Tra un po’ andrà a sonnecchiare

E ci starà circa 6 mesi! Dev’essere un mio lontano parente, è un roditore come me. Il suo nome scientifico è simpaticissimo; si chiama Glis Glis.

Cari topi, la mia socia Niky è tornata al lavoro (finalmente) e, insieme, abbiamo deciso di farvi conoscere questo simpatico animaletto. Non abbiate paura, è un amico non un rivale. E’ così tenero e dolce! Può essere addomesticato molto facilmente sapete? Ma quando sono così liberi nel loro ambiente naturale è decisamente meglio. DSC_1401-1State guardando un cucciolo di Ghiro, una delle creature del bosco più simpatiche che la natura abbia creato. Quelle sue orecchiette quasi sproporzionate e quasi sempre fredde, e quei suoi occhi grandissimi, gli donano un aspetto indifeso e coccoloso. Il suo pelo è morbidissimo e, anche se può avere movimenti impacciati, da sembrare spesso un imbranato (come quando sbatte contro le cose), è in realtà veloce e scattante. Pigro sì, ma non è un Bradipo. Anche da adulto è piccolissimo. Una trentina di centimetri in tutto; eh sì, ma solo la coda è lunga 15 cm! Sta in una mano, proprio come me.

E’ morbido e profuma di bosco, di nocciole, di muschio. Il suo pelo è per la maggior parte grigio ma sul ventre spicca una macchia bianca che lo distingue. Il naso invece è sempre rosa, soprattutto negli esemplari giovani dove questo rosa non si è ancora… sbiadito. Le sue zampette riescono a stringersi forte attorno a quello che afferrano e questo permette al Ghiro di avere una solida base per le arrampicate.

E’ un animale prevalentemente notturno (lo dicono i suoi grandi occhi) e, nelle passeggiate al chiar di luna, raccoglie i suoi cibi preferiti che sono: le castagne, le bacche, le nocciole e anche i funghi. E che fiuto e che sensibilità ha nel riconoscere i funghi commestibili da quelli velenosi! Un vero maestro. Dove vive lui, di funghi, ce ne sono parecchi in quanto abita le zone temperate di tutta Europa e gran parte di Asia ad un’altitudine molto ampia, dai 500 metri sul livello del mare circa, fino ai 1200.

Se preso in mano, il Ghiro, tende a tenersi stretto a un dito quasi, come una piccola scimmietta, e con quel suo sguardo tenero scruta chi lo sta osservando. Se accarezzato sulla nuca, beh… immaginate voi cosa può fare… addormentarsi, è ovvio!DSC_1399-1 Questo cucciolo, scambiandola forse per il tronco di un albero, ha provato ad arrampicarsi sulla gamba del mio amico Davide ma poi ha visto che non c’erano rami e quindi ha preferito altre mete. E’ stato però un po’ lì, fermo, a guardare. Per nulla impaurito. Un vero amore.

Senza discutere nessun uso e costume vi dico anche che esistono varie ricette tradizionali a base di Ghiro, soprattutto originarie della Calabria, ma non solo. Per esempio, il Ghiro arrosto, è cucinato in Lombardia. Veniva cacciato fin dal tempo dei Romani sapete? Veniva fatto ingrassare dentro a degli otri e poi mangiato come antipasto. Tuttavia, essendo un animale la cui caccia è vietata, ogni consumo alimentare è da ritenersi illegale. Anche perchè non ce ne sono più tantissimi come una volta ma nella mia Valle possiamo ritenerci fortunati. La loro presenza non manca.

Non scherzo se vi dico cosa è successo ad una mia amica che vive nelle alte colline della Valle Argentina; il Ghiro si è creato il nido nell’armadio di lei, e mò vallo a disturbare! Immaginatevi la scena e lui tranquillo come un pascià.

Sono molto contenta di avervelo presentato, se doveste vederne uno sappiate che avete davanti un esserino grazioso, amabile e affettuoso.

Un bacione a tutti.

I ghiri
Nella tana, babbo ghiro
fa: “Ron ron, dunque dormite!”.
E i ghirini, tutti in giro:
“Ron ron ron, sì sì, dormiamo!”.
Sbadigliando, mamma ghira,
fa un sorriso: “Bravi figli!”.
La famiglia si rigira
e ron ron, si riaddormenta.
C’è là fuori la tormenta!
C’è là fuori il freddo inverno!
“Sì, ron ron, che ce ne importa?
Noi dormiamo qui all’interno!”.

La poesia arriva dal sito lapappadolce.net -imparare coi bambini-.

M.

Pigmy e la pietra filosofale – l’Ardesia

Si, per noi è proprio come la pietra filosofale e, una pietra lo è davvero. La rispettiamo. Ne andiamo fieri e la sua maestosità ce la rende magica. Oggi vi parlo di questa ricchezza che abbiamo qui, abbondante, nella Valle Argentina. Sua Maestà Ardesia.

Senza di essa, i miei luoghi sarebbero vuoti. Come recita una delle tante tavole che si possono incontrare perlustrando la mia valle, vi racconterò che l’Ardesia è forse la roccia più caratteristica nell’area ligure e soprattutto, nella provincia d’Imperia, costituisce uno dei litotipi storicamente più diffusi. Si trova all’interno dei flisch, strati geologici presenti nell’estremo Ponente da Alassio alla Francia, sotto forma di intercalazioni ardesiche in calcari di diverso tipo.

Rispetto all’Ardesia più famosa e diffusa della Fontanabuona, a Levante, questa dell’Alta Valle Argentina si caratterizza per alcuni tratti peculiari, che ne determinano l’uso: contiene infatti minor carbonato di calcio e presenta scistosità di tipo differente.

La composizione conferisce alla roccia maggior impermeabilità, robustezza e resistenza agli sbalzi di temperatura e ne favorisce l’uso come lastra di copertura per i tetti e di protezione dei muri esposti a Nord.

Tuttavia non è possibile spaccarla in lastre molto sottili, si romperebbe e, la sua stessa composizione chimica, rende la superficie piuttosto scabra e rugosa.

Tutt’ora in uso, l’Ardesia estratta dalle cave della zona di Verdeggia, venne adoperata già nel Medioevo e i centri urbani della Valle Argentina sono costellati di scale, pavimentazioni, portali, stipiti, architravi per finestre, lapidi e perfino di selciati fabbricati con questa roccia.

Con tutte le sue varie tonalità di grigio (ma la troviamo prevalentemente con sfumature azzurre), si accoppia perfettamente con il territorio agricolo e alpino circostante e ne possiamo trovare di due tipi, una chiamata volgarmente Lavagna, più scura, che si sfalda e si scheggia maggiormente, l’altra, che mantiene il suo nome, più chiara, più compatta e più robusta.

Insieme all’Arenaria, più chiara e solitamente tendente al rosso, formano qualsiasi tipo di costruzione.

Essa tende comunque a diventare sempre più chiara a contatto con l’ossigeno, una volta estratta dalle cave. Il carbonio del quale è composta tende appunto a schiarirsi. Non c’è casa qui che non abbia il tetto ricoperto da “ciappe” che, come già vi ho spiegato, sono lastre semplicemente appoggiate sui tetti delle dimore. Non c’è chiesa che non abbia fuori sul proprio portone una lastra disegnata o lavorata. Una lapide sulla quale le lettere, con battiti veloci e leggeri, vengono scolpite. Bellissimi sono anche i dipinti che riporta; si perchè, oltre che per sculture, si presta molto anche per rappresentare magnifiche pitture effettuate con colori appositi lucidi o opachi.

Spesso aspra e rude, questa roccia, caratterizza i luoghi facendoli sembrare aspri e aridi ma in realtà non è così.

La sua particolarità è proprio questa, essere sempre circondata da un verde vivace della flora di questa vallata.

Questa roccia metamorfica non si trova però solo in Liguria, anche alcune zone del Piemonte ne sono ricche e soprattutto la zona francese chiamata Ardennès, dal quale appunto prende il nome mentre, nei dialetti alpini, si sentirà spesso chiamarla Piòda.

Nella mia zona, le cave, possiamo trovarle a Realdo e a Verdeggia come già sapete ma, anche nella località di Drego, vicino ad Andagna, dove esiste anche un insediamento preromano, ve ne è abbondantemente.

Pensate che a Chiavari, proprio vicino alla località più conosciuta come Lavagna appunto, in provincia di Genova, è stata rinvenuta una necropoli formata da tombe “a cassetta” completamente fatta proprio in ardesia. Questo ci fa capire come veniva già largamente usata in epoca romana. Ma non erano i soli.

Spesso, tagliente e frastagliata, va toccata con attenzione. E’ infatti con questo materiale che, uomini primitivi, formavano e costruivano utensili ma soprattutto armi imbattibili, contro il nemico o prede.

Comodo giaciglio per serpi e lucertole in estate, l’Ardesia assorbe i raggi del sole e ne mantiene il calore, viceversa, la si può sentire umida e fredda durante l’inverno. Le case in pietra hanno però la particolarità di essere fresche durante l’estate e mantenere, grazie al riscaldamento, più caldo durante l’inverno. Proprio come il mio mulino.

Un abbraccio pietrificante vostra Pigmy.

M.