? Te lo credevi? No? Bhè, nemmeno io! Questo blog, non sai quante cose mi ha fatto scoprire ancora più di quelle che già sapevo! Un bacione Miss.

  2. per me l’argentina era e lo è ancora la maglietta bianca che si porta sotto la camicia.
    E quando L’Argentina, con il suo tango, fregò il mondiale ai tulipani olandesi, mi venne un nervoso, ma un nervoso che non ti dico.
    E neppure il rosso e nero del milan sopporto.

    Ma siccome non sono tifoso poco mi importa.
    E il nome argentina continua a piacermi, nonostante ci sia quella erre in seconda posizione.
    e poi, mi piace questa storia del portiere smemorato.

    • Pani sono d’accordo su tutto quello che dici riguardo la parola Argentina tranne che per i colori rosso e nero. Il fatto è che nel caso della mia valle si chiama così per via dell’argenteo degli ulivi che la colorano e questa cosa devo dirti che mi piace molto. Il significato lo trovo bello. Però, non sapevo assolutamente che la canottiera si chiamasse argentina. E’ un vocabolo italiano o si usa solo da voi? Non l’avevo proprio mai sentito. Praticamente è quella bianca con le spalline sottili a righine giusto?

      • no, per me è la maglietta bianca, con le maniche ma non ci giuro di avere ragione, dovrei chiedere a mia moglie. Ho guardato ieri su un dizionario online ma non l’ho trovato. Proverò a vedere sul dizionario dialettale.
        La canottiera invece è proprio la canotta con o senza righine.

    • Hai perfettamente ragione Stravy. farebbero più audience! E magari saprebbero anche di qualcosa di più. L’unione sport-arte ha infatti molto più fascino dello sport da solo, non trovi? Bacetto.

  3. Cara Pigmy,
    se Christa è la mia sorella maggiore, ho eletto a mio fratello maggiore il mio amico Franco, romano e tifoso della Lazio sino al midollo. Gli segnalerò questo bellissimo post anche perché lui conosce e frequenta alcuni ex-calciatori ormai anziani: quelli di oggi non meritano altrettanta attenzione.
    Uno squit-abbraccio e a presto con altre immagini di arte postale.
    Fabio – Zeneize since 1965. Un giocatore tu lo vedi dal coraggio, dall’altruismo, dalla fantasia. (Non sono parole mie, ovviamente…).

    • Wow Fabio! Perfette con il mio post le parole della tua firma! Grazie! Se il tuo amico legge il mio post sono sicura che si ricorderà dello smemorato bravissimo giocatore di calcio, anche se non apprezzerà il mio tifo milanista, ma sono una topina e noi topini amiamo tutti i veri tifosi, quelli che tifano con il cuore e non con l’aggressività. Se per caso il tuo amico dovesse ulteriori notizie fattele dare e ringrazialo in anticipo da parte mia! Mamma mia Fabio, ti stò sfruttando fino all’inverosimile ma cavoli, ogni giorno mi dici qualcosa di interessantissimo per me! Un abbraccio.

  4. Pingback: Arte ad Arma: Osvaldo Poggio « La topina della valle Argentina

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