Vignago – il borgo antico

Oggi, Topi, concedetevi un po’ di tempo per seguirmi perché si va a visitare una piccola perla della Valle Argentina.

Il tempo non vi servirà solo per arrivare in questo luogo che si trova sopra al paese di Corte ma anche per immergervi in un altro tipo di tempo che oggi non esiste più ma, in qualche modo, ha saputo lasciare qualcosa di sé, persino il suo profumo e la sua voce.

Attraverso gli oggetti, gli angoli caratteristici, i carrugi, le finestre e l’atmosfera, il – passato è ancora presente – anche se sembra una frase assurda da recitare ma vedrete che dico bene se verrete con me.

Andiamo a Vignago, il borgo piccolo e antico. Il borgo sotto la Rocca.

Il nucleo centrale di questo paesino, infatti, è chiamato – Rocchetta -. Questa protagonista si trova esattamente sopra ai tetti delle vecchie abitazioni.

Per arrivare a Vignago si passa nel bosco e il paese stesso è circondato da Castagni e un’infinità di Roverelle. Un tappeto di ghiande viene calpestato dalle nostre zampe mentre giungiamo ad una delle prime costruzioni importanti.

La macchia diventa meno fitta, alcune rocce si sporgono sulla vallata mostrando Triora che domina di fronte e un’edicola ci aspetta presentando la meraviglia che stiamo per vedere.

Le giro intorno; è piccina, un tempo conteneva la statuetta di una Madonna.

Attraverso una delle sue aperture si nota Monte Pellegrino (1.521 mt) che, in questo periodo mostra anche un foliage spettacolare oltre le radure che lo contraddistinguono.

Davanti a lei, un grande albero di Alloro, ritto e austero, sembra consentire l’accesso al sentiero che scende e porta alle vecchie abitazioni.

Una manciata di case completamente in pietra. Una pietra oggi abbandonata. Nessuno vive più qui ma un tempo c’era persino la scuola. Pare che i bambini fossero una decina e gli adulti più numerosi ma, durante il dopoguerra, questa gente decise di trasferirsi in altre zone.

In effetti, salendo per il sentiero che parte dalla località Molini di Pio, dopo Molini di Triora, e quindi dalla parte bassa che conduceva ai paesi più forniti, non è per niente semplice arrivare qui eppure, un tempo, si percorreva questa strada ogni giorno per poi tornare su, superare i primi capanni e raggiungere una delle case più grandi.

Se invece arrivate da Corte e dal bosco di sopra, introdursi in questo borgo è un’esperienza fiabesca e par quasi di sentire una vocina cantare “A mille ce n’è…”…

Si nota subito come in certi tratti la natura, una meravigliosa natura, abbia preso il sopravvento ma non sembra presuntuosa anzi, sembra voler proteggere quel luogo immerso nel silenzio.

Solo qualche lieve fruscio si percepisce, ogni tanto, provenire da dentro i ruderi. Sono i miei cugini Pipistrelli, si saranno sentiti disturbati dalla mia visita, sono dei dormiglioni!

Dopo quel che rimane di qualche casa raggiungiamo una fontana sulla quale una minuscola targa recita queste parole: “Con la unione di tutta la popolazione di Vignago sorge la fontana dell’acqua potabile 12 – 5 – 1951”.

E’ situata in una piccola piazzetta ora ricoperta da erba alta e si trova nel mezzo della striscia di case.

Vignago è infatti un insieme di dimore che costeggiano l’unico carrugio accessibile.

Alcune di loro non hanno più nemmeno il tetto, altre invece riportano una copertura ancora in ciappe di ardesia, altre sono pericolanti, mentre qualcuna è piena di ragnatele al suo interno.

Se le travi e le solette fossero più resistenti penso che un regista, una volta giunto qui, pensi d’essere arrivato nel suo set cinematografico preferito!

Tutto è da guardare, da osservare, da contemplare. Tutto ha tanto da dire. Se ci si ferma con lo sguardo sopra ai vari particolari si notano cose mai viste prime, si può sentire un’antica narrazione e si può immaginare ciò che non si è mai vissuto.

Ho così tanta voglia di portarmi tutto in tana che faccio foto a non finire.

Questa piccola frazione di Corte, e quindi di Molini di Triora che fa Comune, fino al 1903 appartenne al territorio di Triora distaccandosi poi assieme ad altre frazioni vicine ancora oggi abitate.

Alcuni punti ombrosi sono umidi e bui. Capisco perché i Chinotteri qui si trovano bene tra le braccia di Morfeo ma, attraverso alcuni pertugi, la luce del sole entra e i suoi raggi rendono tutto ancora più affascinante donando un bagliore quasi argentato a quei resti circondati da una natura florida.

Travi di legno massicce, lastre incise, porte pesanti e sedie tarlate. Tra le pietre dei muri escono chiodi enormi, arrugginiti, in grado di sostenere il peso eccessivo.

Ci sono finestre chiuse da persiane di legno mentre altre sono oggi solo buchi dalla forma quadrata che permettono di vedere il mondo.

Siamo a circa 700 mt s.l.m. ma potendo vedere, attorno a noi, nei pressi di questo borgo, alcuni degli alti monti della mia Valle, pare di essere ancora più vicini al cielo. Siamo in un punto alto, aperto, che gode di aria buona e tanto sole.

Il panorama è stupendo e obbliga a spalancare gli occhi ma anche le piccole creature accanto a noi non sono niente male.

Insetti, fiori, funghetti, frutti… c’è davvero di tutto qui. Tantissima vita in un luogo che, a prima vista, sembra parlare soltanto di staticità.

E’ vero, il tempo in effetti sembra essersi fermato ma, nonostante il passare di molti anni, un’energia movimentata continua a imperlare tra queste mura.

Non vorrei più andarmene. Mi piacerebbe vivere quest’atmosfera durante le varie ore del tempo ma i miei lavori in tana chiamano e se non torno indietro voi rimanete qui a Vignago senza altri articoli.

E’ bene ch’io rientri quindi ma prima vi mando un bacio antico e vi aspetto per la prossima avventura.

Buon proseguimento Topi!

Un bianco prodigio tra il Passo di Collardente e la Bassa di Sanson

Ci sono luoghi della mia Valle che regalano scenari degni d’un miracolo, ambienti che vengono a crearsi solo con determinate condizioni e in precisi periodi dell’anno. Proprio qualche giorno fa mi è capitato di assistere a uno di questi spettacoli fiabeschi e allora eccomi a raccontarvelo per immagini, così che possiate goderne anche voi.

foresta autunno

Mi trovavo in Alta Valle, in uno di quei luoghi in cui non si sa bene dove finisca l’Italia e dove cominci la Francia. Percorrevo la strada sterrata che dal Saccarello conduce al Passo del Collardente (1601 metri sul livello del mare). Superato quest’ultimo in direzione della Bassa di Sanson (circa 1700 metri sul livello del mare), mi sono ritrovata completamente immersa in una meraviglia senza eguali.

bosco collardente - sanson

Qui la fitta foresta di conifere è formata da Larici e Abeti davvero altissimi, che mi hanno ricordato gli esemplari monumentali presenti sul Gerbonte. Tutto è umidità nel sottobosco ombroso che creano, non è difficile imbattersi in funghi succosi in questa stagione. E’ una foresta scoscesa, abbarbicata al fianco di un monte, e la luce dei raggi solari penetra nelle giornate più terse. I Larici non sono ancora imporporati e indorati dal culmine della stagione autunnale, ma godono ancora del verde estivo che nei mesi passati li ha rivestiti di freschezza. I tronchi, a proposito, sono tutti ricoperti delle barbe lanuginose dei licheni, segnale che qui, durante l’Inverno, sa fare davvero molto freddo. Lo direste mai che ci troviamo a pochi chilometri dal Mar Ligure che modella le spiagge tanto amate da turisti e residenti?

foresta collardente - sanson

Sotto quegli stessi alberi, già di una bellezza che riempie il cuore e i polmoni, si estende a perdita d’occhio un prato di pappi bianchi, candidi come neve. Credo che la pianta in questione appartenga al genere del Senecio, solitamente giallo, ma in questa stagione i petali dai caldi colori solari hanno lasciato il posto ai semi, molto simili a quelli del classico soffione.

bosco fiabe

Il risultato è un tappeto di nuvole bianchissime, pronte a svolazzare via alla prima folata di vento e disperdersi, attecchendo altrove per ricreare una nuova pianta, una nuova vita che rinascerà a Primavera.

senecio soffione

Le piante sono alte, topi! Raggiungono almeno il metro di altezza, e ci si sente davvero piccoli là, sotto gli alberi fitti e longevi e quei fiori che sfiorano il tetto della topomobile.

Non è uno spettacolo a cui si assiste tutti i giorni, proprio no! E’ il risultato del lento trasformarsi della Natura in questa stagione, senza contare che il vento potrebbe in ogni momento portar via quei caratteristici semini bianchi responsabili di un ambiente tanto suggestivo.

senecio foresta

Qui non è difficile immaginarsi gli animali del bosco nascondersi in mezzo a tanta rigogliosa vegetazione, e chissà che spasso dev’essere saltellare tra quei pappi bianchi che solo a sfiorarli fioccano via come neve soffice e leggera!

foresta larici

Mancano solo le fate, o forse ci sono già ma non si lasciano avvicinare dallo sguardo, timorose di essere scoperte.

foresta larici autunno

Farfalle, mosche e api resistono ancora prima del sonno obbligato della stagione più fredda, intanto fanno ancora incetta di ciò che possono racimolare. Quasi sembra impossibile che stia giungendo l’Autunno su questi monti, a un primo sguardo la magia di questo luogo parrebbe preludio di Primavera.

senecio

La mia Valle sa sempre stupire, non passa giorno che io non lo pensi. Proprio quando sembra quasi di conoscerla ormai a fondo, ecco che tira fuori dal cilindro magico un nuovo trucco per sorprenderti e vedere dipingersi sul tuo viso uno strabiliante e incantato sorriso.

Io adesso vi saluto, topi. Vado a scovare qualche altra meraviglia fiabesca per voi! A presto.

 

Quei prati in mezzo ai boschi

Se c’è una cosa che trovo assai affascinante e che la mia Valle regala spesso sono i prati che si trovano in mezzo a fitti boschi.

Alcune zone alberate della Valle Argentina vengono chiamate addirittura – foreste – in quanto presentano una macchia piena di alberi e tronchi che quasi non lasciano passare. Offrono un senso di chiuso, di protezione, di luoghi impenetrabili persino dai raggi del sole.

Si cammina sotto a queste fronde maestose sentendosi piccini e spesso, queste fronde, appartengono a tronchi secolari che vivono lì da moltissimi anni ingigantendosi sempre di più come quelli dei Larici, dei Faggi e dei Castagni.

Permettono agli animali rifugi sicuri e danno la possibilità ad una folta e florida vegetazione di crescere e risplendere in tutta la sua bellezza.

Ma, qualche volta, capita che dietro ad un albero e dietro a quella selva scura si apra davanti agli occhi uno scenario meraviglioso.

Si tratta di una specie di radure che sembrano palcoscenici da fiaba.

Prati, talvolta piccoli e racchiusi, talvolta più ampi, che mostrano distese verdi morbide e splendide.

È facile immaginarsi gentili Caprioli brucare quell’erba soffice e rendere quel pezzo di mondo ancora più magico anche se, al momento, dobbiamo accontentarci di imperturbabili Mucche candide. E mica vogliamo fare discriminazione noi?

Qualche alberello qua e là, qualche arbusto e tanta erba e tanto muschio. Che meraviglia! Vien voglia di tuffarsi e far capriole.

Alcuni di questi prati mostrano tanta natura: bestioline che corrono indaffarate, fiori colorati e funghetti dal portamento buffo raggruppati in famigliole.

In questo sottobosco pieno di vita il verde è ancora più cupo, sembra severo ma le tonalità di alcuni doni della terra limano quel suo aspetto serio sfumandolo di vivacità.

Capita che questi prati siano a volte i sentieri di passaggio e quindi ci si cammina sopra e pare di essere su un tappeto o sulla moquette per non parlare della bellezza che si apre davanti ai nostri occhi.

Corridoi verdeggianti racchiusi da filari di alberi e nel bel mezzo una distesa di tenera erba che par condurre in un mondo fantastico.

Ogni tanto anche il bosco più selvaggio ha bisogno di sole, di aria, di apertura e si mostra con la sua armonia.

È facile essere rincorsi da uccellini che ci seguono saltellando da un ramo all’altro, mentre, davanti alle nostre zampe, svolazzano farfalle per nulla impaurite.

Guardate queste immagini Topi, non vi par di sognare?

E invece è tutto vero ma io vi lascio immaginare di essere lì, intanto, vado a preparare una nuova avventura per voi.

Un fantastico bacio a voi!

A Grattino, sempre più su

Oggi topi, SONY DSCsi và in un’altra fiaba. Una fiaba che ha un nome e si svolge in un luogo. Anzi… è il luogo!

Si tratta di un borgo, un piccolissimo borgo che forse, non si può nemmeno definire tale tanto è minuscolo.

Si chiama Grattino, un nome buffo per indicare un angolo di pSONY DSCaradiso. E il paradiso qui lo si vive davvero.

I prati, le cataste di legna, le strade silenziose e fredde. Spoglie di fiori in questa stagione ma ricche ugualmente di vita e gioia. Vita tra i campi, tra grandi coltivazioni, dove nascono i Castagni e lì rimangono, per anni, per secoli. Castagni dal tronco così grande che, tre uomini insieme, non riescono ad abbracciare.

Grattino, a 700 metri sopra il livello del mare.

Grattino che come guardiano ha un cocker nero, al quale non gliene frega niente di nulla e di nessuno. Ti guarda con quel fare annoiato e nemmeno si preoccupa dei gatti che gli corrono intorno.SONY DSC Quei mici, guardinghi, per nulla ingenui. Rincorrono i topini e si nasconSONY DSCdono tra i ceppi e i capanni degli attrezzi. Nessuno qui li disturba, vivono in un paesino stupendo che offre loro una vista mozzafiato.

Tutta la mia Valle e le cime innevate dei monti sono godibili da qui.

Il – paese presepe -, dove le casupole sono fatte rigorosamente in pietra e i tetti in ciappe d’Ardesia.

Dai camini esce un fumo azzurrognolo e il profumo di legna è inconfondibile mentre si sprigiona nell’aria frizzantina.

Il Viburno è fiorito ma tutto intorno è ancora secco, pronto a sbocciare in primavera. IlSONY DSC sole è pallido, il caloreSONY DSC qui, è dato dall’atmosfera. Dalla vecchina che sgrana i fagioli con il fazzoletto sulla testa e, curiosa, controlla se dei forestieri, passeggiano tra le sue dimore. E’ sospettosa, chissà cosa si crede?! Mi fa sorridere, mi chiedo come faccia a non avere freddo stando così ferma, seduta.

E che meraviglia le piante di Cachi, zeppe solo dei frutti color vermiglio. Guardate, non vi sembrano le puffbacche dei Puffi? Sopra di loro una pianta “pelosa” che gradisce sicuramente più l’estate dell’inverno. Rivestita completamente da una coperta sofficeSONY DSC e calda.

I rami degli alberi e dei rovi sembrano le ciglia di un grande occhio che si affaccia sul mondo e si stagliano contro il cielo grigio. Fantastico davvero.

E rami rotti o tagliati, ordinatamente accatastati o abbandonati, ma tutti pronti per essere bruciati nelle stufe di ghisa. Queste cataste hanno qualcosa di magicoSONY DSC, sono bellissime, rendono questo posto affascinante come l’ambientazione di una storia per bambini.

Ho visto Grattino anche in primavera e posso assicurarvi che è una meraviglia. SONY DSCIl verde di questi prati è ancora più acceso e i fiori dei Mandorli, dei Peschi e dei Ciliegi rapiscono con la loro bellezza.

E ditemi, non riuscite ad immaginare qualche gnomo gironzolare tra questi tronchi e queste piantine? Non è difficile vero? E’ un villaggio così suggestivo che gli gnomi, oltre ad immaginarli, si possono anche sentir fischiettare.SONY DSC

Saranno le casette con le persiane verdi, saranno le erbette al ciglio della strada, le nuvole intorno agli alberi, i piumini nei giardini… i panni stesi in mezzo a un prato… ormai duri, rigidi dal freddo, bisogna fare molta attenzione nel ritirarli per non spaccarli.

Il palcoscenico perfetto per Andersen.

Osservate, non siamo andati molto lontano nel credere a gnomi e folletti. A tener d’occhio la situazione, ecco un esercitoSONY DSC di baldi nanetti pronti a difendere il loro territorio. Uno più bello e più simpatico dell’altro. Penso che siano gli aiutanti del cockerSONY DSC nero che, da solo, non riuscirebbe a controllare tutto. Troppa fatica! I nemici potrebbero arrivare da qualsiasi strada e in qualsiasi momento.

Si scherza, ma un fondo di verità c’è. E si topi. Da qui partono anche i sentieri diretti per Carpasio e Agaggio, per nulla brevi devo dire, ma grazie ad una grande sorgente, posizionata tra la fine dell’asfalto e l’inizio dello sterrato, c’è la possibilità di fare rifornimento d’acqua fresca.

IlSONY DSC paesaggio è da vedere, per forza, è una meraviglia e gli amanti del trekking lo sanno bene. Una meta da non perdere.

Siamo nel centro della Valle Argentina, dal bivio per andare alle ex Caserme di Gavano. Tutto l’anno, si possono effettuare escursioni che offrono spettacoli indescrivibili.

Ogni tanto, la cappelletta di qualche santo o dedicata alla Madonna, spunta tra gli alberi e tra qualche SONY DSCcasa. Non mancano mai a proteggere e ad accompagnare il viandante che viene invitato a pregare in queiSONY DSC luoghi rimasti intatti nonostante una crudele guerra abbia portato via tanti ricordi e tante tradizioni.

Grattino, questa piccola frazione di Molini di Triora che, da poco, è diventata ancora più “famosa” per esser la sede di un’importante vasca anti-incendio, un danno che a volte, purtroppo, colpSONY DSCisce la mia Valle per opera di qualche manigoldo.

Grattino si divide in Inferiore e Superiore. Alla fine del paese, cioè la parte Inferiore quindi, dove la strada finisce,SONY DSC troviamo i lavatoi, ancora intatti, ancora pieni di acqua.

A regnare è il silenzio, nemmeno gli uccellini osano disturbare questa quiete. Questa quiete che tanto andiamo ricercando.

Qui non esiste davvero il veloce tran tran cittadino, il clacson che suona, l’urlo, il SONY DSCcampanello insolente. Qui esiste la pace, la pace preziosa e ormai rara.

E io, cari topi, con questo post spero di averne regalato unSONY DSC poco anche a voi.

Ora vi saluto perchè vado a preparare un’altra bella avventura, voi statevene comodi ad osservare Grattino, uno dei pochi luoghi magici rimasti, in cui si va su, sempre più su, per ammirare tutta la mia bellissima Valle.

Un bacione a tutti voi.

M.

Bregalla, il paese delle fiabe

Guardatele bene le foto che vi posto oggi: non vi sembra di essere in un racconto dei fratelli Grimm?

La legna accatastata, le casette in pietra, i mandorli in fiore, i balconi di travi di castagno, il sentiero in mezzo al prato… Nemmeno il più grande scenografo di Walt Disney potrebbe arrivare a tanto. Sembra un luogo fantastico, invece è tutto vero ed è qui, nella mia valle, sotto un grande spicchio di cielo.

Siamo a Bregalla e le casette in questa frazione sono tante quante le lettere che ne compongono il nome, non una di più.

Bregalla è considerato un punto panoramico fantastico. Da qui si vede tutta la gola della Valle Argentina, quella delle falesie, delle rocce sporgenti, austere, del suo lato aspro, rude, maestoso. Siamo oltre il ponte di Loreto, passato colle Ventusu. Ci troviamo prima di Realdo e, salendo sulla destra, due curve ci portano in questo angolo di paradiso.

Non c’è nessuno. Come mi aveva consigliato la signora Vilma, cerco Bruno, colui che degli orti fa delle vere opere d’arte. Tuttavia il signor Bruno non c’è e di lui e delle sue capacità, purtroppo, non posterò nulla. Voglio farmi raccontare le sue storie, i suoi consigli e voglio fotografare il suo lavoro in sua presenza.

Gli abitanti di Bregalla sono solo 18. Io ne ho visti solo 3, prendono il sole beati nel loro giardino di margherite. In tutto il resto del paesino regna il silenzio più assoluto. Siamo a circa 840 metri sopra il livello del mare. É una borgata che appartiene al comune di Triora e il suo nome deriva probabilmente dal termine “bregallare” che voleva dire belare, in onore delle pecore e delle capre che un tempo vivevano su questi monti. Sono luoghi di pastori, di contadini. Nella nostra zona, però, c’è un termine che usiamo spesso per indicare il “fare tante cose” che è proprio Bregare, per indicare qualcuno che non sta mai fermo: “È sempre che fa, disfa e brega…” diciamo. Mi chiedo se questo modo di dire abbia qualcosa in comune con il nome di questa località.

A meritare un sopralluogo a Bregalla è anche il lavatoio, ancora funzionante, pulito e ben tenuto, se non erro è stato costruito con la pietra Arenaria. E poi c’è la chiesa, anch’essa molto carina e con la particolarità di avere “tre tetti”.

Esattamente! In un solo Santuario, guardate, ritroviamo due tetti di tegole rettangolari e un tetto di ciappe semi-rotondo disposti tutti a scala rimanendo uno più basso e gli altri più alti.

Sopra al campanile poi, un simbolo che non manca mai, c’è infatti una piccola croce di ferro.

La flora che circonda questo villaggio lascia senza fiato. Si nota addirittura la presenza di altissimi bamboo! Sembrano formare una piccola foresta orientale incastonata nella macchia mediterranea e, tutt’intorno, i nostri occhi possono vedere il verde cupo degli abeti e dei pini che colorano le alte montagne. E guardate dove nasce la salvia! È lì in quel tronco, la vedete?

Tante sono le spezie: salvia, timo, basilico, origano e intere cornici di rosmarino profumato che, fiorito proprio in questo periodo, colora il paesaggio di azzurro e violetto. E che profumi! Tra le pietre dei terrazzamenti troviamo altri colori, altre tinte offerte dai fiorellini di campo: iIl bianco, il giallo, il fucsia, il rosa, il turchese. Io sono convinta che se un pittore venisse a visitare Bregalla, non se ne andrebbe più.

E voi, ditemi, avete mai visto un posto più bello di questo? Guardatele bene queste foto, topi, e sognate: oggi siete in una fiaba. Siete in un luogo fuori dal mondo, dove anche i pochi ruderi rimasti (perchè qui le casette sono state tutte rifatte come gioiellini) hanno un contorno tanto bello da sembrare irreale. Affascinante e suggestivo, il borgo permette di essere visitato tramite piccoli sentieri a scalini, ponticelli e prati in fiore. Non dimenticate di passare di qua se venite nella mia valle, vi perdereste qualcosa che potrebbe davvero appagare i vostri occhi.

Un abbraccio,

la vostra Pigmy.

M.