Il Leccio, lunga vita e dignità

Il Leccio. Il Quercus Ilex. A far capire subito che di Quercia si tratta.

E infatti, il Leccio, come la Roverella, è una specie di Quercia ben presente nella mia Valle.

Robusto, sempreverde. Circonda e arricchisce tutta questa bella terra mediterranea. E il significato di questa pianta è presto detto. Lunga vita, perseveranza, dignità, maestosità, e forza. Tanta forza.

Vedete, uno stemma della Repubblica Italiana ha proprio come simbolo un ramoscello di Ulivo per identificare la pace e un ramoscello di Leccio per simboleggiare la forza. Una forza buona. Una forza che lavora per la pace.

La Quercia è il re degli alberi e, il Leccio, ossia la “Quercia Verde”, non è da meno.

Sacro, persino a Zeus, potete capire da soli la sua importanza.

Ma purtroppo, a causa della sua forma sinistra e austera, presto venne considerato adatto solo a riti funesti e religiosi. Associato ai “cattivi” potenti, venne presto anch’esso ritenuto negativo e fatale. Le stesse Parche, figlie della notte, dalle quali dipendeva la vita degli uomini, si cingevano la testa di rami e foglie di Leccio. Sempre il Leccio, venne accusato di tradimento nei confronti di Gesù, in una leggenda, in quanto accettò di offrire il suo legno per la costruzione della dannata croce quando tutte le altre piante del regno si erano invece rifiutate. Ma San Francesco non ci mise molto ad innalzare di nuovo la beltà e la bontà di questa pianta e il suo vero significato. E, come il Santo, anche altre importanti istituzioni del tempo. Il Leccio offrì il suo legno semplicemente perchè capì che doveva sacrificarsi per la redenzione così come lo stesso Cristo. Ridivenne presto così importante che, alcune città italiane, iniziarono a litigarsene il nome ma ce l’ebbe poi vinta Lecce che cambiò il suo nome da Lupie (lupa) a Lecce appunto. Lo stemma di questa città infatti è una lupa che avanza sotto ad un Leccio o stà in agguato.

Di grande importanza anche per Greci e Romani, il Leccio, era considerato sacro da questi popoli che lo inserivano in un elenco di piante “…che recano buoni auspici” e, seppur in terre diverse, spesso i loro allenamenti bellici avvenivano proprio dentro a boschetti di Lecci e, sempre con un ramo di Leccio bagnato in un particolare olio, ungevano i loro guerrieri prima dell’incontro.

Ma erano soprattutto i Celti i grandi estimatori di quest’albero. Essi, utilizzavano la corteccia e le sue ghiande a fini terapeutici. Una loro credenza popolare, pervenuta sino ai nostri giorni, racconta che dentro ai tronchi cavi del Leccio cresca una particolare erba magica che, dopo essere stata attivata con particolari riti altrettanto magici, cotta e mangiata, aveva la capacità di rendere gli individui invisibili. Inoltre, i Celti, non eseguivano nessun sacrificio se non in presenza di un Leccio, albero che, dai druidi, veniva piantato in ogni loro paese.

Ci sono alberi di fronte ai quali, le nomenclature della botanica cedono il passo alle suggestioni della favola: alberi mitologici, carichi di simboli, che appartengono alla leggenda prima che alla realtà. E il Leccio è un po’ questo.

Potrei stare qui ore a descrivervi la sua morfologia, le sue foglie semplici e dentate dalla forma lanceolata, le sue ghiande color verde pisello raggruppate in cima ai rami, la sua altezza che può superare i 20 metri e che ci fa sentire piccoli, il suo colore cupo, severo, profondo… ma tanto non sono questi i significati che ci fanno riconoscere il Leccio come pianta sacra, ricordata e benvoluta. Ne’ il suo legno, duraturo, ben lavorabile. Ne’ la sua corteccia ricca di sali minerali e utile per i nostri intestini.

Il Leccio è una pianta amica, che non ci abbandona. E’ sempre lì, ogni volta che la cerchiamo. Così imponente, così possente. Spesso di forma cespugliosa, come un grande arbusto, sembra proprio voler avvolgerci ancora di più e, sotto a quei suoi bassi rami, ci sentiamo tutti circondati e protetti.

Dedico questo post al giovane Alpino, Caporale Tiziano Chierotti che, nei ricordi di tutti i suoi compaesani, non smetterà mai di vivere.

Vi aspetto per andare a conoscere la prossima pianta.

M.