Un altro fortunato

Tigro è arrivato qualche anno fa tra le mie braccia, anzi, tra le mie zampe.

Era così piccolo che stava in un palmo. L’ha trovato una signora e a chi l’ha portato, secondo voi? Anzi, per essere precisi, mi ha addirittura invitato a casa sua! Ma, ditemi, si può forse essere indifferenti a tanta tenerezza?

Il piccolo si faceva sentire molto bene quando aveva fame. I suoi miagolii forti, lunghi e decisi echeggiavano in tutta la valle. Bisognava affrettarsi a scaldare il latte e farglielo ciucciare.

Ricordo che non stava mai fermo, nemmeno per mangiare. Si arrampicava imperterrito sulla mano, graffiando con le sue unghiette, quasi a voler ingoiare l’intero biberon. A ogni pasto, ogni tre ore circa, pareva fossero anni che non toccava cibo. Esagerato, certo, ma bellissimo.

Il micio, non essendo mai stato a contatto con la madre, non era nemmeno in grado di fare i bisogni da solo, poveretto. Vogliamo mica provocargli un’occlusione intestinale che lo condurrebbe a morte certa? Ovvio che no! E allora ecco Topinapigmy entrare in azione, insieme alla sua cara amica, e trasformarsi in Mamma Gatto.

Dovevamo essere in due per fargli fare pipì e pupù. Come? Con un batuffolino di cotone occorreva strofinargli il sottocoda e aspettare fino a che lui, felice, con gli occhi semichiusi completamente goduto, si lasciava andare a qualche dono in stato di quasi autonomia pre-infantile. Il gattino, più leggero a questo punto, pretendeva di mangiare ancora, ma non riusciva a stare in piedi per via della pancia gonfia. Per farlo quietare, la mia amica si metteva una goccia di latte sul polso, ma, come potete notare da voi, la peste non si accontentava di avere i soli baffi sporchi. Urgeva una bella dose di coccole, un po’ di gioco e una sana toeletta per fare in modo che, stanco, si addormentasses. E quando accadeva ci riposavamo anche noi, una faticaccia!

Quando le sue urla, finalmente, si placavano, potevamo riposarci, ma con il timer, ovviamente. Come si poteva detestare quegli occhioni azzurri e quelle zampette bianche? Un gatto bellissimo, o meglio, una gatta bellissima. Eh s’, amici, la signora lo chiamò Tigro, ma non si era accorta di avere una Tigre per le mani in realtà! Tigre, ora, vive a Badalucco ed è ancora con la signora che da me ha voluto solo aiuto e consigli. Ogni giorno le porta a casa un mio simile o una lucertolina trovata in giardino e non è più la rompitope che era da piccina. È una bellissima felina rossiccia che ha già fatto due volte i gattini ma questa volta ci ha pensato lei, da sola, ricordandosi tutto quello che le avevo insegnato.

Volevo che anche lei avesse il suo post in questo blog. Ricordo quando cadeva goffamente perchè rimaneva impigliata in un gomitolo di lana, o quando rincorreva un finto topino e non riusciva a frenare per bene, senza scivolare sulle piastrelle. Ricordo le sue leccatine con la lingua rasposa, ma oggi non sa neppure chi sia io, che pure l’ho cresciuta. Vive felice saltellando e nascondensosi qua e là, tra il verde del prato e i mobili di casa. Sono davvero contenta per lei. Viene trattata come una principessa e si può dire che sia lei a comandare. Quella detreminazione che aveva quando le veniva fame non le è andata via e oggi la usa per avere tutto sotto controllo e i padroncini ai suoi piedi.

E allora buon proseguimento Tigr O (il nome è rimasto quello) e buona, buona fortuna,  ma… piantala di cacciare i topini, perchè il mangiare di certo non ti manca! Va be’, è un istinto più che naturale.

Buona giornata anche a voi!

Pigmy.

M.

Cencio

Visto il furore che ha avuto Nocciola, non potevo non parlarvi anche di Cencio.

È cosa davvero ardua beccarlo sveglio. Pigro come non so cosa e, presumo, anche narcolettico, passa le ore semplicemente a dormire. I gatti, si sa, lo fanno con passione, ma lui è a dir poco esagerato. Il suo nome deriva da come si è presentato in casa mia una splendida domenica d’agosto alle sette e mezza del mattino.

Avete presente quelle calde giornate estive e per giunta domenicali in cui la sera prima vi siete detti: «Domani non metto nemmeno la sveglia. Voglio dormire!»? Bene, non avevo fatto i conti con la mia cara amica che, domenica o no, lei alle sei deve portare fuori il cane a fare una lunga e rilassante passeggiata. Che vita vuota, lo so! Ma perchè andarci di mezzo io? Semplice: chi meglio di una topina del mulino per prendersi cura di un cucciolo appena nato? Ebbene sì, i miei amici lo sanno: dove ci sono i miei simili, ci sono anch’io.

Amo prendermi cura di loro. Cencio venne trovato da lei sui binari mezzi distrutti della ferrovia che lasciò poi il posto alla pista ciclabile. Era sporco di sangue secco, con il cordone ombelicale ancora attaccato e, nonostante l’afa, completamente intirizzito dal freddo. Deducemmo che dovesse essere nato quella stessa notte.

La mia amica ha cercato la mamma ovunque. «Forse ha cambiato zona, gli è caduto durante il trasporto e non lo trova più», ha pensato. E cerca, cerca, cerca… ma nulla. Né un micio, né una cucciolata. Due randagi che mettevano paura anche a un cane, furono gli unici felini che vide. Erano sudici, affamati e mezzi spelacchiati. Non potevano certo essere i genitori del piccolo, anche perchè passarono di lì senza nemmeno considerarlo e se ne andarono con i loro occhi cisposi.

Da poco passata l’alba, il dlin dlon del mio campanello suonò.

Non era possibile. Era domenica, per giunta di agosto… chi poteva essere?

La mia amica tirò fuori quell’esserino infreddolito dalla tasca della sua salopette. Inutile dirvi quando lo vidi quel che provai. Perdonai quella rompigioiellidifamiglia e mi misi immediatamente all’opera con i suoi «Salvalo! Salvalo!» che mi rimbombavano nelle orecchie. In effetti, non era proprio in ottima forma. Con ancora orecchie e occhi chiusi dava pochi segni di vita. A peso morto, non reagiva a nulla. Presi subito un biberon dalla mia scorta e lo riempii di latte caldo. Insomma, inutile dirvi che Cencio è ancora oggi, a distanza di sette anni, vivo e vegeto a casa di un mio amico. Li salvo, ma non posso mica tenerli tutti! Dove l’ho spedito (a due passi da me) sta benissimo, ma continuiamo a sentirci una coppia. Instauro con tutti loro uno splendido rapporto perpetuo. Cencio, al contrario di Nocciola, dà confidenza a chiunque. Non ha mai avuto paura di niente e di nessuno ed è ora un gattone enorme. Magro, snello, sempre che gioca, ma con una muscolatura invidiabile. Il sinonimo di straccio però gli è rimasto. Quando lo vidi la prima volta mi diede l’impressione di essere davvero un toglipolvere, poverino! Lo prendevamo tutti in giro perchè, a causa della sua audacia, e della sua inesperienza, finiva sempre per mettersi nei guai o farsi male, e dire che sta sveglio solo due minuti al giorno! Secondo me è un po’ tonto, ma gli voglio bene ugualmente. Anche lui è molto affettuoso, ama dormirti accanto e sentire il calore che gli è mancato dalla mamma. La sua sindrome dell’abbandono lo ha sempre portato a preferire una coscia piuttosto che un morbido cuscino. Uno squit affettuoso anche a te, e a voi ovviamente, che mi auguro siate allietati da quest’altra bella storia  a lieto fine.

Un saluto, vostra Pigmy e uno squit anzi… miao!

M.