Segnalazione a Sanremonews.it e sorprese su sorprese

Cari topi, l’emozione in questi giorni è tanta. L’anno nuovo, dal punto di vista blogghistico è partito alla grande. Qualche giorno fa, la mia socia Niky mi chiama e mi dice – Scommetto che ancora non ti sei accorta di niente! -. Ebbene, cosa c’era che girovagava ramingo per rete? Tanananà… nientepopòdimenoche questo notizione:

“Egregio Direttore, vorrei portare alla Sua conoscenza e a quella dei lettori di un blog, a mio avviso davvero interessante, che valorizza le meraviglie della Valle Argentina e in alcuni casi anche avvalendosi delle Vostre interessati notizie. Come nel post qui di seguito    https://latopinadellavalleargentina.wordpress.com/2012/10/12/ina-bela-truva/

AL DIRETTORE | domenica 14 ottobre 2012, 20:19

‘Ina bela truvà! La topina della valle Argentina’, una lettrice segnala un interessante blog

Redazione

Che emozione topini, potete capire! Finire in pole position sul quotidiano online più famoso della mia provincia dal 2004. Ringrazio di cuore la persona che ha fatto questa segnalazione, nella speranza che possa scusarmi per il ritardo ma, come già tanti sanno, io e internet siamo come il pesce e l’asciutto e solo qualche giorno fa, ho visto questa fantasticheria. Io avevo notato un incremento pazzesco dei visitatori, mail di complimenti, petali di rose per la strada al mio passaggio…. ehm… no, vabbè, sul serio, un via vai sulla mia posta alquanto trafficato e non capivo, dicevo “boh, dev’essere piaciuto particolarmente questo tema, e IMAG3940anche questo, e anche questo… oh! Ma sò brava!“, invece adesso ho capito e grazie, grazie, grazie.

Il via vai riesco a dominarlo per ora ed è bellissimo. Ma quante persone gentili ci sono ancora a questo mondo e fortunatamente le sto conoscendo!!! Che bello!

E non ho finito; io lo so già che non ci crederete ma, questo che vedete in questa immagine, su questa lavagna, è quello che io leggo quando entro nelle case delle persone che mi conoscono e mi vogliono bene. Ma grazie!!! Con le stelline anche! Cosa posso dire? Non ho parole. La lavagna e i gessi usati solitamente per non dimenticare… Me felice!

Ma c’è ancora una cosa che vorrei mostrarvi con orgoglio e alla quale non potevo credere quando l’ho vista tanto era bella. Tenetevi forte: i bigliettini da visita di Pigmy! Ma si! Non sono magnifici? Non ci posso credere. E usando il tema di WordPress del mio blog che mi era subito piaciuto.

Guardate che meraviglia di grafica è stata ideata, Bigm_retro(1)che bei colori e la frase, nella parte posteriore, per presentare il blog… stupenda “Viaggi, storia, ricette, escursioni, tradizioni e fotografie che tratteggiano i contorni di una splendida valle della Liguria Bigm_fronte(1)di Ponente”.

Però ammettetelo, in questa foto son rimasta davvero bene, notate lo sguardo, l’espressione intensa. Che altro dire? Sono emozionata. Insomma grazie a tutti veramente, grazie per le mirabolandissime sorprese e i tanti sorrisi che mi avete fatto fare.

Un bacio sul naso a te Niky (che sei una di quelle amiche che si scrivono così solitamente: Amica) e bacetti sparsi a tutti voi che ogni giorno mi riempite di complimenti. Grazie.

M.

Porte e Fontane di Corte

Devo dirvi la verità, topi: le porte e le fontane di Corte mi hanno assai colpito. In questo paese ce ne sono di tante e meravigliose. Forse potete trovarle banali, ma vi assicuro che non è così. Le porte sono di un legno massiccio, stupendo a vedersi, e le fontane rendono giustizia a chi le ha costruite, sono bellissime e spesso anche decorate a mano.

Godetevi questa carellata di foto, dunque!

Iniziamo dalle porte: alcune sono incorniciate dall’ardesia e. già da sole, possono essere considerate opere d’arte. Gli archi che le sovrastano sono elementi importantissimi che, oltre a sostenere, regalano alla porta un carattere particolare. Capitelli scolpiti a mano ne impreziosiscono gli angoli, capita spesso di vederli nelle dimore religiose di un tempo. Si parla, quindi, di porte antiche, alcune restaurate, altre lasciate invecchiare col tempo. Quante mani hanno toccato quelle maniglie! Per realizzare le porte è spesso usato il legno di olmo, un materiale che risponde bene alla lavorazione e si mantiene resistente nel tempo. Anche il frassino e l’abete sono ottimi.

Trovo che la porta sia una cosa importante, poiché identifica lo stile della persona che l’ha scelta o dell’abitazione. Sono essenziali per rimarcare il design dell’ambiente circostante. La porta è quell’apertura che ci permette di passare da un luogo all’altro e chissà dietro queste porte quale vita si nasconde.

A Corte, di porte se ne possono vedere di ogni materiale e degli stili più disparati. Che belli, poi, i particolari! I battacchi, i campanelli, i rosoni, le porticine per le lettere… In ferro, in ottone, in bronzo.Tutto è fonte di meraviglia.

E le fontane? Sono forse meno apprezzabili? Direi di no.

Piccole, grandi, in pietra, in cemento, in gesso… ce n’è per tutti i gusti, sempre pronte a dissetare con quell’acqua limpida che sgorga dai loro rubinetti. A Corte, come nel resto della mia Valle, la maggior parte delle fontanelle è realizzata in pietra. Talvolta quest’ultima viene poi intonacata, ma alla base c’è la nostra sacra pietra con la quale costruiamo davvero di tutto. La fontana in pietra assume una duplice funzione: è artistica e funzionale. I decori e le pitture che la adornano sono eseguiti da artisti creativi e fantasiosi. Tante volte, anch’esse possono definirsi opere d’arte, come tutto ciò che è creato da mani e menti ingegnose.

Le fontane in pietra sono realizzate con questo materiale perché è naturale e nella mia Valle ce n’è tantissimo, e quindi in perfetta sintonia con la natura, non richiede nessuna manutenzione affinché la fontana mantenga il suo originario aspetto, ed è tanto solido da resistere alle intemperie.

Sotto la neve, ghiacciano le tubazioni, mentre sotto il sole cocente diventano quasi roventi, ma le fontane non si rovinano, sono sempre lì come ad aspettare. A seconda del tipo di pietra usata, la fontana ha un colore differente. Spesso è ricavata direttamente dalla roccia, lavorandola e scavando fino a ottenere la forma immaginata.

Quanta storia testimoniano! Nella mia Valle ce ne sono addirittura di origine romana.

Sulla fontana possono essere scolpiti bassorilievi o disegnate immagini rappresentanti fiori, frutti, volti, simboli o, come nel nostro caso, visto il culto Mariano così sentito, icone della Madonna. Alcune di queste fontanelle possono anche essere a muro, quando non c’è roccia che ne permetta la costruzione, e allora si attaccano alle pareti delle case in qualche via o in una piazza.

Sembra difficile da credere, ma ci sono paesi privi di fontanelle o, a dire tanto, ne hanno una sola. Altri invece, sono dotati di queste carinissime invenzioni ogni venti metri. Fortunatamente, nella mia Valle non mancano e soprattutto qui, a Corte, ce n’è quante ne vogliamo!

Tutte bellissime. Buona giornata topi!

M.

Lettere dall’Archivio di Stato di Genova

A Triora, nel bellissimo museo etnografico, esistono i duplicati di alcune lettere davvero interessanti che vedono ancora una volta protagoniste le cosiddette streghe. Ve ne propongo alcune. Sono documenti reali e, a parer mio, molto interessanti. Nel riportarle, premetto di aver mantenuto il linguaggio originale, pertanto lo troverete molto diverso dall’italiano corrente.

Prima Lettera

DA “INVENTIONE DI GIULIO PALLAVICINO DI SCRIVER TUTTE LE COSE ACCADUTE ALLI TEMPI SUOI (1583-1589)”

Giugno 1588

Mercoledì a 29

Da Triora loco ignobile è venuto hoggi condute dal barigelo 13 donne strie ed un huomo, e si dice che quel loco sia quasi machiato tutto di simil peste.

Giovedì a 30

Le streghe venute il Serenissimo Senato restato d’acordo con Inquisitor furno poste nelle prigioni di Palatio Criminale, veduto questo l’Inquisitor andò nel Colegio delli Illustrissimi Procuratori, dove era solo l’illustre Nicolò Doria, e dolendosi che senza più parlar alcuna cosa le streghe si erano messe in prigione criminale, lì fu risposto e così moltiplicorno in diverse parole a tale che il detto illustre Nicolò fù in grande colera, e bisognò che l’Inquisitor se n’andasse, ma facendone relatione in Senato il Signor Nicolò fu posta la cosa in consulta, e così fu risoluto e spedito un correro a Roma a darne conto a Sua Santità per mezzo de Cardinale Sauli e Giustiniano. Il Consiglieto fatto furno posti nel Seminario della Rota Criminale 12 che vi mancavano.

Seconda Lettera

LETTERA DEL CARDINALE DI S. SEVERINA AL DOGE E AI GOVERNATORI DI GENOVA. ROMA, 11 AGOSTO 1589, IN “LETTERE DI CARDINALI”, N°2819

Ser.mo Duce et Ill.mi Gov.ri

Per la lettera di VV. Ecc.ze del V del presente ricevuta al X si è intesa l’istanza che elli fanno a ciò che Giulio Scribani già loro Commissario in Triora nella causa delle donne che egli ha processate per streghe fussi assoluto dalla scommunica nella quale si è incorso per essersi ingerito nelle cose pertinenti alla S.ta Inquisitione contra la dispositione de’ Sacri Canoni et altre costitutioni Apostoliche sopra di ciò promulgate: et volendo questi miei Ill.mi e R.mi Sig.ri Card.li Colleghi far cosa grata all’Ecc.ze Vostre, hanno ordinato ch’io scriva al Padre Inquis.re di costì una lettera, che sarà allegata con questa, che se’l ditto Giulio humilmente gli domandarà di esser assoluto dalla detta scomunica, ch’egli in presenza di cotesto Rev. Vicario Archiepiscopale l’assolva secondo la forma solita et consueta della S.ta Chiesa. Et non mi occorrendo altro, in buona gratia dell’Ecc.ze Vostre di cuore mi racc.do con pregare dal Sig.re ogni prosperità et continuità. Di Roma, a XI Agosto 1589.

Di VV. Ecc.ze

S.re Giulio Ant. Card. S. Sev.

Terza Lettera

FEDE DEL CURATO GIOVANNI BATTISTA LAVAGNA INVIATA AL COMMI§ARIO SCRIBANI. TAVOLE, 30 LUGLIO 1588, IN, LETTERE AL SENATO, N°538 (GIà 142).

Tore 1588 die XXX Julij.

Io P. Gio Batta Lavagna del luoco della villa talla curato delle tavole Giurisdizione del Ser.mo Ducca di Savoia. Richiesto dal molto magnifico signor Giulio Scribanis Commissario in Triora per la Serenissima Repubblica di Genova di dover informarmi se nella detta villa delle Tavole erano stati guastati quattro o cinque anni sono a certi parenti di Antonio Ruggiero della villa di Andagna dei figlioli sono informato in tutto come in appresso si contiene. Cioè la moglie di Giacomo Lavagna nepote del cugnato del detto Antonio Rogiero mi ha affermato esser la verità che quattro o cinque anni sono li morse due figliole, cioè una di ettà di sei mesi in circa, la quale essendo molto grassa et grassa una sera la posero in letto, la mattina la ritrovorno morta, l’altra potrà haverne poco manco di un Anno et non hanno mai saputo di che malattie sieno morte senza male alcuno et il medemo mi ha affermato la madre del detto Giacomo che si domanda Domeneghina, che fu moglie del fu Paolo Lavagna. Et in fede di sacerdote ho scritta et sotto scritta la presente di mia mano propria.

Dalle Tavole, il dì suddetto. Io P. Gio Batta Lavagna affermo quanto sopra.

Extractum, ecc. Johannes Antonius Valdelecha notarius et prefati magnifici commissarii cancellarius.

Letto, topi? Quest’ultima è davvero incredibile, non trovate anche voi?

E pensare che son tutte cose accadute veramente.

Vi mando un bacione… stregato!

M.

Pigmy e la pietra filosofale – l’Ardesia

Si, per noi è proprio come la pietra filosofale e, una pietra lo è davvero. La rispettiamo. Ne andiamo fieri e la sua maestosità ce la rende magica. Oggi vi parlo di questa ricchezza che abbiamo qui, abbondante, nella Valle Argentina. Sua Maestà Ardesia.

Senza di essa, i miei luoghi sarebbero vuoti. Come recita una delle tante tavole che si possono incontrare perlustrando la mia valle, vi racconterò che l’Ardesia è forse la roccia più caratteristica nell’area ligure e soprattutto, nella provincia d’Imperia, costituisce uno dei litotipi storicamente più diffusi. Si trova all’interno dei flisch, strati geologici presenti nell’estremo Ponente da Alassio alla Francia, sotto forma di intercalazioni ardesiche in calcari di diverso tipo.

Rispetto all’Ardesia più famosa e diffusa della Fontanabuona, a Levante, questa dell’Alta Valle Argentina si caratterizza per alcuni tratti peculiari, che ne determinano l’uso: contiene infatti minor carbonato di calcio e presenta scistosità di tipo differente.

La composizione conferisce alla roccia maggior impermeabilità, robustezza e resistenza agli sbalzi di temperatura e ne favorisce l’uso come lastra di copertura per i tetti e di protezione dei muri esposti a Nord.

Tuttavia non è possibile spaccarla in lastre molto sottili, si romperebbe e, la sua stessa composizione chimica, rende la superficie piuttosto scabra e rugosa.

Tutt’ora in uso, l’Ardesia estratta dalle cave della zona di Verdeggia, venne adoperata già nel Medioevo e i centri urbani della Valle Argentina sono costellati di scale, pavimentazioni, portali, stipiti, architravi per finestre, lapidi e perfino di selciati fabbricati con questa roccia.

Con tutte le sue varie tonalità di grigio (ma la troviamo prevalentemente con sfumature azzurre), si accoppia perfettamente con il territorio agricolo e alpino circostante e ne possiamo trovare di due tipi, una chiamata volgarmente Lavagna, più scura, che si sfalda e si scheggia maggiormente, l’altra, che mantiene il suo nome, più chiara, più compatta e più robusta.

Insieme all’Arenaria, più chiara e solitamente tendente al rosso, formano qualsiasi tipo di costruzione.

Essa tende comunque a diventare sempre più chiara a contatto con l’ossigeno, una volta estratta dalle cave. Il carbonio del quale è composta tende appunto a schiarirsi. Non c’è casa qui che non abbia il tetto ricoperto da “ciappe” che, come già vi ho spiegato, sono lastre semplicemente appoggiate sui tetti delle dimore. Non c’è chiesa che non abbia fuori sul proprio portone una lastra disegnata o lavorata. Una lapide sulla quale le lettere, con battiti veloci e leggeri, vengono scolpite. Bellissimi sono anche i dipinti che riporta; si perchè, oltre che per sculture, si presta molto anche per rappresentare magnifiche pitture effettuate con colori appositi lucidi o opachi.

Spesso aspra e rude, questa roccia, caratterizza i luoghi facendoli sembrare aspri e aridi ma in realtà non è così.

La sua particolarità è proprio questa, essere sempre circondata da un verde vivace della flora di questa vallata.

Questa roccia metamorfica non si trova però solo in Liguria, anche alcune zone del Piemonte ne sono ricche e soprattutto la zona francese chiamata Ardennès, dal quale appunto prende il nome mentre, nei dialetti alpini, si sentirà spesso chiamarla Piòda.

Nella mia zona, le cave, possiamo trovarle a Realdo e a Verdeggia come già sapete ma, anche nella località di Drego, vicino ad Andagna, dove esiste anche un insediamento preromano, ve ne è abbondantemente.

Pensate che a Chiavari, proprio vicino alla località più conosciuta come Lavagna appunto, in provincia di Genova, è stata rinvenuta una necropoli formata da tombe “a cassetta” completamente fatta proprio in ardesia. Questo ci fa capire come veniva già largamente usata in epoca romana. Ma non erano i soli.

Spesso, tagliente e frastagliata, va toccata con attenzione. E’ infatti con questo materiale che, uomini primitivi, formavano e costruivano utensili ma soprattutto armi imbattibili, contro il nemico o prede.

Comodo giaciglio per serpi e lucertole in estate, l’Ardesia assorbe i raggi del sole e ne mantiene il calore, viceversa, la si può sentire umida e fredda durante l’inverno. Le case in pietra hanno però la particolarità di essere fresche durante l’estate e mantenere, grazie al riscaldamento, più caldo durante l’inverno. Proprio come il mio mulino.

Un abbraccio pietrificante vostra Pigmy.

M.