L’Albero della… cacca!

Fermi tutti! Mi preme avvisare che non voglio offendere nessun tipo di pianta, cari Topi, però… potrà anche farvi ridere, ma nella mia Valle c’è un albero seriamente chiamato “Albero della Merda”. Non mi credete? Lo trovate persino su internet dal momento che questo è divenuto proprio il suo nome!

Scientificamente, invece, si chiama Ailanthus Glandulosa o Altissima, mentre, per i più educati, assume il semplice nome di Ailanto.

Ovviamente non vive solo nella Valle Argentina ed è molto presente dal mare ai monti, forse perché poco longevo, ma in grado di gettare una ricca quantità di polline e riprodursi sovente. Ma… perché (i genovesi soprattutto) lo hanno chiamato da tempo in questo modo? Gli inglesi, invece, si sono limitati al più fine “stink tree” ossia “Albero della Puzza”. Be’… provate a prendere una sua foglia tra le zampe e a stropicciarla o romperla. Ve ne accorgerete subito appena l’annuserete! Bleah! Che fetore!

Passandoci accanto non ci si accorge di nulla, anzi, è persino molto carino con quelle sue foglie lanceolate e sistemate ordinatamente in righe perfette sugli esili rami.

Così bello da essere giunto in Europa dalla Cina proprio per dare una visuale orientale ed elegante all’Antico Continente.

Anche quando è in fiore è molto piacevole. Le sue infiorescenze a grappolo lo addobbano a festa e appare più colorato del solito. Le foglie nuove, appena nate, hanno un colore diverso da quelle più mature. Sono viola scuro, mentre, le “vecchie” di un verde vivo e intenso.

Le varietà di Ailanthus sono diverse e certe diventano alberi alti e imponenti. Vi farà sorridere che la specie Altissima che vi nominavo prima viene chiamata anche “Albero del Paradiso” o “del Sole” perché svetta verso il cielo.

Senza studi speciali alle spalle, vi sconsiglio vivamente di utilizzare le sue virtù, ma è giusto dire che nella sua terra di origine è stata una delle prime piante a essere citate negli antichi testi di MTC (Medicina Tradizionale Cinese).

Ma torniamo in Valle Argentina, perché c’è una cosa molto importante che dovete sapere su questa pianta. Molti anni fa, in tutta Italia, l’Ailanthus veniva coltivato come habitat per il baco da seta e si trattava di una seta molto particolare e pregiata, oggi dimenticata, prodotta dalla Samya Cynthia il bruco di una falena ancora oggi presente in diverse zone della nostra nazione come anche nei luoghi in cui vivo.

La cosa straordinaria, però, è che questo Albero della Merda in realtà è anche la tana perfetta per tantissimi tipi di Lepidotteri, e quindi Farfalle, non per niente la mia Valle ne è piena ed è uno spettacolo ammirarle svolazzare tutte insieme con le loro ali variopinte e leggere.

Siamo abituati a pensare ai fiori e a dare solo a loro il merito della presenza di numerosi insetti, invece occorre chiedersi dove, allo stato larvale, questa grande famiglia viva e si costruisca la dimora. Ebbene, la risposta è: proprio sull’Ailanthus! O comunque anche su di esso, che è tra le loro piante preferite. Evidentemente sono prive del senso dell’olfatto, queste mie care amiche. Non per niente, il gusto del dolce nettare lo sentono attraverso le zampe, i recettori li hanno proprio lì. Ah, la natura! Rimanendo nell’entomologia, mi preme anche farvi sapere che con l’Ailanto le nostre preziose Api realizzano un miele dolcissimo! No, non puzza per niente, è  anzi molto zuccherino! Strano, vero?

Ma le grandi qualità di questo albero non finiscono qui e continuando a parlarvi della mia terra mi preme dirvi che noi dovremmo ringraziarlo molto. Oh, sì! Vedete, la sua crescita è veloce e le sue radici particolarmente intrecciate, pertanto risulta fondamentale nella tenuta di terreni franosi che, purtroppo, nella mia Valle, esistono. Lui trattiene ed evita il peggio nei terreni più scoscesi e pericolosi per l’uomo e per gli animali. Davvero un portento!

E le sue prodezze non son finite qui. I botanici, ad esempio, non riescono a starci dietro! Si riproduce così velocemente e ovunque che è stata dichiarata addirittura una pianta infestante. Che carattere! Esuberante e non patisce niente.

Cresce presuntuoso persino in città adattandosi ad ogni territorio tra una casa e l’altra.

Che dite? Sapevate tutte queste cose su uno degli alberi più presenti qui da noi? No, vero? Bene, felice di avervele fatte conoscere.

Un bacione puzzoso a tutti!

La Farfalla: le sue ali, pagine di fiabe

Commento prettamente personale. Non ho mai creduto alla fine del mondo che avevano programmato per il 21 dicembre 2012. Ho sempre creduto piuttosto, e sperato, in una nuova Era nella quale mi auguro si possa essere tutti migliori. E si possa anche pensare in modo migliore. Una sorta di rinascita, di cambiamento, di quando ci si accorge che così non va.

Il simbolo per eccellenza di tutto questo è un animale davvero particolare. Bellissimo. La Farfalla.

Un insetto che conosce bene il miracolo della trasformazione. Da bruco a meraviglia alata.

Questo lepidottero invertebrato è compreso in un numerosissimo gruppo di specie. Le Farfalle della mia Valle sono tra le meno colorate di quelle che si possono incontrare in natura ma sono anch’esse stupende con delle tonalità e tocchi di colore indescrivibili. Vi è mai capitatomadagascar1 287 di vedere ad esempio quelle piccoline, azzurre, volare tutte insieme sopra ai Non Ti Scordar Di Me? Hanno un volo particolare. Veloce. Sono bellissime e quelle loro sfumature color acciaio le rendono luccicanti.

Alcune di loro, invece, grazie ai colori della polverina delle loro ali, si mimetizzano. Esse possono essere sia diurne che notturne, come le Falene, ma quest’ultime, meno conosciute e meno apprezzate, sono una razza che racconterò in un altro post.

Non è vero, come si dice, che la Farfalla vive dall’alba al tramonto e poi muore. E’ una credenza popolare. E’ vero che qualche razza, poche, vivono 48 ore non di più ma, la maggior parte di esse, pur avendo vita breve, arrivano spesso a godersi in vita tutta l’estate. Altre invece, potete credermi, vivono anche cinque o sei anni ma stiamo parlando di razze più grandi e che difficilmente troviamo originarie dei paesi Europei.

Nascono sempre nei periodi caldi dell’anno in cui non solo vengono al mondo ma, da adulte, si riproducono anche. Le uova vengono deposto sulle foglie delle piante (adorano l’Ortica e l’Edera) e possono essere in bolle singole o a grappolo e da esse nascono i bruchi, le larve, che si cibano delle stesse foglie sulle quali sono appoggiate.

I bruchi mutano tre o quattro volte la pelle e, per sorpassare l’inverno, con quella stessa pelle, formano le crisalidi. Sarà da lì che, la primavera successiva, con i primi tepori, uscirà la Farfalla completamente formata. A metamorfosi completata sarà considerato un insetto adulto e sarà pronto per svolazzare di fiore in fiore a succhiare con la sua linguetta, chiamata spiratromba, tutta attorcigliata, il nettare migliore.

Sono così golose e mangione da cibarsi di tutto il polline presente, addirittura rendendo a quel fiore impossibile la sua riproduzione. E’ per questo che servono in natura, per non far aumentare smisuratamente la procreazione di alcuni vegetali che sarebbero, altrimenti, un po’ troppo presenti. Sono purtroppo poche però le Farfalle che riescono ad arrivare a questa fase, in quanto, quando sono ancora larve, sono anche un ghiotto bocconcino per tantissimi predatori: anfibi, rettili, uccelli. Inoltre, il luogo dello stadio larvale, dev’essere ben soleggiato e privo di correnti d’aria quindi, se si taglia un albero, si può causare la morte di alcuni bruchi a causa di venti freddi dai quali non sono più riparati. Quell’albero, faceva loro da scudo.

La Vanessa, il Macaone, la Cavolaia, tutte Farfalle fantastiche che popolano i nostri boschi, i nostri prati, i nostri sentieri.

E quanti detti sono stati inventati sulla loro esistenza: “Rincorre le Farfalle” per intendere uno che perde tempo – “Ti faccio vedere la mia collezione di Farfalle” per riuscire a rimorchiare una donna – “Variopinta come una Farfalla” per far capire come una cosa sia coloratissima e poi ancora: “Chi tosto si credeSONY DSC ha l’ali di Farfalla”, “Non ti vantar Farfalla, tuo padre era un bruco”, “Scherzando intorno al lume che t’invita, cara Farfalla perderai l’ali e la vita”. Quanto significato in semplici modi di dire non trovate?!

La Farfalla amata e adorata da un’infinità di poeti a partire da Neruda, fino ad arrivare alla Dickinson, e poi Saffo e la Merini, tutti ipnotizzati dalla sua bellezza.

E pensate, esiste addirittura un movimento, chiamato “Effetto Farfalla” in cui si dice che, il minimo battito d’ali di una Farfalla, sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo. Questa è soprattutto una citazione orientale che ci fa capire come, a volte, da una cosa piccola può crearsi una cosa molto più grande e magari anche con gravi risultati. In quanti mondi è conosciuta! E sapete, è presente anche in tutte le mitologie del pianeta Terra.

E’ Psiche in quella greca, ossia la personificazione del respiro dell’anima, una realtà concreta; in quella azteca invece, la Farfalla ha gli artigli e il Papalot, dal quale ha preso il nome nel francese Papillon. Per i Romani era l’anima che usciva dal corpo. Nella mitologia irlandese, la Dea sposa del Dio Mider, era stata trasformata in una pozza d’acqua dalla prima moglie del Dio, gelosa di lei. Dalla pozza uscì un bruco che si trasformò in una magnifica Farfalla che tutti gli Dei decisero di proteggere poiché aveva poteri miracolosi. Anche qui, quindi è evidente, il simbolismo della vera essenza dell’essere liberato dall’involucro della materia. L’essenza dell’anima. La trasformazione. La rinascita. Di una Farfalla e di ognuno di noi. Per una nuova esistenza. Un nuovo senso della vita.

Ecco la fine di un mondo precedente per permettere al nuovo di prendere il suo posto. E ora, vi lascio con una frase letta a Collodi, sì, nel paese di Pinocchio e dei balocchi. Una frase che ha accarezzato la mia mente. Nicola Russo ha scritto su questi esseri incredibili una citazione molto carina e mi fa piacere condividerla con voi: “Un giorno un bambino avvicinò uno studioso che osservava una farfalla. Gli chiese cosa facesse e questi rispose – Voglio scoprire di cosa sono fatte le ali di una farfalla -. Il bimbo sorrise e disse – Sono fatte delle pagine delle favole che hai letto a tuo figlio – e volando se ne andò.”

Vi aspetto per il prossimo post, buon proseguimento a tutti.

M.