Lumachina, Lumachina dove vai?

Lumache che girano la mattina, acqua assai vicina.

Un proverbio che si sente dire molto spesso nella mia Valle.

Cari topi, oggi vi voglio parlare di un piccolo esserino che mi è davvero simpatico.DSC_1076 La Lumaca. E’ così buffa. Prende la vita con tutta calma e poi, ogni centimetro che fa, annusa e gusta con quei suoi cornini altezzosi che si ritirano offesi al minimo sfioramento. Mi piace tantissimo guardarle. A molti fanno senso perchè sono bavose, emettono infatti un liquido colloso e trasparente che serve all’animale come lubrificante, per evitare di ferirsi durante gli spostamenti o durante il rientro in tana, spesso veloce.DSC_1079 La sua tana è un guscio calcareo che lei si porta sul dorso costantemente e la forma a spirale, di questo carapace, conferisce a questa bestiolina anche il suo vero nome che è Chiocciola. Appartiene alla famiglia dei molluschi ed è anche commestibile.IMAG7940 Sua cugina, la Limaccia, quella senza guscio, chiamata da noi “bauscia” (bava-bavosa), se ingoiata viva, ha la capacità di guarire dall’ulcera allo stomaco grazie proprio agli enzimi della sua bava. Così hanno sempre detto i nostri nonni.IMAG7942 E questo veniva fatto spesso, durante la Seconda Guerra Mondiale, quando non c’erano altri mezzi.

A Molini di Triora, un ottimo liquore assume il nome di “Latte di Lumaca” proprio perchè questo paese è famoso per la sua Sagra delle Lumache. IMAG7945Si dice fosse un ottimo elisir che usavano le nostre streghe.

Non ci crederete ma le nostre amiche Lumache sono anche utili per la cheratinizzazione della nostra pelle e per cicatrizzare eventuali ferite se fatte strisciare sulla cute. Una connettivina naturale in poche parole.

La Chiocciola è un animale dal carattere assai cauto e molto timido. IMAG7950Ricordo che, quand’ero bambina, le prendevo, le mettevo in una scatola da scarpe e, ogni tanto, davo loro delle foglie di lattuga da mangiare. Amano l’Insalata, la Piantaggine, la Bardana, il Tarassaco e, con i miei amici, gli facevamo fare le corse per vedere quale arrivava prima stuzzicando il codino (che poi sarebbe il piede) con una foglia.IMAG7955 Povere Lumache se ci ripenso! Con quella loro casetta a conchiglia che andava di qua e di là.

Il suo significato è molto semplice da immaginare. Quel suo andare tranquillo indica pacatezza e riflessione soprattutto nelle scelte importanti della vita. Equilibrio e sessualità serena e felice. Legato a questo non dobbiamo scordarci che, la Lumaca, rappresenta anche la fecondità. E’ infatti un animale molto prolifico che partorisce lentamente delle uova grandi come piselli standoci anche tutto il giorno a donare questa vita. A volte, tra l’uscita di un uovo e l’altro, può passare anche un’ora.IMAG7967 Non amano il freddo; in inverno infatti si rifugiano nel loro guscio per starci tutta la stagione e, per proteggersi ulteriormente, creano una membrana all’entrata del loro carapace. Questo velo le protegge dal clima rigido e dai piccoli insetti predatori. E’ difficile infatti che una Lumaca diventi adulta. Nonostante sia completamente trasparente in giovane età, essa è un bocconcino prelibato per uccelli e altri animali… compreso l’uomo, che le mangia quando iniziano a crescere. IMAG7972Quelli che noi chiamiamo “Ciuin”, ossia quelle Chiocciole dal guscio più chiaro, sono le più buone, perchè rimangono piccole e quindi tenere. E sono molto molto proteiche. Come vi dicevo, non amano l’inverno ma amano invece la pioggia, o meglio, l’umidità.IMAG7976 Dopo che ha piovuto, infatti, si possono vedere scorrazzare sulle foglie bagnate e nei prati a bere, rinfrescarsi e mangiare. E che fastidiose sono a volte per fiori e verdura! Non hanno pietà. Divorano tutto. La loro voracità rimane impressa e distinta sulle foglie di parecchi ortaggi. Ma, nonostante tutto, non si può non volergli bene e non sorridere quando se ne vede una.

E, nella mia Valle, è un animale molto conosciuto e molto apprezzato che prendiamo anche molto in considerazione in detti e proverbi. La sapete quella di quando uno è tradito dalla moglie? Ossia cornuto? Noi usiamo dire: “è come un cesto di lumache“.

Io vi mando un bacio e me ne vado, pian pianin, a fare un giro insieme a loro… devo sempre aspettarle, uffi!

Ringrazio Niky per queste belle immagini.

M.

A visitar Castel Vittorio

SONY DSCA un passo dalla mia Valle. E con la mia Valle ha avuto in passato anche un importante collegamento. Proprio vicino. Quasi a vederlo affacciandosi dalla finestra. Beh, più o meno. E’ che bisogna fare tutto un giro lungo, altrimenti sarebbe davvero subito lì. SONY DSCE comunque, giro o non giro, è un piacere arrivare qui, in questo bellissimo paese tra i monti.

Siamo a Castel Vittorio, dove non si sente nemmeno volare una mosca. Siamo in un paese composto da salite e discese, tra i carrugi, e ricoperte di ciottolato tipico ligure.SONY DSC Siamo in un paese che un tempo, quando ancora si chiamava Castel Dho, apparteneva ai Conti di Ventimiglia che ne furono padroni fino al 1260. Dopo, il nome, gli venne cambiato in Castel Franco, dalla famiglia dei Moro, e rimase così anche passato sotto la possessione della Repubblica di Genova che lo sottopose al controllo giurisdizionale della Podesteria di Triora. Vi ricordate quando, parlando di Triora, vi dissi come questo borgo della mia Valle era il preferito dalla Repubblica padrona?SONY DSC A un passo dalla Francia, offriva importanti vie di comunicazione, di commercio, di difesa e di attacco. Il nome Castel Vittorio lo deve quindi al Piemonte che, divenne nel 1862, nuovo proprietario del borgo e volle rendere omaggio al Re Vittorio Emanuele II di Savoia. Quante vicissitudini in un villaggio così piccolo! Pensate che i suoi abitanti sono solo circa 300 ora.SONY DSC Siamo a 420 metri sul livello del mare e qui la vita scorre lenta e pacifica. Per arrivarci bisogna scendere da Bajardo e, a Bajardo, ci si può arrivare anche dalla Valle Argentina, poi si scende ancora nel bellissimo San Gregorio, ricco di natura, e infine eccoci qui. Dalla piazza principale l’Albergo Italia ci saluta, imponente, appena sopra una salita. E’ la strada che bisogna percorrere per visitare meglio il paese. Ci porta dentro ai piccoli vicoli dove al sole non è permesso entrare.SONY DSCDeve rimanere fuori. Che fresco qui! Bastano pochi passi per arrivare in un altra piazzetta. Un ciottolato per terra forma la figura della Rosa dei Venti. E’ una piazzetta dove una bellissima fontana echeggia con il suo scrosciare di acqua fredda e limpida.SONY DSC Sopra di essa, una lapide in ardesia ricorda, come spesso avviene in questi borghi, l’invasione nazista e ne commemora il 25° anniversario. E’ stata posizionata lì nel 1969. Un’altra lastra recita così: “Il 2 luglio 1944 la popolazione di Castel Vittorio insorgeva a contrastare un attacco di nazi-fascisti con lungo martirio di stragi scontando il suo stoico eroismo.SONY DSC La F.I.V.L. a imperitura memoria per degnamente onorare i castellesi gloriosamente caduti per un’Italia libera da ogni tirranide pose. Il 2 luglio 1950 “. La fontana, sotto alla pietra, dalla forma che ha doveva essere un tempo un lavatoio. SONY DSCOggi, intorno a lei, c’è parecchio muschio che si rinfresca e, di fronte, c’è l’Asilo Infantile Orengo un bell’edificio alto e giallo.SONY DSC Anche i muri delle vie sono ricche di muschio e erbetta e le piccole margheritine campestri e i garofanini selvatici, si arrampicano ovunque assieme ad altri fiori.SONY DSC Siamo in un posto circondato dal bosco, dal verde assoluto, dagli alti monti e sembra di essere in un altra regione. In certi punti sa di “vecchio” cioè di una vita antica che è lì da anni. Alcuni angoli sono bui, mettono quasi a disagio, a me però affascinano moltissimo. Che fatica riuscire a scorgere anche un solo tocco di cielo.SONY DSC Sono tanti gli edifici religiosi ma i più importanti sono due: la Chiesa Parrocchiale di Santo Stefano, di grande interesse artistico, la quale custodisce un bassorilievo sul portale laterale risalente al XVI secolo che mostra, al suo interno, un dipinto di Venusti rappresentante la crocifissione di Gesù, anch’esso molto antico;SONY DSC e l’Oratorio di Santa Caterina, in stile medievale e oggi sconsacrato.

Tra le vie, le protagoniste sono le piccole botteghe. Ben tenute, piene di roba e dalle vetrine simpatiche, caratteristiche e colorate. SONY DSCSono botteghe che vendono ovviamente prodotti tipici del luogo, al di là delle vecchie cartoline che stanno diventando sempre più introvabili, hanno l’olio, i pomodori, le olive. Le principali attività economiche del territorio di Castel Vittorio sono legate all’agricoltura, alla viticoltura, alla floricoltura e alla raccolta di funghi.SONY DSC Ebbene sì golosoni! In questo posto, che rimane leggermente nascosto dai monti, i funghi pullulano che è un piacere. Che dirvi ancora topini? E’ anche questo, da come avrete già capito, un luogo da venir a visitare.SONY DSC E’ un luogo che vi aspetta e vuole farvi conoscere tutte le sue caratteristiche e, anche in ambito culinario, le sue specialità. Qui a Castel Vittorio si mangia divinamente e con pochi euro. Se andate nell’Albergo Italia, che vi indicavo prima, vi sfido ad arrivare anche solo alla fine degli antipasti! Da leccarsi i baffi!SONY DSC Non perdete tempo ora che c’è la bella stagione! Questo paese vi potrà anche far trascorrere intere giornate all’aperto andandovene in giro a fare interessanti passeggiate nel verde.SONY DSC E’ circondato da sentieri che incuriosiscono e da boschi meravigliosi. A questo punto, non mi rimane altro che salutarvi con un bacione e ricordarvi di venire qui, a Castel Vittorio… ma passando dalla Valle Argentina! M.SONY DSC

Torre Gallinara, ancora una volta al Parco delle Pietre

SONY DSCAncora una volta al Parco delle Pietre topini. Il bellissimo parco tematico di Cipressa, uno dei paesi più a Est della mia Valle. Un parco fortemente voluto dal Sindaco Gianna Spinelli. Un’idea grandiosa della quale vi ho già parlato in altri post ma, oggi, vi ci voglio portare di nuovo per farvi ammirare quella che è sicuramente la costruzione principale di questo posto.SONY DSC Permettetemi solo una piccola introduzione fatta di ringraziamenti che vanno a Giampiero Laiolo, autore di quella che è la cartellonistica, ricca di spiegazioni, che si trova vicina ad ogni costruzione.

Ricordate la Sella e la Casella che vi avevo fatto conoscere tempo fa? Ebbene, tutto quello che ho potuto scrivere a voi, lo devo a lui. Tanti complimenti anche alla Prof. Giacomina Ricca, disegnatrice dell’intero parco. Quando delle menti brillanti decidono di collaborare non può che nascere qualcosa di magnifico.SONY DSC Un parco che ci permette di capire come si viveva un tempo e quali erano le tipiche opere della mia Valle e di tutta la Liguria di Ponente dove la pietra era la sola protagonista. Tra queste, come vi dicevo, la Torre Gallinara (o Gallinaro) che vanta innanzi tutto un panorama mozzafiato potendo vedere tutta Cipressa, tutta Arma di Taggia e un infinito mare che rende Pini Marittimi e Ulivi ancora più scenografici.SONY DSC La Torre che vedete, come tante altre dei miei luoghi, era una torre d’avvistamento. Spesso vi ho spiegato che il posto in cui vivo era terra di frontiera e bisognava difendersi dagli attacchi di Saraceni e di Barbari. La Repubblica di Genova fece così costruire fortezze e bastioni sia sul mare che nel primo entroterra e questa che vi mostro oggi è una di quelle.SONY DSC All’interno, grazie ad un’idea del signor Laiolo, si possono trasmettere videodocumentari interessanti e capire, ancor meglio, il suo utilizzo. Fuori invece, circondata da un bellissimo prato, lei si presenta così. Austera, imponente, non è altissima ma quella pietra con la quale è stata costruita rimarca la sua severità.SONY DSC Sono stati messi dei vetri alle finestre e una nuova porta per poter usufruire anche dell’interno e l’impressione che regala è quella della buona manutenzione e della cura. Questa torre, situata nella frazione di Gallinaro, è stata costruita su questo poggio nel 1544. Ha una pianta quadrata e si sviluppa su due piani.SONY DSC In cima, grazie ad una cornice superiore, è composta da quelli che vengono chiamati – caditoie – i quali servivano come drenaggio dell’acqua piovana. Una specie di merletti. La sua importanza nasce dal fatto che era situata in un punto strategico e da qui si poteva comunicare con tantissime altre postazioni come quelle di Porto Maurizio o quelle di Pompeiana e, sotto di lei, con quella importante, ottagonale, di Santo Stefano al Mare. Da qui si poteva avere una difesa pressochè totale sia dal punto di vista marittimo che anche collinare.SONY DSC Quello che mi piace di questo posto è che risulta utilissimo ai bambini delle scuole per imparare attraverso il divertimento e la natura e vorrei che ogni classe potesse visitarlo. Le cose da studiare qui, in modo piacevole, sono molte. Proponendo queste foto spero di averne fatto venire la voglia.

La precisione nel posizionare quei massi. La precisione in tutto questo lavoro.

Oggi, ci sono persone che ci regalano tutto questo e alle quali voglio ancora rivolgere un grazie. E grazie anche alle piante alte che ci circondano; qui si sta proprio bene. Venite a visitarlo anche voi, non bisogna neppure pagare l’entrata, è un regalo ed è aperto e accessibile a tutti.

Vi aspetto per il prossimo post topini, un bacione.

M.

Sole, laghetti, ninfee e paperette

SONY DSCPensavate topi che la mia Valle era solo un insieme di mare, di monti, di fiori e di cielo? No topini, la mia Valle è anche questo, ossia le immagini che vi mostro oggi. Ossia angoli. Angoli magnifici, spettacolari, nei quali passare ore intere. Ambienti meravigliosi nei quali c’è vita. SONY DSCE quanta vita. Pezzi di natura che lavorano insieme: il sole che riscalda, in contrapposizione alle foglie verdi che rinfrescano e fanno ombra. L’acqua che scorre accarezzando i sassi. I fiori che svolazzano o galleggiano e poi loro, i veri protagonisti, le papere, le tartarughe, i pesciolini. SONY DSCE poi ancora, al calar della sera, gracidano le rane col frinire delle cicale. E si liberano in aria le lucciole. Le libellule invece, più diurne, fanno risplendere di mille colori i raggi del sole che le illuminano. E quei riflessi si specchiano nell’atmosfera. Intere famigliole di cuccioli e genitori sempre più protettivi, più dolci e attenti.SONY DSC E c’è chi sbircia, da dietro una foglia, curioso e guardingo, vorrebbe avvicinarsi ma la paura è più forte di lui. Qui nasce l’amore. Sono luoghi in cui ci sentiamo piccoli, molto più piccoli di loro, ma c’è comunque chi scappa tra i giunchi e il bambù. SONY DSCE c’è il sonno, la siesta, quel riposino pomeridiano in cui tutto tace e nulla muove, tutto l’inverso del mattino in cui, anche qui, c’è la frenesia dei preparativi. L’organizzare l’intera giornata. Ci sta chi comanda, bianco come il latte, e chi lavora dietro le quinte, mimetizzandosi con il verde delle piante e del lago.SONY DSC Ognuno parla la sua lingua ma che bellezza vivere tutti insieme! E la mia Valle topini è fatta anche di queste piccole, grandi cose. Piccole, grandi creature. Per vederle, basta fare attenzione e non passeranno inosservate. C’è addirittura chi va a dargli da mangiare e ad aiutarli nei mestieri!SONY DSC Sono angoli preziosi, da mantenere con cura questi. Guai a rovinarli, sono risorse! Pensate al loro valore. Questi sono angoli che volevo farvi conoscere e, a quanto pare, anche loro volevano mettersi in mostra! Tutti si son lasciati beatamente fotografare.SONY DSC Neppure il vento ha osato muoversi in quei momenti. E io mi unisco a queste parti di mondo per mandarvi un sincero augurio di buona giornata. Non può venire qui chi non ha rispetto di questi angoli. Di questi piccoli universi. SONY DSCUn bacione grande, la vostra Prunocciola.

M.

Qualcosa di strano

Notate niente topi in questa immagine? Guardatela bene.DSC_1015 Si lo so che è uno scoglio ed è anche un meraviglioso scoglio; sembra disegnato, scolpito. Un grande masso, fotografato dalla mia socia Niky, nel nostro torrente Argentina. E’ tutto normale secondo voi? Ok, visto che non la vedete, la stranezza, ve la svelo io: delle piante ci sono nate sopra! Vedete? Ma com’è possibile? Senza terra, senza nulla. Guardate, sembrano quasi Ulivi ma non penso proprio lo siano! Strabiliante. Non chiedetemi la spiegazione di tale fenomeno. In fatto di natura me la cavicchio abbastanza ma, questo, è un mistero anche per me. Non è semplice muschio, sono proprio simpatici alberelli! Nel cercare però di aiutarvi, sono andata a spulciare internet e, in rete, su Wikipedia, ho trovato questa bellissima foto inerente proprio ad un masso chiamato “Lo Scoglio dell’Ulivo”. Esso si trova in Calabria, di fronte alla costa di Palmi e, l’Ulivo presente, è un Ulivo selvatico chiamato comunemente “olivastro” e appartiene alla famiglia delle Oleaceae proprio come il nostro. Che ci sia qualche relazione?File:Palmi scoglio dell'ulivo.jpg

Sapevo che alcune piante, più precisamente arbusti, nascono sulle rocce. Tra i massi più aridi che ci siano. In vallata, qui da me, la flora provenzale, ce ne offre molte specie come: la Lavanda, il Timo, il Dragoncello ma, se guardate bene, un po’ di terra, anche se poca, c’è. Sul masso fotografato, invece, non ce n’è per niente! Brava Niky, questo è proprio un caso da risolvere. Nel promettervi di documentarmi ulteriormente, vi lascio con queste due foto che posso presentare come “mare e monti”. Un titolo azzeccato oserei dire. Lo scoglio di torrente montano e quello del limpido mare. Quale preferire? Ardua scelta. A Palmi non sono mai stata ma… posso assicurarvi che nel mio piccolo fiume si sta benissimo, in pace e al sole.SONY DSC Con la possibilità di passare ore liete lontani dalla fretta, la calca e lo smog. Un altro dei grandi misteri di Madre Natura. Un bacione topi.

M.

C’è Pippo e Pippo

Era il 1944 nella mia terra. La gente lo chiamava “Pippo” e non era un simpatico personaggio dei fumetti. Era un piccolo aereo che ogni giorno sorvolava il mio paese e semplicemente… lasciava cadere piccole bombe qua e la’. Piccole bombe devastanti. Ancora oggi, i nonni che ne parlano, non sanno dire da che parte arrivasse, ne di che nazionalità fosse.

Mi è capitato di chiedere – Era tedesco? – non lo sanno, sanno solo che, oltre agli aerei che bombardavano distruggendo letteralmente il paese, c’era lui, che instancabilmente, come un solerte contadino, seminava paura.

Quando passava Pippo bastava trovare un qualsiasi riparo e si poteva stare quasi tranquilli, ma bisognava correre, e il suo rombo, che si sentiva arrivare da lontano, faceva un effetto fuggi fuggi, come una gara a nascondino dopo l'”uno, due, tre, pronti…via!“. Le strade, di colpo, deserte. E non erano scherzi, no.

Fortunatamente, qui nella mia terra, oggi Pippo è solo un cartone animato. E mi rincuora pensare che tutti i bambini del mondo possano conoscere Pippo solo per quello che è, con Topolino e Minnie.

Il Pippo di un tempo, quel Pippo che terrorizzava chiunque, non esiste più e non deve più esistere. Il vero Pippo deve accompagnare i piccoli bimbi con risate e filastrocche. Una vecchina mi recita un canto che i giovani soldati urlavano in marcia inascoltati. Quel canto, così diverso dalle nostre nenie, lei e gli altri anziani del paese, lo ricordano così:

” Benito Mussolini ha perso l’intelletto,

fà partire il ’25 che piscia ancor nel letto,

Il Duce che comanda, il Re che obbedisce,

il Popolo patisce, Dio mio quando finisce? “

E la stessa vecchina, come un fiume in piena, con gli occhi colmi di ricordi e le mani che stringono la gonna inconsciamente, mi recita ora anche la preghiera tanto sentita che, più volte al giorno, la sua mamma le chiedeva di dire in quegli anni fatidici quando lei, era solo una giovane ragazza. Quando Pippo, ancora sorvolava lento:

” Ave Maria Grazia plena

fà che non suoni la sirena

fà che non vengan gli aeroplani

e che io possa dormir fino a domani

se qualche bomba vuol cader giù

Madre pietosa soccorrimi Tu

Gesù Giuseppe e Maria

fate si che il nemico perda la via”.

Inutile dire che queste parole mi hanno toccata profondamente. Inutile pensare a quanto siamo fortunati oggi. Troppo. E non è retorica. Questi scorci del nostro passato non devono essere dimenticati così come la dolce vecchina, ancora non ha dimenticato quelle parole. Un bacione a tutti.

L’immagine qui sopra è stata presa da questo bellissimo sito reportage www.immaginidistoria.it.

Per questo post ci tengo a ringraziare mia mamma. Mamma Topa.

M.

Tutto un mondo di Limoni!

SONY DSCCarissimi, potevo secondo voi non dedicare un post a questo elemento importantissimo e protagonista della natura e delle case di tutti noi? Certo che no.

Il Limone – che nonostante il suo gusto acre, aspro e pungente, piace a tutti. Sarò banale, ma vogliamo parlare della strafamosa Limonata, o dell’acqua e Limone che forse troppo spesso dimentichiamo di farci? Eccola qui.SONY DSC Semplicissima ma… buonissima e preziosissima! Adatta soprattutto all’estate! Rinfresca, disinfiamma e, tenetevi forte, brucia i grassi! Oh si!

Disinfettare però: questa è la sua prima qualità.

Da piccoli, quando eravate topini e avevate il mal di gola, non vi hanno mai dato il ghiaccio tritato con il succo di Limone? Era molto adatto come toccasana e donava sollievo. Il Limone, il cui vero nome è Citrus,SONY DSC è una pianta che appartiene alla stessa classe delle Magnolie e da qui se ne capisce la sua bellezza. Sì, perchè il suo fiore è bianco e meraviglioso anche se molto piccolo. Il bocciolo invece è di un viola molto tenue. Anche l’alberello in se è simpatico, può raggiungere fino agli otto metri d’altezza, ma bisogna fare attenzione, e questo non tutti lo sanno, alle sue lunghe e acuminate spine. SONY DSCIl Limone lo si può bere, mangiare, succhiare e con lui vengono preparati sciroppi, tisane, liquori (come il famosissimo Limoncello). Nella mia Valle, di prodotti al Limone, ce n’è l’imbarazzo della scelta e, oltre a quelli alimentari, è facile trovare: saponi, oli essenziali, profumi, detersivi, essenze, tutte cose che donano alla nostra casa, e al nostro corpo, una fragranza fresca e gradevole.

Il Limone, subito dopo suo cugino Cedro, è stata una delle piante più conosciute fin dal tempo dei Romani e appare molte volte anche raffigurato nei mosaici di Pompei. Era chiamato “Pomo di Persia” perchè arrivava da questa terra Mediterranea e, ancora oggi, il nostro meridione, prima fra tutti la Sicilia, ne è il maggior produttore.SONY DSC Pensate che già Aristotele lo usava e insegnava ai suoi allievi a trarne moltissime qualità. Esso è un agrume e si smercia molto bene non solo perchè è tanto amato ma anche perchè di questo frutto si possono usare tutti i suoi componenti, dalla buccia, per fare i canditi e le torte o i liquori, ai semi per creare antibiotici naturali.

Il succo, la parte più usata, è un ottimo antiemorragico e assorbente per non parlare della gran quantità di vitamina C che contiene. Mille proprietà benefiche. Il suo significato però è un po’ più amaro, anzi, “aspro” direi per rimanere in tema. E come è aspro lui, aspre son le cose di cui è simbolo, nel senso che sta a significare le situazioni che non riusciamo a digerire, quelle pesanti, che non ci fanno stare a nostro agio.SONY DSC Nonostante il suo bellissimo, caldo, solare e luminoso colore giallo appartenga all’intelligenza della persona, e alla sua istruzione, il frutto in se’, fa capire come l’individuo più educato e più diplomatico, a volte debba sopportare troppo un momento a lui sgradevole e subire così una vera frustrazione.

Limone sta per discrezione. Tornando al colore della sua buccia, non voglio però dimenticare una chicca mitologica che son sicura vi piacerà. Il giallo, colore accomunato all’oro, era anticamente destinato sempre e solo agli Dei. Ebbene, Gaia, la Dea Terra, donò a Zeus e a Era, come dono di nozze, proprio dei Limoni. E gli stessi Limoni, appartenevano già, conosciuti come “pomi dorati”, al corredo della bella Giunone-Era.SONY DSC Erano così preziosi da meritare, nel giardino degli Dei, persino dei guardiani e, a proteggere questi pregiati frutti, furono chiamate le Esperidi. Zeus ed Era, gli sposi, ci tenevano troppo ai loro Limoni. E dalla mitologia passiamo alla poesia. Non potevo non nominare Montale, poeta genovese che, trattando della sua amata Liguria, accennò molto spesso ai Limoni. Toccate di pittore. Pennellate che si distinguono tra l’azzurro del mare e il verde dei monti. Ecco cosa si legge in questo testo di apertura di “Ossi di Seppia” da Wikipedia:

-I Limoni-, umile pianta, diventano simbolo della poetica di Eugenio Montale che canta povere e semplici cose e tende a instaurare un rapporto diretto con gli oggetti e le piante. L’apertura della poesia ha un tono polemico: Montale rifiuta i “poeti laureati” che hanno falsato la realtà rappresentandola con uno stile aulico, per avere onori e gloria. Egli ama il linguaggio comune, familiare, per descrivere il paesaggio aspro e brullo della sua Liguria, ama le stradette che conducono ai fossati, le “pozzanghere mezzo seccate”, dove i ragazzi ” agguantano qualche sparuta anguilla” e le viuzze che portano agli orti ravvivati dal giallo dei limoni dove hanno tregua il conflitto di sentimenti e delle sofferenze distratte dal loro profumo.

LIMONI

Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
lo, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.
Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall’azzurro:
più chiaro si ascolta il sussurro
dei rami amici nell’aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest’odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l’odore dei limoni.
Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s’abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l’anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.
Lo sguardo fruga d’intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno piú languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità.
Ma l’illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l’azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s’affolta
il tedio dell’inverno sulle case,
la luce si fa avara – amara l’anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo dei cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d’oro della solarità.
Io vi abbraccio topini. Vado a sorseggiare un po’ di questo buon succo e vi aspetto per il prossimo post. Mi raccomando, non rimanete mai senza Limoni in casa. Vi basterà addentarlo, in caso di nausea, e tutto passerà anche se lo so che vi stanno venendo i brividi! Ciao!
M.

Porcellane reali

SONY DSCQuello che voglio fare oggi, topi, è mostrarvi una vera bellezza. Mi son trovata spesso ad andare a visitare palazzi reali, residenze nobili o musei e, in ognuno di questi luoghi, mi hanno colpito sempre molto le porcellane. Servizi o statuette dal valore immenso, antichissime, molto pregiate e molto delicate.SONY DSC Ho deciso di mostrarle anche a voi. La loro bellezza la si nota subito e se ne rimane affascinati. Sono tutte risalenti al ‘700 e, la maggior parte, sono regali ricevuti da queste persone nobili che le hanno possedute. Alcune venivano usate, altre lasciate sopra i mobili o appese alle pareti come oggetti di fascino.SONY DSC Sono tutte dipinte a mano e sono proprio loro, questi disegni, questi motivi, a renderle così tanto preziose. Alcuni piatti hanno un bordo a fiore, frastagliato, chiamato “a ghirlanda” e al centro un simbolo o una figura che lo identifica. Altri invece, hanno vere e proprie immagini rappresentanti la vita quotidiana come un bimbo che gioca con un cagnolino, due amanti seduti su una panchina in un parco, o una donna che culla un neonato.SONY DSC Anche gli animali sono protagonisti. I cigni ad esempio, sono stati molto amati così come gli elefanti che provenivano dall’Oriente oppure i romantici uccellini che donavano, al set della principessa in questione, una grazia e una dolcezza infinita. Sono tutte belle ma ognuna ha il suo fascino.SONY DSC Quelle fiamminghe, si distinguono da quelle del Nord d’Italia ad esempio, e quelle indiane spiccano tra le più etniche africane. Tutte magnifiche. E quanti colori! C’è l’intenso blu, il delicato rosa, il vivace verde, il solare giallo. Delle vere collezioni.SONY DSC Le regine tra tutte sono quelle dette di “Meissen” o di “Dresda” e sono state uno dei primi esempi europei di produzione della porcellana, per tipo e modalità tecniche con le quali sono state realizzate.SONY DSC Gli artisti e gli artigiani considerarono presto Meissen, città della Germania, come loro capitale d’arte e l’innalzarono così tanto, da farla presto diventare un marchio pregiato. Ma la più bella in assoluto, rimane quella cinese. Non si riuscì, in Europa, ad imitarla perfettamente.SONY DSC Quella orientale, dura, aveva una composizione che rimase un mistero per molto tempo e forse, ancora oggi lo è. La porcellana è un particolare tipo di ceramica, che si ottiene a partire da impasti con presenza di caolino, ad azione assorbente e feldspato, gruppo di tanti minerali e la si deve far cuocere in appositi forni ad alte temperature tra i 1300 e i 1400 °C. SONY DSCUna lavorazione lunga e stancante. Ma i nobili l’amavano. Amavano la porcellana come l’oro. Apparteneva alla loro ricchezza e al loro corredo. E i francesi erano tra i suoi fans più sfegatati.SONY DSC E ogni pezzo aveva la sua utilità: la tazzina per il tè, diversa da quella della cioccolata o da quella per il latte. Poi c’era tutta una serie di piatti, piattini, vassoi, teiere, zuppiere e per finire le statue rappresentanti alberi, animali, orologi e persino le pedine per giocare a scacchi.SONY DSC Tutto ciò che poteva essere realizzato veniva creato con sapienza e maestria. Non doveva mancare nulla per avere servizi sontuosi e completi. Anche i portagioie delle principesse erano fatti di questo materiale e, spesso, come tutto del resto, per impreziosire ancora di più il manufatto, lo si rifiniva con pennellate d’oro.SONY DSC Pennellate che effettuavano dei veri e propri piccoli ghirigori. Lavori da certosino, da dover guardare con la lente d’ingrandimento. Uno spettacolo per gli occhi e per le mani. E’ così liscia da toccare. La sua leggera ruvidità si sente solo sopra il dipinto, tutto il resto è fresco, lucido e fa scivolar la mano rimandando la luce che lo colpisce.SONY DSC Motivi allegri, seri, dalle tonalità più accese o più spente. Ce n’è per tutti i gusti e più se ne possedevano più si era benestanti. Vi sono piaciute topini? Belle vero? Vi piacerebbe averle? Ci sono dei veri e propri amanti e collezionisti ancora oggi. SONY DSCSoprattutto tra le topine. Ricordo che una mia topo zia ne aveva tantissimi di pezzi in porcellana e guai a toccarglieli! Ovviamente non li usava, le bastava fare invidia a tutte le amiche e, da quel che sentivo, ci riusciva benissimo.SONY DSC Bene topetti, dopo questo pregiato post, non mi resta altro che salutarvi augurandovi una serena giornata. State per caso rosicando anche voi?! Un bacione a tutti, la vostra Pruni. M.SONY DSC

Uluch Alì Pascià

Tempo fa, raccontandovi del paese di Civezza qui vi nominai il pirata turco Dragut. Vi parlai di lui perchè, nel 1564 saccheggiò il paese e i civezzini subirono la sua violenza e le sue angherie fino all’anno dopo, il 1565, anno della morte del terribile corsaro.

Celebre per diverse razzie, lo divenne anche Napoleone Bonaparte durante la campagna d’Italia nel 1796.

La mia terra, la Liguria di Ponente, era considerata un punto strategico sia per il commercio che per le proprie ricchezze e fu per questi motivi, attacchi marittimi e montani, che si decise di provare a difenderla con l’innalzamento di bastioni e fortezze. Ma nonostante questo, la Riviera, come tutta la Liguria del resto, continuava ad essere vittima di crudeli carnefici. A subentrare a Dragut, terrore dei mari, fu un giovane corsaro e ammiraglio ottomano che in fatto di sete di conquista e desiderio di onnipotenza non fu meno del suo maestro.

Ali_Pasha

Questo perfetto seguace nacque probabilmente in Calabria, a Le Castella, con il nome di Giovanni Dionigi Galeni nel 1519, ma tutti impararono a conoscerlo come il grande Uluch Alì Pascià. Di foto sue, ovviamente non ne avevo, quella che vi mostro oggi è stata presa da Wikipedia.

Tenace, sfacciato, coraggioso, uno dei pochi superstiti della battaglia di Lepanto comandando l’ala sinistra della flotta.

Ci mise poco a diventar famoso, fu infatti molto temuto e conosciuto come il suo predecessore e si può dire anche di lui che fu “terrore di tutti i mari”. In effetti, tutto il Mediterraneo era governato da lui.

Ogni costa che lui toccava conosceva la paura. La gente tremava al solo nominarlo ed ebbe ancora più forza nella seconda metà della sua vita divenendo comandante della flotta di Alessandria. Una carriera in totale ascesa. La sua potenza lo spinse addirittura a cercar di rapire il duca Emanuele Filiberto di Savoia e, la sete di conquista, lo faceva avanzare impavido sempre oltre.

Ci fu solo un luogo in cui Uluch Alì dovette arrendersi e tornare indietro e questo luogo è citato anche in molti libri storici. Un posto che si chiama Civezza e si tratta del bellissimo borgo “vicino di casa” della Valle Argentina.

I suoi abitanti subirono pene atroci ma combatterono con tutta la loro forza e la loro passione fino a raggiungere la vittoria.

Scacciarono il pirata e vinsero, con immani sacrifici e subendo gravi devastazioni, conquistarono la loro libertà. Non permisero a Uluch Alì di farli suoi, ne’ loro, ne’ il paese, ed egli, vinto, dovette andarsene.

Ma rientriamo in Valle. Il paese di Taggia, invece, non fu così forte o così fortunato e, dopo il saccheggio violento del pirata nel 1561, costruì ben otto bastioni per salvaguardarsi da ulteriori invasioni. Bastioni di cui spesso vi ho parlato oltre a quelli voluti in seguito dalla Repubblica di Genova.

Uluch Alì era davvero potente e Arma era una delle zone in cui lui si fermava sovente per poi inoltrarsi nell’entroterra e depredare gli altri villaggi. Ovviamente giungeva dal mare con tutta la sua flotta al seguito. Un personaggio da temere, conosciuto ovunque. Pensate che è stato addirittura citato nel famoso romanzo “Don Chisciotte” di Miguel de Cervantes.

Uomo violento e rinnegato ma famoso per le sue disumane prodezze. I nemici, amava decapitarli e incendiava tutto ciò che gli capitava a tiro.

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Il suo soprannome era Ucciali (Occhiali); così lo chiamava, storpiandone il nome, chi aveva paura di lui. La storia di un uomo che da semplice pescatore è diventato il nemico numero uno dei miei predecessori.

Questa è una parte di storia che ci interessa, ci vede in un modo o nell’altro, nuovi protagonisti. La storia di chi ha contribuito, nonostante mezzi bellicosi e ingiusti, a trasformare, in parte, i luoghi in cui oggi vivo. Nella seconda immagine potete vedere un pezzo del panorama di Arma di Taggia/Bussana con la fortezza dell’Arma come protagonista.

La storia di chi, ancora oggi, ricordiamo attraverso fortificazioni ma anche leggende e soprattutto feste e manifestazioni che altrimenti, chissà, non sarebbero probabilmente esistite. Giornate in cui si risente, con gioia e sentimento, la liberazione. Noi oggi, le viviamo ancora e ancora lo ricordiamo… magari senza saperlo. Sapere che era lui.

Uluch Alì Pascià topini. Buona giornata a tutti.

M.

Amico bosco

SONY DSCBosco che ci sei, che palpiti sempre, senza fermarti mai.

Il bosco amici. Oggi sono nel mio. Quanti segreti nasconde. Quanti consigli. Quante antiche sapienze. Qui, in questo luogo dove il tempo si è fermato, dove si stabiliscono i ruoli, e sempre si mantengono, dove gli alberi ti sussurrano strusciando e la vita passa lieve, serena. Il bosco, dove tutto ha un senso. Dove ognuno appartiene ad una gerarchia, SONY DSCdove si lavora in branco e non si tradisce. Dove si vive nel rispetto degli altri. Dove nessuno vive solo per se stesso. Dove tutto ha un senso. Il bosco, un habitat armonioso, tana di molti, bellezza di tanti. E’ il bosco che canta con i suoi uccelli, che sa di buono con i suoi frutti, che ascolta con le sue foglie, che fa festa, s’intristisce, che profuma con i suoi fiori, che sa di erba, di terra, di fresco. E quanti boschi ci sono? Tantissimi. SONY DSCOgnuno fatto secondo natura. E anche qui, nella mia Valle, dove si trasforma man mano che si sale, dove prima lo solletica il mare e poi la nebbia, dove gli Ulivi lasciano il posto ai Castagni e ai Noccioli che a loro volta non s’intromettono tra Pini, Faggi, Betulle e Roverelle. E ognuno parla la sua lingua e tutti si capiscono. E ognuno ha il suo mistero. SONY DSCC’è il Brugo che difende, fa da recinzione e spiega agli altri che più in là non si può andare, c’è il Ginepro, forte, che dà forza a tutti, come un sire nel suo regno, c’è il Pino Silvestre, polmone insostituibile che disinfetta l’aria che tutti devono respirare e poi c’è il Rovo che ridona vita al terreno inespresso, le Felci, pelle di esso, che proteggono il sottosuolo mantenendone il giusto ph, c’è l’Edera che sostiene i vecchi alberi che tanto hanno vissuto, che tanto hanno da raccontare.SONY DSC Alberi da abbracciare e da assorbirne la sana energia. Il bosco verde vivo, vitale, o marrone, secco, che si sta trasformando, che cambia colore, si spoglia e si riveste. Il bosco che bacia il sole o lo tiene lontano dai suoi segreti. Il bosco che nasconde, che fa scendere prima la notte per svegliarsi presto al mattino. Che guarda le stelle ma da loro non si lascia ammirare. SONY DSCIl bosco che con i suoi sentieri, alcuni inesplorati, ci ingoia. Ci avvolge in se stesso e in un’atmosfera indescrivibile. Il bosco, che prende piede, non si ferma, vuol farsi conoscere ma è allo stesso tempo guardingo. Gentile, pungente, morbido, oscuro, irriverente. SONY DSCAmico bosco che ha rispetto di noi più di quello che noi abbiamo per lui. Ma non perdona se vuole. Il bosco, una delle creazioni più intelligenti di maestro Universo. SONY DSCA volte magico, a volte fatato, a volte reale. E ora topi, per concludere, vorrei lasciarvi con le meravigliose parole della mia amica Marta che potrete conoscere qui  http://tramedipensieri.wordpress.com/  Questa poesia, s’intitola “DONA FELCI” e quando l’ho letta sono rimasta a pensare, a lungo, alla sua profondità. Parole che mi hanno colpito molto.SONY DSC Ve l’ho trascritta così come la scritta lei, con tutti i suoi punti e la sua firma che rendono la scrittura unica, come lei. Grazie Marta. Amico bosco, l’amico di tutti noi.

.bosco
accogli l’elfo
stanco
.dona

felci  ghiande
.sorrisi
di petali

natura indifferente
.palpita

sul cuore dell’albero cavo

.cerca
un riparo dentro
il legno
.profumato

salva

la mosca dalla tela
mM

M.