La Carlina, un sole con le spine

La Carlina, topi, è una pianta niente male e oggi ve la presento per benino.

Appartenente alla famiglia delle Asteraceae e delle Compositae, reca con sé un aspetto a metà tra una margherita e una stella. La troviamo tra i 500 e i 2000 metri di altitudine, nei luoghi aridi e sassosi, ma anche in quelli  boschivi ed erbosi, per cui ne deriva che si adatti bene a diversi tipi di ambienti.

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La si può trovare facilmente nei pascoli montani, talvolta qui diventa addirittura infestante. Le spine che la ricoprono e la proteggono, infatti, tengono ben lontani gli animali, e in questo modo la pianta non solo sopravvive, ma si propaga velocemente.

I fiori raggiungono i 12 cm di diametro, motivo per cui sono anche utilizzati come decori in alcune tane, conservandosi per altro molto bene nel tempo. E, a proposito di questo, c’è chi la utilizza come barometro naturale, sapete?

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Infatti, i petali del fiore si chiudono quando l’umidità dell’aria è in aumento, preannunciando l’imminente sopraggiungere della pioggia. E’ una strategia che la Carlina ha escogitato per non perdere il suo prezioso polline, che produce in grandissima quantità. Pare che il comportamento di barometro continui a verificarsi anche a distanza di anni da quando il fiore è stato reciso. Fenomenale, non vi pare?

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Un’altra curiosità legata alla Carlina è l’origine del suo nome, che secondo la leggenda deriva da un uomo illustre: Carlo Magno! Si racconta, infatti, che questa pianta fu rivelata all’antico sovrano come un miracoloso rimedio contro la peste. Il suo esercito, infatti, transitando verso Roma, aveva contratto il morbo e l’imperatore si preoccupava per i suoi uomini. Una notte gli venne in sogno un angelo, il quale gli rivelò dove trovarla e come prepararla e somministrarla ai malati, assicurandogli che avrebbe scacciato il male e salvato i soldati.

Anche i sassoni amavano la Carlina, poiché la consideravano un potente antidoto contro i veleni e una panacea per ogni male.

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Le sue folte spine, inoltre, la rendevano utile a prevenire il malocchio e ogni tipo di male, secondo le dicerie della tradizione popolare.

La Carlina ha un aspetto particolare: somiglia a un cardo, ma da esso differisce. Il fiore è privo di fusto ed è quasi adagiato al suolo insieme a tutte le sue spine, disposte intorno all’infiorescenza come fossero raggi solari.

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In periodi di povertà era usata anche in cucina, poiché simile al carciofo, sebbene sia molto più difficoltoso pulirla dalle spine e lavorarne il cuore tenero.

Che dire, poi, delle sue proprietà fitoterapiche? Le radici raccolte in autunno ed essiccate sono cicatrizzanti, detergenti, diuretiche, digestive e sudorifere, un peccato che non venga più usata in erboristeria.

Le mie amiche api ne vano davvero ghiotte. Facendo un po’ di attenzione, non è difficile vederle tuffarsi letteralmente al centro del fiore e strofinarsi ben benino per raccoglierne il polline. Sembra quasi che si divertano a star lì, che sguazzino in tanta abbondanza con vero godimento.

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A proposito di tutte queste sue caratteristiche, c’è da dire che la Carlina si presenta con un aspetto quasi dimesso. Chi non la conosce, la scambia spesso per un fiore ormai secco o appassito, ma la sua tenacia nel crescere là dove molte piante desistono e dove l’aria è indubbiamente più tersa la rendono un simbolo di purezza e protezione, oltre che di riservatezza e difesa.

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I suoi petali immacolati riflettono la luce dell’astro padre del nostro pianeta, il Sole, e anche il fatto che cresca su terreni molto assolati rimanda al collegamento con la meravigliosa stella che ha permesso la vita nel nostro Sistema Solare. Ecco perché la Carlina è anche simbolo di forza vitale. Con le sue spine, che tengono lontani gli animali che potrebbero cibarsene, sa difendersi da sola, senza l’aiuto di enti esterni, e questo la rende indipendente, quasi autosufficiente.

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Eppure questa apparente chiusura è equilibrata dalla grande voglia di espansione di questa pianta dei semplici: a dircelo è la grande quantità di polline che produce, che la rende assai fertile, insieme alla qualità del nettare che le api ne traggono, considerandola un’ottima mellifera.

Insomma, ancora una volta la Natura dimostra di avere un linguaggio profondo, diverso rispetto a quello a cui si è abituati… ma qualche volta basta semplicemente saper guardare con occhi diversi, topi!

Un saluto spinoso e solare a tutti.

Malva, non solo per ammorbidire.

Il nome di questa pianta, Malva Silvestris, appartenente alla famiglia delle Malvaceae, deriva proprio dal termine latino “mollire” che vuole appunto intendere “rendere morbido”, non per niente è la pianta dalle capacità emollienti più potenti chSONY DSCe ci sia in natura. Lo sapevano bene già Ippocrate, Plinio e tutti i Greci che la chiamavano Mallachè, morbida. appunto. Anche le sue foglie vellutate e i suoi delicati fiori sono morbidissimi. E’ una pianta delicata. Vi sieteSONY DSC mai chiesti come mai sia usata per dentifrici o detergenti intimi?  E’ ricca di vitamina A, B e C, mucillagini, tannini, flavonoidi e malvina, la sostanza più lenitiva che possieda. Viene utilizzata anche per le sue doti lassative e idratanti per l’intestino. Malva è così gustosa e utile che per i poveri divenne un cibo quotidiano. Ancora oggi, credetemi, è ottima se lessata nelle minestre o cruda nell’insalata. Calmerà i vostri nervi, se quel giorno li avete a fior di pelle! E’ talmente delicata da poter essere utile, senza abusarne, anche per la stitichezza, quasi sempre presente durante una gravidanza, per esempio. E poi ha un’altra proprietà che tutti conosceteSONY DSC: disinfiamma. Non l’avete mai messa sulle gengive o su un dente dolente? Quante volte avete pregato perchè potesse prendere il posto del dentista? Bene, noi topi la mettiamo su qualsiasi tipo di ferita, infiammazione o infezione. E, credetemi, funziona! Non fa miarcoli, ma funziona, davvero.

Quanta Malva ho raccolto per tutta la famiglia! E’ molto usata nella mia Valle. Spesso la si vede appesa fuori a essicare raccolta in grossi mazzi. Mettetela all’ombra, però.

La Malva combatte, rinfresca e attenua anche le piccole infiammazioni della pelle del viso, come l’acne, l’herpès, un brufolo e naturalmenteSONY DSC le punture di insetti. Malva è una pianta che non arriva a un metro d’altezza, a volte con foglie larghe come una padella, altre piccoline, ma sempre protette da sottilissimi peletti. Le foglie piccine usatele tritate, fresche o secche, da mettere nei decotti o nelle tisane, tanto non sono abbastanza grandi da fasciare una parte dolorante.

Volete anche la ricetta di un buon té serale? Fate bollire le foglie e i fiori di Malva per 10-15 minuti. L’acqua diventerà verde e ve la berrete, bella calda e senzaSONY DSC zucchero, dopo averla filtrata. Lo zucchero fermenta e visto che, come vi dicevo prima, è ottima contro i disturbi intestinali e gastrici è bene farla lavorare senza interferenze. Non buttate via ciò che avete strizzato nel colino! Se accanto a voi c’è qualcuno con un disturbo alla schiena, un dolore reumatico, un nervo infiammato… mettetelo su una garza e fategli un impacco di Malva cotta.

Malva è perenne, dal portamento cespuglioso, spesso eretto, ma talvolta decide di sdraiarsi sui prati in cui nasce formando una specie di morbido tappeto. I fiori, che spuntano all’ascella delle foglie, sono di colore rosa-violaceo con striature più scure. Colorano i prati. Malva, così delicata eppure così forte, è fragile ma tenace.

Nel linguaggio dei fiori simboleggia la forza dSONY DSCella giovane madre. Essendo riconosciuta fin dall’antichità come una panacea di tutti i mali, la si è potuta paragonare alla protezione totale e affettuosa che solo una madre sa avere nei confronti del proprio figlio. Attualmente il linguaggio che esprime è quello di una calma pacatezza e di un amore materno ricco di dolcezza, saggezza e caparbietà, doti da lei conquistate già nei primi anni dell’800 grazie agli studi effettuati da monaci, medici e signorotti.

E, come una madre, non smette di agire finchè non vede guarigione. “Malva vuol bene all’organismo umano”, si è detto. E vuol bene anche all’amore! Potete immaginare le gentildonne di un tempo che, credendola altamente afrodisiaca, ne legavano alcuni pezzi di radice ai genitali del nobile consorte? No, non me lo sono inventato. Forse era iIl viagra di un tempo, perchè no?

Pensate che, invece, nel Medioevo, soprattutto tra le streghe, la reputazione di Malva era esattamente l’opposto e veniva usata per l’effetto contrario, ossia per pozioni volte a inibire il desiderio sessuale dell’amato che, probabilmente, aveva ahimè scelto un’altra fiamma con la quale amoreggiare. Devono esssersi resi conto solo in seguito che queste pozioni non funzionassero e che un mazzetto di Malva appeso ai “gioielli” del partner avesse, in realtà, una grande efficacia in mabito riprouttivo.

Torniamo alle cose serie, anche se queste non sono bazzecole. Oggi, vi sto descrivendo un’erba fantastica. Carlo Magno la definì addirittura come “pianta obbligatoria” nella sua ordinanza “Capitulare de Villis”. Pianta eliotropica, come il Girasole, orienta i suoi fiori verso il sole. E’ una pianta dolce, amata da tutti gli insetti. Il suo profumo tenue non dà fastidio – mi duole dirlo – nemmeno alle zanzare. Fiorisce durante l’estate e l’autunno, perciò i nostri amichetti alati possono farne grandi scorpacciate. Anche i nostri topini andrebbero trattati con detergenti o prodotti alla Malva, perchè sono i più delicati e, inoltre, le sue mucillagini riducono le proprietà schiumogene di alcuni tensioattivi.

Che altro posso raccontarvi, di lei? Penso di avervi detto tutto, ma spero di avervi reso partecipi di alcune proprietà di Malva che magari non conoscevate ancora. Vi mando un bacino e vi aspetto per il prossimo appuntamento nel magico mondo della flora… ops, quasi dimenticavo! Malva, il mercoledì, ha un profumo più intenso rispetto agli altri giorni della settimana, ma non chiedetemi il perchè: misteri della natura!

Baci.

M.