Nel Ciotto di San Lorenzo tra storia, natura e misteri

Sarà un lungo articolo questo che descrive uno dei luoghi da me più amati in Valle Argentina. Voglio parlarvi del Ciotto di San Lorenzo e, per elencarvi tutto quello che propone agli occhi e al cuore, ho bisogno di molte parole.

Il Ciotto, chiamato anche “Sotto”, lo si raggiunge dal Passo della Mezzaluna oppure da Passo Teglia camminando in mezzo ad una splendida faggeta, la Foresta di Rezzo, per poi giungere in questa radura fatta a conca, definita persino dolina, sormontata dal Carmo dei Brocchi.

La Foresta è così bella da essere soprannominata “Bosco delle Fate”.

Qui, dove d’estate regnano indisturbate le Marmotte, la storia racconta che un tempo, intorno al 245 d. C., ha vissuto il giovane eremita Lorenzo ucciso poi a Roma, per volere dell’Imperatore Valeriano, e venerato in seguito come Santo dalla Chiesa Cattolica.

Si fermò qui per circa due anni vivendo da solo con l’unico contatto della natura e, di lui e del suo passaggio, oggi resta solo un rudere nel quale alloggiava e pregava. Le rovine di chi dice essere stata una piccola chiesa e chi invece afferma essere stata una semplice dimora.

San Lorenzo si affacciava su questo prato bellissimo circondato da Abeti, Larici ma anche da grossi massi e osservando attentamente queste bianche pietre ci si accorge che alcune sono disposte a cerchio. Si parla di cerchio sacrificale, punto in cui venivano bruciate le streghe durante il periodo dell’Inquisizione.

Non si sa se siano leggende o realtà ma questo luogo ha da raccontare molto anche riguardo un tempo precedente alla caccia alle Streghe.

Si parla di popoli antichi e di costruzioni che restano lì, immobili, da tantissimi anni.

Al Ciotto, e nei suoi paraggi, infatti, si possono scoprire in un grande complesso megalitico: dolmen, menhir, pietre sacrificali e molto altro. Ogni cosa meriterebbe un post a sé.

L’estremità del Menhir, sta ad indicare approssimativamente l’azimut del sole al tramonto, nel periodo del solstizio d’inverno. Mentre il Dolmen poteva essere una tomba e la pietra sacrificale è dotata di coppa di scolo ben visibile.

Qui tutto è ammantato da energie pure, seppur misteriose, che ritengo appartengano alla natura che lo veste e agli uomini che lo hanno vissuto in antichità.

Siamo a circa 1.400 mt s.l.m. e il verde vivo è incontaminato e splendente. Una coppia di Corvi Imperiali vola in cerchio sopra alla radura e sembrano essere i guardiani di questo luogo mistico. Mi piace pensare che siano gli amici delle donne che qui hanno trovato la morte per volere dell’Inquisitore.

Salendo sulle selle attorno al prato si può godere di una vista magnifica e si vede anche il mare.

So che però, oltre ai Corvi, nascosti da qualche parte, ci sono anche Lupi, Allocchi, Salamandre e Picchi.

Lorenzo, dalle origini spagnole, poteva godere di una stellata magnifica passando le notti in questo Ciotto. Qui, dove i monti si aprono permettendo di godere di un firmamento unico; non c’è inquinamento luminoso e tutto pare come avvolto dalla magia.

Questo era uno degli snodi della Via Marenca, famosa strada del passato che si sviluppa sui crinali e collega i monti liguri alle zone piemontesi. Uno degli antichi cammini dei pastori che dalle valli di Imperia conducevano i greggi ai grandi pascoli del Monte Saccarello e del Colle di Tenda.

Il suo aspetto cambia ad ogni stagione ma resta sempre magnifico.

L’Agrifoglio e l’Aquilegia si mostrano orgogliosi, raccontando il sottobosco. L’Anemone Bianco lo descrive con la sua poesia e il Cardo Selvatico ne descrive la resistenza al tempo. Tutto è perfetto.

 In questo regno, si riconosce un’atmosfera atta ad accendere una spiritualità percepibile all’istante.

S’innalza il livello spirituale di esistenza arrivando a distinguere persino forze arcane che osano e vogliono farsi sentire. Questo almeno, è quello che accade a me ogni volta che ci vado. Sarà la mia sensibilità da animaletto.

Riconosco che la natura ha su di me un particolare effetto ma, con il sopraggiungere della quiete e dell’emozione, si arriva indiscutibilmente ad essere nettamente più sensibili fino a collegarsi, a mio avviso, con le frequenze energetiche dell’Universo che parlano e raccontano attraverso parole proprie o toni di chi qui, ha abitato molto tempo prima.

E’ un luogo, questo, colmo di ricordi ed emozioni.

Qui l’amore di Madre Terra ti abbraccia e ti fa suo. Qui, anni or sono, coloro che da sempre nominiamo streghe, si univano alle onde energetiche universali. Qui, uomini credenti, hanno sacrificato ai loro Dei, esseri viventi. Qui, venivano richieste, con tutto il potere che si sentiva e si trasmetteva, le risoluzioni alle necessità.

Per sentirsi parte di un mondo ancora più grande, un macrocosmo che solitamente non si identifica. Il mio è qui. Uno dei tanti per lo meno. Puro, protetto, selvaggio. Dall’anima scoperta in bella mostra.

E’ un luogo splendido vero Topi? Un luogo che esige rispetto come ogni zona in fondo.

Spero tanto che sia piaciuto anche a voi come a me. Se è così, vi lascio sognare ancora un po’, io corro a prepararvi un’altra fantastica escursione.

Vi mando un bacio spirituale! Smuck!

Emozioni infinite – Al Passo della Mezzaluna

Fu come respirare per la prima volta.

Quando giunsi in questo punto, la gioia fu talmente tanta nel vedere la meraviglia del Creato che l’aria si bloccò per lo stupore nei miei piccoli polmoni, ma fu come se, per la prima volta, io prendessi vita.

Sentivo l’entusiasmo pervadermi e scalpitare dentro di me. Quasi mi venne da urlare: quell’euforia doveva uscire, insieme alla vastità, così pura, così verde, così… infinita di cui era testimone il mio sguardo. Infinita come le mie emozioni. Infinita fino al mare. I miei occhi luccicavano.

Vi starete chiedendo dove mai io sia andata per provare sensazioni così forti e ve lo dico subito, cari amici. Sono andata in un luogo molto particolare della Valle Argentina, dalla bellezza indescrivibile. Potete notarlo voi stessi attraverso le mie immagini. Sono andata al Passo della Mezzaluna. Vi consiglio, però, di venire qui di persona se, oltre ad appagare lo sguardo, volete risollevarvi anche l’animo e il cuore. Questo luogo ne ha il potere e, quindi, voglio darvi le indicazioni per raggiungere tanto incanto.

Dalla strada principale di Passo Teglia, ho zampettato all’incirca un’oretta per giungere qui, ma io sono veloce; in un’ora e mezza ci arriva chiunque attraverso un bel sentiero, pulito e ben delineato.

Dopo Drego (sopra Andagna) dapprima si sale, godendo di un bellissimo panorama, e poi si scende verso Rezzo, e ci si inoltra nella fantastica foresta di Rezzo, chiamata anche “Bosco delle Fate” proprio per via del suo straordinario fascino. Dopo Drego troviamo qualche curva e poi, proprio in una di queste curve, sulla sinistra ci imbattiamo in una placida fontana non più funzionante: ecco l’inizio del sentiero da prendere, segnalato nella zona di Caselle Fenaira.

Sul cartello leggerete anche il nome di Ciotto di San Lorenzo e oggi vi sto portando  proprio subito dopo questo Ciotto, luogo altamente mistico della Valle, ma del quale in questo articolo non vi svelerò nulla.

Oggi, infatti, mi trovo al fantastico Passo della Mezzaluna, uno dei più belli della mia Valle. All’inizio del sentiero ci troviamo a 1351 mt s.l.m., ma, una volta giunti al Passo, raggiungiamo i 1450 mt s.l.m.

Si cammina immersi tra esemplari di Faggi meravigliosi che, tra le rocce ricoperte di muschio verde scuro, in alcuni punti, mostrano un paesaggio degno delle leggende celtiche e irlandesi. Il bosco in certe zone è scuro, ombroso, pare avere un piglio albagioso, ma molto affascinante e ricco di energia positiva e sacra. Il sentiero è largo, ci si passa comodamente anche con una moto da trial o in mountain bike. C’è solo un tratto un po’ difficoltoso, anche se molto molto breve (10 mt appena), che da fare con le due ruote risulta abbastanza ostico. E’ un tratto roccioso, dove ci sono massi alternati a creare una specie di parete sulla quale ci si deve arrampicare un pochino, ma persino le vecchie nonnine riescono.

Il Passo della Mezzaluna è così chiamato in quanto forma proprio la sagoma di una falce di luna tra le vette di due monti verdi ricoperti di pascoli incontaminati e baciati dal sole. Sono di un verde pallido, a differenza delle mucillaggini che ricoprono il suolo percorso in precedenza. E’ un verde che si alterna all’ocra, al giallo e al marrone del fieno e dell’erba, colorando di sfumature pastello tutta quella meraviglia cangiante a seconda delle stagioni.

Io, come sapete, sono grande quanto una castagna, ma al Passo mi sento ancora più minuscola e capiterà anche a voi, se saprete cogliere davvero tanta magnificenza. Una rara bellezza che si apre permettendovi di abbracciare con gli occhi e lo spirito quanto di più bello ci sia al mondo: Madre Natura in tutta la sua grandezza.

Un’apertura esagerata vi permetterà di cogliere gran parte di un paesaggio da veri amanti della montagna e non. Sì, perché farebbe innamorare chiunque. Tutto attorno ci sono monti di varie altezze: Monte Bussana, Cima Donzella, Monte Monega. E boschi, e più in giù colline, e continuando a scendere con lo sguardo ecco le vallate, e poi le città sulla costa, che da qui sembrano nugoli di formichine, e poi l’azzurro esteso e sconfinato del mare che bacia quello del cielo.

Ecco il mare di Albenga, dopo il Carmo di Loano e il mare di Imperia. Si possono vedere persino distintamente, a seconda delle giornate e delle condizioni atmosferiche, anche i profili scuri delle montagne della Corsica. Verso Nord, invece, è possibile ammirare l’immensità dei valichi, delle cime ancora più alte, dei sentieri, dei prati eterni colorati da cespugli di Rododenri, Crocus, Stelle Alpine e Cardi selvatici.

Di qua abbiamo la carrareccia che porta a Colle Melosa, di là, invece, si può proseguire verso il Colle di Garezzo percorrendo i Sentieri degli Alpini, le Vie del Sale, i cammini militari che hanno visto, un tempo, le azioni bellicose degli uomini, le loro ore in postazione o in marcia, su e giù per la Strada Marenca, per quei prodigi armoniosi naturali.

La pace, qui, è protagonista assoluta, una dolce compagna che ristora e rilassa. Corrobora i sensi ancor più di una tazza calda di cioccolata in una fredda sera invernale. Se fosse concreta, la si potrebbe definire maestosa, così imponente che neanche gli uccelli osano disturbarla. Solo qualche Aquila, ogni tanto, si permette di strillare e lasciarsi udire facendomi spalancare gli occhi in alto. I Corvi Imperiali se ne stanno sulle rocce più alte a gracchiare al nostro passaggio, sentinelle di un paesaggio che li rende guardiani perfetti e quasi incontrastati.

Topi… non so che altro dirvi. Quassù si ha davvero il cuore appeso a un filo di meraviglia. Vi tratterrei qui per giorni interi, ma non posso: devo farvi conoscere altri luoghi che meritano, perciò devo per forza salutarvi, ora, con un bacio e un sospiro innamorato.

In quel di Valloria…

SONY DSCVi avevo promesso che avrei presto dedicato un post a questo splendido paese. Ve lo avevo promesso quando vi parlai di una sua grande, particolare e affascinante caratteristica – le sue porte dipinte. Qui SONY DSChttps://latopinadellavalleargentina.wordpress.com/2013/05/29/le-porte-di-valloria-tutta-unaltra-storia-parte-1/ e qui  https://latopinadellavalleargentina.wordpress.com/2013/05/30/ancora-porte-di-valloria-tutta-unaltra-storia-parte-2/  Una caratteristica che, ricordo, vi era piaciuta molto. E, in tanti, avrete già capito di che borgo io stia parlando. Esatto. Valloria. Il SONY DSCbellissimo borgo sopra Imperia dal quale si può ammirare tutta la vallata. Valloria deve il suo nome a Vallis Aurea dal latino, cioè “valle dell’oro”: perché l’olio, dal colore dell’oro, è stata la ricchezza di questo borgo dalle origini, sicuramente molto antiche, fino a pochi decenni fa. 360 abitanti nel 1750, 30 dopo la crisi degli anni del 1950 e ’60: Valloria non riuscì a riconvertirsi dall’olivicoltura alla SONY DSCfloricoltura come invece fecero altri villaggi più marittimi ed ecco iniziare un lento spopolamento. Oggi, anche grazie alle iniziative di riqualificazione del borgo, nate con l’Associazione “le tre fontane” (amici di Valloria), le nuove generazioni ritornano; e c’è una crescente presenza di SONY DSCstranieri e turisti nel corso dell’anno (un grazie va ovviamente all’idea delle porte dipinte che permettono un’affluenza di persone davvero importante). Ancora negli anni ’50, durante le lunghe veglie invernali, si raccontava che il borgo fu SONY DSCfondato dagli abitanti della vicina località Castello in fuga da una invasione di formiche così numerose e voraci da assalire addirittura i bimbi nelle culle! Ora, di Castello, restano solo alcuni ruderi, tra cui si notano le stradine che corrono tra le case e il Pozzo di Stonzo, villaggio di cui restano visibili ancora molte tracce. Valloria è vicina di casa della mia Valle ma appartiene al Comune di Prelà e, per andarci, bisogna prendere la strada diretta a Dolcedo, altro borgo SONY DSCforse più conosciuto. Un consiglio che vi do è quello di guardare questo bellissimo sito che potrà spiegarvi tutto ciò che v’interessa sapere http://www.valloria.it/index.html  E’ o non è una meraviglia?! E passeggiare in questo paese dona una pace e una quiete indescrivibili. Tutto si svolge, anzi si srotola, come una matassa, tra carrugi, strette stradine, SONY DSCgradini scoscesi e corti. Certo, non è riposante fare su e giù per il paese, ma è così carino e tutto assemblato che lo sforzo vale. La sua bellissima chiesa, la fontana, la piazza e il Museo Delle Cose Dimenticate, si trovano all’inizio del SONY DSCpaese, saranno le prime cose che vedrete e sono belle e storiche. La maggior parte delle case è molto curata: ha davanti tanti vasi di fiori, tante pitture, oltre alla porta d’ingresso, i numeri civici sono originali e artistici. Sembra di essere in un paesaggio fiabesco. Un paesaggio che fa di tutto per vivere, per cercare la fama che merita.

I suoi abitanti dedicano le giornate al suo sviluppo, cercando di farlo conoscere a più gente possibile e, devo dire, che stanno facendo un ottimo lavoro. Tante le manifestazioni e le sagre, da questo deriva il detto: “A Valloria si fa baldoria”, per indicarne il divertimento. Non fa che aspettarvi amici. Questo paese avvolto dalle colline imperiesi, non vede l’ora d’invitarvi e lasciarsi scoprire angolo dopo angolo. Io fossi in voi non mi farei attendere. Valloria è arte e natura. Fiaba e musica. Tutto ciò che cercate in un solo luogo.

Un baciotto topini e buona Valloria!

P.S.= In quanti di voi ricordano le figurine della Lavanderina e di Calimero della settima foto? Quelle della Miralanza. Io ero piccolissima, si trovavano nel detersivo. Qualcuno ne ha fatto magnificamente un quadro.

M.

Da Sanremo a Imperia, a piedi o in bicicletta

DSC_0806Cari topi, oggi vi parlerò di una importante costruzione. Vi parlerò della pista ciclabile della Liguria di Ponente. Una pista ciclabile tra le più lunghe di tutto il Mediterraneo. E’ quella della Riviera dei Fiori, la mia Riviera, ed è lunga, pensate, ben 24 km circa. PercorreDSC_0807 la costa passando dove una volta passavano i binari della ferrovia (Genova-Ventimiglia), ora smantellati, e congiunge Sanremo a Imperia. Una vera passione per ciclisti e amanti delle passeggiate. E sì, anche perchè devo dire che gode di un meraviglioso panorama:

DSC_0809 monti verdi da una parte e infinito azzurro mare dall’altra. E’ meraviglioso vedere tutta la costa, il faro, il Porto Sole e quello degli Aregai, passare sotto ai tunnel dove un tempo correva il treno. E ci sono le panchine per riposare, i parcheggi per le bici, i fioriDSC_0811 e i giochi per i bambini; famosi quelli nella zona chiamata – Sud-Est – di Sanremo. Da qui si ha una visuale diversa. Tutto ciò che fino a ieri non avevamo mai potuto vedere, in quanto zona pericolosa e vietata, è ora divenuta una delle strade più panoramiche che ci siano.DSC_0817 E che bello vedere chi si diverte! Grandi e piccini. Naturalmente, non solo le bici come mezzo di trasporto sono consentite, c’è infatti chi usa il tandem, lo skate-board, i pattini, il pedalò, insomma, è solo questione di fantasia! Questa strada è stata creata e finita nel 2008 e divide,DSC_0815 grazie a due corsie, i mezzi dai pedoni ma non è finita qui! Si parla infatti di un progetto che vuole allungarla ulteriormente e farle raggiungere la lunghezza di ben 60 km. Ci pensate? Se ad oggi, sono 8 i comuni attraversati da questa pista,DSC_0820 chissà in futuro! Ed è una strada ben organizzata: ci sono anche delle regole da rispettare, come la velocità e i semafori, soprattutto quando s’interseca con la via Aurelia spesso pericolosa. Tanti sono gli impianti di SOS disponibili ogni tot metri e 28 sono invece le videocamereDSC_0826 di sorveglianza anche se c’è chi dice che di notte, sotto ai tunnel, non si può stare proprio del tutto tranquilli. Purtroppo si sa, dove ci sono nascondigli adatti, c’è ahimè, chi ne fa uso. Tutto il tracciato, provvisto di accessi diretti dai comuni, ogni 350 metri circa,DSC_0828 è stato però progettato pensando al comfort e alla tranquillità degli utenti il più possibile, ed è dotato anche di una serie di punti di sosta con fontanelle per bere e punti ristoro. In più, nel paese attraversato, è facile trovare forniti stand per il noleggio delle biciclette,DSC_0840 e altro, direttamente sulla pista ciclabile e in grado di accontentare tutti i gusti e tutte le età, dalle mountain bike, alle biciclette da passeggio, ai tandem per due o più persone senza scordarci tutti gli accessori disponibili come il casco e l’accesso alle innumerevoli spiagge e scogliere,DSC_0843 alcune un tempo non raggiungibili se non via mare. Questa è una cosa da non sottovalutare perchè, alcune stradine, creuze chiamate da noi, sono pittoresche, comode e belle. L’itinerario è in prevalenza pianeggiante, rettilineo e facile da percorrere,DSC_0845 e si snoda in mezzo alla profumata e coloratissima costa della Riviera di Ponente. Vi basta o ne volete di più? Che dirvi… dico che tutto ciò è meraviglioso. Finalmente un posticino dove poter camminare con il proprio cane, scorrazzare con i bimbi, pedalare,DSC_0846 far ginnastica e, ricordatevi, in estate, la crema abbronzate; non sapete quanto sole si prende percorrendola. Cari topi, a me non resta altro che ringraziare la mia socia per le bellissime immagini che mi ha mandato ora che si è messa a fare footing,DSC_0849 e invitarvi, gambe in spalla, a venirla a vivere. E’ un comodo metodo per visitare in un colpo solo quelli che sono i miei luoghi, prevalentemente marittimi. Un bacione grande topini!

Passeggiando in bicicletta accanto a te,
DSC_0852pedalare senza fretta la domenica mattina,
fra i capelli una goccia di brina
ma che faccia rossa da bambina,
mai un fumetto respirando,
mentre mi sto innamorando.
DSC_0854Lungo i viali silenziosi accanto a te,
con quegli occhi allegri e accesi d’entusiasmo ragazzino,
che ne dici ci mangiamo un panino,
c’è un baretto proprio qui vicino,
mentre il naso ti stai soffiando,

io mi sto sempre più innamorando.

DSC_0858Ed il pensiero va oltre quel giardino,
vedo una casa e poi vedo un bimbo e noi.
Passeggiando in bicicletta accanto a te,
pedalare senza fretta sentendoti vicina,
da che parte adesso siamo indovina,
il futuro è nato stamattina,
DSC_0863prima freno e poi discendo,
scusa se ti sto abbracciando,
scusa se ti sto abbracciando.

Ed il pensiero va oltre quel giardino,
vedo una casa e poi vedo un bimbo e noi.
Passeggiando in bicicletta accanto a te,
pedalare senza fretta la domenica mattina,
Mentre mi sto innamorando.
Mentre mi sto innamorando.
Mentre mi sto innamorando.
Io mi sto sempre più innamorando           (Riccardo Cocciante)

M.

Poco più in là: Viozene

AndiamoSONY DSC a Viozene oggi topini. In terra brigasca e, in terra brigasca, è chiamato Viusena, con la S che sibila come una Z leggera. Andiamo ai confini della mia Valle.

Viozene, il paese delle casette che sono baite, lavorate con il legno. Par di essere nel Tirolo. SONY DSCCon le ante delle finestrelle e le ringhiere dei balconi che fanno a gara per sentirsi dire chi è la più bella! Vere lavorazioni impegnative, vere opere d’arte.

Viozene, nel Comune di Ormea, nell’Alta Valle Tanaro, esattamente tra le provincie di Cuneo e di Imperia. Un borgo cullato e protetto dalle Alpi Marittime, tra le quali, spicca sopra di tutte, il Monte Mongioie alto ben 2.630 mt e situato ad Est della Punta del Marguareis. Un imponente dente di pietra che sovrasta l’intero villaggio e regna protagonista.SONY DSC E’ in terre come: Viozene, come Upega, come Carnino, che si parla quel dialetto occitano, particolare, di cui spesso vi ho raccontato. Quella lingua mista di francese che sta andando via via perdendosi. La lingua d’òc, la lingua provenzale, la lingua minoritaria dell’Italia Nord-Occidentale. E Viozene ne è uno degli scrigni più grandi e fervidi.

A 1240 mt circa, sul livello del mare, offre un’aria e uSONY DSCn’acqua superate da poche in fatto di purezza; fredde, limpide, pungenti. E’ la meta preferita delle persone anziane che vogliono stare al fresco in estate, e dei bambini che devono rinforzare i loro bronchi e respirareSONY DSC la buona aria di neve per combattere bronchiti e pertossi in inverno.

E perchè no, è la meta della pace e della quiete per le giovani coppie che vogliono tranquillità e, allo stesso tempo, conoscere e scoprire una natura mozzafiato; particolare, tipica di questo entroterra, a volte aspra, acerba, egoista, a volte più generosa.

E’ qui che si possono svolgere mille attività, dall’alpinismo alla mountain bike, dal rafting al trekking.

E’ la terra delle Madonnine a bordo strada, dentro a cappelle create a mano dai pellegrini fedeli. E’ una terra tipicamente simile alla mia.

Ad arricchirne i confini, vere a proprie meraviglie al di là dei sentieri che portano al Mongioie. Il Canyon chiamato “Passo delle Fascette”, di cui già vi avevo parlato, e tutte le falesie che lo circondano. Il Parco Naturale dell’Alta Valle Pesio e Tanaro, nel quale gongola. I suoi ricchi patrimoni: faunistico SONY DSC– rappresentato da cervi, camosci, caprioli, aquile, galli forcelli ad esempio, e quello floreale – interpretato da abeti bianchi, larici, faggi, borsa del pastore, una bellissima erba di campo.

Sono pochi i suoi abitantiSONY DSC residenti, appena 43. Lui si popola solo in determinati periodi dell’anno, divenendo, come dicevo prima, un vero e proprio rifugio per molti.

Ed è la terra del muschio, delle mele e dei monti che, all’imbrunire, si stagliano contro il cielo color degli abissi. E’ un paese fresco dove ti può capitare di sentire cori che intonano vecchie canzoni o partecipare a “I racconti intorno al fuoco“, dove giovani signorine narrano, spesso accompagnate da un soaveSONY DSC strumento musicale, fiabe che raccontano di quei posti magici e misteriosi della terra brigasca, adatte a grandi e piccini.

E’ il paese dei cortili recitanti davanti a casa, giardini morbidi di prato, i ciottoli per terra, il piccolo campo da petanque che mai può mancare e l’edera che si arrampica indisturbata sulle pareti esterne delle dimore. Il paese delle tegole rosse, degli insetti che svolazzano indisturbati, delle ciappe e dei sentieri. E del bosco. Il magnifico bosco tutt’intorno che finisce all’improvviso. E dei piccoli SONY DSCfiorellini gialli di genepy, dalle foglie verde chiaro, verde velluto.

Il genepy è un tipico liquore che viene fatto in questa terra e prende il nome dalla pianta dalla quale si ricava e che riesce a nascere anche in zone davvero impervie, dal sapore buonissimo e inconfondibile, attraverso il quale, si può percepire tutto il gusto dell’alta montagna.

Qui regnano felici e sazi e anche indisturbati mucche, capre, pecore, cervi e addirittura scoiattoli. E’ un piacere passeggiare per il paese e fare il loro incontro. Sono così carini! E così coraggiosi. Si avvicinano impavidi. E’ giusto.SONY DSC Ogni animale dovrebbe essere sereno nell’avvicinarsi all’uomo e, qui, accade. Spesso, al giungere della sera, è facile imbattersi nella nebbia, in quella ovattata atmosfera che cala piano, nonostante ci sia stata una tersa giornata di sole. Siamo davvero alti e le nubi è come se scendessero per dar la buonanotteSONY DSC alle montagne con un bacio poi… vanno di nuovo via e mostrano un cielo nero dai mille puntini dorati, luccicanti e brillanti. Un cielo splendido come raramente ne ho visto. Nessun tipo di inquinamento luminoso, più nessuna foschia, solo stelle, tante stelle, una miriade di stelleSONY DSC.

Le casette in pietra tornano ad essere limpide, visibili, illuminate da fiochi lampioni giallognoli intorno ai quali svolazzano grandissime falene. Loro hanno una lingua arricciata e lunghissima. Non intendono allontanarsi dalla luce ma nemmeno dal succoso nettare dei lilium. Che buffe! Non stanno ferme un solo secondo. Riuscire a fotografarle è un’ardua impresa davvero. Tramano frenetiche. Stanno sospese in aria come dei colibrì. Per stare qui a guardarle mi devo mettere il golfino.

Alla sera, anche in pieno agosto, non si può stare solo in maniche corte e le vecchineSONY DSC si mettono lo scialle sulle spalle oltre al golf pesante di cotone. Le vecchine che cuciono tutte insieme nel giardinoSONY DSC di una di loro.

 

 

 

I cani sono tutti liberi. ognuno ha un padrone e, alla sera, se ne tornano nella loro cuccia ma di giorno è bello gironzolare e nessuno può impedirglielo. Si conoscono e sono tutti amici.

Il problema giunge quando andate voi, con il vostro cane, legato educatamente al guinzaglio e tutti gli si avventano contro… poco ospitali devo dire. Oh mamma!

Le persone invece sono simpatiche e alla buona. Si trovano senzaSONY DSC difficoltà gentilezza e cordialità e tanta voglia di divertirsi. Si organizzano anche lotterie e mercatini pur di giungere allo spasso. E il paese è in festa!

Per non parlare dell’ottimo cibo! La cucina casalinga è di casa ed è un vero piacere per i nostri palati: sardenaira, coniglio alla ligure, frittata di erbette, fiori ripieni, insomma, da leccarsi i baffi. Dovreste provare. SONY DSCAllora topi, che ne dite? Vi è piaciuto questo posto? Bene, ne sono contenta. E’ meraviglioso, potete credermi. E’ l’ideale per un soggiorno in cui si vuole solamente ritemprarsi un po’ e non si chiede nulla di meglio, nulla di più.

Io vi mando un bacione per ora ma vi aspetto per la prossima mini-vacanza! Un grande squit a tutti voi!

M.

Le porte di Valloria, tutta un’altra storia -parte 1°-

E allora eccoci, anzi, ri-eccoci, amici rattini (che bellissima accoglienza mi avete fatto ieri!). Finalmente posso di nuovo accompagnarvi un po’ in giro per i miei amatissimi eSONY DSC bellissimi luoghi. E posso evadere, sconfinare… Sono così contenta di essere di nuovo tra voi, che oggi lo farò: me ne andrò a zonzo un po’ più in là, oltre la mia tana, oltre la mia Valle. Vi farò perdere! Ma no, tranquilli… Voi dovrete solo rilassarvi e aprire gli occhi. Aprirli tanto e godervi lo spettacolo. Uno spettacolo certo non da tutti i giorni. Uno spettacolo di porte. SONY DSCGuardatele bene, quelle di questo post, topi cari. Questa è pura arte e anche un’originalissima idea.

Diversi artisti, infatti, si radunano una volta all’anno per pitturare, nel loro stile e come meglio credono, le porte delle dimore di questo bellissimo villaggio sopra Imperia: Valloria. Non vi sembra una fantastica invenzione? Ci vuole davvero poco per trasformasre un paese normalissimo in una meta turistica ricercata! Eh, sì. A vedere Valloria arrivano da ogni dove, e ne vale la pena, perché ha un bel panorama ricco di ulivi e sole, e si può godere della quiete che c’è. E allora, che abbia inizio il nostro tour e, insieme, ammireremo questa meravigliosa sfilza di opere d’arte.

Partiamo dall’inizio del paese, più precisamente dalla chiesa, una bellissima chiesa parrocchiale, dedicata ai Santi Gervasio e Protasio SONY DSCe da un simpatico museo: “Il Museo delle cose Dimenticate”, creato all’interno dell’Oratorio di Santa Croce. I nostri occhi vengono subito colpiti dai primi tratti di pittura. E’ un’opera di Maria Assunta Alterio, scultrice e pittrice napoletSONY DSCana e, il titolo della sua creazione è proprio “Omaggio a Valloria”. Qui, possiamo ammirare tutta la sua creatività e la sua sensibilità. Una Dea bianca che ci osserva con l’espressione malinconica sotto un arco di pietre, qui, in Piazza Mario Bottino. Ci voltiamo e un’aquilaSONY DSC, che fuoriesce da un’altra porta, sembra spiccare un volo improvviso. Un altro tratto, un altro artista. La nostra gita ha appena avuto inizio e già capisco che nessuno può fermarci. Sono 139 le porte di case, stalle e magazzini che, d’estate, vengono pitturate e io voglio farvene vedere il più possibile. E allora scendiamo e poi saliamo per questi ripidiSONY DSC vicoli e gradini tipici liguri. Abbassiamo la testa in questi carruggi dove nemmeno al sole è permesso entrare. I tacchi non sono decisamente ammessi. Qualche ciuffo d’erba tra un ciottolo e l’altro e qua, in questi angoli bui, ci sono degli interrutori messi appositamente per permettere d’illuminare le opere, se premuti. E’ l’unico luogo in cui i bimbi non vedono l’ora torni il buio per cliccare di nuovo la luce e permettere a tutti di ammirare con entusiasmo. Ed iniziano i colori, quelli più tenui dalle tinteSONY DSC pastello e quelli più accesi dell’astrattismo e il surrealismo. E iniziano i sospiri e le meraviglie. E le mani di quei bimbi che toccano, quasi con timore… “sarà vero?”, sembran dire. E s’immedesimano in questo bimbo dipinto sull’uscSONY DSCio di una casa. E’ Simone che pesca con la sua canna di bambù, e questa porta s’intitola proprio “I sogni di Simone”. E’ un’opera di Salvatore Giuliana, artista nato nel 1960 a Riesi e sempre voglioso di provare e studiare tecniche nuove.

Alcune porte sembrano così reali da trarci in inganno, ma… come può un fiore stare appeso in aria o un fiume scorrere lì, dietro quella sedia? A Valloria è tutta una magia e non ci si annoia mai. L’idea di dipingere le numerose porte che si affacciano per questi vicoli del piccolo abitato è stata, come dice un trafiletto appeso all’inizio del paese, sicuramente la carta vincente per una notorietà che da tempo ha travalicato i confini locali: circa un centinaio di artisti, con una tecnica e un tema hanno segnato e realizzato con la loro bravura, questo museo all’apertoSONY DSC visitabile sempre e gratuitamente sia di giorno sia in notturna, per assaporarne le bellezze di ambedue i momenti. “La fantasia dei naif, il realismo dei figurativi, i sogniSONY DSC e la magia degli astratisti, l’ironia dei grafici, hanno creato a Valloria un caleidoscopio di colori e di indubbie emozioni che non è affatto difficile recepire. Queste porte, divenute opere d’arte, simbolicamente si aprono e inviano un messaggio di sincera ospitalità”. Ma cosa ci sarà dietro questeSONY DSC porte? Splendide famiglie, splendide persone, semplici, ma liete e orgogliose di vivere dietro tanta beltà. E per giocare non c’è che l’imbarazzo della scelta: a chi piace il blu che sembra risucchiarci al suo interno? SONY DSCO il rosso che pare incandescente? E la pacatezza del tenue rosa o del morbido giallino. Ognuno, qui, ha il suo colore, può fare la sua scelta. Meraviglia per gli occhi e per il cuore. E oggi sono tante, lo so, ma come potevo scegliere? Non ce l’ho fatta e, per questo, ve le propongo quasi tutte, un numero esagerato. Potevo scartarneSONY DSC qualcuna? Decisamente no. Se sono qui, è grazie al consiglio del mio caro amico Bruno e devo fargli vedere che le porte le ho viste tutte! Deve sapere di avermi consigliato un luogo davvero stupendo nel quale passare una giornata meravigliosa. Fatelo anche voi! Grazie Bruno! E mi soffermo a guardare alcune immagini che ritraggono il pittore Franco Mora, proprio mentre dipinge una delle tante porte di quesSONY DSCto paese. Un pittore che, nella sua vita, ha dipinto tantissime tele e più di 250 murales dalla Valle D’Aosta alla Sicilia. La sua opera per Valloria SONY DSCs’intitola: “Una scala per il Paradiso” ed è questa che vedete, tutta azzurra. Una scala che va verso un cielo turchese e ha una luna come dondolo. E qui invece? C’è una porta o è una strada che continua? E quest’uomo… da dove è uscito? Mi fanno impazzire i trompeSONY DSC l’oeil, sembrano veri, così reali. Impressionanti. Fan battere il cuore. Emozionano. Mi sposto per far passare… ma chi? Che cosa? Vedo una fontana e pare addiritturaSONY DSC di sentire lo scrosciare dell’acqua a fare da sottofondo a due amanti che ballano il tango. Quanta passione in questo dipinto… Quasi m’incanto a osservarlo. Per loro è come se il mondo si fosse fermato. Hanno gli occhi socchiusi. non hanno bisogno di nient’altro. Una bellissima targa, sotto un carruggio, riporta questa frase che si adatta benissimo a loro: “Tanta gente è triste perchè non ha il superfluo“. Una frase di Corrado Camandone, riportata su questa lastra dorata nel 2007. Parole vere, che mi faSONY DSCnno sorridere. I miei occhi non hanno punti vuoti. C’è ancora tanto, tantissimo da vedere, ma per oggi, cari topi, vi lascio ad ammirare queste bellissime immagini. La nostra passeggiata non è finita. Domani verrete a vedere le altre sorprese che ci aspettano. Ogni porta è un mondo a sé, una personalità, un racconto… Ora riposate le zampe, vi voglio in forma! Su, su! Poche rugne. Coooosa?! Chi è che ha detto “Pigmy, non potevi stare via ancora un po’?!”? Bacioni!

M.

Conoscere Civezza dirimpettaia della Valle Argentina

Sul montSONY DSCe Faudo convergono i crinali che risalgono le Valli Argentina e Prino, le quali racchiudono al loro interno anche la valle del San Lorenzo, valle governata dall’alto dal bellissimo e soleggiatissimo borgo di Civezza. E’ probabile che da questo luogo si raggiungesse, soprattutto, proprio la valle Argentina, tramite il passo di San Salvatore e la vicina costa presso la foce del San Lorenzo.

E si sa, anch’essa, come i paesi della mia Valle, fu molte volte invasa e saccheggiata da Turchi e Saraceni. E’ a Civezza che si finisce passando per i miei prati, i miei monti, i miei boschi. Un percorso costiero d’altura la collegava direttamente a Pompeiana, Castellaro e Taggia. Nomi che già conoscete.

Leggete cosa si può trovare nel libro di Luciano L. Calzamiglia e del mio amico Giampiero Laiolo intitolato: Civezza – borgo collinare tra le Valli del Prino e del San Lorenzo. “Ci sono pervenuti gli accordi per l’uso dei pascoli del monte Follia e delle “Terre Comuni”, una estesa zona di prati e di boschi, tra i confini di Carpasio, Taggia e SONY DSCl’Argentina concessa nella prima metà del XIII secolo da conte Oberto di Ventimiglia, signore di Badalucco, alla communitas di Porto Maurizio. Civezza non solo faceva parte di questa comunità, ma è il borgo posto sul principale percorso che conduce a quelle terre, che erano i migliori pascoli, boschi, castagneti e il granaio della comunità. Tale concessione comitale fu duramente contestata per secoli dagli uomini di Montalto e di BadaluccoSONY DSC e di questo contenzioso ci è pervenuta una consistente documentazione relativa a quel territorio e al suo utilizzo. La via di crinale che da Civezza porta a  Santa Brigida e al passo di Vena accresce la sua funzione quando, nel 1259, gli eredi del già citato Oberto, «conte» di Badalucco, tramite Ianella Advocatus, cedono il loro feudo alla Repubblica. Genova organizzò le terre della Media e Alta Valle Argentina in poSONY DSCdesteria, sottoponendola al suo vicario generale della Riviera Occidentale residente in Porto Maurizio. Questa via, pertanto, venne ad assumere anche una funzione di collegamento ad uso amministrativo che conservò per i successivi cinque secoli“.

E allora andiamolo a conoscere meglio questo paese. Civezza, paese dipinto, vi accorgerete del perchè appena ci metterete piede. Siamo nello stesso paese in cui, a Natale, vi portai a vedere quel meraviglioso presepe, ricordate?

E’ un paese bellissimo che mantieneSONY DSC le caratteristiche liguri di uno storico passato e quindi merita d’esser presentato. Paese particolarissimo. Guardate bene le immagini che vi posto e noterete che le sue stradine, le sue vie, si distinguono ulteriormente dai borghi vicini. Ancora più chiuse, più dritte, molto ben tenute.

Civezza si sviluppaSONY DSC in alto, a 220 metri sul livello del mare, e si svolge intorno ad una principale via, lunghissima sua spina dorsale.

Baciato dal sole, insistentemente, e circondato dagli Ulivi più folti, esso è stato costruito più nell’entroterra per proteggerlo da chi ne voleva far razzia. Nel 1564, ad esempio, fu saccheggiato dal pirata turco Dragut, celebre nella mia Riviera per le sue razzie e rapimenti in vari borghi marinari e persino montani e, molti civezzini, subirono le più violente angherie di codesto corsaro. Proprio per contrastare il violento fenomeno furono erette le famose cinque torri d’avvistamento del paese, ancora oggi in parte conservate nella loroSONY DSC integralità.

E oltre al pirata, che morì un anno dopo aver deturpato questo villaggio, fu la volta, nel 1796, durante la Campagna d’Italia, di Napoleone Bonaparte.

Oggi Civezza è il paese dei ciottoli, dei carrugi piastrellati da mattonelle rosse e sassi grigi. E’ il paese delle lastre d’Ardesia che indicano sempre simpaticamente la via: “Carugiu de bazue” (carruggio delle streghe).

Domina, colorato,SONY DSC inconfondibile, con delle tinte liguri molto forti, accentuate. Con i suoi vicoli che non lasciano passare un solo filo d’aria e i suoi gradini. Tanti. A passare per queste strade, come ci dimostrano anche i dipinti che man mano andrò presentandovi, ci sono i circensi, i giocolieri e gli acrobati del “Circopaese”, tutti gli anni, il primo di maggio. Una delle feste principali assieme al Plenilunio di agosto. Se volete divertirvi, in questi giorni, non vi annoSONY DSCierete di certo considerando anche i bellissimi mercatini dell’artigianato che vi coinvolgeranno. Queste feste si svolgono per tutto il villaggio; e guardate che meraviglia: la piazzetta del Comune, Piazza Marconi con, al centro, la bellissima fontana di pietra e i ciclamini, il B&B – La Locanda del Gufo -, le case in cerchio, tutt’intorno, i monumenti.

E case importanti anche, come quella di Aurelio Saffi, uomo di Forlì, che è stato un patriota e un politico italiano; un’importante figura del Risorgimento, un politico di spicco dell’ala repubblicana radicale incarnata da Giuseppe Mazzini, diSONY DSC cui è considerato l’erede politico. Nato nel 1819 e morto nel 1890, durante il suo esilio, intorno al 1850, dimorò proprio qui, rifugiato, in questa casa rosa, come testimonia quest’Ardesia appesa alla pareteSONY DSC. Un secolo esatto dopo, invece, Civezza subì un significativo spopolamento. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, parecchi se ne andarono, chi a cercar fortuna, chi a cercar lavoro, chi a rifarsi una vita. Civezza non venne intaccata in modo brutale dalla guerra e dalle sue armi, confronto ad altri borghi della mia provincia, ma ciò bastò a far allontanare da lei, la popolazione. Solo da una ventina d’anni circa, le persone stanno capendo la sua bellezza e vogliono tornare a conoscerla e viverla ogni giorno.

Il monumento dei caduti, davanti all’Oratorio di San Giovanni Battista, all’inizio del paese, riporta comunque una serie di nomi di dispersi e deceduti e, intorno a lui, quattro proiettili di artiglieria pesante, molto particolari, gli fan da cornice.

A Civessa, come si dice in ligure, risiede una centenaria Scuola Elementare Statale. Una scuola particolare. Questa Scuola Elementare è, da decenni, motivo d’orgoglio per l’intera popolazione. Le classi sono uniche e gli alunni di tutte le età stanno assieme. Questo potrà sembrarvi strano ma il sistema funziona bene tanto da diventare una tradizione radicata ormai da decenni. Peccato che, tale istituzione, probabilmente per mancanzaSONY DSC di presenze, stà rischiando la chiusura. Un gran peccato.

Oltre alla scuola, una farmacia; un’unicSONY DSCa farmacia a Civezza. Un paese piccolo, di 650 anime.

Un’Associazione Culturale, la San Marco, ricavata laddove una volta c’era un antico Mulino. In queste ampie sale, sono oggi ospitati oggetti risalenti l’attività contadina e culturale di un passato medioevale ormai scomparso. Un’esposizione visibile durante le feste di cui vi parlavo prima. Questo Forum Polivalente offre anche rappresenSONY DSCtazioni teatrali, esposizioni pittoriche, conferenze e tantissime altre attività solitamente con l’unico scopo di fare della beneficenza.

Un’altra cosa carina da vedere qui a Civezza è il passaggio ipogeo, ripristinato nel 2003, con ancora i due originali tronchi dSONY DSCi colonna a inizio percorso, dell’antica parrocchiale del XV secolo. E’ questo passaggio che ci permette di arrivare in cima alla cresta dove un belllissimo panorama, arricchito da piantagioni di Ulivo, si prospetta innanzi a noi.

Là davanti, proprio di fronte, ecco Costarainera, a destra Torre Paponi e più in su, si sa, Pietrabruna. Ma Civezza è il più vivace di tutti.

Gli sportelloni dei contatori disegnati da mani esperte e fantasiose e sui muri, guardate, leSONY DSC meridiane, allegria per i nostri occhi.

Civezza, circondata da stradine di campagna che ti portano su, in luoghi magici e sconosciuti dai quali, volendo, si può scendere fino a Imperia – Porto Maurizio.

Civezza, circondata da simpatici animali, gli scuri asini e le bianche pecore dal muso nero che brucano tutto il giorno. Civezza che un tempo era sul mare, accanSONY DSCto a San Lorenzo ma poi, come ci informano le prime testimonianze, con la distruzione del villaggio da parte dei pirati di Frassineto, i civezzini decisero di rifare il loro nucleo abitativo molto più in su, in una zona riparata dai colli.

Sotto Civezza passa oggi l’Autostrada dei Fiori e questo dovrebbe farvi capire la sua posizione, simile a quella della nostra Castellaro.

Tutt’intorno a lei le fasce, le tipiche terrazze liguri coltivate, vento e sole, sole e vento, è una pacchia qui lavorare la terra e raccoglierne i frutti. E che frutti. Squisitezze da mettere sulle nostre tavole. E anche l’aria è buona qui: l’aria dei monti e del mare.

Insomma a Civezza potete trovare ogni cosa, vi voglio lasciare infatti con un ultima chicca su questo paese, la descrizione di questo borgo da parte del nostro scrittore e poeta Francesco Biamonti: “Civezza. Che volete di più? Paese in mezzo agli Ulivi e alto sul mare; per arrivarvi si passa in una sinfonia di tronchi di rami; l’orizzonte si apre, oltre che sul mare, su altri paesi dai nomi bellissimi, Pietrabruna, Boscomare, su crinali che se ne vanno lontano, SONY DSCcome melodie su flutti d’argento; le case e le piazzette sono antiche, di un’intimità raggrumata nel vento. C’è un che di sospeso, di dolce, di lieve, una vertigine che viene dalla luce in ascesa. Più su del paese, più su degli ulivi si stende la macchia mediterranea con strade polverose e chiese e sentieri e ovili rosi dai cespugli. La grazia, che sotto era fragile, si fa rude, SONY DSCsi accorda fuori del tempo alla forza del mare. Poiché le prime alture, bisogna pur dirlo, sono le più indifese, di un equilibrio che se si tocca si rompe. Collocata su un costone, arenatavi come una barca, Civezza è fragile e leggera, una nuvola che vi si accosti sembra trascinarla.Basta un palazzo sghembo per offenderla, e una macchina che passi in un vicolo disturba i morti. È un paese che ha bisogno di vivere intatto come un ricordo. Di che sia frutto questa bellezza rimane un mistero: vicoli e cascate di ulivi non bastano a spiegarlo. Che venga dal fatto che ha, sotto, la luce instabile del mare e, sopra, quella più ferma di un paesaggio montano?”.

Che altro aggiungere? Venite a Civezza, sarete i benvenuti. Un bacione, la vostra Pigmy.

M.

Il Bosco delle Navette

… dei fiori, degli Abeti e dei Cavalli. Questo è il Bosco delle Navette. Un bosco che quasi confina con la mia Valle, in terra brigasca; è il bosco di Upega.

Upega è un paese che fa parte del Comune di Briga Alta ed è situata nella Val Tanaro. Siamo sul confine tra la provincia d’Imperia e quella di Cuneo. Potrei dire di fianco a me per un certo senso.

Questo bosco, si trova esattamente appena sopra Upega e si estende per 2.770 ettari.

Lo si può definire uno tra i più spettacolari e interessanti boschi delle Alpi Marittime.

Si chiama così perchè un tempo, con il legno dei suoi alberi, Larici e Abeti bianchi secolari, si costruivano le imbarcazioni tipiche liguri per la Repubblica di Genova, oggi, gli stessi alberi, sono tana di animali stupendi come Camosci, Lupi, Marmotte, Caprioli e Forcelli.

Siamo nell’Alta Valle Tanaro e, nel cuore e nei confini di questo bosco meraviglioso, si snodano due itinerari che offrono spettacolari vedute di una natura incontaminata e padrona.

Essi sono la Colletta delle Salse che regala piacevoli scorci e il pregio di vivere ambienti creati da un ecosistema di rara bellezza e il Colle delle Selle Vecchie che permette di godere di panorami particolari e suggestivi per chi ha gambe e volontà allenate.

Considerati i tratti esposti in prossimità di Cima del Ferà e i punti tra Selle Vecchie e Case Nivorina, il cui sentiero è ridotto a tracce non chiare, si consiglia la percorrenza ad escursionisti esperti e competenti della zona. Quindi è bene ch’io me ne stia buona buona dove sono e vi mostri il bosco dai lati che son riuscita a vedere.

Come ad esempio l’area pic-nic, attrezzata, del Giarretto presso il ponte della provinciale sull’omonimo torrente ricco di fiori colorati di un fucsia acceso e spighe dorate.

Un torrente che, scendendo, accarezza ninfee e felci.

Ma per fortuna non sono tutti come me e, questo bosco, è visitato tutti i giorni da alpinisti e amanti della mountain bike oltre che da chi ama camminare.

Siamo ai piedi di Cima Bertrand, un monte alto 2.481 metri.

Dall’area pic-nic parte una pista forestale che s’inoltra salendo nel Bosco delle Navette e raggiunge la rotabile ex-militare Monesi-Limone. Ma questo non è l’unico sentiero, varie mulattiere, stradine e tagliafiamme ci portano ognuna in un luogo incantato ed è facile poter fare piacevoli incontri. Mucche, Pecore e Cavalli vengono spesso a pascolare e a correre felici.

Per arrivare qui, abbiamo preso la Provinciale 6 e sorpassato prima Viozene e poi Upega. Abbiamo attraversato la piazzetta dei camper e la Sorgente della Salute dove l’acqua, freddissima, passa dentro a tronchi cavi.

Intorno a noi, alte falesie e un vero Canyon, ci facevano sentire piccolini come non mai. Quelle rocce austere, quegli alberi, quel silenzio. Rocce che sembrano volerci chiudere in una morsa mentre ci passiamo sotto e le guardiamo dal basso verso l’alto.

E immagino correre i Lupi, i nostri soldati a scavalcare quelle montagne come fossero semplici vie.

Quante grotte s’intravedono da qui. Rifugi da primo soccorso.

Il Bosco delle Navette, sorge qui, a 1.580 metri circa sul livello del mare. Dopo questi aspri monti, quasi ad addolcire un pò il territorio. E’ un Parco Naturale dal grande fascino e dalla lunga vita ricca di storia ed avventure. Basta pensare che accanto a lui passa una delle più famose Vie del Sale.

All’inizio del bosco la piccola chiesetta della Madonna della Neve ci accoglie. Immersa nel verde, da’ le spalle alle alte conifere e ai cespugli di Rododendri che circondano questo paesaggio incantato. Vicino a lei, un rifugio di pastori vende latte e formaggio prodotto dalle loro Pecore e, a far da guardia, due splendidi Maremmani che si mimetizzano tra i velli degli ovini. Vere Pecore brigasche, ricce, pelose, bianche come la neve.

Qui si sogna. Qui vi ho voluto portare perchè possiate rimanere affascinati.

Qui potete ascoltare ad occhi chiusi, la voce del bosco, il suo accogliervi e il suo salutarvi. Una voce che echeggia rimbalzando tra Cima Missun, Cima Bertrand e Colla Rossa. Una voce che chiede rispetto ma sa darne altrettanto. Un parlare interrotto solo, di tanto in tanto, da un ululare, un frinire, un bubbolare, un belare e uno scalpiccio di zoccoli che trottano felici.

Un abbraccio.

M.

Caselle Fenaira – il fienile della valle

Quello in cui vi porto oggi è un luogo incantato. Siamo sul confine tra la Valle Argentina, appena sorpassata, e la Valle Arroscia. Abbiamo lasciato il vecchio insediamento rurale di Drego e stiamo per entrare nella foresta incantata di Rezzo, che conta 5.000 anni. Qui, a metà percorso, ci fermiamo ad ammirare gli alberi, che creano un’atmosfera davvero particolare.

Siamo a Caselle di Fenaira, a 1351 metri sopra il livello del mare. Un torrente forma  spettacolari cascate e il sentiero che si snoda nel bosco, le piante e il cinguettio degli uccelli danno vita a un ambiente suggestivo, da vivere intensamente.

La strada asfaltata passa nel bel mezzo di tanta meraviglia, un’architettura naturale delle più alte terre della Liguria. Se proseguissimo, scenderemmo giù fino alla città di Imperia, ma non ne ho la minima intenzione oggi. Il baccano cittadino non fa per me.

Me ne resto qui ad ascoltare la natura che mi parla e mi racconta la sua storia. Un tempo, la frequentazione di queste zone era legata soprattutto alla presenza di pascoli ricchi e abbondanti molto graditi per attività quali l’allevamento di mucche, capre e pecore. Se zampettassi un po’ più su, oltrepassando questi alberi dalle alte chiome, giungerei su prati ampi, distese erbose tanto belle da togliere il fiato. Le zone prative costituivano uno dei punti essenziali dell’organizzazione territoriale ed economica della valle ed esistono ancora le tracce degli insediamenti estivi delle tribù liguri protostoriche, come il Castellaro della Rocca di Drego, che vi avevo fatto conoscere in un articolo precedente (si intitolava “Drego: il villaggio fantasma”, se volete leggerlo). Il Castellaro è prossimo ai pascoli più ricchi proprio come accade alle borgate costruite ad alta quota in età più moderna.

All’inizio dell’estate, dai prati si ricavava il fieno per l’inverno, poi vi pascolava il bestiame. La zona di Caselle Fenaira era tra le migliori per la raccolta del fieno, tanto che si giungeva a proibirvi il pascolo per tutta la stagione. Questa zona consentiva, infatti, notevoli guadagni dalla concessione ai forestieri (i fuestei, in dialetto) del diritto di taglio del fieno per le greggi. Durante il giorno, il bestiame era condotto a brucare e rientrava nei recinti la sera, dopo l’abbeverata da sorgenti o fonti d’acqua. Alla sera, nelle marghe, avveniva la mungitura e il latte veniva raccolto e conservato separatamente a seconda che si trattasse di vacche, capre o pecore in attesa di essere lavorato nel modo più opportuno. La lavorazione permetteva di ottenere burro e formaggio in particolar modo il “bruzzo” (u brussu) una sorta di ricotta fermentata dal sapore deciso, famosissima nella mia Valle. Può essere più dolce oppure più stagionato, dal gusto molto forte, ed è buonissimo spalmato sul pane.

In questo luogo giungono numerosi anche gli sportivi. Sono tante le passeggiate a piedi, a cavallo o in bicicletta che si possono fare, e l’aria che si respira apre i polmoni. I Noccioli sono quasi i padroni qui, e il bordo strada ricco di fogliame ormai secco che produce ad ogni passo uno scricchiolio.

Che pace!  E’ un angolino che non dovete perdervi, se passate da qui!

Un bacio scricchiolante dalla vostra Pigmy.

M

Ai tre prati

Abbiamo soprannominato così questo luogo magnifico perchè, effettivamente, ci sono tre prati messi come in scala, uno più alto dell’altro, e rimangono romanticamente nascosti tra i castagni e le querce della collina sopra Imperia.

Dovete sapere, comunque, che è un’abitudine di noi topi quella di dare dei nomi alle località.

Siamo subito dopo il paese di Lucinasco, a 500 metri sopra il livello del mare. È un paese conosciuto per un laghetto artificiale che ospita rane e tartarughe e, tutt’intorno, è circondato da prati ben tenuti che permettono pacifici pic-nic.

Noi, però, oggi siamo andati oltre. Volevamo starcene ancora più tranquilli. Io e un branco di Topini. Inutile raccontarvi il divertimento tra il pallone e i panini su quelle distese verdi.

Dopo una salutare passeggiata, in un bosco che cambia a ogni stagione, decidiamo di scollinare. La nostra meta è una chiesetta che spunta tra gli alberi, ma noi ancora non lo sappiamo. È nascosta dal bosco; sembra strano vedere una costruzione tanto massiccia in un posto come questo.

Stiamo parlando di un Santuario in stile romanico quattrocentesco, uno tra i più antichi di tutta Italia. É il Santuario della Maddalena.

Gli manca il campanile, ma è ricco di opere d’arte, per cominciare dal suo portale, scolpito in pietra nera. Bassorilievi rappresentano costantemente la Maddalena e la Madonna e, sulla facciata principale c’è un rosone. Ovviamente non possiamo entrare, anche questa chiesa è chiusa, ma dal sito web di cui vi lascio l’indirizzo potrete sapere tutto sul monumento: http://www.liguriainside.it/it/2011/10/03/santuario-di-santa-maria-maddalena-lucinasco-video/

Io riesco solo a scattare una foto da un pertugio che mi permette di vedere l’interno. È davvero affascinante e quel raggio di sole che penetra a fatica rende tutto azzurro e violetto nell’oscurità. Questo posto è una vera scoperta, anche perchè è poco segnalato.

È piacevole notare come all’improvviso cambia la vegetazione. Questo bosco, infatti, nasce subito dopo vastissime piantagioni di ulivi. Siamo nella terra dell’olio per eccellenza.

Giriamo intorno alla chiesa e torniamo a giocare. Nulla può fermare i miei topini dal raccogliermi un piccolo fiore e io lo accetto con affetto. Quando giocano sono meno teppisti.

Spero che anche questa volta abbiate fatto un bel viaggetto. Seguitemi anche nel prossimo. Ormai lo sapete, c’è sempre da appagare gli occhi e il cuore.

Squit!

M.