I mille misteri di Triora la bella

Triora dai mille misteri.

Triora dai mille volti, segreti, interrogativi.

Triora la perla tetra e solare della Valle Argentina.

Sì, topi, ancora una volta vi parlo di lei, di questo diamante grezzo che è la Salem d’Italia, perché è un luogo che ha sempre tanto da raccontare, da svelare agli occhi più attenti e alle orecchie esigenti di storie.

triora

Il nome di questo borgo di pietra sembrerebbe derivare dal latino “tria ora“, ovvero “tre bocche”. Ma cosa significherebbe? Le interpretazioni che sono state date finora sono diverse. Forse alluderebbe alle tre bocche di Cerbero, il cane infernale a tre teste a guardia dell’Ade, rappresentato anche nello stemma del paese e ripreso nel ciottolato di Piazza Beato Reggio. Sotto quella stessa piazza si dice che un tempo vi fosse il terreno atto alle sepolture… Il compito di Cerbero era quello di impedire ai morti di fuggire dall’Ade e ai vivi di accedere al regno infero, il nesso tra questi due elementi fa già rizzare le antenne degli appassionati del mistero.

Ma tre bocche sono anche quelle dei tre prodotti principali del territorio triorese, quelli che hanno sfamato per secoli le popolazioni di questi luoghi: il grano, le castagne e la vite. E ci sono infine altre “tre bocche” possibili a offrire il nome a questo borgo che è uno dei più famosi italiani: i tre corsi d’acqua alla cui confluenza si trova il territorio di Triora.

triora grano

Per questi e per mille altri motivi – di cui alcuni assai ovvi – Triora è divenuta meta principale di esoteristi e ricercatori dell’occulto, che l’hanno studiata ed esplorata in lungo e in largo per carpirle dal cuore pietroso di nera ardesia i suoi segreti più reconditi.

Ma la Liguria, si sa, fatica a schiudere le proprie porte a chi non la conosce. E’ una terra restia all’apertura, e così lo è pure Triora, la bella signora delle Alpi Liguri, che se ne sta sulle sue e fa la preziosa svelando il giusto, ma mai abbastanza per gli assetati di miti che da lei vorrebbero che alzasse ancora un po’ la sottana, più su delle caviglie che è solita mostrare.

gatto triora

Tra tutti questi personaggi studiosi di occultismo, c’è stato qualcuno che ha azzardato un’ipotesi affascinante, che ancora salta fuori di tanto in tanto, seppure sia azzardata e incredibile. Si dice che esista, per l’appunto, una Triora che non si mostra ai più, anzi, a dire il vero a nessuno. Una Triora ben nascosta, scrigno di chissà quali meraviglie tutte da esplorare. Una Triora sotterranea! Eh già, proprio come le più grandi città esoteriche che si rispettino, come Praga e Torino. E forse un giorno si scoprirà l’accesso a tali cunicoli, vorrei proprio vederli, dalle pareti scavate nella nuda roccia che trasuderebbe ancora la sua umidità fresca, dall’odore del muschio.

cisterna triora fontana delfini

Nella parte celata alla vista della signora di pietra arroccata sul Monte Trono (manco a farlo apposta) di certo sono presenti e documentate le numerosissime cisterne che raccoglievano l’acqua e che convogliavano quella delle numerosi fonti del territorio, così come anche le fosse sepolcrali. E questo sì, accende la fantasia.

Poi c’è chi parla di passaggi segreti che dal borgo avrebbero condotto fino fuori le mura, ma pare – così ho sentito – che questa non sia stata altro che l’idea di un artista un po’ eccentrico… e si sa come sono gli artisti: non sempre concludono ciò che cominciano. E così tale passaggio, che infiamma gli animi degli avventurieri più coraggiosi, sarebbe stato solo uno stravagante passatempo lasciato incompiuto.

E, a proposito di fonti e fontane, Triora ne ha davvero molte. Due in particolare hanno un che di magico e attraente: la Fontana di Campomavue e quella dei Delfini.

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La prima è ben segnalata da una targa in ardesia e si trova a inizio paese, in mezzo ai campi coltivati e alle casette sparse. L’arco in pietra ricopre la piccola e unica vasca della fontana. Qui, dice una leggenda, in una notte di molto tempo fa, il capostipite di un’antica e rinomata famiglia di Triora ricevette un consiglio da una strega. Nel seguirlo si assicurò la buona sorte e la sua famiglia prosperò e si arricchì. Oggi qui si trovano ancora offerte naturali costituite soprattutto da gusci di noce, dedicate forse alle streghe, alle donne sapienti o agli spiriti del luogo.

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La seconda, curiosa fontana, invece, si trova nel cuore dell’abitato, in cima alla via Camurata. Essa, infatti, ha scolpiti su ardesia due delfini, un soggetto davvero insolito per un borgo montano. Ad alimentare il mistero è il fatto che la cisterna di tale fontana pare essere collegata con piazza Beato Reggio e la Collegiata, là dove il Cerbero è stato reso eterno con la pietra. E il delfino è da tempo immemore un animale psicopompo, traghettatore di anime dal mondo dei vivi a quello dell’aldilà.

fontana delfini triora

Quali che siano le verità o le menzogne che si celano dietro tutte queste dicerie, la bella Triora non smette di affascinare, di essere palcoscenico e sfondo di romanzi, storie e leggende. Un fascino eterno, il suo, che non si spegnerà mai perché il suo cuore è magico e la sua essenza, sempre palpitante e accesa, resta nascosta, preservata da chi non la comprenderebbe.

Un bacio misterioso a tutti voi, topi! Io continuo a far ricerche per voi. A presto!

Una valle che sta rifiorendo

Topi, la primavera è tornata e si vede!

Basta uno sguardo fugace ai clivi, ai bordi delle strade e dei sentieri per accorgersi del fermento che già brulica ovunque.

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I boschi sono spogli, a prevalere sono ancora le tinte del marrone, ma già si scorgono i sintomi dei questa nuova stagione che tutto rinnova.

Tra le foglie secche adagiate al suolo a formare un tappeto scricchiolante emergono fiori coloratissimi, piccoli, quasi timidi. Sono l’annuncio della bella stagione, quella che gli uccelli sui rami cantano già da qualche settimana.

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Viole e primule sono protagoniste indiscusse di questo periodo. E i loro colori sono simboli importanti di questo momento dell’anno, messaggi nascosti ai quali porre attenzione. Il viola è collegato allo Spirito, alla magia, e quale incantesimo migliore può esserci di quello che si concretizza in un fiore dopo i rigori di una stagione fredda e all’apparenza inclemente? Il giallo, invece, simboleggia la luce del sole, il calore che inonda la terra… e ancora una volta Madre Natura ci regala bei messaggi, travestendoli sotto forma di petali ed elementi a lei cari.

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Ma non è solo la natura a rifiorire in questo periodo, credo ve ne renderete conto anche voi.

Nel mio gironzolare, scatta qui e scatta là, sono venuta a conoscenza di una rinascita parallela a quella del mondo naturale che sta interessando la mia amata Valle e i suoi abitanti.

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C’è fermento, infatti. C’è voglia di creare novità e di riportare alla luce i gioielli di pietra che compongono questa corona che è la Valle Argentina.

Mi è giunta voce che c’è l’intenzione di ripopolare i magnifici luoghi che con gli anni sono stati segnati dall’abbandono, di far conoscere ad altri topi lontani le bellezze di questa terra selvaggia che ha molto da offrire. E a me vibrano i baffi di gioia, che devo farci? Sono una topina innamorata del suo territorio, un amore nato tanto tempo fa e che queste notizie non fanno altro che alimentare.

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Sono sorte nuove attività, nuovi progetti, nuove realtà, nuovi sogni e chissà quanti altri ne vedranno la luce prossimamente. Intanto la Valle Argentina rifiorisce, con la candidatura delle Alpi Marittime che le ornano la fronte a patrimonio Unesco, con ben due paesi nominati borghi più belli d’Italia – Triora e Taggia -, con iniziative che intendono ridare vita a certi luoghi, come accade a Montalto, in cui si cercano artisti e artigiani d’alto livello che aprano botteghe e diano il via a scuole di apprendimento come quelle che c’erano un tempo. O a Carpasio, dove si vuole ridare vita al Museo della Lavanda.

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C’è chi sogna gemellaggi importanti: Triora e Salem, lontane nello spazio ma rese vicine da un passato in comune.

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C’è chi sta lavorando per creare bei luoghi in cui far sostare e riposare i topi più anziani, dando lavoro anche a nuove famiglie.

Qualcuno si sta impegnando per far tornare la vita sui pascoli e i terreni ormai in disuso da tempo, ci sono sogni grandiosi per costruire offerte turistiche adeguate e forse, chissà, un giorno sul Saccarello si arriverà più agevolmente, con sentieri vecchi e nuovi al tempo stesso o addirittura via cavo. E se anche tutto ciò non accadesse, si nota comunque l’impegno, il cuore di un popolo che vuole rinascere.

Saccarello

Ma non finisce qui, eh! No, no! Qualcuno sta addirittura girando riprese a sfondo fantasy in un territorio che – ve l’ho già detto tante volte – si presta molto bene a questo genere di cose. (A questo proposito, ringrazio Claudio Cecchi per la seguente foto)

fantasy valle argentina claudio cecchi

Ci sono associazioni che stanno dando largo ai giovani, ai talenti di questa Valle incastonata tra il mare e le montagne. E ci sono borghi che rinascono, nei quali si sono stabiliti giovani famiglie e sono venuti alla luce già piccoli topini, com’è accaduto a Glori.

Come vedete, topi miei, la mia è una Valle traboccante di vita e questa primavera che sboccia ovunque non fa che ricordarcelo. Tutto è un ciclo, un’evoluzione continua. Alla vostra Topina piace pensare che, nonostante siano in molti a mugugnare, la Valle Argentina rifiorirà presto. Molto presto.

Un bacio profumato a tutti voi!