Calvino e Guglielmi ammiratori della Valle Argentina

Lo scrittore Italo Calvino nacque il 15 ottobre del 1923 a Santiago de Las Vegas, a Cuba, da genitori italiani, ma trasferitosi a soli due anni in Liguria, in quel di Sanremo, non si è mai ritenuto cubano, riferendo spesso di essere nato proprio nella Città dei Fiori.

Figlio di genitori anti fascisti, ha sposato il movimento partigiano muovendosi fisicamente proprio sulle nostre Alpi e, erede di un padre botanico, ebbe sempre molto interesse per la scienza e la fitoterapia. Fu però la letteratura la sua più grande passione. Una passione che lo introdusse anche alla politica e, attraverso la quale, poteva raccontare di se stesso nel territorio che lo circondava da lui molto amato.

Pur vivendo a Sanremo, infatti, nella nota “Villa Meridiana”, era durante le giornate trascorse in Alta Valle Argentina che sentiva battere maggiormente il cuore e trovava l’ispirazione per molti suoi racconti, sia fantasiosi che realistici.

Come già vi avevo raccontato nel post “Il sentiero dei nidi di ragno“, una delle sue rappresentazioni letterarie più poetiche e riuscite sul tema della Resistenza, che la Valle Argentina ha conosciuto a fondo, è Il Sentiero dei Nidi di Ragno, suo romanzo d’esordio,  che descrive le vicende di un ragazzino, Pin, durante la Seconda Guerra Mondiale nelle valli del ponente ligure, sulle alture di Sanremo e nella parte alta della nostra Valle.

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Molto spesso nelle opere di Calvino prendono vita questi luoghi a me cari, primi fra tutti Realdo, Borniga, Abenin e dintorni. Gli stessi luoghi che infinite volte hanno visto muoversi i partigiani sulle loro strade. In queste zone, infatti, il ricordo dell’autore è ancora acceso e ricordato sovente, nonostante i suoi scritti risalgano alla seconda metà del secolo scorso, prima del suo trasferimento in Toscana dove incontrò la morte, avvenuta nel 1985.

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Libereso Guglielmi, invece, nacque a Bordighera nel 1925 e divenne, fin da giovanissimo, giardiniere fidato dei Calvino. Si innamorò della botanica, di tutti i segreti che le piante nascondevano e diventò grande esperto soprattutto di erbe selvatiche.

Come vi ho detto spesso, la Valle Argentina, pur presentando sovente un paesaggio aspro e impervio, in fatto di erbe spontanee e officinali è assai generosa e Guglielmi trovò in essa una ricca culla di nuovi alimenti; comprese presto come molte di quelle piantine potessero essere usate anche in cucina, rendendo le ricette più gustose, ma anche decisamente più sane e dotate dei nutrienti giusti di cui l’organismo umano abbisogna.

Divenne talmente bravo nel suo lavoro da divenire famoso ed essere chiamato spesso in zona per spiegare alla gente quali fossero le piante edibili e quali no, e questi insegnamenti venivano elargiti da lui partecipando a meravigliose passeggiate nella natura, dove, oltre all’interesse, veniva soddisfatto anche l’animo.

Libereso Guglielmi decise anche di scrivere dei libri sul tema come: L’Erbario di Libereso, Cucinare il Giardino, Ricette per ogni stagione e molti altri.

E così, mentre Italo raccontava del territorio e della storia di questa splendida Valle, Libereso, di appena due anni più giovane dell’amico, ne descriveva i frutti; entrambi innamorati ed emozionati verso tanta bellezza.

Nessuno, infatti, può rimanere insensibile a un territorio come questo: una piccola parte della Liguria di Ponente che occorre saper guardare per carpirne il carattere e le cose che ha da suggerire, ma anche gli ignari ne rimangono affascinati.

Sono orgogliosa che la terra nella quale vivo e amo sia piaciuta così tanto a due persone come loro, che l’hanno saputa apprezzare e ne hanno colto sempre il lato migliore.

Spero che abbiate potuto cogliere tutto questo anche voi e penso anche che possiate dire che la Valle Argentina è proprio una Valle famosa.

Un bacione storico!

Il grande Libereso

Ah topi, sedetevi tranquilli perchè oggi voglio parlarvi di un uomo. Si, si è un umano! Un umano molto particolare e mi auguro vogliate conoscerlo perchè, datemi retta, ne vale la pena.

Voglio parlarvi di un grande botanico, un umanista, un amante della natura. Voglio parlarvi del giardiniere di Italo Calvino. Lui è Libereso Guglielmi.

Prima di cominciare, vi segnalo questa splendida pagina che parla di lui http://www.trafioriepiante.it/infogardening/poltrona/LiberesoFioreBocca.htm. Leggete questa bellissima intervista. Grazie alle sue stesse parole e al lavoro svolto da Paolo Cottini, possiamo conoscere meglio questo personaggio.

Libereso vive vicino a me, in un giardino di San Remo. Ovviamente non sa nemmeno chi sono ma, a me, piacerebbe tantissimo incontrarlo. Mi piacerebbe ascoltarlo, rubargli un pò della sua saggezza e della conoscenza che ha sulle piante.

E’ insegnante, ricercatore, scrittore, pensatore. Della flora conosce ogni segreto. Conosce la pianta terapeutica e quella alimentare. Conosce come vivono e perchè esistono. Ne conosce l’intelligenza e lo scopo.

Si nutre egli stesso di quei fiori che, il suo più grande maestro, Mario Calvino, gli ha mostrato.

Il suo modo di dire “Mangiare il Giardino” è molto affascinante e, per chi vuole provare a cucinare qualche particolare ricetta, può acquistare il libro “Oltre il Giardino – le ricette di Libereso Guglielmi” a cura di Claudio Porchia.

Attivo dal mattino alla sera e, arzillo più che mai, pur essendo una persona molto tranquilla, dopo essere stato capogiardiniere all’Università di Londra e botanico per la famiglia Calvino appunto, oggi, pur di non star fermo, mantiene conferenze ovunque e, a San Remo (IM), insegna ai bambini delle Scuole Elementari a disegnare i fiori, la sua più grande passione. E pensate che è nato nel 1925. Da non credere. E’ meraviglioso.

Ma tutte queste cose topi, sono indizi su di lui che potete trovare tranquillamente anche sul web. Io invece vorrei comunicargli la mia stima personale e credere che, un giorno, passerò con lui un intero pomeriggio. Si, sarebbe nulla, ma a me già basterebbe. Sarebbe l’uomo che potrebbe farmi passare una delle giornate più belle della mia vita. Pensate che, per molti miei amici, Italo Calvino è lo scrittore preferito e mentre io invece, adoro le piante e tutto il grande mondo in cui vivono del quale se ne conosce solo una minima parte. Libereso, a questo mondo, ha dedicato la vita intera.

Ti abbraccio forte Libereso e spero davvero un giorno, di poterti guardare, mentre con quella tua voce pacata mi spieghi tutti quelli che, per me, sono ancora segreti. Spero anche di poter passeggiare con te che, con il tuo bastone, mi indichi le piantine commestibili da raccogliere e assaggiare. Tua Pigmy.

Foto presa da genova.montelocale.it

M.

Il Sentiero dei Nidi di Ragno

E’ a Realdo, paese della Valle Argentina, che la lapide celebrativa dedicata a Don Luigi Peitavino mi ha fatto fermare, per qualche minuto, ad ascoltare le voci del passato.

Questo prete gestiva una tipografia, sicuramente clandestina, a beneficio dei partigiani e, ancora oggi, tutto il paese lo ricorda.

Don Luigi, nella cantina della Parrocchia, stampava il giornale “Il Garibaldino” e, poco mi ci vuole, tra i vecchi del paese, a conoscerne meglio la storia.

Con un grande gesto eroico salvò un gruppo di giovani ragazzi, ormai prossimi a subire la fucilazione, ponendosi davanti all’arma del nemico già puntata. Quest’uomo, e il fratello Fortunato, erano grandi amici di Mario Calvino e questo mi porta alla mente tantissime storie.

La mia valle ha vissuto nel profondo, un momento storico fondamentale come la Resistenza. E’ stato un periodo difficile e, tante persone, hanno lottato insieme per un ideale. Una delle rappresentazioni letterarie più poetiche riuscite sul tema è “Il sentiero dei nidi di ragno” proprio di Italo Calvino, un’opera che descrive le vicende di un ragazzino, Pin, durante la seconda guerra mondiale nelle valli del ponente ligure. E’ un’opera molto particolare in quanto si differenzia nettamente, per stile e contenuti, dai lavori successivi di Calvino, anche se un’impronta poetica e fiabesca già percorre le pagine di questo romanzo. Si tratta in sostanza dell’opera prima del grande scrittore, nato a Cuba ma chiaramente originario di San Remo (Im).

Scrittore che conosceva benissimo il nostro entroterra, i luoghi, i personaggi e gli episodi.

Ma non solo: grazie al lavoro del padre, illustre botanico, era anche un profondo conoscitore di piante e flora in generale, tutti studi che si ritrovano ne “Il sentiero dei nidi di ragno”.

La Resistenza che Calvino racconta è fatta anche di episodi cruenti e tragedie personali e sociali, il fatto però, di tratteggiarla attraverso gli occhi di un bambino, la rende talvolta meno dura e più poetica.

La geografia de “Il sentiero”  ha un sapore quasi mitico ma, per chi conosce queste valli, diventa molto riconoscibile e tangibile: boschi in cui sicuramente siamo stati, cime che abbiamo quantomeno intravisto, ruscelli e fiumi in cui sarà capitato di bagnarci… pare di toccare e sentire il cuore di questa parte di Liguria.

Toccante è il finale con il bambino Pin, ormai cresciuto, insieme all’adulto Cugino, a contemplare un mare di lucciole nella notte…

 

“C’è pieno di lucciole” dice il Cugino.
“A vederle da vicino, le lucciole”, dice Pin, “sono bestie schifose anche loro, rossicce”.
“Sí” dice il Cugino “ma viste cosí sono belle”.
E continuarono a camminare, l’omone e il bambino, nella notte, in mezzo alle lucciole, tenendosi per mano.

M.