“Au Ciottu” di Corte

Ci sono luoghi della mia Valle che non sono accessibili a tutti, ma… io che sono Pigmy  posso andare dove voglio e sono sempre autorizzata, grazie alla miriade di topoamici che ho, sparsi qua e là, e che mi consentono di visitare le loro terre o i sentieri sbarrati ai più.

E oggi è proprio in un posto come questo che vi porto, “vietato”, cosicché possiate ammirarlo tutti voi.

Sì, lo so che in natura non dovrebbero esserci divieti, ma così è e, nel mondo degli umani, ci si deve adattare. Io sono comunque lieta di aver visto una meraviglia che ancora non avevo ammirato e ringrazio di cuore chi mi ha permesso di godere di tanta bellezza e di tanto appagamento.

Andiamo sopra il paese di Corte, precisamente al Ciotto di Corte. Un tempo, in questa depressione erbosa ricca di Noci e Castagni, venivano raccolti i frutti di questi alberi e portati per la vendita fin giù a Taggia o a Corte stessa. I mestieri di una volta si possono ancora vivere attraverso l’immaginazione e l’atmosfera di queste zone.

La strada è sterrata, ma larga e comoda. Sale senza essere ripida e ci porta fino a trovarci di fronte al Carmo dei Brocchi che sovrasta un altro Ciotto, quello di San Lorenzo. La vista è magnifica, una meraviglia si apre agli occhi e permette al cuore di respirare.

Mi accompagnano le farfalle, molto numerose in questa stagione, che si posano sui fiori. Ognuna ha un colore diverso dall’altra e si posano anche su alcune pozzanghere per bere, presumo. Ci sono la Ginestra, il Pisello selvatico, e le rocce attorno sono coperte di Timo e Lavanda.

In certi punti si può ammirare il paese di Corte dall’alto, tutti quei tetti rossi sembrano appiccicati tra di loro e più in giù, sul Torrente, c’è Molini di Triora  “il Paese dell’Acqua”, chiamato così proprio perché costruito sulle sponde dell’Argentina e del Rio Capriolo.

In alto, invece, c’è la stessa Triora e, dall’altra parte, a sinistra di fronte a noi, ecco Andagna con il suo bosco nel quale si intravede il sentiero che porta alla chiesetta di Santa Brigida.

Sono partita dal Camposanto di Corte, piccolo, intimo e ben tenuto e, percorrendo questa strada, ho seguito anche un pezzo di sentiero che, fino a qualche anno fa, veniva utilizzato anche come pista per la Corsa Podistica che si teneva durante la festa in onore alla Madonna dell’8 di settembre.

Una festa importante, per gli abitanti di Corte, molto sentita. Da qui si può anche raggiungere la Palestra Naturale di Arrampicata “Rocca di Corte” per gli amanti scalatori. La Falesia di Corte, che prende il nome proprio dall’omonimo paese, si offre in tutta la sua verticale bellezza per essere scalata da climbers esperti, essendoci punti pericolosi e su strapiombi.

La sbarra che blocca la strada è il preludio della magnificenza. Non avevo mai visto la mia Valle da questo lato. Posso ammirare i pascoli laggiù in fondo, le vette, alcune dolci altre più aspre e, oggi, alcune nuvolette le contornano come un ricamo.

Le More non sono ancora mature. Se lo fossero, ci sarebbe da mangiare per tutto il tragitto. Ce ne sono tantissime e non mancano nemmeno le Ciliegie e le Prugne.

Questa strada porta anche a una piccola frazione di appena una manciata di case, chiamata Vignago e sono davvero pochi a conoscerla. Sarà però una prossima meta perché è davvero distante e oggi non riesco a raggiungerla. Mi chiedo, però, come si potesse vivere così lontani dal paese un tempo, eppure…

Arrivati al Ciotto, l’atmosfera è stupenda. Grossi tronchi aspettano di essere tagliati e bruciati per riscaldare durante l’inverno ed esorcizzare la temperatura rigida della stagione più fredda, rendendo l’ambiente domestico più confortevole.

Il prato è bellissimo, sotto l’ombra di Noci e Castagni secolari ed enormi che sono ancora lì e ancora donano i loro frutti. Tutto attorno c’è il bosco, più fitto in questo punto, ma comunque suggestivo.

Ci imbattiamo in un casone, dove un tempo si stipavano i frutti della terra e gli attrezzi, e una piccola chiesetta conosciuta come “la Chiesetta du Ciottu”, piccola, ma molto carina, con il tetto in ciappe di Ardesia e il portale dello stesso materiale. Come già vi ho detto più volte, santuari, chiese e edicole religiose non mancano mai nella mia Valle.

Da qui si può osservare molto bene la Valle nel suo termine stesso. Nel senso che si vede chiaramente il vallone compreso tra le due catene montuose che la circondano. Si possono notare anche alcuni piccoli affluenti del Torrente Argentina, che adesso sono in secca, nonostante le numerose piogge di quest’anno. Sembrano grandi arterie dei monti con il loro beige che si staglia in tutto quel verde. Un verde onnipresente.

Questa strada, infatti, è percorribile anche in piena estate, a differenza di altre della Valle, perché offre zone d’ombra nelle quali ristorarsi. Ci sono molti alberi, cespugli e arbusti ai suoi lati. Non è aspra e glabra come l’Alta Valle dei pascoli e degli alpeggi.

Sono tanti, infatti, anche gli uccellini che accompagnano la nostra passeggiata con il loro canto. Qui possono costruire i loro nidi. Si sentono cinguettii di vari tipi e, tutti assieme, formano un coro armonioso.

Come vi ho detto, la strada continua, sale molto più su, ma adesso io mi fermo qui. Mi riposo e mi godo questa natura eccezionale che dona le sensazioni migliori. Sedetevi anche voi accanto a me e ascoltate… osservate… in silenzio… il Tutto.

Vi aspetto per il prossimo tour Topi, a presto!

L’Estate – il tempo dei frutti

Se la Primavera è il tempo dei fiori, l’Estate è quello dei frutti e, fortunatamente, nella mia Valle Argentina, le stagioni si distinguono ancora molto, offrendo ognuna le proprie meraviglie.

Il verde è il colore regnante, un verde acceso che ammalia e anche i doni di Madre Terra sono verdi, per il momento… o almeno quasi tutti.

Oggi vi porto a vederne qualcuno, sono bellissimi e golosissimi. Naturalmente, nella mia Valle si trovano ovunque, perché quelli autoctoni nascono selvatici nei boschi e nei sentieri.

Per conoscerli meglio andrò a trovare Maga Gemma, lei sa tutti i loro segreti e sono sicura che mi racconterà molte cose su questi straordinari regali della natura dei quali io sono ghiotta.

Inizio già a vedere alcune piantine che conosco, sento qualche dolce profumo e vedo le loro tinte sgargianti, che meraviglia! E’ tutto offerto dal pianeta… mi sento grata e ricca! Qui c’è da mangiare per mesi e mesi!

«Pigmy, cara!» esclama una bellissima voce femminile dietro di me. «E’ possibile che pensi sempre a mangiare?!» la maga mi sorride.

«Maga Gemma! Ma come hai fatto a capire che…»

«Oh! Pigmy, suvvia… sono una Maga…» sorride ancora.

Io sono sbalordita da tanta bellezza che mi circonda. Attorno alla casa di Maga Gemma, una stupenda dimora in mezzo al bosco, c’è qualsiasi ben di Dio e, curiosa come sono, inizio subito a gironzolare e a infilare il muso ovunque, rapita da tanto splendore.

«Quelli sono Piselli Pigmy. Tra pochissimo si potranno mangiare.»

Ma che meraviglia! Sono buffi e molto carini, delle piccole palline con le quali si possono realizzare minestroni, contorni, insalate, creme, zuppe…! Mi volto di scatto attirata da altre biglie. Questa volta sono colorate di un rosso fuoco e sono appese a un albero: «Le Amarene!» urlo raggiante.

«Esatto! Più aspre delle Ciliegie ma anch’esse ricche di proprietà.» mi rivela la Maga.

«Davvero?» sono una grande conoscitrice di piante e fiori, ma vorrei che Gemma mi dicesse qualcosa di suo. «Racconta!» la esorto.

«Beh…contengono melanina e quercetina, la stessa sostanza che trovi nelle Cipolle. pensa. Quindi sono antitumorali, ma rilassano e fanno dormire sereni. Ottime contro lo stress. Tu non ne soffri, ma i tuoi amici umani sì!». Ecco, questa cosa non la sapevo.

«Nel dialetto della Valle si chiamano “Agriotti”», dico. «Alcuni frutti assumono nomi davvero strambi. Le Fragole sono “Merelli” e le Albicocche “Miscimì”. Bah!» ridiamo entrambe e continuiamo la nostra gita tra erbe e alberi.

Ecco, una delle poche piante senza fiori e senza frutti, poiché sono invernali. E’ il Kiwi e, per ora, offre una gradevole ombra proprio davanti alla casa di Maga Gemma grazie alle sue foglie larghe e tonde. Il Melo, invece, ha già fatto nascere piccole melette ancora verdi. Saranno aspre anche quando saranno mature, ma succose e buonissime perché contengono un’acidità molto piacevole. Fanno proprio bene, tra l’altro! Queste sono le vere Mele che tolgono il medico di torno, se mangiate ogni giorno!

«Seguimi Pigmy, voglio farti vedere uno spettacolo» mi invita la Maga e, fiduciosa, mi avvio dietro di lei. Mi fa chiudere gli occhi, mi fa fare qualche passo e, quando spalanco il mio sguardo rimango allibita! Neanche qui i frutti ci sono ancora, ma quello che vedo è il loro preludio! Gli Ulivi, alberi quasi sacri per noi liguri, sono completamente bianchi perché ricolmi di minuscoli fiorellini che tra qualche mese saranno Olive, le migliori al mondo: la speciale Oliva Taggiasca. Sono un trionfo di candore, sembrano pieni di lana, di neve! Qui da noi si dice “con la panna”! Appena si sfiorano con le zampe, cadono lievi a terra, perciò è bene non toccarli troppo! Un affascinante manto bianco che incanta.

«E questa invece sai cos’è?» mi dice quella splendida donna. Riconosco il frutto, non sono mica nata ieri, in fondo: «L’Uva Spina!».

«Bravissima! Per chi soffre di problemi all’intestino, questa è un vero toccasana!»

«Oh, sì!» replico. «So che contiene anche tantissima Vitamina A e tantissima Vitamina C,ed è anche molto dolce.»

«Esatto. Ancora poco tempo e sarà pronta anche lei. Questa, come vedi, è la varietà bianca, ma c’è anche quella rossa o violacea.»

«Che splendore!» Ammiro tutto estasiata.

Non posso credere di essere circondata da tanta ricchezza. Neanche a dirlo mi sono fatta una bella scorpacciata di parecchie cose mentre quelle che devono ancora maturare sanno che dovranno attendermi, perché tra qualche giorno verrò ovviamente ad assaggiarle.

Saluto Maga Gemma, la ringrazio e me ne torno alla tana con un bel cestino pieno di tante prelibatezze e, nelle narici, il dolcissimo profumo dei Tigli che mi ha riempito i polmoni. Qualche Zucchino, due Albicocche, un po’ di Pomodori… posso sfamare un reggimento. Ora devo lavare tutto, cucinarlo e farmi un po’ di provviste, quindi vi saluto e vi aspetto per il prossimo tour nel bosco dove andremo a mangiucchiare altre squisitezze, tutte naturali.

A presto Topi! Preparate le dispense!