Emozioni infinite – Al Passo della Mezzaluna

Fu come respirare per la prima volta.

Quando giunsi in questo punto, la gioia fu talmente tanta nel vedere la meraviglia del Creato che l’aria si bloccò per lo stupore nei miei piccoli polmoni, ma fu come se, per la prima volta, io prendessi vita.

Sentivo l’entusiasmo pervadermi e scalpitare dentro di me. Quasi mi venne da urlare: quell’euforia doveva uscire, insieme alla vastità, così pura, così verde, così… infinita di cui era testimone il mio sguardo. Infinita come le mie emozioni. Infinita fino al mare. I miei occhi luccicavano.

Vi starete chiedendo dove mai io sia andata per provare sensazioni così forti e ve lo dico subito, cari amici. Sono andata in un luogo molto particolare della Valle Argentina, dalla bellezza indescrivibile. Potete notarlo voi stessi attraverso le mie immagini. Sono andata al Passo della Mezzaluna. Vi consiglio, però, di venire qui di persona se, oltre ad appagare lo sguardo, volete risollevarvi anche l’animo e il cuore. Questo luogo ne ha il potere e, quindi, voglio darvi le indicazioni per raggiungere tanto incanto.

Dalla strada principale di Passo Teglia, ho zampettato all’incirca un’oretta per giungere qui, ma io sono veloce; in un’ora e mezza ci arriva chiunque attraverso un bel sentiero, pulito e ben delineato.

Dopo Drego (sopra Andagna) dapprima si sale, godendo di un bellissimo panorama, e poi si scende verso Rezzo, e ci si inoltra nella fantastica foresta di Rezzo, chiamata anche “Bosco delle Fate” proprio per via del suo straordinario fascino. Dopo Drego troviamo qualche curva e poi, proprio in una di queste curve, sulla sinistra ci imbattiamo in una placida fontana non più funzionante: ecco l’inizio del sentiero da prendere, segnalato nella zona di Caselle Fenaira.

Sul cartello leggerete anche il nome di Ciotto di San Lorenzo e oggi vi sto portando  proprio subito dopo questo Ciotto, luogo altamente mistico della Valle, ma del quale in questo articolo non vi svelerò nulla.

Oggi, infatti, mi trovo al fantastico Passo della Mezzaluna, uno dei più belli della mia Valle. All’inizio del sentiero ci troviamo a 1351 mt s.l.m., ma, una volta giunti al Passo, raggiungiamo i 1450 mt s.l.m.

Si cammina immersi tra esemplari di Faggi meravigliosi che, tra le rocce ricoperte di muschio verde scuro, in alcuni punti, mostrano un paesaggio degno delle leggende celtiche e irlandesi. Il bosco in certe zone è scuro, ombroso, pare avere un piglio albagioso, ma molto affascinante e ricco di energia positiva e sacra. Il sentiero è largo, ci si passa comodamente anche con una moto da trial o in mountain bike. C’è solo un tratto un po’ difficoltoso, anche se molto molto breve (10 mt appena), che da fare con le due ruote risulta abbastanza ostico. E’ un tratto roccioso, dove ci sono massi alternati a creare una specie di parete sulla quale ci si deve arrampicare un pochino, ma persino le vecchie nonnine riescono.

Il Passo della Mezzaluna è così chiamato in quanto forma proprio la sagoma di una falce di luna tra le vette di due monti verdi ricoperti di pascoli incontaminati e baciati dal sole. Sono di un verde pallido, a differenza delle mucillaggini che ricoprono il suolo percorso in precedenza. E’ un verde che si alterna all’ocra, al giallo e al marrone del fieno e dell’erba, colorando di sfumature pastello tutta quella meraviglia cangiante a seconda delle stagioni.

Io, come sapete, sono grande quanto una castagna, ma al Passo mi sento ancora più minuscola e capiterà anche a voi, se saprete cogliere davvero tanta magnificenza. Una rara bellezza che si apre permettendovi di abbracciare con gli occhi e lo spirito quanto di più bello ci sia al mondo: Madre Natura in tutta la sua grandezza.

Un’apertura esagerata vi permetterà di cogliere gran parte di un paesaggio da veri amanti della montagna e non. Sì, perché farebbe innamorare chiunque. Tutto attorno ci sono monti di varie altezze: Monte Bussana, Cima Donzella, Monte Monega. E boschi, e più in giù colline, e continuando a scendere con lo sguardo ecco le vallate, e poi le città sulla costa, che da qui sembrano nugoli di formichine, e poi l’azzurro esteso e sconfinato del mare che bacia quello del cielo.

Ecco il mare di Albenga, dopo il Carmo di Loano e il mare di Imperia. Si possono vedere persino distintamente, a seconda delle giornate e delle condizioni atmosferiche, anche i profili scuri delle montagne della Corsica. Verso Nord, invece, è possibile ammirare l’immensità dei valichi, delle cime ancora più alte, dei sentieri, dei prati eterni colorati da cespugli di Rododenri, Crocus, Stelle Alpine e Cardi selvatici.

Di qua abbiamo la carrareccia che porta a Colle Melosa, di là, invece, si può proseguire verso il Colle di Garezzo percorrendo i Sentieri degli Alpini, le Vie del Sale, i cammini militari che hanno visto, un tempo, le azioni bellicose degli uomini, le loro ore in postazione o in marcia, su e giù per la Strada Marenca, per quei prodigi armoniosi naturali.

La pace, qui, è protagonista assoluta, una dolce compagna che ristora e rilassa. Corrobora i sensi ancor più di una tazza calda di cioccolata in una fredda sera invernale. Se fosse concreta, la si potrebbe definire maestosa, così imponente che neanche gli uccelli osano disturbarla. Solo qualche Aquila, ogni tanto, si permette di strillare e lasciarsi udire facendomi spalancare gli occhi in alto. I Corvi Imperiali se ne stanno sulle rocce più alte a gracchiare al nostro passaggio, sentinelle di un paesaggio che li rende guardiani perfetti e quasi incontrastati.

Topi… non so che altro dirvi. Quassù si ha davvero il cuore appeso a un filo di meraviglia. Vi tratterrei qui per giorni interi, ma non posso: devo farvi conoscere altri luoghi che meritano, perciò devo per forza salutarvi, ora, con un bacio e un sospiro innamorato.

Quando la Valle chiama…

Non si può sempre viaggiare per monti e boschi. Si è sempre in Valle, certo, anche giù verso il mare, e i luoghi sono ugualmente magnifici, ma l’atmosfera della montagna cambia, senza essere necessariamente più bella o più brutta di quella marina.

Ed è proprio questa atmosfera a richiamarti a sé dopo un po’ che non la frequenti e non la vivi.

E’ la natura degli alberi, delle falesie, delle cime innevate, dei pascoli verdi e di tutto il suo silenzio che ti chiama a sé per abbracciarti.

E allora non si può non andare. Dopo un po’ occorre. Bisogna zampettare alla svelta proprio là, dove Madre Terra si fa sentire potente e si mostra suggestiva in una delle sue tante bellezze.

Il verde abbaglia, i versi degli animali acclamano la tua presenza, i colori sfavillano e l’aria accarezza, ricolma di luce. Ogni cosa, anche la più piccola, assume un’importanza indescrivibile.

E allora, quando le mie avventure si trasformano in public relations ( J ) e devo allontanarmi un po’ dalla mia tana, ecco giungere la malinconia. Il suo chiamare è forte, il mio petto inizia a farsi pesante, la coda mi si ammoscia… Entrare nel cuore della Valle è come fare rifornimento di energia.

I miei occhi ricominciano a brillare, gli odori mi stuzzicano i baffi, i suoni melodiosi mi riempiono le orecchie. E vedo fiori, musi, frutta, foglie, alberi, creste, prati, fili d’erba, massi, muschio, sassolini, sentieri… tutto è una magia. Tutto è incantevole e incantato.

Non importa se è inverno o estate. La Valle Argentina sa regalare sempre nuove e sorprendenti emozioni attraverso nuove tinte, nuovi strepitii, nuovi profumi. Ogni volta si trasforma nel carburante perfetto, quello che ti dà la carica per affrontare i giorni a venire e per sopravvivere in città, anch’essa dotata di una propria bellezza, ma io, ormai mi conoscete, sono una Topina di campagna.

E’ come se si riuscisse a toccare davvero il cielo con un dito. Quel cielo è più blu e più vicino. E’ come se si fosse immensi e si potessero tenere i monti tra due dita. E’ come sentirsi co-creatori dell’Universo. Noi animaletti abbiamo il dono di sentirci così, per questo operiamo assieme durante la nostra esistenza: per trasformare l’esistenza in vita e la vita palpita in Valle.

Amo avere farfalle che mi svolazzano attorno. Api che ronzano tra le ciocche del mio pelo dietro le orecchie. Camosci che scattano accanto a me. Aquile che mi guardano dalla loro altezza. Lupi che giocano a nascondino tra i tronchi scuri. Perché sì, sono loro (e non solo) gli animali che popolano la mia Valle.

Amo avere le mucillagini sotto alle zampe e quella loro morbida frescura. Amo il grigio degli scogli montani, ruvidi e caldi, baciati dal sole. Amo sentire quel suo respiro, di tutta Lei, che inizia ad appartenermi e mi riempie i polmoni.

Mi basta giocare con la sua acqua. La si può trovare sotto ogni forma ma sempre fresca e limpida. A volte gelata anche durante la calda stagione. Così chiara e sincera.

Amo le pigne che racchiudono meraviglie e tesori. E i germogli e i semini che prospettano nuova vita.

Una vita che risiede in ogni cosa e in ognuno di noi perché fa parte di noi.

E’ bella la mia Valle. Tanto. E’ un luogo che pare una fiaba e forse, molte fiabe, sono state inventate proprio grazie a luoghi così. E’ meravigliosa e non mi stancherò mai di descriverla.

Squit!

L’amore per le piccole grandi cose

Questo post nasce per una promessa che ho fatto. Ritornando ancora al mio momento di pausa e alle infinite mail che mi sono giunte e continuano ad arrivare con mio grande piacere, devo dirvi che tra tutte, una mi ha particolarmente colpito. Veramente sono state molte quelle che mi hanno stupito e addirittura commosso ma questa era intitolata esattamente così: “Mi pubblichi nel tuo web (o blog o altro che sia) questo raccontino?”. Esattamente così. Sono in tanti a chiedermi di scrivere su questo mio blog delle storie da loro inventate o mi chiedono di fare appelli e quant’altro. Mi incitano a parlare di quello piuttosto che di quell’altro e fanno altre richieste ma, solitamente, la mia risposta è un educato “no”. Un conto sono gli spunti gentili o le nozioni che interessa io sappia, quelle le apprezzo, diversi sono messaggi che nulla hanno a che vedere con questo mio Mulino. – La Topina della Valle Argentina – non è una piattaforma pubblicitaria ne’ tanto meno il diario di chiunque. E’ nato per parlare di certe cose e ha determinate categorie. Pensavo che questa mail fosse una delle tante e devo essere sincera che l’ho aperta con ben poca fiducia. Si trattava invece di un nonno, un nonno come tanti che nella sua disarmante semplicità delle parole mi raccontava di un fatto accadutogli realmente in famiglia e mi chiedeva di postarlo perché potesse regalare gioia a molti. Perché potesse insegnare l’importanza delle piccole cose. Perché potesse, nella sua umiltà, far capire quanto invece siamo ricchi. La mail è una “normalissima” mail scritta da un uomo che prima mi racconta di se e della sua vita (e anche per questo la ringrazio Signor V.) e poi mi scrive l’accaduto chiedendo appunto di renderlo pubblico nel mio diario virtuale. Aggiunge che il titolo del racconto è:

PICCOLI MIRACOLI

e inizia descrivendo ancora un po’ la sua esistenza tra due grandi città che gli offrono una la famiglia e l’altra le cure mediche che gli necessitano. E il racconto inizia quindi così:

 

Nella casa a Copenaghen, la’ dove spesso torno, con voli low cost, in genere (vuol dire che costano di meno), anziano e invalido (altro che: falsi invalidi, falsi invalidi un corno!) per la gioia di trovarmi in famiglia. Implica fatica fisica ed emozionale, mentale. Essere anziani e malati non e’ facile. Sono un romano di Roma popolana, poetica, dall’ esistenza resa drammatica dai cattivi politici italiani ed altra cattiva gente… Sono un poeta (sono un poeta?) e fui un vagabondo. Ho pure lavorato, ho fatto molti mestieri per vivere ed ora per amore della famiglia, torno spesso, dopo le cure a Roma, a Copenaghen dove ho famiglia, sono tutti e tutte molto bravi e tolleranti con me.

…in un appartamento al terzo piano, c’e’ in questo ricordo bello, tutto il mio amore per la mia famiglia adesso riunita. Essa non e’ composta solo da noi persone ma pure dal nostro caro cagnolino S. e dai colorati simpatici uccellini liberi di volare nella casa. Non ho mai amato le gabbie e chi le costruisce o ci tiene recluse creature. Amo la pace, la vera amicizia, il vero amore, pure se qualche volta si litiga, succede, puo’ accadere, abbiamo talvolta ragione e talvolta invece no, abbiamo torto. Non bisogna portare il broncio in famiglia ma fare al piu’ presto la pace. Avevo portato un vestito da fatina alla mia cara, dolce nipotina G., un vestitino di carta, semplice, lei lo ha molto gradito, lo ha indossato, era stupenda. Mi ha chiesto

– Nonno, sono una principessina?-

– Certo, una bellissima principessina –

– Ma nonno, le principesse hanno vicino un principe –

– Beh, non sempre. Ci sono le principesse che vogliono vivere senza un principe. Oppure ancora non lo hanno un principe…-

– Nonno, vuoi essere il mio principe? –

– Grazie ,G., certamente, sei meravigliosa a chiedermi ciò, mi rendi molto felice –

Tutto e’ grazia, mio Dio, ci mandi tanti doni ma ci vuole l’animo dolce, semplice per esserne degni, per riconoscerli ed apprezzarli. Tutti e tutte possiamo compiere piccoli miracoli. Grazie, mio Signore, e grazie pure a te, vita. E grazie soprattutto a te mia dolcissima, stupenda nipotina. Nonni e nipoti sono la coppia più bella del mondo. E cosi’ pure lo sono i genitori e figli. O chiunque altro al loro posto.

Dopodiché c’erano tutti i saluti alla sottoscritta, tutti gli indirizzi mail per rintracciarlo e numeri di telefono. E questo è quanto. Ho provato a contattare il Signor V. nel senso che ho risposto a questa sua lettera ma non ho più ricevuto nessuna parola. Nella mia risposta però c’era la promessa. La promessa che gliel’avrei pubblicato e così ho fatto. Non so cosa potete pensarne voi ma a me è piaciuto. Purtroppo i nomi sono solo delle maiuscole puntate e mi rendo conto che spezzano un po’ l’armonia ma questo nonno si è dimenticato di dirmi se potevo mantenerli per cui ho preferito non rischiare di invadere troppo la sua privacy. Qui non c’entra la mia valle, ne’ la Liguria di Ponente, è vero. Qui c’entra l’amore. E dev’essere in ogni luogo. Quindi un grazie al Signor V. (spero di aver esaudito il suo desiderio e spero anche di aver capito e trascritto bene solo quello che lei aveva piacere si leggesse) e un grazie a voi che avete letto. Un abbraccio alla prossima.

Purificandoci… Pini di montagna, di mare e di città

Devo fare subito un appunto al titolo di questo articolo, topi: in realtàSONY DSC i Pini di città non esistono. E’ l’uomo che addobba i suoi paesi con questi speciali alberi e, per farlo, utilizza soprattutto l’esemplare detto Pino Marittimo che, come il cugino Silvestre, prettamente montano, Pinus Pinaster è l’albero che sa purificare l’aria che respiriamo in modo fresco e preciso.

E’ il polmone del bosco e, ambizioso com’è, dona a tutti la giusta carica. E’ un albero altissimo (supera i 20 m. con gran facilità) penso sia tra i più numerosi qui, nella mia Valle, soprattutto nelle cittadine sulla costa. Le abbellisce, o almeno così pensano gli esseri umani. Abbellire… mmm… tutti quegli aghi che, una volta secchi, cadono e fanno scivolare non so quanto possano abbellire, ma così è stato deciso. Le sue fortissime radici, inoltre, hanno il potere di spaccare qualsiasi terreno sopra SONY DSCdi esse. Strade, marciapiedi, gradini di marmo, ogni cosa cede sotto la loro potenza. Descrivendolo così, Marittimo sembra quasi un killer, in realtà è che questa bellissima pianta, nonostante l’aggettivo “Marittimo”, appunto, non è adatta ad abitare tra le case o a dividere i parcheggi delle auto dei bei villaggi della Riviera. Riderete, ma alle elementari un mio amico si prese una pigna in testa e non fu per nulla piacevole. Sì, perché è posiziSONY DSConato anche nei cortili delle scuole. Pare proprio che egli si ribelli. Sfruttato soltanto per la sua ombra e i suoi gustosissimi e pregiatissimi pinoli, si dà letteralmente alla rivolta e lancia resina, aghi e pigne senza pietà. Lui vorrebbe stare in collina! Il mare vorrebbe poterlo respirare per contoSONY DSC suo e trasformare quella salsedine che gli rinfresca le narici in aria sana per tutti noi. Il  mare vorrebbe vederlo dall’alto. Vorrebbe stargliarsi contro di esso in un panorama, nello skyline di una splendida foto, dove possiamo ben distinguere il brillante turchese e il suo verde scuro e sfavillante.

Meno offeso è invece il Silvestre. Lui, nel suo habitat naturale ci sguazza assai e nessuno osa tenergli testa. Con la sua irraggiungibile altezza e quel suo verde che pare di vSONY DSCelluto, dà proprio l’idea di essere un tipo molto saggio. E il suo aroma è adorabile quando sotto la doccia si mischia assieme ai vapori dell’acqua tiepida. Adatto anche ai topi maschi. Quei topi …che non devono chiedere mai! Per noi topine, invece, è troppo pungente, siete d’accordo? E poi c’è il Mugo per noi, un po’ pretenzioso e col naso all’insù. E’ probabilmente convinto che la terra sia tutta sua. Si allarga, espatria, sconfina. Vuole colonizzare tutto il terreno che ha a disposizione, se ne approfitta perché tanto sa di essere amato a prescindere; il suo olio essenziale è profumatissimo e molto utile come quello di tutti questi esemplari.

Appartenenti alla famiglia delle Pinaceae, queste piante ricoprono non solo il territorio della Valle Argentina ma sono presenti in tutta Italia e in parecchie zone mediterranee, spesso scambiati con gli Abeti, i famosi alberi di Natale. Eppure sono diversi e sicuramente meno… umili, se mi è concesso, ma buoni e simpatici. Le pinete formate dal Pinus Pinea, meglio conosciuto come Pino Domestico, offrono in estate meravigliosi luoghi nei quali campeggiare e le loro radici possono offrire impervi e divertentiSONY DSC percorsi agli amanti della Mountain Bike. E’ una Conifera e, quindi, un sempreverde. Questo ci fa pensare all’immortalità, alle cose che perdurano senza lasciarci, e Pino è proprio così. Ne simboleggia pienamente il significato. Una curiosità appartenente al Pino ,inoltre, è da ricercareSONY DSC nelle sue foglie aghiformi, definite più semplicemente aghi. Questi aghi sono solitamente riuniti in gruppi di 2, 3 o 5 esemplari e, nelle piante adulte, non sono inserite direttamente nel ramo (contrariamente agli Abeti), ma su corti rametti verde chiaro chiamati brachiblasti. E quando questi aghi, in alcuni, sono a coppie di due, si può ovviamente definire come quest’albero rappresenti la fertilità e la felicità coniugali. Il poeta Virgilio, infatti, ci racconta che le fiaccole per le nozze erano proprio di legno di Pino. Nelle leggende greche, poi, oltre ad avere il significato di eternità, appare come albero sacrificale, l’albero del supplizio iniziatico. Anche in SONY DSCOriente, il Pino simboleggia l’immortalità. Per questo motivo in Giappone si usa il suo pregiatissimo legno per costruire templi e strumenti legati alle celebrazioni religiose. Sempre in Giappone, così come nella Roma antica, Pino è presentenei riti nuziali: era usato fino a pochi anni fa che gli sposi bevessero del té davanti a un alberello di Pino, simbolo dell’aSONY DSCmore eterno come sempreverdi sono i suoi aghi. In Cina, invece, il Pino fa parte dei simboli che ricordano la longevità. Noi topi, invece, bruciando degli aghi di Pino ancora freschi, possiamo ottenere un profumatissimo deterrente per zanzare e altri fastidiosi insetti estivi. E’ l’odore con il quale si creano incensi per aromatizzare luoghi particolari circondandoli di mistero. Lo stesso  incenso era usato nei secoli scorsi per celebrare le sante messe.  Pino è meraviglioso anche in campo cosmetico, oltre che aromaterapico.  Il Pino, infaSONY DSCtti, è un ottimo astringente, deodorante, antinfiammatorio, balsamico, sebonormalizzante, disinfettante, vasocostrittore e rinfrescante. Queste sue proprietà venivano utilizzate già in tempi antichissimi. Nel manuale di terapia medica Thesaurus Medicaminum del 1479 (ma Plinio e Ippocrate già ne facevano largo uso) il Pino, ad esempio, era citato come rimedio nel trattamento di piaghe e dermatiti. Questo perchè il Pino ha un forte potere antiossidante e tanti radicali liberi, per SONY DSCcui previene e rallenta l’invecchiamento di una pelle che, senza le sue difese, tende a deteriorarsi colpita dai più disparati agenti. È stato inoltre dimostrato che l’estratto della corteccia di Pino è in grado di stimolare la biosintesi delle principali proteine strutturali del derma come il collagene e l’elastina, prodotti dai fibroblasti rivelandosi così molto utile per il contorno occhi, il mento e il decolletè.

E insomma Pino, oltre a farci respirare bene ci fa divenatre anche belli, cosa possiamo volere di più? Un albero che è ovunque. Un amico per sempre. Un bacio fresco, topini.

M.