Ha ben poco a che vedere con la mia valle e i miei luoghi quello che vi descriverò oggi ma è tutto così bello e tutto così buono che era davvero un peccato non parlarvene. Che poi, non è così distante dal mio bosco e la mia vegetazione, il protagonista di questo post, se si sottolineano le piante, gli aromi e le loro proprietà come la menta, la salvia e molti altri. Ebbene, oggi vi porto a mangiare nel ristorante thailandese. Quello di Nizza precisamente. Meraviglioso. E che piatti, che ricette, che porzioni! Esagerate, proprio come piacciono a me. Il locale è l’Aroy Thai, sul mare e sarà lui a riempire queste righe. Che splendore di location. Elegante, silenzioso, pulito. Il rosso e l’avorio sono i colori che dominano. I proprietari, marito e moglie presumo, di origini visibilmente orientali, sono gentilissimi e si affrettano a prendere l’ordinazione. Parto con una mega insalata di gamberi, granella di nocciole, peperoni verdi, cipolla, menta, citronella, salsa agrodolce, zenzero, germogli di soia, insalata e diversi altri ingredienti. Troppi, non me li ricordo. Ora, voi direte dopo aver letto quest’elenco – Ammappalò! Alla faccia della leggerezza! -, ebbene, ve lo assicuro, non solo era davvero leggero come piatto ma aveva un gusto fantastico e di una freschezza incredibile. L’ho spazzolata tutta! Non contenta, mi son fatta portare anche delle frittelle di gamberi. Il loro fritto è diverso, meno unto. Non ho idea di quale magolamagamagia usino ma lo preferisco.
E che carini gli addobbi per i piatti che riescono a creare lavorando la verdura. I ravanelli sono stati trasformati in fiori. Delle spettacolari rose rosse.
Topomarito, ha optato invece per la carne di manzo, squisita anch’essa, al basilico piccante, servita assieme a qualche particolare alimento dal gusto poco conosciuto. Del buon vino bianco quale il Traminer d’Alsàce, per nulla dell’Est quindi, ha incorniciato il tutto a meraviglia. Ci chiedono se vogliamo del riso al posto del pane proprio come si usa fare dalle loro parti.
Che bellezza! Ed è tutto bello anche intorno a me. Il mio sguardo incontra oggetti preziosi e ben accostati gli uni agli altri. Splendidi rami fioriti, dipinti importanti, merletti dorati, statue imponenti…
ma ciò che mi ha colpito di più è stata la scalinata che ho salito per andare alla toilette al piano superiore, dal quale si gode di una vista incredibile.
Una doppia scala curva di marmo color bordeaux, contornata da uno splendido laghetto ricco di pagode, piante colorate, scogli, lanterne e ovviamente le immancabili Carpe Koi.
L’acqua era linda e trasparente e, tutt’intorno, un grazioso muretto rosso, delineava questo mini parco acquatico nel quale, al centro, l’acqua formava una leggera cascata che accompagnava con il suo dolce rumore i pasti dei commensali. Incantevoli le foglie colorate che lo ravvivavano.
Nel bagno non c’erano asciugamani, ne aria calda per asciugarsi le zampe. Bensì delle salviettine umide e calde. Le stesse che ti danno a fine pasto, anti-odore, che riportano una leggera fragranza di limone.
La signora, sorridendo maliziosa, dopo averci portato il caffè, ci offre una specie di grappa, un tipico liquore thailandese dentro a dei bicchierini particolari di ceramica. Un classico che conoscete tutti immagino; guardate un po’ cos’è spuntato dal fondo della coppetta? Per chi non capisse sono due figure nude alle quali ho cercato di coprire le parti intime.
E una ovviamente per me con il maschietto e una per topomarito con la femminuccia. Ehm… vabbè, si fa per ridere un po’. Tutto molto bello così come l’atmosfera.
Non vedo l’ora di tornarci per provare nuovi piatti, nuovi sapori e nuovi profumi. E a voi piace la cucina thai? L’avete già assaggiata? Un abbraccio a tutti.
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L’Epifania da Civezza
Cari topi, oggi vi porto nella valle adiacente alla mia, quella di San Lorenzo e, precisamente, nel piccolo ma caratteristico borgo di Civezza, un paese che domina, in mezzo a secolari
piante d’Ulivo, gran parte di questo aperto vallone baciato dal sole. Andiamo qui perchè, tra poco, cioè domani, il 6 gennaio, sarà il giorno in cui anche questo paese festeggerà l’Epifania, ossia la manifestazione di atti miracolosi e, per così dire quasi incredibili, compiuti da Gesù. Primo fra tutti, l’adorazione dei tre Re Magi: Baldassarre, Gasparre e Melchiorre portatori di preziosi doni.
Ebbene si, avete capito quindi che, questa giornata, non è soltanto dedicata alla vecchina “…che vien di notte con le scarpe tutte rotte…“, chiamata Befana, ma è una vera e propria festa della religione Cristiana, celebrata, così come tutto il Natale, con l’esposizione dei presepi nei borghi dei nostri territori. Presepi artificiali o fatti a mano ma tutti meravigliosi.
Tanti quelli viventi, quelli in movimento, quelli di legno, di carta, stilizzati, realistici, insomma, ce n’è per tutti i gusti ma io, quest’anno, vi voglio far conoscere questo. E voi vi chiederete perchè io sia venuta proprio qui.
Anche nella Valle Argentina ci sono i presepi e fantastici, credetemi, ma ho voluto cogliere l’occasione simpatica e festosa di farvi conoscere questo paese perchè ha, e ha avuto a che fare, anche con la mia Valle perciò eccomi qua.
Siamo in piazza San Marco, entriamo nella piccola Chiesa bianca e rosa, che già ci accoglie con le porte aperte, una bella insegna davanti e, subito, uno scrosciare d’acqua e tante luci attirano la nostra attenzione. Ehi, guardate! Le statuine si muovono davvero!
Guardate, guardate, la panettiera ha appena sfornato una michetta dal forno a legna e quel fabbro stà battendo su di un’incudine rovente! E che buffo il pastorello che cammina fischiettando! E ci sono le pecore e le galline, le stelle, le case e i paesi interi. Persino una pianta di cachi per abbellirlo… la stagione, in f
ondo, è quella giusta!
E cosa potrebbe esserci di meglio del Muschio verde e i ramoscelli di Ginepro? Nulla. Sembrano dei veri alberelli. Se si pensa che tra qualche giorno tutto questo verrà smantellato… e sì, lo sapete anche voi: “arriva l’Epifania e tutte le feste se le porta via!“. Dispiace davvero tanto.
Quanto impegno, quanto lavoro. I monti di carta, i palazzi dei nobili creati con il cartone, i sassolini colorati e il polistirolo. Le casupole più povere e una pompa che permette ad un’acqua limpida di scrosciare giù per una discesa azzurra per poi andare a formare un laghetto dove stazionano dell
e piccole barchette a vela. Le vele sono fatte con della stoffa e dei legnetti.
E, a proposito di legnetti, ci sono davvero i piccoli cocci di legna da ardere! Tutti ordinatamente accatastati sotto qualche balcone.
Mi hanno colpita i panni stesi, o quelli piegati con cura, di un venditore ambulante e i musicanti che soffiavano forte nelle loro cornamuse, come in un mantice.
Il presepe, non è l’unico emblema di questa festa. Anche la famosa calza che si riempie di doni lo è. Anche il carbone dolce per i topini monelli lo è. Anche l’accensione dei fuochi augurali lo è. Ma nulla, come la stella cometa che guida i tre Re, dovre
bbe essere più simbolico. Cioè la sua manifestazione appunto. Il rendersi visibile.
Pensate, l’Epifania è considerata festa di precetto. Con l’Epifania, si celebra la prima manifestazione della divinità del Cristo all’intera umanità. Con la nobile visita che riceve, l’offerta di doni altamente significativi e l’adorazione di un intero popolo e i suoi autorevoli esponenti, questo unisce il mondo ebraico ad altri popoli occidentali.
Questo è stato riconosciuto come un avvenimento di fondamentale importanza per la tradizione Cristiana che ha trovato riscontro in numerosissime pitture, scritti e sculture. Lo stesso presepe è spesso protagonista di opere d’arte, oppure è lui stesso, un’opera d’arte. Potete forse dire l’inverso? Con le tegoline adagiate una per una sui tetti? Con i ciottoli che formano un sentiero? I ponti, le staccionate, la verdura e le scalette? E la sua grandezza. Dalla congeniale forma ad elle, era sicuramente lungo 5 metri e largo 1,5. Per nulla piccolo.
Magia per bambini e per adulti. Siamo nel paese delle feste e del divertimento, dove addirittura viene invitato il circo che con questo sito vi presento http://www.circopaese.it a vivere il borgo; poteva forse mancare uno splendido presepe? E allora topi, con queste immagini, che spero vi siano piaciute, io vi lascio ad ammirare ancora un po’ ciò che è stato creato per simboleggiare sì la Natività, ma anche una festa giocosa e ilare come quella dell’Epifania.
Epifania, che giunge una sola volta. Insomma, spero che Signora Befana, che in questo post è stata dirottata con la sua scopa verso altri lidi e totalmente detronizzata dalla magia del presepe non ce l’abbia con me! In fondo, è già protagonista indiscussa per tutti i bimbi e in tutti i camini che tengono appese calze colorate! Pensate a come sono messa male io che ho i Topini con 4 zampette a testa! Topini fanno solitamente le statuine per il presepe ogni anno nuove. Con l’argilla, il pongo, la plastilina o il didò. Artisti. Stà diventando meno usuale mi pare.
Mi riferisco alle illuminazioni di notte, sulle colline, a formare Maria e San Giuseppe, non ci sono più. Mi riferisco alle vetrine dei negozi un tempo innevate dal cotone che rendeva bianco il popolo di statuine, non ci sono più.
Io per la prima, ho ridotto di molto l’ambientazione ma, al Bambin Gesù, i pargoli, non vogliono rinunciare. E’ per questo che, quando ho visto il bel presepe di Civezza, ho pensato di dedicargli un articolo. A lui e all’Epifania.
E con quella musichetta come sottofondo, sembrava quasi di essere in un’altra dimensione. E voi, lo fate il presepe? Vi limitate ad addobbare l’albero o non avete fatto nulla quest’anno?
Qualsiasi cosa abbiate creato, godetevi quest’ultimo giorno di relax prima di ricominciare il vostro tran tran quotidiano.
Un bacio a tutti. Vi auguro una buona festa e vi auguro di ricevere tanti, tanti dolcetti. Il che vorrà dire che siete stati buoni! La vostra Pigmy.
M.
Questo ponte non durerà molto
Oggi vi parlo di pietre che sembra stiano su per miracolo… Eh sì, cari topi, quest’altro ponte romano della mia Valle, purtroppo, sta cedendo. Almeno a sentir le parole di un topo anziano che ho incontrato da queste parti.
Parecchie pietre sono già crollate e questo per me è un gran dispiacere.
Siamo ad Agaggio inferiore, sulla strada principale, e vi sto presentando l’ennesima costruzione romana della mia Valle. Questo ponte è piccolino, ma si trova in un contesto delizioso. Dietro di lui c’è una cascatella di acqua limpida e sotto un laghetto dal colore verde trasparente, fa sembrare il tutto una piccola laguna montana. E’ un angolino meraviglioso a 370 metri sul mare.
Tempi addietro, questo ponticello breve, ma piuttosto alto, veniva usato per attraversare il rio e recarsi nei campi.
Dalle foto non vi sarà difficile vedere come nel centro manchino diversi sassi. Si notano distintamente i buchi vuoti, nonostante l’erba ci sia cresciuta sopra. Forse è il ponte più piccolo e anche quello più in pericolo di tutti, ma nessuno pare abbia intenzione di salvarlo.
Io, grazie al consiglio del mio amico Marco, sono contenta di averlo fotografato. Un giorno o l’altro potrebbe davvero non esistere più.
Nella mia Valle, come ormai sapete anche voi, ce ne sono tantissimi. I Romani hanno creato insediamenti nei luoghi che circondano il luogo in cui vivo, poiché servivano loro per raggiungere la vicina Gallia, e ci hanno lasciato numerose costruzioni ancora oggi perfette.
Questo ponte, contornato dal verde della natura, può passare inosservato. Mi ha fatto piacere vedere i ciclisti fermarsi a fotografarlo, perché è una delle tante opere d’arte della mia Valle.
Formato da un’unica campata realizzata da un grande arco, rappresenta la tecnica costruttiva della cultura romana e, a mio parere, ha un grande valore archeologico. Non ha subito nessun restauro, nè modifiche: è così dai tempi antichi.
Il suo corridoio di passaggio è largo meno di un metro e il basamento è addossato a speroni di roccia e costituisce la parte più solida rimasta.
Venite a vederlo, topi, ma evitate di salirci, datemi retta!
Un abbraccio.
M.