Caserme, guerre e cannoni… a Cima Marta

L’aria è sempre frizzantina qui, vi conviene coprirvi bene per salire fin quassù, ma ne vale la pena.

Oggi, oltre a farvi vedere un luogo meraviglioso della mia Valle, uno dei Valli Alpini più importanti e conosciuti della Liguria di Ponente (e non solo), vi porto anche a visitare delle costruzioni molto particolari. Forse sarebbe più corretto dire che ve ne mostrerò i resti, perché si tratta di fortificazioni utilizzate durante la Seconda Guerra Mondiale. Alcuni studiosi affermano, con ragione, che molte pietre erano già state posizione nel ‘700, durante la Prima Rivoluzione Francese. In quel periodo, infatti, qui vennero costruite le ridotte difensive austriache e piemontesi che videro combattere i nostri contro i francesi. Sono in tanti a chiamarle “Le Caserme Settecentesche”.

Ci troviamo nel silenzio più assoluto. A regnare è il verde sconfinato dei pascoli incontaminati. Siamo a 2138 mt s.l.m., sul confine tra l’Alta Valle Argentina e la Valle Roja, la prima valle francese. Siamo a Nord del Monte Pietravecchia, in mezzo alle Alpi del Marguareis, piene di fiori e di marmotte.

Le pareti delle Caserme sono fredde e umide, le pietre sono a tratti ricoperte di cemento. E’ facile trovare la neve, nonostante la primavera avanzata, soprattutto dove i muri di questi vecchi edifici creano un’ombra che non permette al sole di baciare l’erba che vuole nascere a nuova vita.

Qui, quando il tempo è bigio, c’è foschia e tutto si circonda di un’atmosfera stranissima, quasi surreale; sembra di essere dentro un film di suspense in bianco e nero. L’assenza di rumori è assordante e piccole, minuscole goccioline accarezzano il muso, anche se non le vediamo.

Come potete osservare, oggi è un po’ nuvoloso, ma la bruma è assente, e meno male, altrimenti non avrei potuto immortalarvi queste antiche bellezze.

Tali costruzioni sono sparpagliate un po’ ovunque sulle mie Alpi. Partendo da Colle Melosa, sia percorrendo il Sentiero degli Alpini, sia rimanendo sulla strada principale sterrata, si possono notare diversi edifici di questo tipo. Alcuni, più in basso, sono contornati da un ambiente più roccioso e dalle creste tra le quali passa la strada percorribile come un grande serpente tra le montagne. Siamo sull’Alta Via dei Monti Liguri.

Si può percorrere a piedi o in auto, purché sia una macchina adatta a terreni disconnessi. Attenzione, perché in certi punti si  fa davvero stretta ed è priva di protezione a valle, quindi vi consiglio di optare per le quattro ruote solo se siete esperti guidatori. La strada e tutti i sentieri che potete vedere sono di origine militare.

Ma torniamo alle caserme. Più in alto, come vi dicevo, queste costruzioni antiche godono della compagnia di ampi prati, distese erbose contornate solo dal cielo.

Sono pochi i caseggiati dotati ancora di tetto, forse sono quelli più recenti, e hanno al loro interno cianfrusaglie e rimasugli, gli avanzi di bisbocce tra amici o di pernottamenti che hanno poco di occasionale, forse addirittura abusivi. Certi rifugi servono anche da alpeggi ai pastori che portano qui il loro bestiame a pascolare durante la bella stagione.

Si possono riconoscere le parti adibite alle camerate: una serie di finestre ha lasciato spazio ad aperture quadrate, in fila e tutte uguali.

Il panorama di cui si può godere da qui è sempre magnifico. Volgendo lo sguardo in basso si abbraccia con la vista tutta la Valle, i centri abitati sembrano nugoli di formiche, visti dall’alto. Intorno a questo luogo, poi, c’è una corona di alte vette, si vede il Saccarello, ma non solo: possiamo  godere anche delle alture francesi, tra le quali spicca il Monte Bego (2.872 m s.l.m.), famoso per le sue incisioni rupestri che ogni anno raccoglie un gran numero di visitatori. E poi, in giornate particolarmente terse e limpide (non oggi, quindi) si può vedere il mare, la sua distesa blu all’orizzonte, insieme al profilo della lontana Corsica. Non scherzo, topi: è la verità! L’ambiente cambia velocemente, quando è accarezzato dallo sguardo: le conifere digradano in radure ed erbaggi, e i massi grigi delle caserme si stagliano contro il cielo.

La batteria più importante fu costruita verso la fine del 1800. Aveva una funzione prettamente difensiva, si nota dalla vicinanza di queste fortificazioni, che si fanno anche più numerose. Questo convoglio militare aveva a disposizione diversi cannoni, probabilmente quattro per batteria, che puntavano verso il territorio francese. Giunti a questo punto, capirete come questa non sia solo una semplice e splendida escursione, ma anche un inestimabile viaggio nel nostro passato intriso di storia e vicende.

Io non appartengo al Genio Militare, ma gli edifici dei Balconi di Marta, se non erro, furono costruiti a scopo di sicurezza. Il nemico andava abbattuto incrociando i fuochi con altre batterie posizionate strategicamente su altre alture. I cannoni, però, non erano le uniche armi. Molte strutture erano dotate di feritoie, attraverso le quali partivano veloci e senza pietà i proiettili delle mitragliatrici. Persino alcuni carri armati svolgevano il loro lavoro.

Qui, proprio dove sto fotografando, è stato versato tanto sangue, sapete? Gli attacchi erano frequenti e cruenti. Si ricorda quello dell’aprile del 1794, quando i francesi assaltarono in gran numero.

Questo luogo nasconde bellezze anche dal punto di vista faunistico. Non sarà una grande novità, ma è un grande piacere per me darvi questa notizia. Pare, infatti, che in questo territorio siano state trovate tracce di Lupo. Finalmente! La mia Valle un tempo ne era piena, ma col passare degli anni e a causa dell’uomo il Lupo ha finito per essere una figura assai rara tra le mie montagne. Oggi, in diverse zone, tra le quali proprio Cima Marta, Monte Grai e Colle Bertrand, che per bellezza potrebbero essere paragonate alle Dolomiti, è tornato il predatore per eccellenza. Qui è a casa sua, aggiungerei.

Insomma, che dire? Vi è piaciuto questo tour? La storia non è esattamente una fiaba per topini, ma è la realtà, accaduta proprio qui, dove sto zampettando in questo momento. Mi ha fatto piacere rendervi partecipi di tanti ricordi e della meraviglia offerta da una delle zone più belle dell’entroterra ligure.

Vi aspetto per la prossima passeggiata. Squit!

L’Autostrada dei Fiori

La mia Valle, così come la metà a ponente della Liguria, è attraversata da un tappeto nero lungo e duro, a tratti sospeso, chiamato Autostrada dei Fiori. Niky e io l’abbiamo fotografata per voi da diverse angolazioni.

Nella mia Valle attraversa il paese di Castellaro, tagliandolo a metà e avendo come panorama il grande campo di golf, passando poi sopra il paese di Taggia. La via che da Taggia s’inoltra in vallata, verso Badalucco, è costeggiata per un tratto dagli enormi piloni di questo stradone. Proprio in questo punto tra l’altro, anni fa, è caduto un camionista che, addormentatosi e precipitando, è andando a picchiare sopra una casetta. Oltre a lui, a rimetterci la vita, sono stati i coniugi che stavano cenando e il loro cane. Purtroppo di incidenti e fatti brutti, sulle strade, ne accadono moltissimi. Io trovo questa autostrada molto cara, tra l’altro è sempre sottoposta a “lavori in corso”, ma questo dovrebbe essere un bene. Conosciuta anche come A10, percorre il tratto Ventimiglia-Genova, offre una cosa molto bella, che poche altre strade possono offrire – scusate la modestia -… il panorama, quello vero ligure!

Dalla mia Valle, andando verso il capoluogo, alla nostra destra troviamo la distesa azzurra del mare. Spesso possiamo essere accompagnati da colori stupendi che inondano di luce il cielo. Alla nostra sinistra, invece, potete scorgere la meraviglia dei nostri monti. L’autostrada permette di godere di scorci particolari.

Il tratto che da Genova arriva a Savona è stato aperto il 5 settembre del 1967, mentre è più recente quella da Savona a Ventimiglia, che è stata aperta il 6 novembre del 1971 e, a differenza dell’altra è solo a due corsie. Un problema della Liguria è proprio questo, essendo stretta e lunga come regione: non si dispone di molto spazio per ampliamenti.

Una caratteristica di questo stradone sono poi le gallerie. Ce ne sono tantissime, soprattutto nella mia zona e andando verso il confine francese. Sono lunghe e, purtroppo, spesso poco illuminate.

Quando ero piccola, giocavo a indovinare quant’era lungo il prossimo tunnel. Ognuno ha un nome. Alcuni prendono l’appellativo dalla zona, dal paese, altri invece accennano a un fatto accaduto vicino a essi.

Questa strada rialzata ci permette di vedere i paesi dall’alto, quelli marittimi, tutti raggruppati sulla costa e quelli più montani con un’ottica completamente diversa. Sono vere e proprie cartoline, viste da lassù.

Dal punto di vista estetico non è bello vedere queste verdi vallate divise trasversalmente da un ammasso di cemento, ma come si potrebbe, oggi come oggi, vivere senza un’autostrada? Certo, le stradine dei miei boschi sono spesso tronchetti di alberi messi uno dopo l’altro ma gli esseri umani hanno bisogno di compiere più chilometri di noi topi durante il giorno. In tanti, infatti, la usano per andare e tornare dal lavoro, è sempre molto trafficata e a causa di ciò può influenzare negativamente l’acquisto di una casa alla quale regala disturbo e fastidio.

Sapete, non siamo abituati alle grandi città e ogni rumore risulta insopportabile. Comunque topi, tra poco tanti di voi percorreranno questo tipo di strade per andarsene un po’ in vacanza. Forse rimarrete imbottigliati e patirete un tantino il caldo, so che di solito accade così, ma vi auguro comunque di passare giorni lieti nel riposo e nel divertimento più assoluto.

Mi raccomando: andate sempre piano!

Vostra Pigmy.

M.