Via Queirolo – la Via Pedonale

E’ sicuramente la via più In di Arma di Taggia, primo paese della Valle Argentina, innanzi tutto perché è un budello parallelo al mare, poi perché è pedonale e permette di godere della vista di vetrine davvero accattivanti.

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Non è lunghissima, ma sono tanti i negozi che si affacciano sulle sue mattonelle e vendono libri, vestiti o oggettini davvero deliziosi. Tutte cose carine e anche di un certo stile, ovviamente.

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Una nuova pavimentazione la riveste da qualche anno, rendendola ancora più elegante e aiuole e panchine circondate da fiori permettono allo sguardo di godere di un ambiente tranquillo e colorato.

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In estate è  super affollata anche grazie alle gelaterie e ai bar che si trovano verso il suo culmine, vicino a Piazza Chierotti, e infatti la via si conclude proprio vicino alle spiagge e all’Arma marina più conosciuta e visitata.

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In questa via c’era uno dei tre Cinema di Arma, il Capitol, anch’esso ormai chiuso come tutti gli altri e con gran dispiacere degli abitanti che lo ricordano ancora come un punto di riferimento della cittadina.

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Passeggiare qui, ammirando ciò che i negozianti espongono, è uno dei passatempi preferiti soprattutto dai turisti alla ricerca di quello che desiderano. E’ proprio qui, infatti, che in alcuni periodi dell’anno viene allestito anche il mercatino dell’artigianato, dove i manufatti originali e le creazioni stravaganti la fan da padroni.

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Sebbene si pensi che il titolo di questa via possa essere dedicato a  Francesco Queirolo, scultore italiano nato a Genova nel 1704, la strada è in realtà dedicata al partigiano Candido Queirolo, nato a Taggia nel 1915 e caduto a Baiardo nel 1944. Egli, insieme ad altri compagni, organizzò uno dei primi gruppi partigiani dell’imperiese. Era conosciuto con il nome di Marco e fu a capo di uno dei distaccamenti garibaldini più attivi del territorio provinciale. Insieme ai suoi, ebbe successo in molte difficili battaglie e guerriglie che si combatterono sui monti della Valle Argentina, di cui Arma fa parte. Fu un eroe e, per questo, oggi viene onorato con una via a suo nome.

Alcuni vicoletti di Via Queirolo, come “Vico Romano”, portano al mare o passano sotto la vecchia ferrovia facendo entrare la gente nel centro della cittadina e, i pontini, sotto ai quali bisogna passare, sono davvero bassi e occorre chinarsi. Una piccola castagnola come me non ha di questi problemi, ma la maggior parte delle persone devono passare ricurve mentre i bambini giocano a saltare in alto per vedere se arrivano a toccare il soffitto del piccolo tunnel.

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Un mio caro amico umano mi racconta – Quando si era bimbi si giocava anche a vedere quando la nostra testa fosse finalmente riuscita a toccare il tanto ambito soffitto del breve sottopassaggio. Ciò significava che stavamo diventando grandi! E anche noi avremmo dovuto raggomitolarci come gli adulti per passare lì! -.

Un tempo, per raggiungere questa via bisognava aspettare che il passaggio a livello della vecchia Stazione si alzasse e Arma rimaneva divisa in due per qualche minuto, più volte al giorno, come tutti gli altri paesi della costa ligure dove gli unici binari scorrevano in mezzo alla cittadina. E c’era la campanella, l’attesa, alcuni giovani appesi a penzoloni alle sbarre e alcuni adulti a sgridarli. E poi il treno, a volte lento, a volte velocissimo, scompigliava vestiti e capelli.

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Oggi tutto questo non esiste più perché la Stazione è stata spostata e il passaggio a livello trasformato in una bella rotonda per la viabilità delle auto.

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Ma Via Queirolo rimane Via Queirolo ed è sempre qui ad aspettare chi vuole farle visita. Chi giunge ad Arma, a trascorrere le sue vacanze, non può non viverla.

Io vi saluto e vi aspetto per il prossimo tour.

Uno squit a tutti.

M.

Cencio

Visto il furore che ha avuto Nocciola, non potevo non parlarvi anche di Cencio.

È cosa davvero ardua beccarlo sveglio. Pigro come non so cosa e, presumo, anche narcolettico, passa le ore semplicemente a dormire. I gatti, si sa, lo fanno con passione, ma lui è a dir poco esagerato. Il suo nome deriva da come si è presentato in casa mia una splendida domenica d’agosto alle sette e mezza del mattino.

Avete presente quelle calde giornate estive e per giunta domenicali in cui la sera prima vi siete detti: «Domani non metto nemmeno la sveglia. Voglio dormire!»? Bene, non avevo fatto i conti con la mia cara amica che, domenica o no, lei alle sei deve portare fuori il cane a fare una lunga e rilassante passeggiata. Che vita vuota, lo so! Ma perchè andarci di mezzo io? Semplice: chi meglio di una topina del mulino per prendersi cura di un cucciolo appena nato? Ebbene sì, i miei amici lo sanno: dove ci sono i miei simili, ci sono anch’io.

Amo prendermi cura di loro. Cencio venne trovato da lei sui binari mezzi distrutti della ferrovia che lasciò poi il posto alla pista ciclabile. Era sporco di sangue secco, con il cordone ombelicale ancora attaccato e, nonostante l’afa, completamente intirizzito dal freddo. Deducemmo che dovesse essere nato quella stessa notte.

La mia amica ha cercato la mamma ovunque. «Forse ha cambiato zona, gli è caduto durante il trasporto e non lo trova più», ha pensato. E cerca, cerca, cerca… ma nulla. Né un micio, né una cucciolata. Due randagi che mettevano paura anche a un cane, furono gli unici felini che vide. Erano sudici, affamati e mezzi spelacchiati. Non potevano certo essere i genitori del piccolo, anche perchè passarono di lì senza nemmeno considerarlo e se ne andarono con i loro occhi cisposi.

Da poco passata l’alba, il dlin dlon del mio campanello suonò.

Non era possibile. Era domenica, per giunta di agosto… chi poteva essere?

La mia amica tirò fuori quell’esserino infreddolito dalla tasca della sua salopette. Inutile dirvi quando lo vidi quel che provai. Perdonai quella rompigioiellidifamiglia e mi misi immediatamente all’opera con i suoi «Salvalo! Salvalo!» che mi rimbombavano nelle orecchie. In effetti, non era proprio in ottima forma. Con ancora orecchie e occhi chiusi dava pochi segni di vita. A peso morto, non reagiva a nulla. Presi subito un biberon dalla mia scorta e lo riempii di latte caldo. Insomma, inutile dirvi che Cencio è ancora oggi, a distanza di sette anni, vivo e vegeto a casa di un mio amico. Li salvo, ma non posso mica tenerli tutti! Dove l’ho spedito (a due passi da me) sta benissimo, ma continuiamo a sentirci una coppia. Instauro con tutti loro uno splendido rapporto perpetuo. Cencio, al contrario di Nocciola, dà confidenza a chiunque. Non ha mai avuto paura di niente e di nessuno ed è ora un gattone enorme. Magro, snello, sempre che gioca, ma con una muscolatura invidiabile. Il sinonimo di straccio però gli è rimasto. Quando lo vidi la prima volta mi diede l’impressione di essere davvero un toglipolvere, poverino! Lo prendevamo tutti in giro perchè, a causa della sua audacia, e della sua inesperienza, finiva sempre per mettersi nei guai o farsi male, e dire che sta sveglio solo due minuti al giorno! Secondo me è un po’ tonto, ma gli voglio bene ugualmente. Anche lui è molto affettuoso, ama dormirti accanto e sentire il calore che gli è mancato dalla mamma. La sua sindrome dell’abbandono lo ha sempre portato a preferire una coscia piuttosto che un morbido cuscino. Uno squit affettuoso anche a te, e a voi ovviamente, che mi auguro siate allietati da quest’altra bella storia  a lieto fine.

Un saluto, vostra Pigmy e uno squit anzi… miao!

M.