Cari topi, oggi vi porto con me in un luogo fantastico e che ci rimanderà indietro nel tempo. Andiamo a trovare una baronessa. La baronessa Beatrice Ephrussi de Rothschild. Lei, una splendida ragazza, malinconica ed esigente, viveva in questa meravigliosa casa che aveva fatto costruire da quaranta architetti ed è una casa enorme, piena di stanze con anche una bellissima sala nella quale riceveva gli ospiti.
Oggi, questa casa, è una delle dimore più belle della Costa Azzurra, si trova nella baia più suggestiva del Sud della Francia, a Cap Ferrat e, in solo un’ora di strada, mi è possibile raggiungerla.
La baronessa Beatrice era un’amante dell’arte e dei giardini e queste sue passioni, non si possono non notare. Amava molto anche viaggiare e spesso, si soffermava sulle terrazze del suo immenso parco, ad ammirare le navi che passavano su quel mare azzurro e che si confondeva con il cielo, godendo di uno dei panorami più affascinanti che il Mediterraneo può offrirci. Venticinque erano i suoi giardinieri e, ogni giorno, lei controllava che svolgessero il suo lavoro al meglio. La casa invece,venne costruita in sette anni e, a predominare, come potete vedere, era il colore rosa, il preferito dalla ragazza, un po’ eccentrica e un po’ romantica. Un colore che tinteggia non solo le pareti ma anche diversi oggetti all’interno della casa come: orologi,
lampade, drappi. Beatrice nacque a Parigi nel settembre del 1864 e morì in Svizzera nell’aprile 1934. Morì giovane e il cognome Ephrussi lo prese dal marito Maurice. Il suo nome da nubile era infatti Charlotte Beatrice de Rothschild. Era una grande
collezionista di opere d’arte ed essendo figlia di un famoso bancario poteva godere di grandi somme di denaro grazie anche alla sua nobiltà. Nella sua casa si respira ancora il suo animo sognatore, la passione di dipinti e statue, come i putti che adorava e la musica
che amava ascoltare. Oggi, al centro del grande parco, in suo onore, diverse fontane si muovono schizzando fiotti d’acqua a tempo di musica. Vivaldi, viene interpretato dall’acqua fresca che si tuffa nelle vasche e tutto sembra un trionfo di gioia. Intorno, quei giardini bellissimi,
permettono di vivere diversi stili e diverse sensazioni. I giardini sono infatti sette e ognuno è particolare. Si passa da quello spagnolo al giapponese, dal fiorentino al francese, realizzato per assomigliare al ponte di una nave (la baronessa obbligava i suoi
venticinque giardinieri a indossare vestiti da marinai), fino al giardino dell’amore, in cui appunto le fontane musicali si attivano ogni 20 minuti. E poi quello delle pietre, più aspro e primitivo e quello provenzale. I roseti e, lassù, a dominare,
la statua della Dea Venere, dea dell’amore e della bellezza. Ma dei giardini parleremo meglio un’altra volta, oggi, vi farò entrare in questa splendida villa. Il portone di accesso ci permette di metter piede in un grande salone e, da qui, si smistano i vari locali.
Primo fra tutti, il salone per ricevere gli ospiti che, come altre stanze, si affaccia sui giardini di un verde smagliante. Le poltrone, imbottite e lavorate, mostrano l’usura degli anni ed è facile immaginare la giovane donna, seduta a chiacchierare
con amiche o artisti. Poco più in là, si può accedere alla sua stanza. E’ una camera da letto che da sul rosa. Un rosa tenue, dolce e, meraviglia delle meraviglie, possiamo vedere su una sedia, il suo abito delicatamente sistemato, le sue piccole
scarpette bianche ed eleganti e un vassoio d’argento contenente le tazze per il tè e la teiera. Il letto è grande e sembra comodo. Il copriletto, lavorato minuziosamente. E i suoi guanti, il suo specchio, la sua spazzola. Come una principessa. E che bellezza
gli affreschi sulle pareti, sul soffitto, a volte alternati da arazzi enormi, costruiti a mano, e mosaici originari di Pompei. Anche il pavimento del primo piano, è in realtà un vasto mosaico. Tutto è sontuoso ma senza strafare, c’è un tocco di delicatezza
e buon gusto che regna ovunque. Questa casa è ricca di suo. Ricca di storia, di arte, ma anche di finezza. Un patrimonio per tutta la Riviera della Francia del Sud. E quanti regali da tutto il resto del mondo ha ricevuto la nostra baronessa! Soprattutto dall’Oriente.
A parte le statuette in giada e quarzo, guardate queste piccolissime scarpette. Venivano usate dalle donne e più avevano il piede piccolo, più venivano considerate affascinanti. Molto lavorate così come i vestiti. Tutti doni per Beatrice,
oltre a oggetti preziosi acquistati direttamente da lei. E cosa dire dei suoi set? Ricchi di ogni utile oggetto. Il set da bagno, con tanto di acqua di rose e acqua di colonia, e il set da safari; immagini che fanno sognare. Sognare quella Baronessa
di Rothschild nella giungla africana trasportata da elefanti e uomini di colore e con l’ombrellino sulla testa, non pensate anche voi? Una vera nobildonna. Frustino, cannocchiale, zanzariera. E anche tutte le sue collezioni di porcellane sono da nobildonna,
per non parlare della sala da pranzo, imbandita da tanto valore e dove, sopra a un caminetto, regna un grosso orologio anch’esso rosa. Tutto quello che vediamo appartiene oggi all’Accademia delle Belle Arti francese ed è di estremo valore. E’ stata la stessa Beatrice a donare tutta la sua dimora all’Istituto attraverso
il testamento del 25 febbraio del 1933, un anno prima di morire. E tutto è stato mantenuto come allora, con la stessa cura e la stessa gelosia che aveva lei. Le tappezzerie di queste stanze, e i tendoni, arrivano dal Vaticano e sono preziosissimi e imponenti. Sfavillanti di ogni colore,
attorno all’orologio rosa, fanno pensare a un tempo che si è fermato tanti anni fa e tutto, è rimasto come allora. Qui, in questo salone, il pavimento è composto da un elaborato parquet. Lo stile Impero dei mobili è stato prettamente deciso da un tocco femminile, su questo non c’è dubbio. Gli
architetti uomini, hanno probabilmente pensato a tutto il resto. Ora, possiamo andare al piano superiore dove c’è la sala dei Putti. Da quaggiù, la si può intravedere attraverso la balconata sorretta da colonnine di marmo e che splendore, tutto
da guardare il soffitto! In legno, intagliato e rivestito da ritratti di personaggi illustri. Sembra quasi che la Baronessa non sapesse più dove mettere le sue opere d’arte alle quali teneva particolarmente. Una scalinata di marmo ci porta al piano
superiore, topina è felicissima di poter far finta di essere una principessa e, salendo, continua a lanciare occhiate a quegli abiti protetti da teche di vetro. Quanto vorrebbe indossarli e uscirci per farli vedere alle sue amiche senza dover per forza
aspettare il carnevale! Degli uccelli di bronzo si affacciano e guardano di sotto accompagnando il nostro cammino che si è nuovamente riempito di curiosità. Molti sono gli specchi, antichi, che allargano e ravvivano il corridoio. Molti i busti e i
tappeti, anch’essi, inutile dirlo, cucini completamente a mano. Qui, c’è ancora una camera da letto e una stanza dedicata alla lettura dotata di comodo divanetto. La camera matrimoniale invece, chiamata “stanza blu” è composta da due letti ricoperti
da un tessuto blu scuro, profondo, e con testiere importanti e rivestite di velluto. Dagli spiragli delle persiane leggermente aperte s’intravedono i giardini, curati nei minimi particolari, non vedo l’ora di scendere e andare a vederli più da vicino.
E la baia di Cap Ferrat, meravigliosa. Laggiù, una villa a ridosso del mare, ha persino un porticciolo privato; possono usare la barca come noi usiamo l’auto, ci pensate? Giro l’angolo. Prima di poter scendere ho ancora molte cose da vedere.
Mi colpisce il tavolo da backgammon o tavola reale che dir si voglia. Un gioco anticchissimo, si dice sia nato addirittura 5.000 anni fa ma mi fa sorridere pensare a dei nobili intenti a queste attività ludiche. Anzi, ci sono delle
ricamate sedie tutt’intorno e questo significa che si facevano gare importanti e con tanto di pubblico! Sopra a questo tavolino, che si può aprire e chiudere, due grossi candelabri in argento. E poi, ancora statue, ancora sculture, ancora regali:
orientali, fiamminghi, africani. Delle lavorazioni che lasciano di stucco. E poi, tappeti enormi, grandissimi. Non avete idea della loro immensità; riescono a riempire un salone intero. Bene, ora finalmente posso andare a scorrazzare nel parco.
Non vedevo l’ora anche se, dettagliatamente, ve lo racconterò in un prossimo post perchè merita un articolo tutto suo e, inoltre, non voglio tediarvi troppo. Passo prima al piccolo chiosco chiccoso della villa, a bere un fresco cocktail e m’inoltro.
I barman sono gentilissimi e tutti vestiti con elegante divisa. Ve l’ho detto che Villa Ephrussy è anche location per matrimoni? Sposarsi in questo contesto dev’essere incredibile per le spose che amano fare le cose in grande e sentirsi delle vere
principesse quel giorno! E ora perdonatemi ma devo proprio andare, non resisto più, quei meravigliosi giardini mi chiamano e sta per iniziare la musica e quindi le fontane inizieranno a danzare. Che spettacolo divertente. Andrò a
sedermi su quelle panchine in cemento per ascoltarla meglio e rilassarmi. Villa Ephrussy non è piccola, ho già camminato tantissimo! Non mi resta altro che augurare anche a voi una felice giornata e ovviamente consigliarvi di venire a
visitare questa dimora se vi capita di passare da queste parti. Passerete un pomeriggio fantastico e vi conviene farlo durante la bella stagione per poter godere anche dell’esterno. Questa casa è sempre aperta e, in estate, lo rimane ogni giorno fino
alle ore 19:00. Potrete anche sedervi sulle ringhiere bianche in muratura e lasciarvi ammaliare dal panorama vasto e azzurro che vi si presenta davanti e vi fa sognare. Un bacione topini, io vi aspetto per la prossima avventura. La vostra Prunocciola. M.