E allora eccoci topini… anzi, topine. Non per offendere, ma le topine mi sono sembrate più curiose e vogliose di vedere tanta magnificenza. Come darvi torto. Noi femminucce si sa, davanti a un fiore, una bella pianta, o una fontana, ci sciogliamo come neve al
sole. Ma potete venire anche voi maschietti con me, sarete i benvenuti, quindi, iniziamo il tour, all’aperto questa volta. Andiamo a girare nel bellissimo parco, voluto fortemente dalla baronessa Beatrice Ephrussy de Rothschild che vi ho fatto conoscere
nell’ultimo post. Dovrete solo seguirmi e, ogni tanto, se vi va, potrete chiudere gli occhi e ascoltare il rumore dell’acqua, del vento, del mare di questa bellissima baia di Cap Ferrat. Potrete lasciarvi trasportare in un mondo magico e curato nei minimi particolari.
Come già vi avevo spiegato, sono venticinque i giardinieri che, ogni giorno, si occupano di questo lavoro, creando così, un’oasi meravigliosa e immersa nella quiete. Tutto ha inizio qui, da questa pianta particolare chiamata Mimosa di St. Hélène.
Un arco creato dalle siepi di un verde molto scuro, ci porta su un corridoio di mattonelle vermiglio e si può iniziare a sognare. Si può iniziare a sentire la musica che accompagna la danza dei getti limpidi e le note di un violinista che, tra le Ortensie
bianche e candide, ti trasportano in una dimensione surreale. Una delle prime cose appariscenti che incontriamo è una stupenda fontana che, posizionata com’è, con tutte le piante pendenti attorno, ci fa credere di essere in una specie di giungla tropicale.
Saranno tanti gli stili che vedremo di questi giardini. La baronessa Beatrice ne ha fatti costruire nove e, ognuno, ha una sua particolarità. Questo ad esempio, è abbellito anche da statue e colonne in gesso e da una miriade di bocche di pesce escono gli spruzzi lievi di acqua fresca.
Tutto questo preannuncia l’ingresso del primo giardino chiamato “il giardino delle pietre”. Più aspro e più brullo degli altri. Un luogo nudo, dove la pietra è la protagonista e, oltre a formare comode sedute sulle quali riposarsi, prende forma con
diverse sculture che sembrano gargoyle ma dall’aspetto meno inquietante. A regnare qui è il verde assoluto. Sono poche le anfore pregiate in terracotta contenenti fiori sfavillanti e dai mille colori che incontreremo strada facendo. Qui c’è lo scuro e dove
non c’è, c’è lo spoglio. E la sua nudità ci permette di ammirare la splendida baia. Sono delle terrazze bianche che ci permettono di affacciarci e guardare quello che è un panorama mozzafiato. Nel giardino delle pietre, troviamo anche esemplari di
piante grasse che a me piacciono molto. Le Kalankoe spruzzano di rosso quella che potrebbe sembrare la tela di un pittore. Che bellezza. Chi poteva immaginare che un giardino di pietre poteva essere così bello?
La pace regna sovrana e la si può continuare a percepire in quello che poi è chiamato “giardino orientale” nel quale, piante asiatiche terrestri e piante acquatiche, come il Papiro, ci stanno intorno. A ravvivarle, qualche Carpa Koy nuota serena in uno stagno dall’acqua quasi limpida.
Alla nostra destra invece, la sabbia segnata dai legnetti, in puro stile zen, ci porta nella piena calma e tranquillità. Immagino la baronessa ristorarsi completamente in un luogo magico e affascinante come questo. Nonostante l’umiltà che trapela da questo
angolo, il verde delle sue foglie è spumeggiante e, arricchito dal bambù, mi fa pensare ai Panda e a un mondo lontano. Ovviamente ai topini, sono piaciuti tantissimo i pesciolini nel laghetto che proprio così “ini” non erano. Si vede che erano ben nutriti.
Anche qui, ci sono archi in legno che, come delle porte, ci fanno passare da un punto all’altro del giardino. Anche qui ci sono le pietre ma, a differenza di quelle precedenti, risultano spesso abbracciate dalla folta vegetazione. E’ così l’Oriente? Mi chiedo.
E’ uno splendore. I sassi, le ciotole, tutto posizionanto a seconda di un criterio che noi non conosciamo. Un significato profondo che non sappiamo tradurre. Dell’acqua dentro a un bambù tagliato a metà, ci accompagna con il suo “toc toc” facendo battere il legno
contro una chiara pietra. Questa parte di parco è tutta a gradini ma non è faticoso percorrerli. Ora però possiamo tuffarci un po’ di più nel colore. Stiamo per entrare in una parte del parco favolosa: il roseto. Abbandoniamo le linee che formano cerchietti
concentrici e le lampade in pietra e ammiriamo le regine dei fiori. Di tutti i fiori. Meravigliose nei loro colori rosa, bianco, rosso e messe in semicerchio, come a formare le tribune di un’arena, sembrano proprio in attesa di guardare lo spettacolo che si offre sotto di loro.
Il tramonto nella laguna azzurra di Cap Ferrat. Sono così belle, così maestose che già si possono notare dai ponticelli piccoli che percorriamo. Sono inconfondibili. Beatrice doveva per forza amarle. A loro, a dedicato un intero spazio e la capisco. Un’intenditrice.
A contornarle, delle siepi lineari. Non c’è una sola fogliolina fuori posto. Che pazienza e dedizione devono avere questi giardinieri! E che fortuna aver beccato una bella giornata soleggiata. Anche loro si lasciano baciare dal sole con tutto il loro
vanto e la loro delicatezza. Ora, di aspro, non c’è davvero più nulla, tutto è un trionfo di colore e, perchè no, anche di romanticismo. E secondo voi, a governare sopra di loro, sul promontorio di questo parco, chi poteva esserci? Esatto. Lei. L’unica Dea
intonata a tanta meraviglia. Eccola, bianca, scolpita, dall’aria serena, maliziosa quasi e anche un po’ misteriosa. Venere, Dea dell’amore e della bellezza, come una rosa. Sotto al suo piccolo tempio e vestita solo di una stola. Alcuni boccoli le cadono sulle spalle.
Stare con lei è bellissimo perchè da qui, oltre a vedere tutto il mare cristallino e azzurro, si può vedere la casa della baronessa da lontano e tutta l’acqua che scorre verso di lei in una dolce discesa. E’ lei a godere dello spettacolo delle fontane meglio di chiunque altro.
Da quassù, può vedere tutto il musical in un solo sguardo. Le fontane più piccole laterali e quella grandissima in centro. L’acqua sgorga da ogni dove provocando un rumore soave e lanciando micro spruzzi che ci rinfrescano. Tutt’intorno fiori di mille colori ma,
a circondare la lunga cascata, i fiori sono di un rosso acceso e carminio. Alcuni massi piatti permettono alle persone di passare da una parte all’altra del corridoio ma bisogna fare veloce per non bagnarsi del tutto. Rimango incantata nel vedere le ninfee,
sono dei fiori bellissimi e anche le loro foglie, larghe e piatte, mi piacciono molto. Dove vivono loro, l’acqua è calma, placida, mentre in certi punti, scroscia sui sassi con impeto e velocità provocando movimenti incantevoli e mille forme diverse.
E’ un piacere rimanere a osservarla. E poi ecco, parte il suono, la musica si libera nel cielo e le fontane liberano a ritmo, gli schizzi verso l’alto che pesanti, ricadono nelle pozze. Ora i fiori sono rosa e viola. Ora la gente guarda con il naso all’insù.
Ora si è investiti da gioia e allegria. Ci sono anche le panchine sotto le Palme, i Cipressi e le Trombe degli Angeli, ma chi li tiene i topini che vogliono letteralmente buttarsi in mezzo a questo tripudio di acqua e suoni? Ci sono anche delle scalinate qua e là,
servono per raggiungere i dislivelli del parco e gli altri giardini ma danno anche quel tocco di eleganza. E si, di giardini ce n’è ancora! Quello “spagnolo”, quello “provenzale”, insomma ce n’è per tutti i gusti. Mi viene in mente che forse Beatrice, li ha fatti costruire
per il suo umore e, a seconda di come si svegliava quella mattina, poteva andare nel giardino giusto. Quello dedicato alla Provenza mi è piaciuto molto, con la Lavanda, il Timo, l’Aloe, sembrava di essere nella mia Valle. C’erano anche Palme e Ulivi e il verde era
come velluto e argentato. Spero tanto che anche quest’oggi vi siate divertiti ma, lo sapete, vi divertirete di più venendoci direttamente, è cosa ovvia. Spero di avervi fatto fare un’altra bella passeggiata e so già che tra di voi ci sarà chi ha preferito
di più l’interno della villa e chi invece quest’esterno magnifico che, pur in miniatura, può competere tranquillamente con i vasti e maestosi giardini di Versailles a parer mio. E la cosa carina è che, in questo parco, coloro che ci lavorano dentro,
organizzano sempre per i bambini una caccia al tesoro. I piccoli devono, tra le statue, tra le piante e in altri nascondigli, trovare oggetti, buste e infine rispondere a delle domande che gli consegnano scritte su un foglio al momento dell’entrata. Non è obbligatorio
partecipare ma se si vuole fare, ci si diverte un mondo! Inoltre ricordate che, in questa villa, fanno anche spettacoli serali con tanto di luci che danzano assieme all’acqua. Chiedete se siete interessati. Ora che vi ho spiegato tutto, vi lascio passeggiare ancora quanto volete, io vado a prepararvi un’altra splendida
avventura. Vi mando un bacione grande e vi auguro buon cammino e buon divertimento, la vostra Prunocciola. M.
Mi piace:
Mi piace Caricamento...