Regina per un giorno nel Castello di Triora

Oh! Si! So già che state pensando: “Topina! Ti accontenti di poco!” ma è perché non sapete cosa riesco a fare con la fantasia e l’immaginazione. Ma oggi ve lo mostro.

So bene che andiamo verso quello che ormai è solo un rudere ma sono tante le cose che ci attendono quindi seguitemi.

Venite con me, vi conduco nel mio… Castello!

Ci saranno paggi e valletti, guardie e principi, tanta storia e, dalla torre più alta, potremmo vedere un panorama meraviglioso.

Nel bel mezzo dell’antico borgo di Triora prendiamo per Via Castello da Fontana Soprana. In realtà, il mio Palazzo Reale, si può raggiungere da diverse vie ma questa salita di ciottoli, che si srotola tra le case del borgo, mi piace molto.

Mi soffermo a guardare i miei monti. La loro immensità, il loro stagliarsi contro il cielo e cullare i paesi di Corte e Andagna.

Sorrido a quella bellezza e mi dirigo verso la meta di cui vi parlavo conosciuta anche con il nome di Castrum Vetus Triorae e che fu realizzata intorno al XII e il XIII secolo.

Il Capo delle Guardie mi viene incontro per salutare Sua Maestà. Ha un’espressione rude ma in realtà è un coccolone. Dovete capire che deve mantenere un certo contegno e una certa autorità per farsi rispettare da tutti i soldati.

Dopo avermi riempito per bene di pelo, miagolando a più non posso, mi lascia libera di giungere a Casa mia.

Tutti acclamano la Regina suonando trombe e sventolando bandiere. Le fiaccole appese fanno una gran luce grazie alle fiamme ardenti le vedete anche voi?

Ma come no? Guardate bene! Cola persino ancora la cera da quei porta-torce in ferro battuto. Che meraviglia!

Quanta pietra robusta a realizzare quello che un tempo era un fortino inespugnabile.

Quello che posso mostrarvi è poco: un bastione, un torrione dal quale un tempo si poteva scorgere il nemico arrivare e qualche pezzo rimasto del muro di cinta.

La vista da qui, infatti, è ampia e se mi arrampicassi fino in cima potrei vedere anche la strada principale di sotto ma mi accontento di vedere, da varie prospettive, i tetti rossi di Triora, il campanile e tutta la natura che circonda il paese.

E’ uno sguardo pieno di entusiasmo il mio.

Le case sembrano appiccicate le une alle altre e, viste da qui, appaiono decisamente più piccole.

Le restanti rovine mi permettono ancora di percepire l’altezza e la stabilità di questa costruzione.

Eppure dovete sapere che è stata distrutta diverse volte, sembrerebbe quattro volte, persino dagli stessi trioresi arrabbiati a causa delle tasse troppo alte che venivano imposte. Eeeeh… i miei antichi convallesi non erano certo degli smidollati! Perbacco! Siamo nel Paese delle Streghe mica in quello dove si pettinano i criceti!

Questo Castello appartenne infatti anche ai Conti di Ventimiglia i quali, come vi ho già spiegato in altri articoli, non erano proprio molto apprezzati dal popolo.

In un altro tempo, invece, questo luogo storico e fantastico era l’abitazione dei signorotti locali ma appartenente ovviamente anche alla Repubblica di Genova, dal 1267, come tutto questo territorio d’altronde. La torre era infatti definita – bastione difensivo della Repubblica -.

Sotto di lei sorgeva il Cimitero e, durante gli ultimi lavori esterni (avvenuti nella prima metà del 1800) vennero rinvenute parecchie ossa umane trasportate poi in quello che è ancora oggi il nuovo Camposanto e che tuttora riposa oltre il sentiero Beato Giovanni Paolo II.

Sto fantasticando in quello che venne per molti anni considerato uno dei punti più strategici di tutta la Valle Argentina.

Sto cercando la Sala del Trono, dovrò ben sedermi dopo aver fatto tutti questi passi in lungo e in largo, ma la mia attenzione viene nuovamente rapita dai bordi frastagliati di alcune mura. Posso di nuovo vedere i miei amati monti.

In realtà, quei perimetri, sembrano non finire come ad avere un proseguo infinito chissà dove. Mi è facile immaginare un vero e proprio Palazzo dai tratti severi e solenni.

Il piazzale davanti è un lastricato di grigia pietra e oggi è divenuto un balcone che si affaccia sulla mia Valle. In antichità invece era l’entrata del Castello ma anche il centro della cosiddetta “Cittadella”.

La Cittadella era un nucleo abitativo totalmente autosufficiente e racchiuso dentro a delle mura nella quale i trioresi vivevano senza bisogno di nulla se non quello di vendere o barattare i propri prodotti. Essi coltivavano, cucinavano, lavoravano sempre all’interno di questo feudo e protetti.

All’interno del bastione, se si alza il naso all’insù, si può vedere il cielo perché non esiste il tetto ma, oltre al velo azzurro, vedo trecce bionde e lunghissime scendere giù da quelle feritoie e Principi Azzurri pronti a… ehm… ma no, forse questa è un’altra fiaba.

Beh, lo scenario qui è talmente bello che sembra di essere in un mondo magico e in un tempo che fu. E’ assai facile confondersi.

L’entrata della torre è piccola e dalla volta tonda, sembra la porta di una cripta, mentre è interessante osservare la trave in legno che fa da portale a quello che doveva essere un vero e proprio uscio.

Durante la costruzione di questo edificio non era ancora stata usata l’ardesia come architrave.

Compio ancora un giro intorno a tutto ciò che resta del noto Castello e sogno ancora un po’, fino al calar del sole. Il Toraggio si illumina di nuova luce così come le case dei trioresi e il mio animo.

Adesso c’è ancora più silenzio e l’atmosfera è splendida da vivere. Con una zampa accarezzo un’ultima volta quelle pietre. Chissà cosa hanno visto da quando sono qui. Quali abiti? Quali persone? E chissà se hanno sentito urlare, o ridere, o chiamare, o suonare antichi strumenti.

Lascio immaginare anche un po’ voi, io devo rientrare in tana perché ho un altro post da scrivere.

Alla prossima topi! Un bacio regale a voi.

Una bella promenade……in Nizza Vecchia

Oggi ce ne andiamo a zonzo in un posticino davvero particolare e direi “fuori dal mondo”. Se avete piacere di venire con me, vi porto a Nizza, in un particolare quartiere di Nizza. E’ la parte di Nizza Vecchia, un borgo che si dipana tra vicoli e corridoi dal fascino antico e Provenzale. WP_20150328_006Pare essere in un racconto di Biamonti. Antichi palazzi, pescatori, caratteristici locali, botteghine di souvenirs, quadri antichi e borse di pelle. Tanti gli italiani, persino i nomi delle viuzze sono scritte sia in francese che in nizzardo, lingua che assomiglia molto al dialetto ligure. WP_20150328_009Si arriva in questo luogo dove il tempo sembra essersi fermato, andando giù, fin sul mare, fino al Porto, se si arriva dall’Autostrada. Un grande monumento ai caduti, imponente, bianco ed elegante, si troverà alla nostra destra ricordando ai suoi cari uomini, che hanno dato la vita per la Francia, che il loro nome e la loro gloria, non verranno mai dimenticati. WP_20150328_003Cactus, mammillarie ma anche aromi come lavanda e timo, nascono spontanei sulle rocce sopra di lui e intorno, degli splendidi giardini ben tenuti. Alla nostra sinistra invece, l’infinito mare che, alla sera, colorandosi di nero, IMG-20150329-WA0007fa risaltare le luci di Nizza su tutta la sua riva in quella che è una delle passeggiate più lunghe della Cote d’Azur. Sabbia e piccoli sassi, permettono alle onde d’infrangersi dolcemente. WP_20150328_026Gli aerei che si vedono partire e innalzarsi in volo dall’aeroporto laggiù, sono impressionanti. Numerosi, e sfiorano l’acqua. Su questa Promenade, la gente corre, va in bicicletta, sui pattini e c’è anche chi si ferma e intona qualche canzone. Giocolieri e maghi, sono a vostra disposizione. WP_20150328_028Se non volete salire fin sulla rocca del Castello, arrampicandovi tra una flora tipica del luogo e un ambiente rustico che vi farà apprezzare l’atmosfera mediterranea, non dovete preoccuparvi, troverete tanto divertimento anche qui. E che fascino la meridiana dipinta a terra regolata dalla luce del sole. Enorme, una meraviglia. Le nostre ombre, unite, si disegnano sopra di lei.WP_20150328_030 Due grandi archi invece, ci permettono di abbandonare questa zona più moderna e inoltrarci nel fascino più totale e tipico di questi luoghi. Immediatamente ci troviamo in Cours Saleya. Il Corso.WP_20150328_022Qui la gente è diversa, si preoccupa meno dello sport e di tenersi in forma, qui si gira con i sacchettini in mano pronti ad acquistare qualche carineria. Qui è tutto un vociare, da colui che vende fiori nel mercato giornaliero, al cameriere che cerca di invitarti a mangiare nel suo locale. E come locali, credetemi, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Tutti magnifici, divertenti coi loro dehors ma anche eleganti. WP_20150328_016Ognuno di loro ha del pesce fresco sui bancali ricoperti di ghiaccio e anche ostriche, giovani e turgide, saporite e molluschi e tutto quello che occorre per soddisfare i palati dei più esigenti. WP_20150328_017Pesce fresco, ottimo. Profumato, cucinato in tutti i modi.WP_20150328_018Ma anche buona carne. Filetti alla griglia senza neanche un filo di grasso, spessi e cotti alla perfezione come il cliente desidera.WP_20150328_020 Le tavole vengono apparecchiate in modo perfetto con tanto di glacière per gustare ottimi vini bianchi. E mangiando, si ammirano gli acquisti fatti nei carrugi al pomeriggio. WP_20150328_024Spezie introvabili come il pepe di Sichuan o quello nero della Jamaique dal profumo meno giovane. Il Tandoori per un tocco indiano sulle nostre tavole e il sale pregiato della Camargue, non lavorato e quindi naturale. Ma ancora bon-bon coloratissime alla Verbena, al Mandarino, all’Eucalipto per la tosse. E che dire degli orecchini dei quali mi sono innamorata che rappresentano il bellissimo Frangipani? Stupendi, per 5 Euro, ne è valsa la pena non trovate? Presi in un bellissimo bazar, strapieno di cose, da incanto. E qui, qui c’è davvero di tutto, in alcuni locali si può addirittura prendere il tè e fumare il narghilè. Ma infatti, che sbadata, mi sono dimenticata di raccontarvi che prima della cena c’è stato ovviamente l’aperitivo, WP_20150328_014un cocktail analcolico e un immancabile Kir Royal, si possono gustare dei tanti e tipici Cafè, della zona. I tavoli minuti, i posacenere a pubblicizzare il Cynar, si, si, proprio come ai vecchi tempi. Locali dai quali è impossibile vedere il sole. E no, qui non può entrare.WP_20150328_010 Le chiese e i grandi palazzi d’epoca non glielo permettono. E che simpatici i posters vintage e i disegni sulle pareti dei Bistrot. WP_20150328_007Questo si, questo è proprio un altro mondo. Numerosissimi in questo via vai di gioia e ilarità. A passeggiare nella completa beatitudine. Oh si! Potete stare sereni. Soldati dell’esercito camminano per le vie assicurando la tranquillità più totale. Bhè, si sa, è proprio nelle zone vecchie dei paesi che gli spacci, le risse e diversi tafferugli, possono avere vita. Ma l’esercito garantisce e ci si può divertire. WP_20150328_008Ah! Nice! La bella Nizza. Affascinante. Che alla sera si colora e i giovani danno vita a piazze e piazzette. La Nizza un pò retrò. IMG-20150329-WA0004Misteriosa, orgogliosa, a disposizione. E allora cin cin Nizza! Salut! A te. Grazie per questa splendida giornata. E dopo l’ultimo drink, si torna a casa. WP_20150328_023Vi saluto, ma preparatevi per il prossimo tour! Smack!

La colorata magia dell’Acquario

SONY DSCAh! Che fascino! Con i topini li abbiamo già girati tutti. Piacciono, non c’è che dire. Agli adulti dispiace vedere dei pesciolini rinchiusi in teche di vetro ma i bambini s’incantano, come forse facevamo anche noi da piccoli. Tutti quei colori, quel frenetico movimento, quegli sguardi incuriositi che escono da piccole tane sott’acqua. SONY DSCSono tanti e, vicino a me, ce ne sono moltissimi compreso quello di Genova che è uno dei più grandi, se non il più grande d’Europa. D’Italia sicuramente. Esso è anche arricchito da una sala per i Colibrì e da una biosfera con stupendi fiori, pesci e uccelli. Tra l’altro, riguardo a questo Acquario, vi dico anche che, se la fanno ancora, una volta al mese, questa struttura propone la “Notte con gli Squali”, offrendo a un massimo di 35 ragazzi per notte di dormire davanti alla vasca degli squali, passando un’intera notte all’interno dell’acquario, per scoprire tutto sul comportamento notturno dei suoi abitanti.SONY DSC Ma io oggi vi porto nell’Acquario di Montecarlo. Più piccolo, ma davvero bello, con tanto di museo e ricostruzioni. Il suo vero nome infatti è Museo Oceanografico. In nemmeno un’ora, possiamo godere di questo spettacolo. Inaugurato nel 1910, dal suo fondatore il Principe Albert I, questo eccezionale Museo, dedicato a tutte le scienze del mare, è un capolavoro di architettura monumentale.SONY DSC E’ situato dentro un Palazzo bellissimo arricchito da marmo, legno e vetro. La sua maestosa facciata domina il mare, a picco, da 85 metri e i pesci marini, vengono alimentati direttamente dalle acque della Costa Azzurra. Per la sua costruzione sono occorsi pensate, undici anni di lavoro e 100.000 tonnellate di pietra.SONY DSC Nelle sue imponenti sale, aperte al pubblico su due piani e tutti i giorni, dal mattino alla sera, sono presenti collezioni incredibili di fauna marina, raccolte proprio dal Principe Alberto, e numerose specie di scheletri tra cui quello di una balena di 20 metri. SONY DSCSi possono inoltre osservare modelli di navi-laboratorio del Principe e sottomarini vecchissimi ma un tempo realmente funzionanti, realizzazioni artigianali, il tutto utilizzando prodotti del mare. Nella parte sotterranea invece, ecco il famoso “Acquarium” che offre al visitatore l’affascinante spettacolo di una fauna e una flora marina esuberante. Le specie più rare di pesci dai mille colori, provenienti da tutti i mari del globo, guizzano in 90 vasche.SONY DSC E qui i topini sono nel loro regno. Se la parte precedente era pura scienza, biologia e zoologia, qui c’è solo da divertirsi e da rimanere estasiati. Un mondo di silenzio sommerso, ma anche di bellezza. I piani inferiori ancora, fino al livello del mare, sono riservati, su una superficie di 2000 mq, a laboratori scientifici di ricerca costantemente in funzione ma a noi non serve andare lì. Da qui, non ci muove più nessuno. SONY DSCE allora vai con “Nemo” il Pesce Pagliaccio. “Guarda mamma, è proprio lui! E dov’è Doris? Eccola, eccola!” e le tinte vivaci iniziano a roteare su e giù. Il giallo e il blu del Pesce Chirurgo, il bianco e il marrone della Murena Zebrata, l’ocra acceso del Pesce Farfalla, l’argenteo della Cernia, un arcobaleno. SONY DSCE poi ancora squaletti, tartarughe, gamberetti, meduse e persino le vasche tattili con dentro le pazienti razze che si lasciano toccare o arrivano se si picchietta piano sulla superficie dell’acqua. E poi i Piranha, che paura! Che muso imbronciato e che espressione col grugno hanno! SONY DSCChe simpatici invece i Pesci Coltello, piatti, piatti, sottili, sottili, sembrano davvero delle lame. E questi? Guarda, sembrano Sardine e si muovono tutte insieme quasi a tempo di musica. Ci sono pesci velenosi come il Tetraodon, il Pesce Palla, e quelli invece più curiosi e spavaldi come l’Haemulidae o Pesce Grugnitore. SONY DSCTutti hanno una caratteristica. All’acquario di Montecarlo non ci sono pesci enormi come in quello di Genova ma il fascino è assicurato ugualmente potete credermi. Non dimenticate infatti che, oltre tutto, sul vasto tema del mare, sono stati realizzati dei filmati da Jacques-Yves Cousteau e proiettati in continuazione nel ricco scenario della “Sala delle conferenze”. Un salone molto grande. SONY DSCMa non è tutto! A rendere ancora più suggestivo questo luogo, una splendida e ampia terrazza offre un panorama magnifico che si estende dalla riviera italiana fino al massiccio dell’Esterel e dalla quale si può vedere tutta Montecarlo. SONY DSCSiamo sulla Rocca. Proprio in cima; e da qui volendo si può visitare tutta la parte alta di Monaco compreso il Castello che offre il breve spettacolo del cambio della guardia. Ma torniamo giù, ci sono ancora tante cose da vedere, ci sono i Coralli e le Meduse, le rocce e gli Anemoni che fluttuano in quell’acqua cristallina mostrando tutti i loro colori sgargianti. SONY DSCE come sembrano leggeri! Così armoniosi, con le bollicine che li solleticano. A vederli sono molto tranquilli e, a proposito di ciò, vorrei fare un appello, consentitemelo ma è una cosa che davvero non sopporto: “Cari genitori, potreste per cortesia fare in modo che il vostro figlioletto eviti di picchiare con i pugni contro i vetri delle vasche???!!! Grazie!”.SONY DSC Lo so, vi sembrerà retorico e stupido ma sarò andata in cento acquari, cento volte e, ogni volta, c’era qualche bambino che urlava massacrando i vetri per spaventare queste creature. Cosa ancora più grave, il genitore dietro di lui, se la rideva. Questi poveri pesci già son chiusi sottovetro ancora sbattergli contro… E’ così divertente? Non mi sembra ma cambiamo discorso, oggi voglio solo presentarvi una cosa bella. SONY DSCCi sono anche le sale parto sapete? Si. Qui nascono i piccoli pesciolini e alcuni sono davvero minuscoli. E’ anche grazie alle nascite che, in questo Museo, si possono trovare sempre cose nuove, esemplari mai visti prima, e queste sono ottime scuse per tornarci. SONY DSCMi ha fatto piacere vedere gli acquari tenuti bene anche se alcuni, a mio parere, sono un pò piccoli. Sopra ognuno, una spiegazione dettagliata racconta tutta l’origine dell’animale che ospita, da dove arriva, di cosa si nutre e qual’è solitamente il suo carattere. E non sono storie sapete? SONY DSCSono molto evidenti a volte le varie personalità e, in alcuni casi, sembra quasi ci sia il boss che comanda tutti. Una sorta di gerarchia come esiste anche negli esseri terrestri. Gli Squali, che se ne dica, sono i più tranquilli e pacifici, anche tra di loro. SONY DSCTra l’altro, l’ultima realizzazione dell’acquario, è proprio la sua “laguna degli Squali” che svela, in una vasca gigante di circa 450 m3, non solo questi esemplari ma un’intera barriera corallina dalla bellezza indescrivibile. Sono microuniversi questi che mozzano il fiato. Sono meravigliosi. SONY DSCViene voglia di nuotare insieme a loro. Bhè, non proprio con tutti. Vicino ad alcuni, non metterei neanche il dito! Alcuni pesci mangiano i topini sapete? I Branzini nei nostri porti, ne vanno matti e qui, c’è un intero reparto dedicato ai pesci del Mar Mediterraneo e vicini alle nostre coste: il Sarago, la Girella, il Cefalo, l’Orata e che bello vederli nuotare.SONY DSC Quando li peschiamo non possiamo ammirare tutta la loro bellezza; le sfumature dei loro toni di grigio, la pinna dorsale alzata come una cresta, i loro movimenti rapidi e scattanti, i loro occhi vivaci che guizzano di qua e di là.SONY DSC Sembrano così lontani da noi, così strani, ma stupendi. Venite a vedere se anche per voi è così. Se vi fanno questo effetto. Io spero che questa gita vi sia piaciuta e, se vi và di viverla fisicamente, qui a Monaco, in Avenue Saint-Martin, proprio a ridosso dell’azzurro mare, SONY DSCc’è un nuovo mondo che vi aspetta e, con tutto il contorno di una delle più belle zone della Costa Azzurra, potrà farvi passare un’intera giornata indimenticabile. Vi mando un bacione con le bolle… se riesco a farle.SONY DSC

Castellaro, il paese medioevale

Castellaro SONY DSCtopini. Oggi vi porto qui a fare una splendida gita. A Castelà, come diciamo noi.

Il toponimo deriva da “castellari“, fortificazioni costruite dagli antichi Liguri in posizione sovrastanteSONY DSC.

Vi porto in questo paese dall’ancora calcata impronta medioevale e feudale.

Un paese in collina; in cima alle colline affacciate alla costa ligure a poco meno di 300 metri sul livello del mare.

Castellaro che troneggia tra gli Ulivi argentati degli altipianiSONY DSC intorno a noi e le infinite coltivazioni di palme. Due verdi completamente diversi, uno più spento e uno più acceso. Castellaro che è cresciuta e, da un pugno di case, è diventata una cittadella elegante e ben tenuta, variopinta dal grigio della storia e dai colori tenui e tipici della Liguria.

Negli ultimi cinquant’anni, sono aumentati anche i suoi abitanti, da 500 circa, a 1200 più o meno. Se fino a qualche anno fa, su Castellaro, nessuno avrebbe scommesso una lira, SONY DSCoggi si parla della Beverly Hills della Valle Argentina. No, non sto scherzando, mica tutti i paesi, qui da noi, ti aprono la porta d’ingresso, invitandoti ad entrare, con un campo golf da far acquolina a Tiger Woods sapete? E pensate, un prato immenso completamente a ridosso del mare!

Ma andiamo a conoscere meglio questoSONY DSC stupendo borgo. Il suo centro storico, ricco di viuzze, carrugi e pietre poste a formare le strade, mostra ancora tanta storia, risultando meraviglioso e simile a un labirinto. Innanzi tutto, quello che colpisce di Castellaro, già da lontano, quando se ne vede il panorama, è il bellissimo Palazzo Arnaldi del XIX secolo, un’architettura civile edificata in stile neogotico e con una grande piazza davanti. SONY DSCIn questa piazza oggi c’è un parcheggio, una bella fontana e un dipinto dedicato a Maria dove regnano le scritte in onore della Madonna di Lampedusa da parte dei pellegrini che sempre la ricordano e la ringraziano. Osserviamo ancora però il bellissimo palazzo. Un castellaro trasformato dalla famiglia Quaranta in un vero e proprio castello e, attorno ad esso, pian piano, cominciò a svilupparsi tutto il paese. La famiglia QuarantaSONY DSC, prese questo feudo dai marchesi di Clavesana prima che la Repubblica di Genova, nel 1228, lo assegnò ufficialmente a Bonifacio di Lengueglia aSONY DSCssieme ad altri territori circostanti.

Nella seconda metà del Cinquecento, lasciato senza difesa dagli Spinola, nuovi signori del borgo, ma residenti a Genova, fu attaccato dai pirati Saraceni che lo saccheggiarono e ne uccisero o rapirono gli abitanti (non se ne conosce la fine precisa ma rimase senza proprieSONY DSCtari) tant’è che, nei secoli, fu oggetto di aspre contese tra gli eredi degli Spinola fino alla fine del Seicento, periodo in cui passò nei domini di Marcantonio Gentile e di sua moglie Maria Brigida Spinola e vi rimase fino SONY DSCalla conquista da parte di Napoleone nel 1797.

Esso oggi è il luogo in cui si effettuano le conferenze, le riunioni ed è anche un centro polivalente comunale.

E che belli tutti gli araldi e i simboli che lo abbelliscono, non solo di Castellaro e della RepubblicaSONY DSC di Genova ma anche di tutte le altre terre attorno.

Di fronte a lui, su una casa rosa, c’è dipinta una meridiana e, una lastra di marmo bianco, porta i ringraziamenti a Vivaldi Domenico, primo Presidente della Società di Mutuo Soccorso della zona di Castellaro.

Non è il caso di mettersi i tacchi per venire a visitare questo borgo, i tacchi non sonoSONY DSC adatti a nessun paesino ligure che mantiene le viuzze inerpicate un tempo utili persino per difendersi meglio dai nemici.

I muri delle case sono freddi, in certi punti qui non ci batte mai il sole. Le case sono unite da piccoli archi di pietra ad unica volta e, i panni stesi, ricordano i tempi antichi.

La stradina che sale verso la Chiesa Parrocchiale di San Pietro in Vincoli è molto bella, permette di vedere laggiù, fino al mare, gran parte della Valle, e ancora fino a Pompeiana, un altro paesino della mia provincia. SONY DSC

Siamo sul puntale ad Est della Valle Argentina, un angolo meraviglioso e quello che vediamo ci toglie il fiato.

Aperto. Infinito. Appagamento totale per i nostri occhi.

Bellissima è anche questa chiesa eretta nel 1619 che, un giorno, vi farò conoscere meglio. Sono tante le Chiese qui in Castellaro senza contare quella di Nostra Signora di Lampedusa, la più importante e significativa di tutta la zona non solo del paese, che vi avevo fatto vedere SONY DSCqui, in questo post https://latopinadellavalleargentina.wordpress.com/2011/12/28/la-chiesa-di-lampedusa/ .

Spuntano campanili ovunque in questo villaggioSONY DSC. Rimango un pò qui, il sole batte sulla facciata principale di questa Chiesa donandole un colore ocra vivo. Un bagliore che esalta la tinta con la quale è stata pitturata. La sua porta è chiusa. Non possiamo entrare. I pini marittimi, la incorniciano in un verde cupo. Tutta la parete è piena di arte.

Quanta arte qui a Castellaro, quanto gusto c’è. Un giorno vi farò conoscere anche le opere di un artista che ha reso il paese SONY DSC molto colorato con le sue belle idee ma, oggi, vogliamo continuare a scovare luoghi che parlano di storia.SONY DSC

Ecco le prigioni ad esempio, (purtroppo chiuse, mi sarebbe piaciuto vederle) e la torre. Che fascino topini! Stiamo parlando di prigioni davvero in uso nel medioevo e di una vera torre di camminamento del castello della famiglia “Linguilia già dei Quadraginta” (i nomi che vi ho detto prima in lingua ancora più antica) del secolo XI. Questa torre è stata restaurata non molto tempo fa, nel 1999, ed era a pianta semicircolare. Che fascino! Sembra davvero di essere in quel tempo!

Si fanno ammirare anche le altre grate che trovi qui e là in vari edifici di tutto il paese, viene da chiedersi chissà chi c’è stato SONY DSCdietro a quelle sbarre. Da lì esce aria fredda e, guardandole, ci si ritrova avvolti da un’atmosfera misteriosa. Al loro interno è tutto buio. Buio pesto. Non si vede nulla, si può solo immaginare. Davanti alle barre di questa struttura, per non annoiarsi assolutamente, si trovano la Biblioteca Civica dedicata a Ivan Arnaldi e il Palazzo dei MarchesiSONY DSC Gentile e Spinola, risalente al secolo XVII. Un altro bellissimo edificio. C’è davvero tanto passato intorno.

E’ piacevole camminare per Castellaro, questi scorci lasciano a bocca aperta e, per qualsiasi bisogno, all’inizio del paese, “L’Osteria della Braia”, sarà un valido punto d’appoggio. Pizze, bevande e buon cibo. Potete camminare tranquilli topini.

Le mura di cinta, tutte rigorosamente in pietra, fanno un certo effetto. Non ne sono rimaste molte ma le poche restanti portano ancora la loro altezza e le fessure dalle quali le guardie e i soldati sparavano verso il nemico. Nessuno poteva avvicinarsi a quel mondo a sé. Le antiche mura, un orgoglioSONY DSC per i castellaresi. Li difesero dalle continue invasioni da parte dei Saraceni fino al 1797SONY DSC, anno in cui Napoleone Bonaparte, conquistò e abolì tutti i feudi liguri che iniziarono a far parte del Nuovo Governo Franco – Genovese della Repubblica Ligure.

Su Castellaro si potrebbe scrivere per ore e ore e passeggiando in lui si passeggia sempre con il naso all’insù.

Quest’oggi, le sue stradine a ciottoli sono deserte, ma due importanti feste raggruppanoSONY DSC le genti in questo paese in altri periodi dell’anno. La prima è quella dedicata alla Chiesa di cui vi parlavo prima, San Pietro in Vincoli, e la si festeggia il primo di agosto. L’altra invece, per Nostra Signora di Lampedusa, con tanto di SONY DSCprocessione, si effettua la domenica successiva all’8 di settembre. Queste sono due feste conosciute anche in gran parte del resto della Valle e, i partecipanti, sono sempre tantissimi.

Ma Castellaro è bella anche dal punto di vista geografico. Sì, da qui si può vedere dall’alto tutto il panorama di Taggia e lo scorrere fino al mare del Torrente Argentina, da qui si vedono anche, in lontananza: Colle d’Oggia e i Prati Piani dietro a Carpasio, il monte dei Vignai attraversato dalla strada dedicata a Don Aldo Caprile e, dietro la colla, c’è il Monte delle Sette Fontane. Esso è un monte che fa parte delle Alpi Liguri alto 781 metri. Il suo nome è dato dalla presenza di varie sorgenti che, insieme ad una morfologia quasi pianeggiante della sommità, ne fanno un habitat ideale per la pastorizia. Su questo monte inoltre ci sono moltissime “caselle”, delle costruzioni circolari in pietra a secco SONY DSCche, in passato, servivano da ricovero durante il lavoro nei campi e la stagionatura dei formaggi. Sono costruzioni tipiche della nostra zonaSONY DSC anche se ormai rare e vengono chiamate in dialetto “casui“.

Bella inoltre tutta la cresta ad Ovest delle montagne; le montagne della Maddalena, di Monte Ceppo e, più in su, di San Faustino. Per non parlar, come ho già detto prima, della splendida vista.

Le grida dei bambini che giocano ci rimbalzano nelle orecchie. Giù in fondo, all’inizio del paese, c’è un campetto da calcio e, per la strada che va’ a Pompeiana, si trovano anche i giochi per i più piccini.

Qui a Castellaro c’era anche un orfanotrofioSONY DSC tempo fa, trasferitosi mi pare più in giù, nel paese di San Remo.

A me non rimane più molto da dirvi se non quello di farvi ammirare alcune chicche che abbelliscono questo borgo come le statuine appese fuori dalle porte, i battacchi particolari e le cosine in creta, fatte a mano, create per abbellire gli ingressi. SONY DSCTanti i Soli e le Lune. La gente ci tiene a far bella figura.

Castellaro è ricco di dettagli che lo distinguono. Una vera meraviglia. Non c’è porta che non abbia un vaso di fiori colorato davanti. Avrei voluto fotografarveli tutti. Guardate i piloni, le targhe, le aiuole, i campanelli, tutti ricercati. Particolari. E come se non bastasseSONY DSC, per abbellire ancora di più la loro dimora, ecco la costruzione di divertenti miniature che fanno soffermare per essere osservate, messe lì, “puf!“, come un tocco artistico.

Mi ha colpito molto anche il lampione del palazzo che vi ho mostrato prima, Palazzo Arnaldi. Così antico, così arrugginito. Non ci vedo bene da qui ma sicuramente ci sarà anche qualche ragnatela. Sembra lì dai tempi dei tempi. E chissà, forse è davvero lì da quel passato. Quel passato che ancora oggi si può toccare con mano. Quel passato a volte scomodo, a volte no. Quegli stemmi, che ci ricordano a chi siamo appartenuti e a chi dovevamo obbedire. Che ci ricordano il nostro onore, le nostre battaglie e la ricchezza che oggi abbiamo dentro. SONY DSCPezzi di storia affiancati all’estroSONY DSC più moderno di chi vuol far apparire Castellaro come un bellissimo paese, originale, da scoprire angolo dopo angolo. E c’è riuscito.

Ora sono un po’ stanca. Se volete continuare a girare voi fate pure, io mi metto comoda, sopra a questa panchina di cemento e mattoni e mi godo il fresco, ciò che si mostra ai miei occhi e l’atmosfera che mi circonda. Socchiudendo le palpebre mi sembra di sentire anche i suoni e i rumori del tempo che fu. Il medioevo… e immagino mantelli sventolare al vento e sento il tintinnare di spade e ferraglie.

Sono contenta di eSONY DSCssere qui. Sono contentaSONY DSC di avervi fatto conoscere questo paese. Ora me lo godo in pace.

Vi saluto, aspettandovi per la prossima avventura, non mancate, mi raccomando.

Un bacio, la vostra Pigmy e un po’ di profumo da questa viola del pensiero che è qui vicino a me.

M.

 

Il fascino di Triora: il Paese delle Streghe

Ed eccomi alla descrizione della chicca della mia Valle.
Chi conosce la Valle Argentina, ed anche il mio blog, sicuramente si è già chiesto come mai non ho ancora parlato di questo paese. Ma… vedete, di Triora, ne parlano tutti. E’ famosissima. A me piace farvi scoprire i posti invece meno, come si dice, “gettonati”, ma molto importanti.
Però… topi cari, Triora è considerato uno dei borghi più belli d’Italia e i motivi sono tanti.
Triora ha una storia ricca e affascinante di fatti realmente accaduti e di leggende che l’hanno resa famosa ovunque. Ebbene no, ho deciso, non si può non parlare di Triora.
Triora è un paese a 780 metri sul livello del mare. Domina gran parte della vallata. Verso Sud si può ammirare dall’alto Molini, mentre a Nord, si vedono i paesi di Andagna e di Corte. Sembrano piccolissimi da qui.
E’ un borgo circondato da meravigliosi monti, alti e austeri, e orti ordinati che formano verdi puzzle, nel quale vivono circa 400 persone (molte meno rispetto agli ultimi anni dell’800 in cui i residenti erano più di 3.000) e offre alberghi, B&B, e negozi che sono caratteristici e molto originali.
Come si arriva in Triora si respira un’atmosfera particolare.
L’insegna di marmo che ci accoglie, alla fermata dell’autobus, recita “Chi qui soggiorna, acquista quel che perde”.
Famosa per le storie di stregoneria, permette di vivere come dentro ad una fiaba.
Nel centro storico non si può passare in auto, la macchina bisogna parcheggiarla fuori paese e proseguire a piedi per i viottoli e i carrugi dove le case sono state costruite direttamente sulla roccia.
Alcuni di questi passaggi sembrano vere e proprie caverne e, spesso, sboccano in corti ordinate e pulite che le padrone di casa mantengono vivaci con Ortensie, Orchidee e Geranei, ben accuditi.
Trieua, così si chiama in dialetto, è il Comune più esteso della provincia d’Imperia. Fan parte del suo territorio infatti anche i paesi di: Verdeggia, Bregalla, Cetta, Creppo, Realdo, Monesi e altri dei quali non vi ho ancora parlato.
Divenuta appunto famosa per le vicende riguardanti le Streghe, Triora ha saputo mantenere questa tradizione che è cresciuta sempre di più. Ogni giorno infatti, si può passeggiare per il sentiero dove un tempo vivevano le bazue (streghe) e arrivare fino al luogo di Cabotina, la casa principale delle megere.
Si può visitare il Museo Etnografico sulla stregoneria, che si trova all’inizio del paese, si possono acquistare streghette e gatti neri di ogni tipo e, in estate, quest’anno precisamente il 22 agosto, si può partecipare a Strigora, una festa di spettacoli e mercatini tutti dedicati a queste donne un tempo ritenute amiche del diavolo.
Ma le manifestazioni che si svolgono a Triora sono molte altre come “Triora West”, il prossimo week-end, nella quale ci si veste come veri cow-boys e si passeggia a cavallo e la “Sagra del Fungo” a settembre.
Tutto ciò fa si che, il paesaggio di Triora, sia diverso dagli altri a cominciare dai ruderi davvero affascinanti. Esistono ancora i torrioni di vedetta, tra i più importanti, quello di San Dalmazzo, che offre un panorama spettacolare; nome anche dell’adiacente Chiesa, rimasto ancora quasi del tutto integro e rivestito oggi da una rigogliosa Edera.
Ma erano ben cinque le fortezze che difendevano questo paese, rendendolo un nucleo fortificato e inespugnabile. I trioresi erano comunque un osso duro a prescindere dalle cinta protettrici, nemmeno l’Esercito Piemontese dei Savoia riuscì a conquistare il borgo e, devoti a Genova, che li teneva sotto la sua ala, battagliavano a suo favore contro chiunque, senza paura.
La più grande dimostrazione di ciò, la diedero contro Pisa, nella battaglia della Meloria nel 1287.  Tennero sempre duro; solo i nazisti della Seconda Guerra Mondiale riuscirono a raderla quasi del tutto al suolo, bruciando interi quartieri tra il 2 e il 3 luglio del 1944. Nonostante tutto, i trioresi, si ripresero e ricostruirono parte del loro paese ridisegnando anche un nuovo territorio anche se meno vasto di quel che era un tempo. Nel bene e nel male Triora era situata in un punto strategico che faceva gola a molti e la Repubblica Genovese non voleva rinunciare alla sua perla.
E oggi Triora ci appare così. Misteriosa, antica e ogni suo angolo può raccontarci una storia.
Il Castello, ad esempio. I suoi ruderi testimoniano appunto la tenacia di questi abitanti. Il Fortino divenuto oggi il Camposanto e conserva parte delle mura di cinta. L’Oratorio di San Giovanni Battista, vera e propria pinacoteca che, custodisce, fra altre opere, quadri del Cambiaso e dei Gastaldi ed una statua maraglianesca. E poi ancora la splendida Chiesa collegiata di Nostra Signora Assunta, antichissima, ricca di opere d’arte trecentesche di gran valore e altre Chiese, tante, ognuna caratteristica. Case natie di personaggi divenuti noti e legati a questo paese come: Francesco Moraldo, maggiordomo dell’Avvocato Donati che salvò, durante la guerra, la vita a due bambini ebrei, Monsignor Tommaso Reggio, Arcivescovo di Genova, proprietario della stessa casa che appartenne agli annalisti della Repubblica di Genova, Sebastiano Torre fondatore di un noto istituto educativo di Lione e più si ci inoltra tra queste viuzze più si fanno nuove scoperte tutte dettagliate da lastre bianche di marmo.
Case nobili, che riportano indietro nel tempo. Per scoprire queste dimore, si deve passare sotto questa porta denominata “Portico del Masaghìn” così detto dal locale del vicino Comune precipitato nel 1887 dove erano conservati i viveri e il sale del paese. Questo portico, che da accesso alla piazza principale, fu aperto nel 1893. Ma sono tanti i portali. E’ un pò come se Triora fosse cresciuta poco per volta. Si “apriva una porta” e si andava avanti.
Oggi sono proprio questi luoghi ad essere la maggior risorsa di Triora. Non si pratica più il commercio di un tempo, se non quello dell’ardesia, la pastorizia e l’agricoltura. Esso vive grazie al turismo, un turismo che arriva in massa e che nemmeno loro, i trioresi, si aspettavano così numeroso.
Ad essere famoso è addirittura il suo pane, conosciuto proprio con il nome di Pane di Triora. Un particolare pane dalla forma rotonda che mantiene, a differenza di altri, la sua bontà per parecchi giorni e, a comprarlo, arrivano da tutta la vallata. Un pane cotto al forno.
A Triora c’è ancora il Forno Comunale situato appunto in Vico del Forno e conosciuto come “Granaio della Repubblica”. Esso rappresenta una delle attività principali del posto.
Il simbolo di questo paese è il Cerbero, il Cerbero dalle tre teste, dalle tre bocche, che ha dato anche il nome al paese derivante da “tria ora”, ma perchè sia stato scelto lui come emblema non si sa. Forse i tre torrenti che confluiscono in quello principale? Cioè l’Argentina? O per il ramificarsi dei carrugi, le strette e contorte vie che, seppur danneggiate gravemente dagli ultimi avvenimenti bellici, meritano una visita in quanto, spesso, sono formati dalla pietra nera di questo territorio.
Triora è realmente un paese tutto da scoprire e non vi basterà starci solo una giornata anche se può sembrare di sì.
Il vero incanto è da cercare nei suoi meandri, tra le sue strade, sotto a quei tetti e ci vuole tempo. Tempo e passione e… perchè no… anche un pò di coraggio. Eh si, perchè presto, vi porterò nella casa delle streghe! Ma non preoccupatevi, vi divertirete e conoscerete ancora più profondamente questo bellissimo e suggestivo borgo tra i monti.
Tremate, tremate, le streghe son tornate!
M.

Il Castello dei Clavesana

Continuiamo a rimanere nei dintorni di Villa Faraldi ma ci spostiamo in quel nientepopodimenochè: Cervo Ligure, considerato uno dei borghi più belli d’Italia.

Merita sicuramente un post tutto per lui uno di questi giorni.

Oggi però vi parlerò solo del suo Castello. Il suo bellissimo Castello. Il Castello dei Clavesana.

Questa spettacolare costruzione è oggi un Museo Etnografico dedicato a Franco Ferrero, un intellettuale, un ricercatore della storia antica di Cervo. Era una persona stimata da tutti ed era il responsabile dell’Ufficio Informazioni, appassionato di storia; la storia dei suoi luoghi e delle tradizioni.

Questo Castello, costruito dai Marchesi di Clavesana, attorno al XII secolo, non funzionava come era protezione per il paese ma era ovviamente anche la dimora ufficiale di questi nobili signori.

Realizzato completamente in pietra, e con la particolarità di avere quattro torrioni al vertice dei suoi lati, si mostra come una costruzione imponente ma armonica allo stesso tempo.

Durante il periodo estivo è anche sede atta a mettere in mostra stupende opere d’arte, dipinti e sculture da ammirare di diversi artisti. 

Da Piazza Castello, la piazza nella quale è stato edificato, si può notare la più grande torre quadrata costruita su roccia viva e, proprio al suo interno, c’è l’affresco dedicato a Santa Caterina d’Alessandria.

Questo Castello è stato anche infatti, negli anni, un Oratorio e in seguito persino un Ospedale, ambedue dedicati a questa Santa. Come a Cervo, in tante città italiane si venera e si ricorda questa Santa.

A Nord, questa costruzione continua divenendo mura che circondano il paese a Oriente e a Occidente, scendendo in giù verso il mare. E che atmosfera c’è qui! E’ un luogo davvero romantico. Ma proviamo a salire questa scalinata e andiamo a vedere cosa nasconde il Museo al suo interno. Uh! C’è davvero di tutto!

Per prima cosa un grande silenzio come a voler rispettare al massimo tanta ricchezza. Questi cimeli, o per lo meno alcuni, sono davvero introvabili. Quanti oggetti antichi! Oggetti da cucina o utili per l’agricoltura, culle per neonati, madie, ci sono anche dei vestiti e delle macchine fotografiche. Tutte cose antichissime.

A colpire la mia attenzione, una splendida grattugia per il formaggio, un vecchio giradischi e le prime pagine del vecchio “Corriere della Domenica” con veri e propri dipinti al posto delle foto.

E’ tutto meraviglioso e la loro usura li rende ancora più affascinanti.

All’improvviso è come se fossi stata catapultata in un altro tempo.

Mi circondano: armi, uniformi, velieri, attrezzi di ogni tipo. Roba mai vista. Ad alcuni oggetti non ho davvero saputo dare un significato.

Siamo in un Museo che è stato aperto dopo l’ultima ristrutturazione di questo Castello, ossia nel 1980. Un’aggiustatina molto recente che l’ha reso praticabile e ancora più ricco di particolari.

Questo posto è magnifico anche di notte. Illuminato soltanto da dei lampioni che emanano una luce giallognola. Con quel ciottolato tutt’intorno, come pavimentazione, sembra uno scorcio della vecchia Inghilterra.

E’ qui che nel bar di fronte al Castello si possono passare ore liete, in compagnia di amici, nelle calde sere estive, ammirando un bellissimo panorama.

Questa targa, appesa alla parete principale, è proprio di fronte al dehor del locale recintato da piante e fiori e ci rende consapevoli dell’antichità che ha questa enorme, vecchia dimora.

E’ da qui, esclusiva zona pedonale del borgo, che si entra nel cuore di questo affascinante paese.

Il Castello è in alto e, intorno a lui, s’intrecciano come fili di lana aggrovigliati, le viuzze e i carruggi di Cervo che un tempo dominava. E’ da qui che si srotolano fino a portarci al centro di questo villaggio medievale.

Come promesso, un giorno vi porterò a conoscere meglio queste stradine. Per questa volta mi fermo qui sperando che vi abbia fatto piacere conoscere quest’imponente monumento.

Un abbraccio e alla prossima. Vostra Pigmy.

M.

Un viale di Eucalipto e un Ponte Romano

Topi cari, come vi avevo promesso, oggi vi porto a visitare un’altra parte del paese di Taggia. La parte in cui finisce il paese e si entra nel cuore della mia Valle. Il confine in pratica. La fine del paese e si va su verso i monti. Siamo in una  delle parti più conosciute del centro urbano.

Alla fine dei giardini e del viale di Eucalipto che costeggiano il torrente si può giungere ad una delle architetture più antiche della città.

Un ponte, chiamato appunto Ponte Antico.

Il viale è particolare. Da una parte ci fa ombra una fila degli alberi profumati che vi ho nominato, dall’altra invece, verso la strada, ad abbellire questa specie di parco, ci sono i Pini Marittimi. Già da qui, lo possiamo vedere. Il protagonista di questa nostra escursione.

Il ponte di cui vi parlavo e, subito sopra, il ponte dell’Autostrada dei Fiori. Sembrano formare uno strano disegno.

Ci avviciniamo ed essendo che, da qui inizia la Valle Argentina, una lastra d’ardesia, con una ormai familiare frase incisa sopra, non poteva mancare: ” Umana dignità unì in lotta per la libertà i comuni della Valle Argentina. Viandante che risali questa valle rammentane l’impegno civile, i caduti, il sacrificio. 1943-1945“.

Eccoci giunti al ponte. Guardate la pavimentazione com’è particolare. Che pazienza questo intersecarsi di pietre!

Siamo su un ponte lungo 260 metri, a 15 arcate, alcune delle quali, ancora di Epoca Romana.

Questo eccezionale ponte ha seguito l’alveo del fiume.

Le strutture più antiche, le prime da Levante, sono databili entro la prima metà del XIII secolo, successivamente, sono state aggiunte tutte le altre, con uno sforzo continuo della Comunità, particolarmente attiva fra il XVII e il XVIII secolo.

Due arcate sono state invece ricostruite dopo un crollo a causa del terremoto del 1831.

Sotto di noi possiamo vedere il torrente Argentina. E’ impressionante notare il ghiaccio attorno agli scogli bianchi che fanno da ostacolo all’acqua. Un ghiaccio che brilla al sole. Poveri pesciolini e povere paperelle! Nido ideale di parecchi volatili come: Piccioni, Gabbiani e Germani.

Giunti a metà possiamo vedere, laggiù in fondo, Villa Curlo e l’altra parte di ponte che ancora dobbiamo percorrere.

Il paesaggio è bellissimo e pittoresco. Ad incorniciare questa costruzione, oltre alle campagne intorno, dei Cipressi e la montagna sotto Castellaro.

Arrivati qui possiamo voltarci indietro e ammirare il centro storico di Taggia in un solo sguardo. E’ meraviglioso. Sembra un grappolo ma non di uva, di case.

I suoi colori, le sue scuole, il suo verde e le sue Fortezze.

A spiccare però sopra il tutto, il Castello con la bandiera dei colori del paese. Una grande struttura militare che pare dominare ancora oggi. 

Da questa struttura sulla quale siamo, le vedute sono tutte spettacolari e da qui possiamo vedere dall’esterno, il viale che fa da accesso a questa via e sembra il merletto di un meraviglioso vestito.

Non poteva mancare, nemmeno qui, una cappelletta dedicata alla Madonna. Come già sapete è fortissimo, nella mia Valle, il culto mariano e in ogni luogo, il popolo si sente protetto. Maria, al suo interno, è disegnata con un vestito nero e, sotto di lei, una lunga preghiera in latino rimane scritta dietro ad un piccolo, piccolissimo mazzolino di fiori. Dietro alla Madonna, nel disegno, viene rappresentata una struttura che pare proprio essere un ponte con tutte le sue arcate.

Continuiamo a camminare, guardate che belle le panchine che hanno creato incastonate nella balaustra a muretto del ponte. Delle semplici pietre piatte per sedersi, riposarsi e ammirare il paesaggio.

E’ impressionante camminare qua sopra e sapere da quanti anni ci sono questi massi a reggerci.

Sì, le manutenzioni vengono fatte molto spesso ma, alla fine, sono solo controlli. Questo ponte è stato realizzato alla perfezione!

C’è tanto del passato e si denota proprio, contro tutto il resto, un’epoca diversa in questa caratteristica costruzione. Si differenzia da tutto ciò che i nostri occhi vedono.

Siamo giunti alla fine e, davanti a noi, la strada si divide. Ci troviamo davanti a un bivio. Da una parte, verso sinistra, si va a Villa Curlo mentre, scendendo a destra, ci si inoltra nelle campagne di Taggia, al di là del fiume, dove è facile veder trottare spesso bellissimi cavalli.

Anche questo tour è giunto al termine.

Zampetto subito a prepararne un altro tutto per voi. Un grande squit e una strofinatina con i baffi. Vostra Pigmy.

M.