Il coraggioso e affascinante Scorpione

Qualche giorno fa me ne andavo a spasso per la Valle canticchiando una bella canzoncina tra me e me quando all’improvviso inciampai in qualcosa che per poco non mi fece ruzzolare. Abbassai lo sguardo e vidi che quello che avevo urtato con la mia zampina raffinata era nientepopodimenoché… una palla di sterco del mio amico rebattabuse (lo scarabeo stercorario), Metuccuecuje, per gli amici Metuccu. Ve lo ricordate?

Scarabeo Stercorario

Be’, nel vedermi lì con la sua preziosissima sfera di escrementi mi rimproverò col suo solito tono stanco e strascicato: «Potresti prestare un po’ più attenzione a dove metti le zampe, Prunocciola! Puff… pant… E poi non capisco proprio cosa ci sia di così allegro da dover cantare. Proprio no, non lo capisco. Uff…»

«Be’, sono allegra perché nonostante sia Autunno le temperature sono ancora miti e posso permettermi di gironzolare in lungo e in largo per la valle senza dovermi imbacuccare troppo. Mi spiace di aver dato un calcio alla tua palla di sterco, perdonami Metuccu. Come stai?»

«Io? Puff… che vuoi che ti dica? Come sempre. Non vedo altro che nero all’orizzonte» disse con un’alzata di zampe.

Se togliessi quella busa da davanti ai tuoi occhi, forse vedresti anche qualche colore, avrei voluto dirgli, ma lo tenni per me. Invece gli risposi: «Dai, Metuccu! Non puoi dire così!»

«Che vuoi che ti dica? Sempre le solite cose, sempre tanto lavoro da sbrigare… pant… uff...» si lamentò.

«Piuttosto, già che ti vedo, ho da chiederti una cosa…»

«Eh… vedremo se posso risponderti.»

«Siamo entrati astrologicamente nel segno dello Scorpione: cosa mi dici di questo segno, tu che sai tutto sugli astri e sui loro movimenti?»

Metuccu sbuffò e fece un cenno con la zampa, come a voler scacciare qualcosa di invisibile: «Gli astri non sono altro che luci utili a orientarsi, Prunocciola, ma se proprio vuoi che ti racconti qualcosa… eh, che vuoi che ti dica? Ti accontenterò.»

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Quando fa così lo prenderei a colpi di ghianda, ma mi trattenni anche questa volta.

Con aria un po’ trasognata lui proseguì: «Segno misterioso, lo Scorpione, il più enigmatico di tutto l’Oroscopo. Una leggenda antica racconta che Dio chiamò a sé tutti i segni dello zodiaco per assegnare loro diverse missioni. Allo Scorpione disse: ‘A te affido il compito di purificare ed eliminare gli ostacoli. Dovrai rimuovere e far morire tutto ciò che impedisce la realizzazione del mio piano divino, cosicché venga dato spazio a tutto ciò che è puro e nobile. Ecco che allora comincerai da te stesso: imparerai a morire e rinascere dalle tue ceneri, poi insegnerai all’uomo a fare altrettanto. Affinché tu possa assolvere il tuo compito, ti dono i talenti della Volontà, dell’Intuizione e della Rinascita: usali con Amore e non dimenticare che intolleranza, eccessivo individualismo e passioni incontrollate saranno grandi ostacoli lungo il tuo viaggio.‘ Questa è la missione di chi è nato sotto questo segno, e cioè in una data compresa tra il 22 di ottobre e il 21 di novembre.»

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«Molto interessante, Metuccu! Quando si tratta di astrologia e astronomia, sei sempre fenomenale!» dissi per incoraggiarlo.

«Puff… che vuoi che sia, Prunocciola? Che vuoi che sia? Ciò che so è solo un bruscolo di polvere nell’infinito Universo. E qui, su questa terra nera e umida, ho così tanto da fare, così tanto lavoro da sbrigare… uff

Metuccu è proprio un inguaribile “vedo-tutto-nero”, non c’è niente da fare. Lo esortai allora a continuare per distoglierlo dai suoi pensieri pessimisti e lui riprese il suo affascinante racconto:

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«Lo Scorpione è un segno d’acqua, elemento legato al ventre materno, alla vita e all’inconscio. Di tutti i segni è quello che dimostra una grande potenza nei sentimenti, anche se lo nasconde con abilità. Sono individui ambiziosi, gli Scorpione, e riescono là dove molti falliscono, proprio perché hanno coraggio da vendere e tanta di quell’energia che… be’, potrebbero donarne un po’ a me, che son sempre così stanco… uff. I loro intenti sono sempre ricchi di potenza e ardore, non lasciano mai nulla di incompiuto e, anzi, hanno una gran voglia di sperimentare ogni cosa nella loro esistenza. Ancora non capisco come facciano… uff… a non stancarsi! Lottatori nati, sono amici e protettori leali in caso di bisogno. Ovviamente io non ho avuto la fortuna di avere un amico Scorpione, come sarai in grado di vedere benissimo da te. Ma, ora che ci penso… sono anche temibili nemici, soprattutto quando si scatena la loro ira. Se si abbandonano a sentimenti di offesa e ingiustizia, possono covare risentimento, gelosia, malvolenza… dopotutto l’aracnide che lo rappresenta ha un pericoloso aculeo avvelenato, e quel veleno, se non riesce a uscire, alcuni nati sotto lo Scorpione lo rivolgono a se stessi. Un segno affascinante… E’ ingegnoso e risolve facilmente i rompicapo, ha una pazienza illimitata, una grande resistenza fisica e una spropositata dose di coraggio. Lo Scorpione è un saggio consigliere, poiché riconosce subito i punti deboli e quelli di forza di chi gli sta davanti. Le energie spirituali di questo segno provengono da Sirio e dalla Stella Polare: queste due maestre fanno sì che il discepolo Scorpione debba affrontare le prove più complicate, le cosiddette Fatiche di Ercole. Il pianeta che lo governa è Plutone, l’antico dio degli Inferi, ma non solo. E’ anche il bellicoso e passionale Marte a dominare lo Scorpione. Inoltre, a differenza di quanto si pensi, il simbolo dello Scorpione non è solo quello dell’omonimo insetto, ma è rappresentato anche dall’aquila e dal serpente.»

«Davvero? Wow! Questa mi giunge davvero nuova, Metuccu!»

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«Eh, sì. Lo scorpione si nasconde nell’ombra, sotto terra – come il dio infero greco – pronto a colpire la preda: la stessa cosa accade a chi è nato sotto questo segno e non ha raggiunto una certa evoluzione personale e spirituale. L’aquila, invece, si libra in alto nel cielo, ha un volo potente: simboleggia l’uomo che si è rigenerato e si innalza ai massimi livelli spirituali, al servizio del divino. Per quanto riguarda il serpente, invece, è un simbolo di rinascita e rappresenta sia il male, gli impulsi terreni e materiali, che l’ascesa spirituale, la trasformazione in un essere più evoluto.»

«Questa volta mi hai lasciato senza parole, Metuccu. Devo proprio ammetterlo.»

«E meno male! Ho perso un sacco di tempo con questi racconti, Prunocciola, non posso fermarmi ancora. Eh… devo ancora fare tanta strada e lo sterco pesa, sai… Pesa tanto, ahimé. Vita grama, la mia…»

«Grazie per queste brillanti conoscenze, Metuccu!»

«Che vuoi che sia… che vuoi che sia!» disse. Era già lontano, con la sua palla di sterco davanti, la testa china.

Sarà anche un vedo-tutto-nero, ma quel che sa lui non lo sa nessun altro. Io vi saluto, topi! Un bacio astrologico a tutti.

 

 

“In nessun luogo, eppure dappertutto”

L’esperienza che voglio raccontarvi oggi ha davvero dell’incredibile, ma tanto ormai lo so che non vi stupite più di nulla: quando si tratta di Pigmy, tutto è possibile!

Eppure oggi vi meraviglierò, ne sono sicura, perché niente di quello che ho scritto fino ad ora somiglia lontanamente a quanto mi è accaduto quella volta che, passeggiando nel bosco, mi sono imbattuta in qualcosa di davvero speciale.

Insomma, Pigmy! Basta con tutti questi giri di parole. Raccontaci di cosa si tratta!

Già sento le vostre voci, me le immagino e sorrido.

Ebbene, è successo che una mattina d’autunno sono uscita dalla mia tana molto presto per una delle mie solite passeggiate.

Una zampa dietro l’altra, salendo nel bosco, mi sono imbattuta in alcune rocce molto grandi. Erano numerose, si trovavano sotto, sopra e a fianco del sentiero.

Mi sono fermata a osservarle, quando ho sentito una strana voce, mai udita prima.

«Quelle rocce hanno più di una storia da raccontare, mia piccola amica.»

La voce era profonda come le grotte – le barme –  della mia Valle, e le parole erano state pronunciate con un tono dolce e paterno.

Mi sono guardata intorno, ma non ho visto nessuno.

«Chi parla?» ho domandato allora, con i brividi che percorrevano la mia coda sorcina in tutta la sua lunghezza.

«Sono lo Spirito della Valle!»

Che mi cadano i baffi!, pensai. «Dove sei? Fatti vedere!» squittii.

«Non sono in nessun luogo, eppure sono dappertutto intorno a te. Cercami sotto una foglia, nell’acqua di un torrente che scorre fino a valle. Cercami nel vento o sulle ali di una farfalla, tra i petali di un fiore o in mezzo alla terra scura. È lì che mi troverai.»

Per tutti i topi, ammetto di essermi sentita più piccola di quanto io non sia in realtà.

Quella voce aveva mosso qualcosa dentro di me, mi sentivo tremare, ma non di paura, bensì di emozione.

«Spirito della Valle, io ho camminato in lungo e in largo e di cose ne ho viste e sentite davvero tante… ma nessuno mi ha mai parlato di te, prima d’ora. E non ti ho neppure mai visto.»

«Eppure ci sono sempre stato, sono vecchio come le montagne e abito qui da prima che l’uomo popolasse questi boschi.»

Ormai ero tutt’orecchi, il che è tutto dire, per una topina come me.

Lo Spirito ha continuato così: «Le pietre che stai osservando sono una testimonianza del passato. La gente non le guarda con attenzione, mentre passeggia nel bosco, pensano tutti che siano rocce modellate dal tempo e dagli agenti atmosferici, ma non è così. Osserva, piccola amica.»

Come per magia, ed è davvero il caso di dirlo questa volta, sono comparsi davanti a me degli uomini vestiti in modo primitivo. Incidevano la roccia con delle pietre appuntite e io li guardavo lavorare, vedendo scorrere veloci davanti a me le immagini di quella proiezione come si fa con un film.

Quando sono riuscita a recuperare l’uso della parola, ho detto: «Spirito della Valle, vuoi dirmi che… che queste rocce sono state toccate dagli uomini primitivi, tanto tempo fa?»

«Proprio così! A quel tempo l’uomo venerava tutto ciò che esisteva, tutto quello che aveva una Vita. Era più facile, allora, udire il mio sussurro nel vento, ma oggi sono rimasti in pochi a potermi sentire.»

Mi sentii onorata di far parte di quella cerchia ristretta e privilegiata e mi si asciugò la bocca per l’emozione.

«E a cosa servivano queste pietre?» domandai.

pietre valle argentina«I loro scopi erano molteplici. Alcune venivano conficcate nel terreno, a simboleggiare la fecondazione della Madre Terra, l’incontro del maschile con il femminile, ma servivano anche per osservare il moto degli astri. Le pietre forate, invece, come quella sulla quale hai poggiato le tue zampe, servivano a onorare il potere creativo della donna, il suo essere in grado di mettere al mondo una nuova vita e, pertanto, di essere essenziale. Potevano rappresentare anche mappe stellari, una volta non c’era la carta, e l’uomo si arrangiava con quello che aveva: la pietra.»

«Non sapevo tutte queste cose! È bellissimo, Spirito della Valle.»

«Lo so, cara topina, lo so. Queste e molte altre storie ti verranno raccontate, ma non ora. Adesso continua a passeggiare e presta attenzione, mi raccomando! Tornerò da te, ormai sai dove trovarmi, vero?»

«Certo: in nessun luogo, eppure dappertutto.»

«Proprio così, Pigmy.»

Con quelle parole mi lasciò sola.

Sola si fa per dire, perché la sua presenza era ovunque, ormai che avevo imparato a riconoscerla.

E da quel momento, cari topini, tutto è cambiato.

Vi ho lasciato a bocca aperta, dite la verità!

A presto,

Pigmy.