Case Carmeli: un nido in Valle Argentina

Si ritorna a viaggiare per la mia splendida Valle e a scoprire luoghi magici dal profumo antico che affascina e lascia di stucco. Come ad essere in un’altra dimensione.

Sono incantata e non vedo l’ora di condividere con voi questa gioia. Non accadeva da tanto tempo, visto il mio lungo letargo… abbiate pazienza… però, ora, seguitemi perché un posto fiabesco vi attende per mostrarsi in tutta la sua umile ma attraente bellezza.

Un posto che non vi concederà di venir via tanto facilmente, vi terrà nel suo morbido abbraccio silenzioso e ricco di meraviglia.

Sotto la più nota Realdo, borgo caratteristico e assai suggestivo dell’Alta Valle Argentina, affacciato a strapiombo sulle falesie che incorniciano Rio Sant’Antonio, c’è una piccola frazione che non ha nulla da invidiare alle altre.

E’ circondata dalla pace e da Castagni secolari, da orti ben curati e al di sotto di lei scorrono le limpide acque del Torrente Argentina che ne ravviva l’anima.

Sono a Case Carmeli Topi! E oggi vi porto con me in un tour mozzafiato!

A circa 1.000 mt s.l.m., in un angolo appartato della mia Valle, sboccia un gruppetto di case prevalentemente in pietra, un tempo nido di parecchie persone che si dedicavano soprattutto alla raccolta delle castagne da vendere verso la costa.

Terrazze pianeggianti e pulite, abitate da grandi Castagni, circondano questo minuscolo paesino e accoglievano molti anni fa i mulini dove quei frutti venivano lavorati e trasformati in farina.

C’è persino un campo da bocce sotto l’ombra di questi alberi. Un campo da bocce come se ne vedono molti nei dintorni dei borghi della mia Valle.

Sgattaiolo sopra a quelle foglie che adesso, durante la fredda stagione, dopo essere cadute in autunno, scrocchiano sotto le mie zampe. Un terreno ben diverso da quello che poi troverò tra le dimore, realizzato in ciappe di ardesia come i tetti antichi che qui ancora sorgono.

Tra i terrazzamenti spunta un’edicola bianca dedicata alla Madonna che, negli anni, ha ricevuto diversi restauri. Il culto mariano, nella mia Valle, è sempre presente e mai viene dimenticato.

Man mano che mi avvicino al mucchietto di case sono ora gli orti con la terra arata e soffice ad accogliermi. Orti piccoli ma numerosi e importanti.

Sembrano sistemati da poco e, non so perchè, mi mettono allegria.

Queste piccole distese scure fanno capire che esiste, tutt’oggi, una quotidianità.

Ebbene, che ci crediate o no, da circa tre anni, a Case Carmeli vivono un’arzilla coppietta e un signore che hanno deciso di ripopolare questo luogo anche se, umilmente, raccontano di essere una quantità assai scarsa. Io invece ne sono felicissima e quel numero, considerato “povero” da loro, mi sembra già una ricchezza!

Fino a qualche anno fa, infatti, Carmeli era completamente disabitato. Le persone utilizzavano le loro seconde case solo in estate. E lo fanno ancora ma, oggi, qualcuno ci vive tutto l’anno e ha persino disposto delle – Case Vacanze – per accogliere eventuali ospiti.

Ora, come vi ho preannunciato prima, cammino su questa pavimentazione storica realizzata dalla mano di uomini che costruivano ogni cosa.

Se alzo il muso verso l’alto posso vedere case splendide, ancora ben curate. Verande, balconi e travi riempiono i miei occhi. E non mancano i messaggi di “Benvenuto” vicino alle porte d’ingresso. Qui, sono tutti cordiali.

Arrivati a Case Carmeli ad accogliervi saranno i padroni del paese e cioè gattini dall’espressione furba che lì vivono felici e liberi formando una simpaticissima gang. Sono abbastanza socievoli ma anche guardinghi e io, che sono un Topo, devo dire che apprezzo il loro osservarmi da lontano e avvicinarsi con estrema cautela.

A dire il vero, arrivando dalla stradina principale, comoda e asfaltata, la prima cosa che vedrete sarà una fontana in pietra, con una tettoia in legno.

Si tratta di una fontana dedicata a Edoardo Alberti, un anziano muratore della Valle Argentina, nato a Realdo e considerato una memoria storica.

Poi ecco lo svolgersi del borgo. Il sole lo bacia ovunque.

Illumina anche gli attrezzi per coltivare, le ringhiere che proteggono, le canne e i bastoni che servono nelle campagne.

Gli arnesi sono appoggiati ai muri. Alcuni sono arrugginiti mentre altri sembrano essere stati sempre usati. C’è davvero di tutto: seghe, rastrelli, imbuti, mestoli, vanghe, carriole…

Solo alcuni carruggi restano in ombra. Sono carruggi brevi, fatti di scale e antri.

Diverse porte in legno conducono a delle cantine.

Al posto della ringhiera, una grossa corda è utilizzata come scorrimano. Per non cadere. I gradini sono ripidi in effetti.

Troviamo ancora qualcosa dedicato alla Vergine Maria accompagnato da una frase assai conosciuta nel mio mondo: “Oh passegger che passi in questa via volgi lo sguardo a salutar Maria”.

A volte si legge anche: “Oh pellegrin che passi da ‘sta via, non ti scordar di salutar Maria”… il significato non cambia.

A Carmeli ci sono una piccola piazzetta, aiuole e vasi ovunque, staccionate e… i miei adorati monti tutt’intorno.

Al di sopra di quei tetti, laggiù in fondo, posso ben vedere, stagliati contro il cielo, la statua del Redentore e il Monte Saccarello che svettano sopra Verdeggia, ultimo paese della Valle Argentina.

Così vicina alle mie montagne, questa frazione, regala scorci davvero particolari e penso riesca a farlo in ogni stagione dell’anno essendo già bellissima in inverno, periodo dai colori più spenti e opachi.

Sulle rive del piccolo rio che costeggia Carmeli da un lato, cioè Rio Paves, la Natura è già desta e vispa pur essendo gennaio. Quei raggi luminosi rendono tutto più tiepido e piacevole.

Alcune Lucertoline corrono sulle pietre adesso calde e, con sorpresa, noto persino la presenza di qualche Cincia Bigia abbastanza rara da vedere.

Appare simpaticissima con il ventre bianco e tondo come una pallina e il caschetto nero sulla testa. Il suo “Tciùùùù”, che emette di continuo, mi fa alzare lo sguardo verso il cielo terso e sotto ai balconi degli edifici adiacenti al rio.

Chi alloggia qui ha davvero una splendida vista su un gran pezzo di Valle! Un panorama da invidia! Forse anche la Cincia, dall’alto dei rami spogli, si sta godendo questo spettacolo.

Decido di continuare a guardare meglio e più da vicino quelle case. Le viuzze sono poche ma permettono di raggiungere ogni abitazione.

Non ci vuole molto a girare per tutta la borgata ma sono diversi i punti in cui soffermarsi ad osservare, annusare e immaginare il passato.

Le scale non mancano e sono tutte circondate da erba e fiori che stanno nascendo per festeggiare, in largo anticipo, la primavera.

Intorno a Carmeli, infatti, ci sono già le Violette, la Veronica e tantissime Primule a regnare con il loro giallo che spicca tra quelle tinte marroni.

Queste Primule, nate qua e là, circondano anche il vecchio lavatoio. Oggi di acqua non ce n’è più nelle sue due vasche ma lui è ancora lì, in memoria di mestieri antichi che incuriosiscono.

L’acqua la si può comunque ottenere dalle varie fontanelle che ci sono sparse per il paese. Piccole ma molto caratteristiche.

Anche il lavatoio, raggiungibile grazie ad un breve sentiero, è circondato dai Castagni e da quelle terre silenziose.

Siamo molto vicini alle cave d’Ardesia dell’Alta Valle e la presenza di questa pietra protagonista è assai nota anche qui. I portali, le vie, i gradini, i tetti… tutto la esalta. La si può vedere grezza oppure lavorata.

In Valle è la Regina nera della Natura!

Alcune case hanno più di un piano e parecchie sono state restaurate anche se l’atmosfera è rimasta quella di un tempo.

La maggior parte delle volte sono stati utilizzati materiali naturali per i restauri, come la pietra e il legno. Questo fa sì che il borgo resti affascinante e riporti ai tempi dei nostri nonni.

Notare il fumo di una stufa uscire da un camino e sentire odore di legna nell’aria è stato poi un vero tocco magico che ha completato quella bellezza.

Tra quegli edifici si continua ad affacciarsi sulla Natura che è davvero vicina e sfiora i muretti a secco e le strade. Non solo le rocce severe ma anche i fitti boschi sono proprio a un passo dalle dimore.

Partendo dalla costa, in un’oretta scarsa, si giunge dove il tempo si è fermato.

Ritrovo persino la Lunaria, che qui abbonda. Quando ero ancora una cucciola, la mia Topononna la usava essiccata per abbellire la nostra tana e la chiamava “Le Monete del Papa”.

Non vorrei più andar via da qui ma so che ho ancora tanto da scoprire e tanto da scrivere sulla Valle Argentina quindi mi devo incamminare verso la via del ritorno.

Non perdo l’occasione di guardarmi ancora intorno, come a voler immagazzinare tutto nei miei ricordi e immortalare con lo sguardo quella meraviglia, oltre che con la mia fida macchina topografica.

Quelle case, quelle piccole finestrelle con le persiane in legno chiaro… è come se mi salutassero e mi dessero appuntamento alla prossima…

Persino una Poiana viene a dirmi << Arrivederci! >> volando quieta, sulla mia testa, nel cielo azzurro di questa indimenticabile giornata.

Case Carmeli è un posto che tornerò a frequentare perchè mi è davvero piaciuto molto. E anche salendo a Realdo, o a Verdeggia, o a Borniga non si può non fare una tappa qui.

Ci si passa proprio davanti!

Saluto questo luogo che mi ha accolta splendidamente e a voi prometto che ci vedremo presto per il prossimo tour!

Restate con gli scarponi nelle zampe mi raccomando!

Ciao Carmeli e… a presto Topi!

Squit!

1, 2, 3… Cetta!

Cetta è così, topi: un gruppetto di casette deliziose, così tanto da non averne mai abbastanza di tanta bellezza… E allora si va avanti e camminando si scopre che c’è una seconda Cetta, e poi una terza, e forse anche una quarta, una quinta…

Cetta

Un tempo ognuna di queste borgate rispondeva a un nome tutto suo, soprannomi che oggi si perdono un po’ nella memoria dei più anziani e di coloro che sono già scomparsi. Riecheggiano tra i muri di pietra, alcuni segnalati ancora da cartelli, come a voler ricordare questa dolce distinzione. Rielli, Cetta, Bacin, Poggio, Patatee, Fundu, Chiesa… così pare si chiamassero questi minuscoli centri abitati uniti dal bandolo di una stradina bianca di cemento.

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E tra uno scrigno di pietra e l’altro troviamo spazi aperti, mentre la stradina costeggia ora un vecchio lavatoio, ora una minuscola cappella, ora un’area giochi per i più piccini.

Cetta è così, non c’è niente da fare: bisogna gustarsela un sorso alla volta, pian piano, con la curiosità negli occhi di chi segue quella strada e non sa cosa troverà alla prossima curva, ma desidera vedere fin dove arriva, fin dove porta.

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Un luogo magico come molti della mia Valle, ma qui sono tanti i cartelli che ce lo annunciano senza pudore alcuno.

targa cetta

Ci sono angolini curati, tenuti con un amore che si percepisce, nonostante non ci sia nessuno nei dintorni e le finestre siano tutte sprangate dalle persiane.

porta cetta

Piccoli giardinetti dal gusto inconfondibilmente artistico costellano l’intero gomitolo di case, ci sono fiori dai colori sgargianti anche adesso che è inverno e la neve è scesa a ricoprire col suo candore i monti dei dintorni di Cetta.

Ci sono piante grasse a ogni angolo e ogni giardinetto ha il suo tratto distintivo, come accade anche con le case. Si nota la cura, si percepisce l’affetto.

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Trapela dai campanelli che assumono forma di ranocchi o di altre bestioline, dalle decorazioni con materiali di riciclo, trasuda dalle tende di pizzo alle finestre, che paiono merletti di brina.

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Siamo a 774 metri sul livello del mare, a due chilometri circa da Triora, di cui questa frazione fa parte. Sotto di noi scorre giocondo il Rio Grognardo, affluente dell’Argentina, tra gole strette e sinuose. Sopra di noi, invece, svettano i monti di Colle Langan, tutto è natura qui, tutto è pace e silenzio.

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Solo il vento osa parlare in certe giornate e gli rispondono i cardini cigolanti di vecchie finestre affacciate sul vuoto, i campanelli tintinnanti degli scacciapensieri appesi alle tettoie e il fruscio delle fronde ormai spoglie.

Ma qualcuno osa mostrarsi, persino in giornate gelide e taglienti come quella che vi mostro in queste foto. Son i gatti del paese, che ci accolgono come amici di vecchia data e ci accompagnano facendoci da veri Ciceroni, pretendendo in cambio di comparire in ogni scatto, e io li accontento.

E non ci sono solo loro, che come guardiani osservano dai punti più alti e strategici il nostro passaggio. Tanti sono i merli, affaccendati a procurarsi il cibo, e con loro le ghiandaie e altri piccoli pennuti che becchettano ovunque, alla ricerca di cibo per sopravvivere all’inverno rigido.

fringuello

Là, nei pressi della chiesetta, c’è una casa con le imposte e la porta d’ingresso tinte di azzurro. Rimango un po’ a guardarla, con il suo volto pallido.

porte azzurre partigiani - cetta

La colorazione turchese era un segno distintivo importante, nella mia Valle, in tempo di guerra. Indicava, infatti, tramite un codice sconosciuto al nemico, che in quella casa i Partigiani erano ben accolti. Quante cose hanno visto, queste pietre! Quante storie raccontano ancora…

E proprio lì, accanto alla chiesa e di fronte alla casa, c’è una parete di roccia sulla quale si aggrappano con tenacia alcune piante. E subito, all’istante, trovo l’analogia tra di essa e la mia terra, una terra aspra e all’apparenza ostile sulla quale riescono a mettere radici le piante più tenaci: gli uomini che per tanto l’hanno abitata, amata, coltivata.

Cetta è così, topi: un tuffo tra il verde del bosco e l’azzurro del cielo che ispira poesia. Ve ne parlerò ancora, la nostra gita non finisce qui, ma per oggi è tutto.

Un poetico squit a tutti!

Fuori dal tempo ad Agaggio Superiore

Alcuni luoghi della mia Valle, soprattutto in certe stagioni, paiono come sospesi in un momento senza età. Ci sono posti che hanno la parvenza di essere simili ad Avalon, fuori dai canoni ordinari dello spazio e del tempo come noi li intendiamo.

Questa è l’impressione che fa Agaggio Superiore in questo periodo dell’anno, dove il vero, indiscusso protagonista resta il silenzio surreale che permea ogni cosa.

E’ una frazione di Molini di Triora e dista quattro chilometri da questo borgo. Ci si arriva da Agaggio Inferiore, si sale, si sale fino ad arrivare ai 702 metri sopra il livello del mare. E l’altitudine, qui, si fa subito sentire col suo freddo più intenso, gli sbuffi di vapore che escono dalle narici e dalla bocca quando si respira.

Tutto è sospeso, come vi dicevo. Neppure le foglie morenti sui rami osano più frusciare e quelle già abbandonate al suolo non scricchiolano, restano là, immobili, come se ogni cosa fosse vittima di un incantesimo.

Guardandosi intorno, parrebbe quasi abbandonato. Gli oggetti lasciati nei dintorni sembrano spettri di un tempo ormai perduto, ogni cosa permea una nostalgia palpabile, percepibile.

mollette bucato

E’ malinconico, Agaggio Superiore, con le sue finestre sbarrate, gli usci chiusi e quei tetti che gridano al cielo il loro bisogno di essere rimessi in sesto. Pietra e ciappe d’ardesia la fanno da padroni, e gli unici abitanti paiono essere gli animali, che ci salutano subito con affetto al nostro arrivo. Eppure nulla è come sembra, perché anche se qui tutto pare immobile e quieto, anche là dove il silenzio sembra sintomo di abbandono, c’è chi resiste come il timo aggrappato alla roccia e abita ancora nelle casette di Agaggio, con ritmi lenti, quasi come quelli di un tempo lontano. E c’è l’azienda Casciameia, che vende prodotti locali, ottimi vini e i tipici fagioli della vicina Badalucco.

Una volta c’era anche una bottega qui, come in ogni paese della mia Valle. E in quella stessa bottega abitava la famiglia che la gestiva. Un tempo era così: ci si accontentava di spazi modesti, qualche volta non si aveva neppure il lusso dei vetri alle finestre.

Oggi quella bottega è una casa che attende nuovi abitanti, nuove risate e rinnovati sorrisi.

La passeggiata nel piccolo borgo è piacevole, continuiamo a essere accompagnati da gatti e cagnoloni pronti a farci le feste, come se avessero rivisto un amico di vecchia data.

Ci abbandoniamo alle coccole di quel momento, ma poi continuiamo e raggiungiamo  Piazza San Carlo, dove svettano due chiese, l’una dirimpettaia dell’altra.

E qui diventiamo muti testimoni di un contrasto che quasi disorienta, un connubio tra vecchio e nuovo. C’è la chiesetta antica, con le mura di pietra, ormai fantasma di se stessa. E poi c’è la sua più nuova controparte, la facciata intonacata coi toni del cielo primaverile.

Ci sono anche qui, come ad Aigovo, i giochi per i bambini. E che bella l’altalena, in quel contesto di alberi, prati e panorami! Salirci è come darsi la possibilità di toccare il cielo con un dito, vestire per un istante i panni di una cinciallegra che guizza veloce da un ramo all’altro.

A proposito di boschi, quelli dei dintorni sono tutti di Castagno e i colori del re del bosco sono accesissimi in questo periodo. Una volta la popolazione di Agaggio viveva di castagne, si partiva presto al mattino per raccoglierle, lavorarle. Un po’ tutta la mia Valle viveva grazie a questa portentosa e generosa pianta, ve l’ho detto più volte. E faceva freddo in inverno, molto più di adesso. L’acqua ghiacciava nei catini durante la notte, e al mattino si doveva spaccare il ghiaccio per potersi lavare il viso.

Tempi duri, certo, e Agaggio li conserva tra le rughe delle sue case antiche, nella lapide dedicata ai caduti della guerra e in quella memoria bellica che permea ogni luogo della mia Valle con il suo grido di libertà che riecheggia ancora, rimbalzando da un borgo all’altro.

Adesso vi saluto, topi miei. Le gemme sugli alberi a novembre mi dicono che quello che sta per arrivare sarà un inverno lungo e freddo e devo ancora finire di preparare le mie provviste di articoli per voi.

Un bacio di brina dalla vostra Prunocciola.

I signori gatti di Badalucco

Sono una topina fuori dal comune, ormai dovreste saperlo.

Alla vostra Pigmy, i gatti piacciono davvero tantissimo! E con me si comportano bene, sapete? Non ci pensano neanche a tirar fuori gli artigli.

In passato vi ho fatto vedere i mici della mia amica Nicky, uno più bello dell’altro, oggi, invece, voglio parlarvi di quelli che si possono ammirare in uno dei primi paesi della mia Valle: Badalucco.

Se ne stanno in mezzo ai carruggi, vivono così, senza grandi pretese, si direbbe… Eppure ci sono topi che pagherebbero per avere la vita che conducono loro, spaparanzati sul ciottolato, ben curati, ben nutriti e con un paesaggio come quello di cui possono godere loro ogni giorno!

badalucco

Il torrente Argentina è il vero sovrano di Badalucco, lo attraversa e forma anche una breve, ma larga cascata che è possibile ammirare dal paese. E loro, gatti fortunati, godono di tutti questi panorami e paesaggi. Chi sta meglio, topi miei?

Ma se l’Argentina è il vassallo di Badalucco, i gatti sono i suoi valvassori!

gatti badalucco

Guardate questo qui sopra, rosso e bianco. E’ un coccolone mai visto. Se ne sta sempre nei pressi del fiume, vicino ai lavatoi, e ti accompagna per un tratto, quando passi dalle sue parti. Si struscia addosso a te, ti guarda con quei suoi occhi dolci, si fa fare mille carezze e poi, quando capisce che stai per proseguire oltre il suo territorio, ti saluta e se ne va.

Poi ci sono quelli che trascorrono il loro tempo a sonnecchiare sul selciato davanti la chiesa, alcuni addirittura nei vasi o sui gradini di pietra dell’edificio religioso.

E religiosi lo sono anche loro! Chi ha un gatto nella sua tana potrà confermarlo. I mici hanno i loro riti quotidiani, le loro abitudini alle quali non possono proprio rinunciare. Son fatti così e, in fondo, non sono poi tanto diversi dagli esseri umani.

Passeggiando per i carruggi del paese con al collo la mia macchina fotografica, a un certo punto ci capita di alzare lo sguardo e… oh! Eccone un altro!

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Ha un pelo così bello da fare invidia, non trovate? Ci osserva dall’alto, senza scomporsi troppo per la nostra presenza né per le foto che vogliamo scattare per immortalare i suoi occhi, il suo muso e la posizione in cui si trova. Se ne sta su un davanzale, più precisamente dentro un bel vaso, che dà quasi sul tetto di un’abitazione vicina. I gatti non amano farsi fotografare, sono proprio fetenti in questo. Non appena prendi il toposmartphone con discrezione e accedi all’applicazione per scattare la tanto agognata foto… si assiste a un fuggi fuggi tale che non ci si spiega che cosa mai abbiano visto.

Questo qui, invece, pare dire: “Avanti, fammi una foto! Anzi no, due, tre. Sono qui apposta.” Che comportamento insolito!

Procediamo la nostra passeggiata lungo il torrente, poi facciamo ritorno alla topomobile, ma le sorprese feline non sono finite.

Su un’ape car, infatti, c’è un gattone che quasi quasi farebbe invidia ai due precedenti. Anzi, sembra la fusione tra di loro. Non appena ci vede, scende dalla sua postazione d’onore e ci viene a salutare in tutta fretta, quasi avesse ritrovato degli amici di vecchia data.

A pochi metri da lui/lei, un altro gatto se ne sta sdraiato sull’arco di accesso a una casa. Disturbato dalla nostra presenza, si alza, si stiracchia e si strofina il pelo sui rampicanti per dare un’occhiata.

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Che accoglienza calorosa offrono, i mici di Badalucco! Se avete bisogno di concedervi un po’ di coccole, sapete dove andare, perché loro non ve le negheranno.

Un bacio felino dalla vostra Pigmy.

 

 

I Gatti di San Biagio

E come ogni paese che si rispetti, anche qui, sempre qui, a San Biagio della Cima, un mucchio di gatti popolano il borgo. Nelle ore pomeridiane si dedicano prevalentemente al riposo per poi svegliarsi verso sera e iniziare altre attività di caccia e di lavoro come al mattino. WP_20150705_003Ognuno di loro ha la sua espressione, persino dormendo e, all’ombra di Crassule e Plumbaghi, sognano corse senza freni. Si tengono puliti tutto il tempo leccandosi e strofinandosi e ti guardano, ognuno a modo suo. C’è quello che apre un solo occhio e ti scruta di traverso e quello più impaurito che invece si mette sull’attenti spalancando le palpebre come fanali abbaglianti. WP_20150705_038C’è quello che gradisce due coccole e sta volentieri a farsi accarezzare emettendo rumorose fusa mentre altri, più timidi, abbassano le orecchie con fare minaccioso se solo provi ad avvicinarti. Che buffi sono. Sotto ai carrugi scuri i loro occhi sembrano piccole lanterne luminose che ti scrutano con fare sussiegoso o preoccupato dall’alto verso il basso. WP_20150705_039Nessuno è deperito e anche il loro pelo è bello. Lucido e pettinato. Probabilmente vengono trattati bene e sembra quasi che ad essi piace ricambiare la generosità degli abitanti. Oh, si! Fanno un mucchio di mestieri aiutando la popolazione! WP_20150705_005C’è il micio parroco che, vestito in abito talare, con tanto di collarino ecclesiastico bianco, aspetta tranquillo i fedeli sui gradini della chiesa e micio attacchino, che appiccica manifesti ovunque litigando con il vento. WP_20150705_041Una vera scocciatura incollarsi il pelo, mica vuole farsi la ceretta lui! E poi c’è micio vedetta. Poteva mica mancare? Questi borghi hanno messo tutta la loro vita in mano alle vedette dai tempi più antichi e, ancora oggi, funziona così. WP_20150705_042Ecco, probabilmente ha visto qualcosa, speriamo nulla di preoccupante per il villaggio. Compagni di strada fantastici. Simpatici e partecipi. Appartengono al borgo e quando si va via, si pensa anche a loro che rimangono nel cuore. Bianchi, neri, tricolore, tutti sfoggiano la loro personalità, i segni del loro passato e la curiosità verso l’avvenire. Ascoltano le campane che in questi luoghi ancora segnano il tempo e rincorrono le api che svolazzano di fiore in fiore. Mettono allegria e sono molto numerosi. Una ricchezza per San Biagio della Cima. Una piacevole cornice parlando da passante. Avevo già parlato tempo fa dei gatti di un altro paese, forse, se non ricordo male di Castelvittorio. Questi sono diversi. Sono di una valle più a Ovest! Vi lascio in loro compagnia, io corro a preparare il prossimo articolo. Un abbraccio e un miao questa volta anzichè uno squit!

Streghe liguri, Fate sarde, Streghe-Fate…. Ditelo anche voi!

Cari topi, questo post nasce da una simpatica discussione che ho avuto con una mia  amica blogger qualche sera fa.

Lei si chiama Marta, è sarda, offre a tutti la bellezza di questo suo blog http://tramedipensieri.wordpress.com/ ed è amante di tante cose: la musica, la poesia, tutto ciò che è arte e la sua Sardegna. La sua Sardegna fatta sì, di luoghi incantevoli, di acqua cristallina, di storie, di costruzioni, ma anche di tradizioni e folklore. A segnare indelebilmente, nei ricordi e nel linguaggio di tutti, queste ultime due cose che affascinano moltissimo Marta, ci sono le protagoniste di questo post, le Streghe o Fate. Ebbene sì perchè, anche Marta, ha le “sue” Streghe. Streghe diverse dalle “mie”. Streghe/Fate che hanno un nome arcaico, poetico: esse si chiamano Janas. E sono Fate molto diverse dalle mie Streghe che hanno invece il nome di: Bazue.

Da non confondere la vera Strega con la vera Fata, questo lo so, ma quel che ci faceva ridere e discutere, a me e Marta, era comunque un dialogo basato su queste figure femminili misteriose, delle quali abbiamo sempre sentito parlare, e con le quali siamo cresciute. E c’è chi le chiama in un modo, chi in un altro. Sono pochi i paesi in cui le distinguono. Sono i paesi ricchi di questi personaggi, nei quali esistono anche gli Elfi e gli Gnomi. Esistono o sono esistiti, chi lo sa.

Fatto sta che, le figure della mia amica, si comportavano in un certo modo e vivevano in un certo modo e avevano un loro obbiettivo, completamente diverso dalle mie che, come le ho fatto notare, erano molto più indaffarate delle sue 😀 Beh… sì, lo sapete ormai, le mie magiche figure erano vere e proprie maghe, ideavano filtri e pozioni adatte ad ogni necessità, addestravano gatti neri sempre pronti a servirle, conoscevano tutte le piante officinali esistenti, utilizzavano enormi pentoloni, volavano con la scopa, facevano il malocchio, rapivano i bambini e poi… sono esistite davvero, lasciatemelo dire e… a buon intenditor poche parole. Erano donne, ma questa è una storia lunga.

Le Janas invece? Cosa facevano le Janas? Come vivevano? Nonostante le tante similitudini che legano storicamente, geograficamente e culturalmente la Liguria alla Sardegna, queste creature magiche sono totalmente diverse e questo è ciò che mi ha incuriosito. Lascio a Marta la parola, leggete infatti cosa racconta lei stessa, in uno dei suoi articoli, che mi ha davvero affascinato molto, qualche giorno fa:

Si narra che un tempo lontano, in terra di Sardegna vivevano le Janas.

Erano fate leggendarie, spesso buone, talvolta cattive.

Belle, schive e misteriose, erano preda dei pastori, dai quali si proteggevano rintanandosi tra le rocce.

A loro apparteneva un’arte: ricamavano arazzi stupefacenti che acquisivano poteri occulti, se esposti alla luna.

Perciò per azionare l’incantesimo, le fate erano costrette ad uscire e stendere sulla pietra le loro creazioni, concedendole alle tenebre.
Ma bastava rubare un solo filo dell’abito indossato dalle Janas, per possederle in eterno.

E i pastori questo lo sapevano…

JanasE questa che vedete è una rappresentazione, un’immagine che le ritrae. Oh sì, devo ammettere che sono sicuramente più carine di quelle liguri, ma una foto delle mie ve la metto lo stesso, tanto siamo sotto il periodo di Halloween, non dovreste aver paura. SONY DSCDai, cosa sono ‘ste smorfie? Hanno tutte e due i capelli neri e il vestito nero, non sono poi così diverse! (Non me ne voglia la  ragazza della prima foto, che trovo bellissima!). Avete letto comunque le diverse credenze? Ecco cosa mi è venuto in mente. Quali altri magici personaggi ci saranno stati nel resto d’Italia? Quindi, le vostre? Campani, lombardi, pugliesi, veneti, etc… che mi scrivete, ditemi, come sono le vostre Streghe? O le vostre Fate. Quali requisiti avevano? Sono ovviamente ammessi anche i liguri nonostante ci sia già io. Sarei proprio curiosa di conoscere nuove cose che non so riguardo le mie Bazue. Dai, raccontantemi! Sono sicura che le vostre risposte interesseranno molto anche la mia amica Marta. Un bacione magico a tutti.

M.

Montalto Ligure, sentinella della valle

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Montalto Ligure, qui nella valle Argentina, proprio sopra Passo Vena è considerato sentinella della Valle a causa della sua magnifica posizione.

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Arroccato su una collina, in posizione centrale, può scorgere gran parte della vallata, una cosa molto utile in passato, quando c’era bisogno di poter notare l’eventuale caso di pericolo e allarmare la popolazione. Parlo di un tempo in cui la mia Valle veniva saccheggiata spesso da Barbari, Saraceni e nemici.

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Questo bellissimo paese, che conta circa 360 abitanti e si trova a 315 metri sul livello del mare, è anche nominato “paese romantico”. Andiamo a scoprirne il perché.

Be’, non ci vuole molto a capirlo. Dalle sue case, dai suoi vicoli, dalla sua atmosfera, scaturisce una sensazione di mistero, fascino e romanticismo che rapisce letteralmente.

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Montalto è bello, non c’è niente da fare: quel suo groviglio di strade ed emozioni ti prende e ti fa suo. Non può non piacerti e non puoi non fermarti.

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Ogni angolo, ogni scalino, ogni scorcio dev’essere accarezzato dal tuo sguardo curioso. E’ questo a suscitarti, mentre passeggi fra i carruggi: curiosità. Non puoi farne a meno. Camminare per Montalto, però, è anche una bella fatica.

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Le stradine inerpicate in salita non hanno pietà delle nostre zampe e, visto che al suo interno non si può parcheggiare, mi chiedo come facciano gli anziani che abitano in cima al paese. Tutte le case sono in pietra. L’ombra è la protagonista assoluta.

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Quei suoi portici romanici e quei contrafforti tra una casa e l’altra, spessi e voluminosi, non lasciano filtrare la luce. I panni stesi sotto ai carruggi creano come un’unione tra gli abitanti di una casa e l’altra. Anche i vasi dei fiori e le siepi danno la stessa sensazione.

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I suoi terra-cielo sono infiniti, attaccati, uno dopo l’altro, alcuni completamente ricoperti di edera o vite selvatica e, intorno, i verdi monti della vallata, i castagni, la ginestra, i carpini, i lecci, il cielo terso e giù, in fondo, il Torrente Carpasina che s’incontra con il più grande Argentina. E laggiù, il mulino. A popolare questi luoghi tante ghiandaie, gli scoiattoli, i cinghiali e i tassi.

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Ma nel paese non è possibile vederli, bisogna inoltrarsi nei territori che contornano il borgo. All’interno delle mura, però, c’è un bar come quelli di una volta, e poi troviamo un ristorante, “La Finestrella di Montalto”, che propone piatti tipici. Tra le sue mura si trova anche un monumento ai caduti, come molti sono sparsi in tutta la Valle.

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Questo è quello che Montalto offre appena vi si giunge. Ma andando a perlustrare meglio, tra una dimora e l’altra, eccoci arrivare in un punto da non sottovalutare: L’Oratorio di San Vincenzo e la Chiesa di San Giovanni Battista, uno in pietra, l’altro rivestito da intonaco color salmone.

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Questo angolo è davvero suggestivo, da sotto una roccia si passa in una grande piazza tutta in ciottoli e dove sono appesi alle pareti gli stemmi di alcune famiglie.

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Il campanile, altissimo, svetta sopra ogni cosa, ci guarda da lassù.

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Nel 1794, Montalto venne invaso dalle truppe francesi di Messena e tutti e due gli edifici religiosi del ‘400 vissero le barbarie che il paese subì.

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Tuttavia non era facile espugnare Montalto, topi.

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Questo borgo, costruito con astuzia come un labirinto, permetteva ai suoi abitanti, i montaltesi, di nascondersi nel punto giusto e battere il nemico. Questo bellissimo villaggio si trova dopo Badalucco e prima di Carpasio, sulla strada che porta a Prati Piani e a Colle d’Oggia.

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Tra l’altro, offre a chi si vuole sposare una bellissima loggia che presto vi farò conoscere. E le botteghe degli artisti sono davvero simpatiche.

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E’ il paese del Santuario della Madonna dell’Acquasanta che vi avevo fatto conoscere tanto tempo fa. Se vi va, potete digitarlo nel mio “cerca”. E’ il paese delle olive e delle castagne e, poco sopra, dei campi di lavanda. Splendido per trascorrervi un fine settimana o anche una breve vacanza.

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Certo, bisogna amare questi luoghi ricchi di meraviglie storiche e culturali nel territorio circostante. In estate è bellissimo da vivere anche grazie alle sagre, alle commedie all’aperto e alle attività che vi vengono svolte.

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Per molti è il paese più affascinante della mia Valle. E poi c’è pace, qui, tanta pace. Tutti si trastullano beati, soprattutto in estate.

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I gradini di ardesia rimangono freschi e donano sollievo a chi  ci si siede sopra. Era tanto che volevo farvi conoscere questo borgo e finalmente ci son riuscita in una calda giornata di agosto.

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Non c’è nessun rumore. Due donne chiacchierano a voce bassa nella corte lasciando la porta di casa aperta. Sventolano quelle tendine-zanzariera per impedire alle mosche di entrare. Mi sembra di essere tornata indietro nel tempo. Anche i lampioni per la strada sono come quelli antichi, anzi, antichi lo saranno davvero.

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C’è anche chi ricama, chi parlotta sotto i pioppi in piazza e chi ansima per la fatica trasportando grossi pesi sulla testa. Gli abitanti ci osservano come se fossimo dei marziani.

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Subito sono titubanti, ma basta rivolgere loro una parola e magari anche in dialetto per farseli amici… e non smettono più di parlare e spiegarti! Li capisco. Chissà quante ne hanno vissute, un tempo! Poi, spariscono e non li vedi più.SONY DSC

In quale dei mille angolini si saranno cacciati? Qui ci si perde. E a voi, topi, piacerebbe perdervi in Montalto? Non abbiate paura, la strada per casa alla fine si trova e i gatti che lo popolano, e sono molti, sono tutti buoni.

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A questo punto io vi saluto con un abbraccio e vi aspetto per la prossima passeggiata, andremo a vedere un luogo davvero carino. Un bacione a tutti e un Ciao da Montalto.

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M.

Piccola, dolce, Tea

Tea,SONY DSC la dolcezza fatta a cagnetta. Un muso che parla da solo, e due occhi che chiedono solo baci. Occhi grandi, scuri, profondi, sinceri.

E Tea, i baci, è anche ben felice di darli! Sottrarsi al suo affetto è praticamente impossibile! Tea, che meritava anche lei la sua pagina qui, in prima linea, e di essere conosciuta da tutti voi.SONY DSC

Tea, alla quale basta davvero poco per risultare un piccolo concentrato di simpatia e dolcezza. E beh… insomma, tanto piccolo non direi se si conta che è lo splendido frutto tra un beagle, un labrador, un segugio e qualcos’altro di simile. Uno strepitoso cocktail instancabile e carico di ardore.

Sempre con il tartufo piantato a terra, sempre ad annusare, Tea, sa dire perfettamente da quanto tempo è passata una probabile preda, ma non è quello il suo lavoro. I suoi padroncini non la utilizzano per la caccia ma solo per la compagnia. Già, dico compagnia perchè… perchè era TeaSONY DSC che avrebbe dovuto accompagnare loro nelle passeggiatine tra i campi, e non viceversa. Oh insomma, beh sì, erano loro che sarebbero dovuti stare seduti sul divano, e non viceversa. Ma cavoli, erano o non erano loro che comandavano in quella casa?! 😀 SONY DSCEbbene, questo è quello che Tea è riuscita a fare: stravolgere la tranquillissima vita dei miei due mega topo-zii. Completamente.

In fondo, li capisco. Come si può resistere a certe espressioni? Ora, dovete sapere, che in queste immagini era proprio ancora solo una cucciola, (si accontentava del super materassone, non riuscendo a salire sulle nostre ben più comode sedute!) ma il brutto/bello è, che ancora oggi, nonostante sia cresciuta, è rimasta uguale! E’ solo un poco più chiara come tonalità di mantello. Può forse bastare questo a rinnegarle qualcosa? DireiSONY DSC proprio di no. E oggi, monta tranquillamente al nostro posto, sui comodi cuscini che dovrebbero accogliere ben altri fondoschiena.

Ma Tea è Tea e ogni cosa è per lei una scoperta e una conquista. Rincorrere le farfalle, saltellare libera nei boschi, annusare qualche fiore. Tea, e il suo nome è poesia, amabilità, cortesia. Anche lei splendida come una rosa. Che va d’accordo con tutti, gatti compresi, chi può non volerle bene? Con quelle sue zampone paffute e le orecchie che spesso usa come sipario per nascondersiSONY DSC se ne combina qualcuna…

Tea, che è stata tanto fortunata e altrettanto fortunati sono stati loro, ad averla accolta e poter oggi godere di tutto l’amore che sa regalare. Tea, nome di rosa, pura bellezza. Dirompente negli animi e che sa trascinare con enfasi e gioia. Tea, che fa bene all’umore, una grande cucciolona. Mille dosi di caffè. La sgargiante primavera. Tutte doti innate in lei.

Tea, che sembra non patire niente invece è molto fragile e non si vergogna di dimostrarloSONY DSC. Questo non la fa certo apparire più debole ai nostri occhi, solo più tenera, come se tutto il resto non bastasse.

Tea, che star con lei vuol dire fare un carico di felicità e allegria, che perdura per giorni, che ti rimane dentro.

Cara Tea, cagnetta felice, quanto sei bella. E allora io ti auguro tanta SONY DSCtanta gioia simpatica cagnetta, anche un pò mia.

E… pssss, mi raccomando, falli disperare un po’ gli zii ogni tanto, ma non diciamo niente, facciamo come se fosse ogni volta una bellissima sorpresa!

Un bacione!

M.

A Grattino, sempre più su

Oggi topi, SONY DSCsi và in un’altra fiaba. Una fiaba che ha un nome e si svolge in un luogo. Anzi… è il luogo!

Si tratta di un borgo, un piccolissimo borgo che forse, non si può nemmeno definire tale tanto è minuscolo.

Si chiama Grattino, un nome buffo per indicare un angolo di pSONY DSCaradiso. E il paradiso qui lo si vive davvero.

I prati, le cataste di legna, le strade silenziose e fredde. Spoglie di fiori in questa stagione ma ricche ugualmente di vita e gioia. Vita tra i campi, tra grandi coltivazioni, dove nascono i Castagni e lì rimangono, per anni, per secoli. Castagni dal tronco così grande che, tre uomini insieme, non riescono ad abbracciare.

Grattino, a 700 metri sopra il livello del mare.

Grattino che come guardiano ha un cocker nero, al quale non gliene frega niente di nulla e di nessuno. Ti guarda con quel fare annoiato e nemmeno si preoccupa dei gatti che gli corrono intorno.SONY DSC Quei mici, guardinghi, per nulla ingenui. Rincorrono i topini e si nasconSONY DSCdono tra i ceppi e i capanni degli attrezzi. Nessuno qui li disturba, vivono in un paesino stupendo che offre loro una vista mozzafiato.

Tutta la mia Valle e le cime innevate dei monti sono godibili da qui.

Il – paese presepe -, dove le casupole sono fatte rigorosamente in pietra e i tetti in ciappe d’Ardesia.

Dai camini esce un fumo azzurrognolo e il profumo di legna è inconfondibile mentre si sprigiona nell’aria frizzantina.

Il Viburno è fiorito ma tutto intorno è ancora secco, pronto a sbocciare in primavera. IlSONY DSC sole è pallido, il caloreSONY DSC qui, è dato dall’atmosfera. Dalla vecchina che sgrana i fagioli con il fazzoletto sulla testa e, curiosa, controlla se dei forestieri, passeggiano tra le sue dimore. E’ sospettosa, chissà cosa si crede?! Mi fa sorridere, mi chiedo come faccia a non avere freddo stando così ferma, seduta.

E che meraviglia le piante di Cachi, zeppe solo dei frutti color vermiglio. Guardate, non vi sembrano le puffbacche dei Puffi? Sopra di loro una pianta “pelosa” che gradisce sicuramente più l’estate dell’inverno. Rivestita completamente da una coperta sofficeSONY DSC e calda.

I rami degli alberi e dei rovi sembrano le ciglia di un grande occhio che si affaccia sul mondo e si stagliano contro il cielo grigio. Fantastico davvero.

E rami rotti o tagliati, ordinatamente accatastati o abbandonati, ma tutti pronti per essere bruciati nelle stufe di ghisa. Queste cataste hanno qualcosa di magicoSONY DSC, sono bellissime, rendono questo posto affascinante come l’ambientazione di una storia per bambini.

Ho visto Grattino anche in primavera e posso assicurarvi che è una meraviglia. SONY DSCIl verde di questi prati è ancora più acceso e i fiori dei Mandorli, dei Peschi e dei Ciliegi rapiscono con la loro bellezza.

E ditemi, non riuscite ad immaginare qualche gnomo gironzolare tra questi tronchi e queste piantine? Non è difficile vero? E’ un villaggio così suggestivo che gli gnomi, oltre ad immaginarli, si possono anche sentir fischiettare.SONY DSC

Saranno le casette con le persiane verdi, saranno le erbette al ciglio della strada, le nuvole intorno agli alberi, i piumini nei giardini… i panni stesi in mezzo a un prato… ormai duri, rigidi dal freddo, bisogna fare molta attenzione nel ritirarli per non spaccarli.

Il palcoscenico perfetto per Andersen.

Osservate, non siamo andati molto lontano nel credere a gnomi e folletti. A tener d’occhio la situazione, ecco un esercitoSONY DSC di baldi nanetti pronti a difendere il loro territorio. Uno più bello e più simpatico dell’altro. Penso che siano gli aiutanti del cockerSONY DSC nero che, da solo, non riuscirebbe a controllare tutto. Troppa fatica! I nemici potrebbero arrivare da qualsiasi strada e in qualsiasi momento.

Si scherza, ma un fondo di verità c’è. E si topi. Da qui partono anche i sentieri diretti per Carpasio e Agaggio, per nulla brevi devo dire, ma grazie ad una grande sorgente, posizionata tra la fine dell’asfalto e l’inizio dello sterrato, c’è la possibilità di fare rifornimento d’acqua fresca.

IlSONY DSC paesaggio è da vedere, per forza, è una meraviglia e gli amanti del trekking lo sanno bene. Una meta da non perdere.

Siamo nel centro della Valle Argentina, dal bivio per andare alle ex Caserme di Gavano. Tutto l’anno, si possono effettuare escursioni che offrono spettacoli indescrivibili.

Ogni tanto, la cappelletta di qualche santo o dedicata alla Madonna, spunta tra gli alberi e tra qualche SONY DSCcasa. Non mancano mai a proteggere e ad accompagnare il viandante che viene invitato a pregare in queiSONY DSC luoghi rimasti intatti nonostante una crudele guerra abbia portato via tanti ricordi e tante tradizioni.

Grattino, questa piccola frazione di Molini di Triora che, da poco, è diventata ancora più “famosa” per esser la sede di un’importante vasca anti-incendio, un danno che a volte, purtroppo, colpSONY DSCisce la mia Valle per opera di qualche manigoldo.

Grattino si divide in Inferiore e Superiore. Alla fine del paese, cioè la parte Inferiore quindi, dove la strada finisce,SONY DSC troviamo i lavatoi, ancora intatti, ancora pieni di acqua.

A regnare è il silenzio, nemmeno gli uccellini osano disturbare questa quiete. Questa quiete che tanto andiamo ricercando.

Qui non esiste davvero il veloce tran tran cittadino, il clacson che suona, l’urlo, il SONY DSCcampanello insolente. Qui esiste la pace, la pace preziosa e ormai rara.

E io, cari topi, con questo post spero di averne regalato unSONY DSC poco anche a voi.

Ora vi saluto perchè vado a preparare un’altra bella avventura, voi statevene comodi ad osservare Grattino, uno dei pochi luoghi magici rimasti, in cui si va su, sempre più su, per ammirare tutta la mia bellissima Valle.

Un bacione a tutti voi.

M.

La bella Miss

Lei non la conoscete ancora. Oggi ve la presento e vi parlerò un pò della sua particolare esistenza.

Innanzi tutto, il suo nome è Miss (omonima della mia cara amica Miss Fletcher!) ed è un’altra appartenente alla famiglia della mia amica Niky. L’avevate già capito immagino.

Miss è una tigratina normalissima, con un bel manto bianco e marrone striato di grigio.

I suoi occhi sono gialli, con sfumature verde chiaro, e come tutte le micie, sa di essere molto bella e affascinante.

La sua storia è una storia particolare, quasi una favola:
Tutto inizia quando Niky, non aveva più gatti in casa. Le mancava tantissimo il suo Biso, un micio stupendo che purtroppo oggi non c’è più. Il topomarito di Niky non voleva più felini nella tana, aveva visto la mia amica soffrire troppo per il gatto scomparso e non voleva più vederla in quello stato. Ma, ogni sera, prima di addormentarsi si accorgeva che lei era triste, molto triste… Una sera poi, tornando a casa, una splendida sorpresa però stava per rendere felice Niky come mai avrebbe creduto. Il suo topomarito, proprio lui, aveva trovato due piccolissime gattine abbandonate vicino alla campagna di suo papà e le aveva portate da lei! Sapeva di portarle nel posto giusto. Una gioia infinita! Le lacrime di commozione impedivano alla mia amica di vedere quelle due meraviglie. Non poteva crederci! Immediatamente le riempì di coccole, baci e carezze e decise di chiamarle Miss e Lady. Erano due sorelline stupende pronte a ricevere la gioia di Niky. Durante la notte però Miss iniziò a dare segni di difficoltà motorie. Lady sembrava star bene ma la piccola Miss aveva qualche problema. Il veterinario venne contattato immediatamente e con entrambe in braccio, Niky, lo raggiunse di corsa. Il dottore le spiegò che erano state tolte troppo presto alle cure materne e ormai da tanto, troppo tempo! Chissà da quant’erano in quella campagna a soffrire. Flebo e cure urgentemente. Miss si riprese velocemente ma, al contrario della sorella, nel frattempo Lady, inizia a star male e purtroppo li abbandona. Nemmeno il dottore riuscì a salvarla. Il suo star bene era solo un’apparenza in realtà. Miss passa alcuni giorni attaccata alla flebo ed al caldo di una lampada speciale senza potersi muovere ma, dopo una settimana, è potuta tornare a casa con i suoi nuovi padroncini, perfettamente guarita! Il veterinario dice che è fuori pericolo. Ce l’hanno fatta. Pochi giorni dopo il marito di Niky subisce un piccolo intervento chirurgico e trascorre le sue giornate a casa. Che periodo sfortunato tra lui e la micia! Con Miss si instaura però un rapporto speciale, entrambi convalescenti si facevano compagnia a vicenda e guardavano la tv dal letto aspettando il ritorno della mia amica dal lavoro e, ancora oggi, quel rapporto è solido e amorevole“. Fine della storia. Vi è piaciuta?

Era il novembre del 2005 quando è entrata a far parte di questa speciale famiglia e oggi è ancora lì, con loro, felice più che mai. E che rapporto stupendo è nato poi con Trudy! Il Re della famiglia, ve lo ricordate? Sono sempre insieme come fratello e sorella.

Miss è una gatta molto buona e molto affettuosa, sa tenere compagnia e con la sua dolcezza regala un mondo d’amore a chi, quando ne ha avuto bisogno, le ha donato tutto il suo tempo e le sue cure.

Sempre attenta a ciò che accade intorno a lei, si sente come in dovere di proteggere il suo luogo e le persone che vivono con lei. E seppur non è coraggiosissima, questo lato del suo carattere è ammirevole.

Un grande bacione Miss, te lo meriti proprio, sei bellissima.

M.