La Gola delle Fascette

La Gola delle Fascette – un luogo incredibile in terra brigasca.

Un sentiero, “vicino di casa”, a due passi da me.

Dagli aspri monti, scavalcati anche da topononno (topononno l’Alpino, non quello dell’Africa) durante la Seconda Guerra Mondiale.

Una spettacolare Gola topi, lunga circa 600 metri, intagliata completamente nelle rocce calcaree tipiche dei miei luoghi.

E’ lei che, precisamente, segna il confine tra la provincia d’Imperia e Cuneo e rappresenta un particolare fenomeno di cattura idrica.

Il Rio Nivorina, che scende dal vallone di Upega, già 1.000.000 anni fa, confluiva probabilmente attraverso la Colla Bassa nel Rio Piniella e quindi in Val Tanarello.

Siamo infatti nell’Alta Valle Pesio e Tanaro e, grazie alle informazioni che ci forniscono gli addetti di Parcopesio.it possiamo scoprire un paesaggio incredibile.

Col passare delle Ere, la carsificazione nel settore delle Fascette deve essere stata intensa e a molti livelli. Questo presumibilmente ha favorito, insieme ad altri fattori, l’intaglio della Gola e la conseguente cattura del Rio Nivorina verso il vallone del Negrone.

Oggi, la circolazione idrica nella Gola delle Fascette è totalmente sotteranea per gran parte dell’anno poichè, le acque del Rio Nivorina, sono inghiottite dal Garb del Butaù.

Solo i grandi deflussi, con lo scioglimento primaverile delle nevi o a causa di violenti temporali, attivano la circolazione superficiale lungo il fondo della Gola. Poichè le acque percorrono zone inesplorate, possono essere avanzate solo ipotesi a spiegazione di questo fenomeno. A fronte di grandi portate idriche, si attiva la risorgenza semi fossile Garb da Fùuze (Garbo della Foce), posta a circa 30 metri d’altezza dalla Gola. Se le portate aumentano, s’innesca uno strano fenomeno, per cui, alzandosi il livello di falda, l’acqua torna a monte per fuoriuscire dal Bataù riattivando così la circolazione superficiale.

Fino a tempi relativamente recenti, la Gola, costituiva una barriera invalicabile lungo il corso del fiume per le genti dei paesi posti a valle e a monte di essa, costrette per comunicare, a lunghi percorsi.

Solo alla fine dell’800 venne tracciato, con la collaborazione dell’Esercito, un sentiero lungo tutta la Gola, in seguito attrezzato con funi metalliche nei punti più esposti.

All’isolamento dell’Alto Tanaro si pose rimedio nel dopoguerra: la ditta Feltrinelli, costruì la rotabile Upega-Viozene in cambio della concessione del taglio delle Foreste della Binda, del Bosco delle Navette, (che ne ho parlato in questo post https://latopinadellavalleargentina.wordpress.com/2012/09/18/il-bosco-delle-navette/ ) e del Bosco Nero. Fu completata nei primi anni ’50.

I detriti prodotti dal passaggio delle strapiombanti pareti della Gola, furono scaricati nella forra, alternandole così la morfologia.

L’alluvione del 1994 trasportò verso valle molti di questi detriti riscoprendone, in buona parte, l’antico aspetto spettacolare per le grandi marmitte che sono simili ad aperture e i numerosi fenomeni di erosione presenti.

E’ la strada che si percorre appunto per arrivare al paese di Upega ed è uno splendido canyon ricco di grotte che non solo costituiscono tutto il sistema idrico di tutto il Marguareis ma che sono anche spettacolari da visitare, come potrete vedere in questa bellissima pagina dove un gruppo di coraggiosi dice addirittura di aver visto la più bella Gola che gli sia mai capitato di scoprire. Eccovi alcune loro foto e la loro descrizione http://www.aspeterpan.com/grotte/lupo02.htm

Ogni grotta ha un nome, alcune sono piccole e con poco significato, altre invece, dei mondi a sè.

E’ davvero un luogo magico, dall’atmosfera misteriosa e dalle alte falesie imponenti ma completamente percorribile anche in auto, con il solo desiderio di appagare gli occhi.

Io per adesso vi regalo qualche immagine, nella speranza che possiate capire la bellezza di questo posto, ma invito davvero a venirlo a visitare realmente perchè offre scenari da mozzare il fiato.

Un forte abbraccio, vostra Pigmy.

M.