Quella mattina, quando nonna Piera entrò nel pollaio, tutte le uova si erano schiuse e i pulcini cinguettavano allegri e un po’ spauriti sotto la chioccia.
Nonna Piera sorrise. Diede del nuovo mangime alle galline, dell’acqua fresca e si mise ad ammirare la simpatica, nuova famigliola.
Erano i giorni di Pasqua e nessun evento poteva essere più lieto e puntuale di quello. Girandosi per andarsene e lasciare così tranquilla mamma Coccodè, vide però che in un angolo del pollaio, per terra tra le sterpaglie, c’era un uovo. Contò i pulcini e…. le uova che in precedenza aveva contato erano cinque, ma i pulcini erano solo quattro! Sicuramente la mamma lo aveva scartato perchè era vuoto. Be’, togliamolo di lì, si disse nonna Piera, e lo prese in mano. Era freddo come un cubetto di ghiaccio. Chissà da quanto la gallina lo aveva fatto rotolare via dal suo fondoschiena.
Nonna Piera lo avrebbe buttato. Uscì da quel piccolo recinto e…. plaf! L’uovo gli cadde per terra. Fece una frittata, direte voi. E invece no! L’uovo si frantumò e… tanananà! Uuscì un bellissimo pulcino che gridava il suo “cip cip!” a squarciagola, reggendosi a malapena sulle esili zampette rosa.
Nonna Piera si agitò. Prese il morbido esserino e lo infilò senza pensarci sotto il deretano piumato della mamma. Il pollo, offeso, a quel punto iniziò a infastidirsi e a beccare il pulcino. Non sarebbe certo sopravvissuto, con tutte quelle botte in testa, il Calimero della situazione! Allora la nonna lo prese e corse in casa.
Le sue ciabatte strisciavano sul terreno del cortile come mai avevano fatto. Quell’esserino era infreddolito e tramortito. Non se la passava per niente bene. A dirla tutta, sembrava più morto che vivo. Nonna Piera iniziò a urlare ai componenti della sua famiglia che erano in giro per casa e nell’orto: “Presto! Portatemi la baladeuse! Presto!”, e figli, marito e nipoti credevano che la nonna si fosse ammattita.
“La baladeuse, presto!” continuò lei, imperterrita.
Per chi non lo sapesse, la baladeuse è quella lampada con griglia e gancio che i meccanici usano appendere davanti a sè per vedere meglio dove mettere le mani. Quando arrivarono in cucina, di corsa, trovarono la donna che, saltellando con le braccia in alto, cercava di avvicinare il più possibile il pulcino al lampadario appeso al soffitto, non arrivandoci. Era tutta agitata: “Passami una sedia e vammi a prendere la baladeuse!”, gridava, mentre sembrava inscenare lo strano ballo di una tribù africana.
Il pulcino nei suoi palmi ondeggiava a destra e a sinistra, vittima di quella frenetica tarantella. Insomma, andarono in magazzino e le presero quella benedetta baladeuse e io non so se è stato merito della lampada tanto desiderata o dell’energia positiva di questa donna, so soltanto che, dopo qualche giorno, il pulcino, battezzato naturalmente Baladeuse, si è ripreso splendidamente.
Dopo una settimana circa, è stato messo di notte insieme ai fratellini e, meno bisognoso di cure, fu accudito anche dalla sua mamma chioccia.
E ora eccovelo. Questo è Baladeuse con i suoi fratellini e il papà! Con le sue piumette rossicce e la sua piccola crestina spuntata da poco!
Brava nonna Piera! Sei proprio una topononna anche tu!
Evviva nonna Piera! Evviva la vita! E…. a parer mio, la baladeuse, ha fatto ben poco. A salvare il piccolo polletto è stata la passione di una nonna.
M.
Ma che bella storia! Certo che ci vuole un po’ di ingegno per risolvere certe situazioni e alla nonna Piera la presenza di spirito non manca! 🙂
Nonna Piera, pronta ed efficiente! Hai visto Stravy? Sa sempre cosa fare e ce l’ha fatta anche questa volta. Un bacione.
Che bella storia! E che forte la nonnina!
Non poteva chiamarsi in nessun altro modo questo fiero pennuto!
Bacetti!
Ah, il nome ormai non gli e lo toglie più nessuno! Questa parola l’hanno sentita gridare in tutto il quartiere! Un baciotto Miss.
Che bella storia! Molto simile a quella del mio paperino… Ricordi? Mamma papera era tutta impegnata ad accudire i suoi tre pulcini appena nati e si dimenticò del quarto uovo che, infreddolito, non riuscì a schiudersi. Quando mio marito lo vide là abbandonato da chissà quante ore pensò di doverlo buttare ma non se la sentì.. con molta attenzione lo aprì poco alla volta e vide qualcosa muovere.. riempiva totalmente l’uovo ormai troppo piccolo x lui… Un bellissimo pulcino giallo che diventò una splendida papera bianca e nera che adorava mio marito! Ps noi l’abbiamo tenuto al caldo con una semplice lampadina…
Certo che mi ricordo! E ti ricordi tutti quelli messi nel terrario? Alla fine, anche per il tuo paperotto, calore e amore, sono stati gli ingredienti migliori! Qua, qua!
ahaha che storia carina! Forte tua nonna… ma lo sai che anche la chioccia di mia mamma ha sfornato due pulcini a Pasqua? Periodo propizio 🙂
Io e te stiamo diventando troppo simili. Non sarai mica una topina anche tu scappata dalla cucciolata? 🙂
Una topina anche io scappata dalla cucciolata??? 😀 Chissà, magari in un altra vita! 😉 Baci
bel nome, quasi francese. le mie due galline le avevo chiamate in modo più semplice e rapido: Tappa & Rella
Ah! Ah! Ah! Tappa e Rella sono fantastici, di solito avevo sentito solamente Tarta e Ruga… Molto originale Pani!
Davvero una bella storia:) “Evviva la vita” sante parole:)
Vero Rick? Non servono molte parole per questa frase. Dice tutto da sè e mi piace che tu abbia colto questo particolare. Grazie, un abbraccio!