I signori gatti di Badalucco

Sono una topina fuori dal comune, ormai dovreste saperlo.

Alla vostra Pigmy, i gatti piacciono davvero tantissimo! E con me si comportano bene, sapete? Non ci pensano neanche a tirar fuori gli artigli.

In passato vi ho fatto vedere i mici della mia amica Nicky, uno più bello dell’altro, oggi, invece, voglio parlarvi di quelli che si possono ammirare in uno dei primi paesi della mia Valle: Badalucco.

Se ne stanno in mezzo ai carruggi, vivono così, senza grandi pretese, si direbbe… Eppure ci sono topi che pagherebbero per avere la vita che conducono loro, spaparanzati sul ciottolato, ben curati, ben nutriti e con un paesaggio come quello di cui possono godere loro ogni giorno!

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Il torrente Argentina è il vero sovrano di Badalucco, lo attraversa e forma anche una breve, ma larga cascata che è possibile ammirare dal paese. E loro, gatti fortunati, godono di tutti questi panorami e paesaggi. Chi sta meglio, topi miei?

Ma se l’Argentina è il vassallo di Badalucco, i gatti sono i suoi valvassori!

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Guardate questo qui sopra, rosso e bianco. E’ un coccolone mai visto. Se ne sta sempre nei pressi del fiume, vicino ai lavatoi, e ti accompagna per un tratto, quando passi dalle sue parti. Si struscia addosso a te, ti guarda con quei suoi occhi dolci, si fa fare mille carezze e poi, quando capisce che stai per proseguire oltre il suo territorio, ti saluta e se ne va.

Poi ci sono quelli che trascorrono il loro tempo a sonnecchiare sul selciato davanti la chiesa, alcuni addirittura nei vasi o sui gradini di pietra dell’edificio religioso.

E religiosi lo sono anche loro! Chi ha un gatto nella sua tana potrà confermarlo. I mici hanno i loro riti quotidiani, le loro abitudini alle quali non possono proprio rinunciare. Son fatti così e, in fondo, non sono poi tanto diversi dagli esseri umani.

Passeggiando per i carruggi del paese con al collo la mia macchina fotografica, a un certo punto ci capita di alzare lo sguardo e… oh! Eccone un altro!

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Ha un pelo così bello da fare invidia, non trovate? Ci osserva dall’alto, senza scomporsi troppo per la nostra presenza né per le foto che vogliamo scattare per immortalare i suoi occhi, il suo muso e la posizione in cui si trova. Se ne sta su un davanzale, più precisamente dentro un bel vaso, che dà quasi sul tetto di un’abitazione vicina. I gatti non amano farsi fotografare, sono proprio fetenti in questo. Non appena prendi il toposmartphone con discrezione e accedi all’applicazione per scattare la tanto agognata foto… si assiste a un fuggi fuggi tale che non ci si spiega che cosa mai abbiano visto.

Questo qui, invece, pare dire: “Avanti, fammi una foto! Anzi no, due, tre. Sono qui apposta.” Che comportamento insolito!

Procediamo la nostra passeggiata lungo il torrente, poi facciamo ritorno alla topomobile, ma le sorprese feline non sono finite.

Su un’ape car, infatti, c’è un gattone che quasi quasi farebbe invidia ai due precedenti. Anzi, sembra la fusione tra di loro. Non appena ci vede, scende dalla sua postazione d’onore e ci viene a salutare in tutta fretta, quasi avesse ritrovato degli amici di vecchia data.

A pochi metri da lui/lei, un altro gatto se ne sta sdraiato sull’arco di accesso a una casa. Disturbato dalla nostra presenza, si alza, si stiracchia e si strofina il pelo sui rampicanti per dare un’occhiata.

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Che accoglienza calorosa offrono, i mici di Badalucco! Se avete bisogno di concedervi un po’ di coccole, sapete dove andare, perché loro non ve le negheranno.

Un bacio felino dalla vostra Pigmy.

 

 

I Gatti di San Biagio

E come ogni paese che si rispetti, anche qui, sempre qui, a San Biagio della Cima, un mucchio di gatti popolano il borgo. Nelle ore pomeridiane si dedicano prevalentemente al riposo per poi svegliarsi verso sera e iniziare altre attività di caccia e di lavoro come al mattino. WP_20150705_003Ognuno di loro ha la sua espressione, persino dormendo e, all’ombra di Crassule e Plumbaghi, sognano corse senza freni. Si tengono puliti tutto il tempo leccandosi e strofinandosi e ti guardano, ognuno a modo suo. C’è quello che apre un solo occhio e ti scruta di traverso e quello più impaurito che invece si mette sull’attenti spalancando le palpebre come fanali abbaglianti. WP_20150705_038C’è quello che gradisce due coccole e sta volentieri a farsi accarezzare emettendo rumorose fusa mentre altri, più timidi, abbassano le orecchie con fare minaccioso se solo provi ad avvicinarti. Che buffi sono. Sotto ai carrugi scuri i loro occhi sembrano piccole lanterne luminose che ti scrutano con fare sussiegoso o preoccupato dall’alto verso il basso. WP_20150705_039Nessuno è deperito e anche il loro pelo è bello. Lucido e pettinato. Probabilmente vengono trattati bene e sembra quasi che ad essi piace ricambiare la generosità degli abitanti. Oh, si! Fanno un mucchio di mestieri aiutando la popolazione! WP_20150705_005C’è il micio parroco che, vestito in abito talare, con tanto di collarino ecclesiastico bianco, aspetta tranquillo i fedeli sui gradini della chiesa e micio attacchino, che appiccica manifesti ovunque litigando con il vento. WP_20150705_041Una vera scocciatura incollarsi il pelo, mica vuole farsi la ceretta lui! E poi c’è micio vedetta. Poteva mica mancare? Questi borghi hanno messo tutta la loro vita in mano alle vedette dai tempi più antichi e, ancora oggi, funziona così. WP_20150705_042Ecco, probabilmente ha visto qualcosa, speriamo nulla di preoccupante per il villaggio. Compagni di strada fantastici. Simpatici e partecipi. Appartengono al borgo e quando si va via, si pensa anche a loro che rimangono nel cuore. Bianchi, neri, tricolore, tutti sfoggiano la loro personalità, i segni del loro passato e la curiosità verso l’avvenire. Ascoltano le campane che in questi luoghi ancora segnano il tempo e rincorrono le api che svolazzano di fiore in fiore. Mettono allegria e sono molto numerosi. Una ricchezza per San Biagio della Cima. Una piacevole cornice parlando da passante. Avevo già parlato tempo fa dei gatti di un altro paese, forse, se non ricordo male di Castelvittorio. Questi sono diversi. Sono di una valle più a Ovest! Vi lascio in loro compagnia, io corro a preparare il prossimo articolo. Un abbraccio e un miao questa volta anzichè uno squit!

Topononno aggiustagatti

Buffo vero? Un topo che rimette in sesto un gatto.

Ebbene si amici, eccovi in pole position l’ultimo arrivato in tana. Si lo so, niente di che. Bellissimo per carità, ma un pò rantegu. Da noi “rantegu” vuol dire malconcio. Sembra un ragno più che un micio. Ma come si fa a resistere ad un musetto così?

E’ arrivato lui. Miagolando pretenzioso. Topononno lo ha visto nel suo orto e… gli ha dato da mangiare. Ciao. Finita. Amore a prima vista.

Ora, voi forse non riuscite a vederlo ma è magro da far paura e, quando è arrivato una settimana fa, manco si reggeva in piedi. Dire che zoppicava è dire poco. Sembrava, boh… non so nemmeno io cosa sembrava!

Adesso invece già saltella, si nasconde, gioca. Ha ancora gli occhi un po’ cisposi, dentro alle orecchie ha l’intera centrale di Chernobyl e, sul naso, la discarica comunale.

Non ha pulci solo perchè inizia a far freschetto. Avrà anche i vermi presumo ma, il vermifugo, è un prodotto troppo moderno per topononno. Nessuno è venuto a reclamarlo e lui se ne va a zonzo beato per la campagna con un altro trovatello. Sì, topononno si è messo a salvare tutti i gatti della Liguria. Vuole imitare me e Niky mi sa.

Mia zia quando l’ha visto ha esclamato – In autru gattu?! – (Un altro gatto?!) e mio nonno – E mialu… poru ninin, cum’a fajevu a lasciallu cuscì, nè… vegni, vegni minuminu… – (E guardalo… povero ninino, come facevo a lasciarlo così, nè… vieni, vieni minuminu…).

Mia zia – Ma ti ti sei nesciu, u pà in rattu autru che minuminu…- (Ma te sei scemo, sembra un ratto altro che minuminu…). Ecco, questo è stato il dialogo in famiglia quando quattrozampe peloso è giunto.

Zia di gatti non ne voleva più da quando quello che avevano è andato a finire sotto ad una macchina che l’ha investito e ucciso. Poi, si è lasciata convincere a prendere la trovatella Lucy e adesso questo. Fatto sta infatti che, alla fine, anche zia si è innamorata e adesso è la prima che nasconde un po’ di cibo per portarlo a quello che un domani sarà un gatto meraviglioso.

Ha un pelo e un muso bellissimi, non trovate anche voi? Non ha un vero e proprio nome. Ormai tutti lo chiamiamo Minuminu che è il richiamo di topononno.

E dovreste vedere come si diverte topononno a vedere micio che salta rincorrendo i grilli o cercando di arrampicarsi sulla catasta di legna.

Ma non ha ancora molta forza nelle zampe e, sapete com’è, nonno non è quello dei veterinari e dei dottori. Forse non sa nemmeno che esiste il dottore per gli animali ma con Lucy è riuscito in tutto e sono sicura che riuscirà anche con questo qui.

E’ inutile ch’io m’intrometta perchè tanto sa lui cosa fare e non sente ragioni. Topononno è convinto sia sufficiente coccolarlo molto spesso e io, tutti i torti, non posso darglieli. Lui infatti, al pomeriggio, si siede sulla sedia di vimini sotto al suo nocciolo e i gatti, uno per volta, gli salgono in grembo per prendersi la loro razione giornaliera d’amore. E poi gli fanno gli appostamenti. Giù nell’orto, si nascondono dietro alla rosa o dietro ad un cavolo e poi, quando lui passa, all’improvviso, saltano fuori. Topononno non si è ancora abituato e, ogni volta, le risate sono spontanee.

Minuminu è ancora un po’ diffidente con gli estranei ma, a parer mio, ancora qualche giorno, e diventa buonissimo. Ho visto gatti molto più selvatici di lui, diventare affettuosissimi. Insomma, topononno, proprio non può stare senza fare niente e, alla sua veneranda età, ora si è messo a fare il “crocerossino” dei felini. Beh, che volete che vi dica, ben venga! Per lui e per loro!

E allora:- Benvenuto Minuminu!-.

L’unico problema che ha, è il colore del pelo. Topononno è sampdoriano e, quando lo accarezza, lo chiama “gatto juventino”, chissà se sta pensando anche di tingergli il pelo. Con topononno, tutto è possibile.

Quando sarà più grande vi farò vedere la sua trasformazione. Per ora è un frugoletto che dorme nello scarpone di nonno e non è nemmeno capace a fare le fusa. E’ buffissimo. Stiamo a vedere cosa diventerà.

Vi mando un bacione! Miao! Anzi Squit!

M.

Nocciola

Vi sembrerà strano ma, nonostante io sia un piccolo topo, amo tutti gli animali, compresi i gatti e, mi piacerebbe presentarvi quella che è stata per anni la mia gattina scontrosa.

Dal dolcissimo musetto, pare essere la gattina più tenera e affettuosa del mondo, in realtà, non c’era scampo per nessun estraneo, persona o animale, che si permetteva d’invadere il suo territorio.

Con noi nel Mulino era incredibilmente cara e ruffiana, si lasciava coccolare in tutti i modi e, come gli altri miei gatti, arrivava se sentiva pronunciare il suo nome ma, le sue fusa, si trasformavano immediatamente in ringhi o soffi appena in casa entrava qualcuno.

Andava subito a nascondersi, non per paura, ma per non far capire al nemico da dove sarebbe giunto l’attacco e iniziava un borbottio che durava un’ora.

Fortunatamente le sue vittime sono state poche e solo se realmente andavano a cercarsela credendo che – gatto che brontola non graffia -.

Ebbene si, Nocciola, era quel che si poteva definire un gatto da guardia. Ma lo direste mai? Guardatela, con quegli occhioni? Sembra il gatto con gli stivali di Shrek, quando vuole fare tenerezza.

E’ stata portata con i suoi quattro fratellini, tutti completamente bianchi come la neve e gli occhi azzurri (lei secondo me era un corno) in un negozio di animali da una bionda signora che li aveva trovati in un parcheggio.

Ovviamente lei, dalla gabbietta nella quale erano stati messi, non usciva, e aveva in muso quell’espressione come a dire –Voi siete matti! – ai fratelli più impavidi che affrontavano il mondo esterno lasciandosi coccolare dalle persone che li circondavano.

Tra quelle persone c’ero io.

I candidi felini vennero presi all’istante e portati nelle varie famiglie. Senza nemmeno una chiazza di altro colore, erano rarissimi, e possederli era un pregio.

Lei, nessuno la considerava. Classica tigrata, con gli occhi scaccolosi e per giunta antipatica e introversa. Provava già a soffiare senza esserne nemmeno capace, si raschiava così tanto la gola da strozzarsi ogni volta. Mi stava in una mano e non è un modo di dire. Era così piccola che a tenerla tra le dita si rischiava di farle male. Pigra come pochi. Vederla sveglia era un momento raro. Lo è sempre stato, ha perennemente ronfato senza sosta. Altezzosa e presuntuosa.

A differenza degli altri gatti, era una micia per nulla curiosa, a lei non interessava niente degli altri e di ciò che le viveva intorno, a lei interessava solo di se stessa.

Sì, faceva finta di niente ma, alla fine, gira che ti rigira, sempre ad accovacciarsi vicino veniva e, con la testa, spingeva contro la mano per farsi fare le carezze in mezzo alle orecchie.

A me voleva un gran bene, era antipatica lo so, ma non potevo non amarla, anzi ci amavamo a vicenda.

Un affetto fatto di sguardi, carezze e rimproveri da ambedue le parti.

Ritenendola comunque bellissima e particolare, dato il suo muso schiacciato e gli occhi color dell’ambra, vi posto altre sue foto nel mio album personale, spero vi piacciano.

Vi mando un abbraccio graffiante così come anche lei avrebbe sicuramente fatto, impertinente e fetente come sempre, ma tremendamente dolce.

Vostra Pigmy.

M.