La lunga storia del Carnevale di Arma

Quella che vi racconto oggi è una lunga storia, una lunga e bella storia. Una storia fatta di maschere, di coriandoli, crustoli e divertimento.

Ebbene sì, Topi cari, vi voglio parlare di una tradizione che da ben sessantatre anni rende speciale una giornata all’anno in quel di Arma di Taggia. Si tratta della Festa di Carnevale che, ormai, è un appuntamento irrinunciabile.

Tutto iniziò nel 1955 nell’Oratorio Don Bosco di Arma. Una sfilata di Mascherine partecipò all’evento con molto entusiasmo ma si trattava di un gruppo di persone, all’epoca, abbastanza ridotto confronto a quello che si è visto in futuro. Data la gioia dei partecipanti e il bel clima di cui godono i nostri luoghi, si è presto deciso, gli anni seguenti, di realizzare questa festa all’aperto e, ben presto, le persone aumentarono.

Due anni fa, nel 2018, si arrivò a contare più di duemila persone. Sì, un qualcosa di incredibile.

Ho molti ricordi legati a questa manifestazione. Mia mamma si è occupata per anni di creare con polistirolo e pittura i Carri di Carnevale assieme alle Suore e, ogni anno, dopo tanto lavoro, prendeva vita un nuovo Carro a rappresentare il tema deciso: la Fattoria, la favola di Biancaneve, etc…

Ad organizzare questa ricorrenza è, fin dai tempi della sua nascita, la Parrocchia, la quale oggi può contare sull’aiuto del Gruppo Scout FSE di Arma di Taggia 1 e la P.A. Croce Verde di Arma di Taggia ma, da qualche tempo, anche sulla preziosa collaborazione del Comitato Natale a Villa Boselli il gruppo ormai divenuto mitico che realizza anche l’anniversario natalizio più significativo di tutta la Valle.

Si tratta di una mezza giornata (quest’anno si svolgerà martedì 25 febbraio a partire dalle ore 14:00) all’insegna del divertimento, della spensieratezza e delle risate.

Adulti e bambini, vestiti con il loro abito preferito, cammineranno prima per le vie principali del paese seguendo la prestigiosa Banda Pasquale Anfossi di Taggia e continueranno i giochi davanti alla Chiesa di Sant’Antonio e San Giuseppe dove la grande piazza accoglierà anche i Carri a tema per trasportarsi totalmente in un mondo fantastico.

Ma non è finita qui. Oltre al lancio di coriandoli e stelle filanti, si potranno gustare i crustoli caldi dal dolce sapore, osservare le realizzazioni carnevalesche che hanno creato i Papà del Comitato dopo tanto lavoro e partecipare al Concorso “La Maschera più Bella” durante il quale, a presiedere in giuria, ci sarà Rita Longordo vincitrice della 62esima edizione dello Zecchino d’Oro.

Insomma, non è difficile comprendere come questo Carnevale sia diventato, negli anni, sempre più bello e sempre più importante.

Si tratta davvero di una festa che non ha eguali e io consiglio a tutti i piccoli Topini della Valle di scendere sulla costa per quel giorno e assicurarsi momenti di infinita felicità.

Ma… quale sarà il tema di quest’anno? L’anno scorso si è pensato di dedicare questa giornata a Mario Bros. gioco della Nintendo molto amato dai bambini e dai ragazzi. Quest’anno sarà una sorpresa. Oh! Io lo so, certo… sgattaiolo ovunque e sono sempre ben informata, ma non posso spifferarvi nulla, ho dato la mia parola d’onore di Topina e, inoltre, beh, insomma, una sorpresa dovrete pur averla!

E non sarà l’unica, perché in questo articolo non vi ho detto tutto appositamente. Non vi resta che partecipare, numerosi, all’evento più divertente della Valle Argentina.

Ops! Dimenticavo… in caso di brutto tempo, il tutto sarà rinviato al sabato successivo in quanto, qui, nessuno si scoraggia e questo Carnevale, molto atteso, sa’ da farsi!

Sapete bene che non vi ho mai consigliato male quindi fidatevi se vi dico di accorrere! Palloncini che verranno distribuiti e tanti colori vi aspettano per festeggiare in piena allegria la manifestazione più esilarante che ci sia!

Un sorriso a voi! Io vado a truccarmi, ci sentiamo al prossimo articolo!

Quelle fessure chiamate “caruggi”

In Liguria, e quindi anche nella mia splendida Valle, le piccole vie che attraversano i borghi vengono chiamate “caruggi”. C’è anche chi li chiama “carrugi” o “carruggi” ma il significato è lo stesso.

Si tratta di stradine strette, a volte anguste, a volte splendide, dove i raggi del sole spesso faticano ad entrare e la gente, che vive in queste vie, è il cuore pulsante del borgo antico.

La parte più vecchia del paese. Quella costruita astutamente, come il guscio di una chiocciola, intorno a un dedalo di strade buie e socchiuse in modo che il nemico invasore potesse perdersi e rendersi così più vulnerabile.

La maggior parte di questi caruggi, che appaiono proprio come piccole fessure, sono dotati di contrafforti, strutture in grado di reggere e unire le abitazioni tra loro e attutire i vari spostamenti sismici di quegli edifici costruiti in altezza per rendere il borgo ancora più a chiuso come uno scudo umbone rovesciato.

Da alcuni di questi elementi architettonici veniva buttato olio bollente su chi si permetteva di invadere il paese. I caruggi infatti, sono pieni di nascondigli sia in basso che in alto e, ancora oggi, in alcuni di loro, si possono trovare gradini che scendono chissà dove o nicchie utili agli appostamenti.

Alcune di queste stradine hanno un aspetto tondo e dolce. Si passa sotto le case attraverso volte a semicerchio e le loro curve donano sinuosità. Possono mostrare il vermiglio arcaico dei mattoni pieni o pietre levigate che rendono il tutto più aggraziato.

Altre invece appaiono come affilate e taglienti, squadrate, e disegnano verso il cielo figure che sembrano geometriche.

Alcune sono davvero buie e molto fresche. L’umidità le rende come se fossero celle frigorifere all’aperto e non è difficile vedere del muschio nascere al suolo.

Altre ancora, un poco più aperte e magari più lunghe, sono solitamente addobbate con cura da chi le vive; i nomi dei caruggi vengono scritti in modo particolare, su lastre d’ardesia o dipinti di cerchi di legno.

Molti fiori abbelliscono le case, i numeri civici sono disegnati sul muro o su piastrelle decorate, e anche i panni stesi, appesi come un tempo, tra una finestra e l’altra in condivisione, donano un tocco di folklore e di colore.

Certi vicoletti sono così particolari che incantano. Statue, quadri, mosaici e roba appesa li rendono veri angoli artistici.

A proposito di ardesia, essa è sicuramente l’elemento più presente in questa ragnatela di viuzze. Naturale e resistente. Con essa si costruivano scale, portali, androni, lapidi, lastre e persino le tegole dei tetti delle case, chiamate “ciappe”, assolutamente tipiche nei miei luoghi.

La pavimentazione può variare. Ha solitamente righe a lisca di pesce intagliate nel cemento per poter frenare l’acqua e permettere di non scivolare a persone, carretti e animali come gli asini. Dovete sapere che alcuni caruggi sono molto in discesa e, se visti all’incontrario, molto in salita. Se si pensa ai nostri vecchi, che passavano di qui con pesi enormi sulla schiena, pare impossibile davvero immaginarli inerpicarsi per queste vie.

Venivano però usati anche i piccoli ciottoli di fiume e i sampietrini, mattoncini quadrati dalle sfumature rosse-violacee con i quali si potevano anche realizzare linee tonde che davano un senso di bellezza alla strada.

Il suolo doveva comunque essere ben praticabile dai carri, unici mezzi di trasporto assieme agli animali che potevano passare per questi vicoli e si pensa addirittura che, proprio la parola caruggio, derivi da “carro”.

C’è però chi afferma siano stati i Saraceni, i grandi nemici antichi dei Liguri, a dare questo nome nella loro lingua.

La parola “kharuj” significherebbe “di fronte al mare” o “sul mare” e potrebbe avere a che fare con la mia splendida regione.

Molti turisti amano passare sotto a questi portici e percorrere queste vie perché hanno davvero un fascino incredibile. Sono estremamente attraenti e raccontano di storia e passato.

Ancora oggi qualche vecchina resta per ore affacciata ad una finestra osservando la vita che passa o donando briciole ai piccioni che regnano indisturbati tra queste case. In realtà si vedono quasi ovunque dissuasori messi apposta per questi volatili ma hanno ben poco successo.

Le sigle di un tempo, scolpite nel marmo o incise nel ferro, e diverse Madonnine non mancano mai ma è facile vedere anche parecchie fontane per queste vie.

Ovviamente tutte una diversa dall’altra. Ognuna mostra il gusto di chi le ha realizzate.

Spero che questo articolo all’interno dei cuori dei paesi della Valle Argentina vi sia piaciuto, io vi lascio un bacio storico e vado a prepararvi un nuovo post.

Squit!