Pronti topini? Si parte. Oggi andiamo verso il paese di Badalucco ma svoltiamo un attimo prima, a sinistra, e saliamo per la strada che va’ ai Vignai.
Dopo circa un quarto d’ora di cammino, anche se siamo comodamente seduti in auto
, ci avviciniamo al paese di Ciabaudo e, sulla nostra destra inizia una strada nuova. Una strada che si arrampica in salita, in mezzo ai brughi, al timo, al ruscus.
Questa è la strada dedicata a Don Aldo Caprile. E noi la percorriamo.
Nativo del paese di Corte, Don Aldo Caprile, è stato Parroco nel paese di Badalucco per 42 anni, dal 1947 al 1989. La sua accoglienza e il suo buon carattere hanno lasciato il ricordo di un uomo umile e pieno di voglia
di fare. La gente, gli ha voluto un gran bene e non vuole dimenticarlo al punto di dedicargli una delle strade più belle della mia valle.
E’ la strada che porta al Santuario della Madonna della Neve, sul Monte Carmo, e oltre, la stessa strada, porta ad una bellissima statua.
Questa via ci permette di godere di un panorama mozzafiato. I monti, gli alberi, il terreno più arido,
scosceso, più roccioso. Da una delle sue curve, giù in fondo, si può notare il paese di Montalto, il villaggio romantico, la “sentinella” della Valle Argentina.
Sopra di lui i pascoli e, da qui, si possono ammirare tutti.
La strada di Colle d’Oggia e Prati Piani. Ma non finisce qua. A stupirci ci pensa anche il Monte Faudo, 1.149 metri d’altezza. Un ambiente prettamente
prealpino che svetta con le sue antenne, unico, riconoscibile tra mille. Il monte dei cavalli selvatici rimane dietro la cresta dei pini. E oltre, ancora più in là, non ci crederete ma si vede anche il mare.
Il mio mare, come sempre, circondato dal verde. U
n verde scuro, intenso. Un mare che non mi abbandona mai. E vedere quello spicchio d’azzurro che si confonde con il cielo fa sorridere gli occhi. Una visione incantevole.
I dolci tornanti di questa stradina, si snodato uno dopo l’altro, senza che nemmeno ce ne accorgiamo.
Non siamo più in auto, siamo a piedi, vogliamo guardare bene ciò che ci circonda. Non solo il panorama distante ma anche quello che ci sta vicino.
Sentiamo gli odori e i rumori del bosco. Gli aghi di pino scricchiolano sotto
i nostri piedi e ci ritroviamo a camminare anche sopra schegge di ardesia che provocano come delle piccolissime valanghe. Bisogna fare attenzione e scavalcarle, si sdrucciola e sono taglienti. Ma rendono il terreno particolare alla vista. Pezzettini di lavagna. Si possono prendere e usare come gessi. Come matite per scrivere sull’asfalto il nostro nome o “Noi siamo stati qui”.
Contornati da piante di corbezzolo e piselli selvatici siamo
immersi da colori vivi, accesi. E’ finita la stagione dei corbezzoli in frutto ma i loro piccoli alberi son più vivaci che mai e, alcuni, così alti da riuscire a farci ombra.
I piselli selvatici, invece, con quel loro romantico fucsia, tinteggiano di brio la vallata.
Non profumano ma sono dolci come lo zucchero. Sono sparsi per la via ma, tanti, li troviamo ai suoi lati. A bordo strada.
Una splendida Chiesetta, tutta in pietra, una Chiesetta antica. Si parla di lei già in trattati del 1443 e, nel 1600, ha anche goduto di qualche ristrutturazione.
E’ il Santuario di San Bernardo e domina da qui, su questo monte, una grande parte della Valle Argentina
e della sottovalle Oxentina. E’ lei la piccola Chiesa montana che collega il sentiero che porta fino al paese di Ciabaudo con le prime case del villaggio.
Questa Chiesa è solitaria e, come dicevo prima, completamente in pietra.
Pietre cubiche, alcune più spesse, altre meno, posizionate una sull’altra con incredibile maestria. A vederla dal davanti, sembra piccolina ma, in realtà, è parecchio lunga e la terra battuta la circonda
.
Entrando sotto il suo arco sembra di entrare in un antro e da qui possiamo vedere cosa si nasconde al suo interno. A colpirci, un dipinto, lo Spirito Santo e i Santi.
Delle panche di legno, dei candelabri, una croce, anch’essa in legno, ma soprattutto un bellissimo pavimento a scacchiera, in lavagna. Sono state anche portate delle statue, in legno pure loro, di Sant’Antonio Abate e della Madonna della Neve, provenienti, come si può leggere
nel sito del Consorzio della Valle Argentina, dallo stabilimento di Sturfless, nel Tirolo.
Anche il soffitto è in legno con travi e perlinato dal color mogano. Il legno e la pietra sono naturalmente i materiali più utilizzati da sempre. Siamo qui, sotto a questo portico, davanti alla porta d’entrata e, sulle nostre teste, è affrescata una crocifissione
risalente al ‘600 che le intemperie hanno ormai cancellato parecchio. Andrebbe restaurata. Non sarebbe male farla rivivere.
E’ un disegno molto particolare, che i pellegrini apprezzerebbero, perchè sembra di vedere come dei riflessi di altri dipinti sotto di esso.
La volta in pietra dell’edificio non riesce a proteggere del tutto quello che rimane del dipinto e, una gran parte dell’opera, si
sfoglia.
Sotto di lui, a lato dell’entrata, una lastra di ardesia ricorda, con tanto di foto, il Partigiano Marco Bianchi “Beretta” morto il 12 gennaio del 1945 e lo ricorda così: “Nell’apice della lotta per la liberazione d’Italia 1940-1945 qui cadde sotto il piombo fascista…”. Due girasoli
e un rametto d’edera, colorano quell’immagine in bianco e nero e, in primo piano, il grigio della lavagna scolpita.
Ma le bellezze di questo Santuario non sono solo al suo interno. Se ci giriamo intorno infatti non ci vuole nulla a capire che è un luogo di raccolta e di gioia.
La prima cosa che testimonia ciò è un grande e lungo tavolo di legno pronto ad ospitare tanta gente che immagino mangiare e bere tutta insieme in allegria. Tra le feste patronali più caratteristiche, infatti, quella
di San Giorgio è quella che raduna più gente. Ma quel tavolo torna utile anche a chi semplicemente si è voluto fare una passeggiata e si sofferma in questo luogo pacifico a mangiarsi un panino. Con la fontanella vicino, possiamo dire che abbiamo tutto, anche l’acqua, e attorno alle fronde degli
alberi, tante lucette, ora spente. Se venissero accese, durante la notte, regalerebbero un’aria di gran festa.
Da qui si può vedere bene il campanile del caseggiato. E’ un campanile piccolino e basso con una bella campana di bronzo e una piccola crocetta in ferro sulla sua punta.
Tutt’intorno a lui le ciappe, la ormai famose
ciappe del tetto.
Penso sia uno dei campanili più minuscoli ch’io abbia mai visto seppur molto carino.
E’ una Chiesetta davvero particolare ed è posizionata in un luogo stupendo, utile per venirci con gli amici. Ricordo le volte che ci son salita con Niky e i nostri amici a quattro zampe.
E’ ricca di particolari. Guardate ad
esempio cosa c’è su un suo davanzale appoggiato a delle sbarre. Un piccolo crocifisso azzurro con un Gesù fatto di cera; è la cera delle candele. Immagino sia un dono che nessuno ha voluto togliere.
Le sbarre non sono soltanto alle finestre. Ne troviamo anche davanti ad una porta, dietro la Chiesa. Una stanza buia e vuota,
con dentro solo un tavolino, è protetta da una griglia. Da qui, al suo interno, s’intravede un’altra apertura, sulla destra, che probabilmente permette un’altra entrata nella Chiesa.
Vi è piaciuto vero topi questo posto? Lo so, è una Chiesetta originale in un angolo della mia Valle altrettanto particolare. Ma non è finita qui. Il bello deve ancora arrivare.
Riprendiamo la macchina e andiamo oltre al Santuario. Torniamo a vedere il mare, Montalto e il Monte
Faudo, sentiamo l’odore del bosco, facciamo qualche curva e poi, al primo bivio, giriamo a destra. Continuiamo a salire.
La sorpresa stà per giungere e, infatti, dopo ancora qualche centinaia di metri, eccola, in tutto il suo splendore, la statua bianca, come le nuvole, della Madonna
della Neve.
Da qui, preannunciando l’omonimo Santuario che un domani vi porterò a conoscere, domina tutto il lato Ovest della Valle.
E’ molto bella. Candida. Come fa ad essere così candida non lo so. Da qui vive tutte le stagioni e subisce pioggia, sole e neve. Con il suo nome inciso su un pezzo di gesso e protetta da una ringhiera nera, spicca davanti
al monte. Qualche ciclamino intorno, più in basso, le dona un pò di colore. Giovane, come una fanciulla, tiene in braccio il suo bambino dall’alto di una mozza piramide di pietra. Il mantello e la corona in testa.
E’ la Madonna della Neve, qui nella strada di Don Aldo Caprile, sopra alla Chiesa di San Bernardo.
M.
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