Racconti da osservare nella forma delle rocce

Avete mai fatto caso a come ci parlano le rocce Topi? Sicuramente utilizzano uno dei linguaggi più antichi di Madre Terra.

Le rocce appaiono tutte uguali per chi non sa osservarle ma non è assolutamente così. Ognuna ha il suo passato, ha visto e vissuto cose, situazioni, persone. Alcune hanno assunto col tempo forme strane e certe sembrano persino avere una personalità. Ma venite con me, andiamo a vederle da vicino e proviamo a fare la loro conoscenza.

Occorre prima di tutto sapere che in Valle Argentina si incontrano prevalentemente l’Arenaria e l’Ardesia ma molte altre pietre e altri minerali formano questo angolo del pianeta e, tutti, sono qui da tanti tanti anni.

Qualcuna forma gigantesche e severe montagne, altre, più umili invece, ma utili anche loro, sono oggi rocche o piani o poggi.

Se si va al Pin e ci si inoltra verso la Foresta del Gerbonte, le rocce che si incontrano e ci sovrastano sono così grandi e austere da farci sentire piccoli come insetti. Tra di loro passa l’aria della nostra voce e non è difficile godere del fenomeno dell’eco.

Sono rocce vecchie, sagge, padronali. Vere e proprie montagne che si sono formate a causa dell’orogenesi che c’è stata tantissimi anni fa, più precisamente tra i 90 e i 40 milioni di anni fa.

Si tratta di rocce contenenti anche materiali oceanici, come molte altre d’altronde, e diversi fossili ancora presenti soprattutto nei calcari argillosi e sabbiosi.

Sono alte falesie che godono di una vista mozzafiato su tutta la parte dell’Alta Valle Argentina.

Ad incutere timore, visto il loro aspetto severo, sono anche le pareti del Monte Pietravecchia così alte e massicce che dal basso non si riesce a vedere la loro fine e sembra riescano a toccare il cielo.

Accarezzarle significa ascoltare una voce profonda che esce dal cuore della terra e dopo la meraviglia iniziale si china il capo colmi di rispetto.

Queste rocce così possenti sono molto diverse da quelle fatte a guglia del Monte Toraggio, meta ideale di Gracchi Alpini.

Impertinenti e affilate svettano verso l’alto col quel fare presuntuoso. Forse perché sanno di essere su un monte maestoso e amato da tutti.

Di lui ne formano anche il profilo del viso di un uomo che, se visto da lontano, pare addormentato. Briose come le farfalle e le cicale che gli svolazzano attorno.

Restando in questi paraggi e andando verso la Gola dell’Incisa, proprio di fianco ad una parete del Toraggio, non si possono non notare i Flysch cioè stratificazioni di rocce sedimentarie che formano delle linee indicanti le alternanze cicliche.

Sembrano serpenti in rilievo in un moto ondulatorio. Dal Passo della Guardia a Verdeggia esiste un sentiero chiamato proprio “Sentiero dei Flysch”.

Prima di Verdeggia, subito dopo il Ponte di Loreto, grandi rocce chiare sono usate anche come palestra di arrampicata, si tratta di una falesia soleggiata chiamata appunto “Rocce di Loreto” alta circa 700 mt. a strapiombo sul Torrente Argentina.

Si tratta di rocce che hanno visto molta disperazione. Il Ponte di Loreto, per molti anni il ponte più alto d’Europa, è stato teatro purtroppo di diversi suicidi e non oso immaginare ciò che queste rupi hanno vissuto.

Verso il Passo del Garezzo, dove alcune pietre danno i natali al Torrente in un punto chiamato “Ciotto dei Fiumi”, si percepisce più dolcezza. Il Muschio e il Capelvenere conferiscono loro morbidezza e colore.

L’umidità delle frizzanti goccioline rende quel tratto di strada più allegro e alcune pietre sono più arrotondate consumate dal passaggio dell’acqua.

In quei pressi ci sono rocce più piccole a dare protezione e regalare un habitat naturale ai Camosci.

Sorvolate dall’alto da Aquile, Nibbi e Gheppi offrono nascondiglio anche a diversi animaletti spesso prede dei nobili rapaci.

Queste rocce mostrano l’apertura della Valle in tutto il suo splendore e sembrano formare una cinta difensiva. Se quelle che abbiamo visto prima potevano ricordare Alpini e Partigiani, queste rivelano le giornate di Pastori e Commercianti.

Al Ciotto di San Lorenzo, invece, si incontrano massi bianchi dalla forma cubica che hanno una lunga vita da raccontare piena di vicissitudini e misteri che riguardano popoli antichi e persino streghe.

Su di loro venivano sacrificati animali e il loro essere tozze e quadrate permetteva la costruzione di ripari, tombe e altari.

C’è anche Rocca Barbone, il dente anomalo della Valle. Col suo fare solenne spunta prima della Catena del Saccarello e sembra voler dire alle montagne più alte dietro di lei << Non mi volete tra di voi? E io sto qui lo stesso! >>.

Sul suo cocuzzolo un bel prato è il giaciglio perfetto per Caprioli e diverse specie di uccellini. Le sue pareti sono nude e aspre ma la sommità è un verde tappeto.

E poi, ovviamente, non posso non ricordarvi della mia dolce e materna Nonna Desia, la mia antica e saggia Nonna in Ardesia, che spesso vi ha raccontato al posto mio storie arcaiche della Valle e anche adesso è qui con me.

Vero Nonna? << Scì me belu ratin >> (Si, mio bel topino).

Prima di concludere questo articolo, però, ho voglia di farvi vedere ancora una cosa particolare e cioè le forme bizzarre che a volte le rocce della Valle Argentina possono assumere.

Guardate queste immagini. A sinistra, una parte di roccia che forma il Poggio del Foresto, dopo il paese di Corte, sembra avere la forma di un rapace, mentre a destra, sotto al paese di Borniga un’altra roccia sembra una Cicala. Non lo trovate buffo?

E voi avete mai notato altre strane figure tra le montagne di questo luogo magico?

Aspetto le vostre foto e intanto sgattaiolo a prepararvi un altro articolo interessante.

Un bacio granitico tutto per voi!

Una lingua antica, quella del bosco

Camminare nel bosco è una gran meraviglia. Ci sono giorni in cui si zampetta di buona lena per raggiungere mete distanti, e allora si ha poco tempo per fermarsi a godere di ciò che offre questo ambiente.

bosco carpasio

E poi ci sono giorni in cui, invece, si esce per il puro gusto di immergersi tra gli alberi, perdersi nell’intrico dei rami e delle radici, e allora si ha modo di leggere le storie scritte sulla corteccia, sulle pagine delle foglie, nel terreno e negli anelli dei ceppi ormai tagliati.

ceppo

Il bosco parla, topi, anche se il linguaggio che usa è tutto da decifrare per chi non  è abituato a codificarlo.

bosco rezzo

Per esempio, quando si varca la soglia di una foresta, piccola o grande che sia, bisognerebbe sempre fermarsi qualche secondo per farsi riconoscere. Perché? Be’, vorrei vedere se qualcuno entrasse nella vostra tana senza bussare e bel bello se ne andasse a gironzolare per le stanze senza dirvi niente, oh! Ecco spiegato il motivo: si entra in un ambiente diverso, che non è nostro, ma di creature ben più antiche di noi e immobili, per giunta, con scarsissima capacità di movimento. Un brivido percorre il bosco, quando una presenza estranea si appresta ad entrarvi.

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E adesso vi sento, eccome se vi sento! “Topina, ma che dovremmo fare, parlare con gli alberi?”

Sì! Cioè, no: non nel modo in cui si è soliti intendere la parola “parlare”. Quella cattedrale verde se ne sta lì, ferma, e vi osserva, anche se voi non ve ne accorgete.

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Per farsi accogliere, basterebbe semplicemente liberare la mente dai brutti pensieri e lasciare che gli alberi percepiscano la pace e la benevolenza che viene da voi. Solo a quel punto dovreste mettere zampa sulle loro radici.

E anche qui lo so cosa starete mugugnando: “Macché! Non sulle loro radici! Si cammina sul sentiero, no? Sulla terra!”

foglie secche

Eh no, è qui che cascate, topi miei! Quello che vediamo non è altro che una piccola porzione di ciò che accade in verità sottoterra. Pensate che spesso le radici superano in profondità e in ampiezza persino le chiome dell’albero stesso… ecco perché dico che si zampetta inevitabilmente sulle loro radici. Ma non finisce qui, nossignore! Perché queste propaggini sotterranee degli alberi, oltre a trarre dal terreno il nutrimento necessario per l’intera pianta, hanno anche un’altra funzione, recentemente confermata dai topo-scienziati più illustri.

radici

Le radici sono delle vere e proprie trasmettitrici di informazioni, formano una rete nascosta e invisibile ai nostri occhi, tramite la quale gli alberi e le piante in generale trasportano notizie da un esemplare all’altro nel modo più veloce possibile.

Forse vi chiederete a cosa servirà questo sistema e qualche risposta ve la do volentieri.

bosco radici

Se un albero è malato per via dell’infestazione di insetti o parassiti, lancia il suo allarme tramite le radici, emette delle frequenze e produce determinate sostanze che, trasmesse agli alberi vicini, gli consentono di ricevere aiuto.

In che modo? Be’, le altre piante inviano sempre tramite le radici sostanze in grado di far sopravvivere l’albero (come per esempio zuccheri) il quale può richiamare a sé con rinnovata energia i predatori giusti che possano liberarlo dall’infestazione, per lo più uccelli o altri insetti, ma a volte attira a sé altre piante utili alla sua lotta. Tutto questo permette anche agli alberi vicini di mettersi sul “chi va là”, innescando i loro personali meccanismi di difesa per non essere colti impreparati da un’infestazione.

castagno

L’unione fa la forza, il bosco lo sa bene, ed è nell’interesse di tutti che ogni albero resti sano il più possibile e che non scompaia. Un albero in meno significherebbe più luce per i suoi vicini, ma questo non è sempre un elemento vantaggioso, non per le specie che invece necessitano di zone ombrose e che fino a un momento prima erano cresciute e vissute in un habitat per loro ideale. Anche la terra ne risente, mettendo in pericolo gli altri esemplari soprattutto in caso di frane.

albero caduto

E’ ovvio che in Natura è tutto perfetto, c’è perfezione anche in un albero che crolla e lascia il suo posto scoperto, laddove prima esisteva ombra e semi-oscurità… però in generale la foresta si auspica che ciò non succeda troppo spesso.

alberi carpasio

Ma ci sono anche altre cose di cui bisogna tenere conto, quando si zampetta in queste grandi case verdi.

Credo possa esservi capitato di imbattervi in punti in cui la vegetazione si fa più fitta, quasi impenetrabile, o comunque visibilmente ostile. I rami si fanno bassi, sembra quasi di trovarsi di fronte a un esercito in difesa, con le lance puntate in avanti verso gli intrusi.

bosco rezzo

Ed è proprio quello che comunica questa porzione di bosco, topi! In quei luoghi è meglio non avventurarsi, non perché potrebbe succedere qualcosa di brutto, sia chiaro, quanto piuttosto perché lì il bosco non vuole presenze aliene al suo ambiente. Si preserva, si difende per l’appunto, dicendoci come può: “Tu non puoi passare!”.

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Sì, lo so che questa frase da topo-Gandalf vi fa sorridere, ma rende bene l’idea. Rispettare il volere del bosco non è cosa da poco, c’è chi apprezza, e posso assicurarvi che un dono si presenta volentieri a coloro che non deturpano l’equilibrio perfetto di quei luoghi sacri e pacifici.

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Non parlo di pentole d’oro nascoste tra le radici, topi, ma di piccoli segnali che i più sensibili sapranno cogliere senza fatica alcuna: una piuma lasciata sul sentiero, una pietra o una foglia dalla forma particolare, un incontro inaspettato… insomma, sono questi i segnali con i quali veniamo ringraziati. E non c’è cosa più bella del sapere che lì, in un luogo in cui saremmo estranei, siamo invece stati accettati e riconosciuti come amici!

Avrei mille altre cose da raccontarvi, ma penso che per oggi possa essere abbastanza.

Un saluto verde foglia a tutti!

Messaggi per noi da Madre Natura

Topi, voi siete fortunati, lo sapete?

E lo siete anche tanto, perché avete una topina che vi aiuta a interpretare il mondo come altrimenti, forse, non riuscireste a fare!

Per esempio, lo sapete che la Natura può parlarvi in diversi modi? Ecco, lo sapevo. Devo spiegarvi tutto come al solito. Santa Ratta, che pazienza devo avere! Ah, ma vi voglio bene. Sì, ve ne voglio proprio tanto, ecco perché sono qui a picchiettare le zampe sulla tastiera per voi!

Ditemi un po’: vi è mai capitato di vedere cuori disegnati da foglie abbandonate sull’asfalto, da giochi di ombre tra le rocce? E vi siete mai accorti di trovare piume in modi e posti insoliti? Ecco. Zac! Beccati! Ma scommetto che non vi sarete mai chiesti il perché, o che non siate sicuri di interpretare questi segni nel modo giusto, ma non preoccupatevi: c’è qui la vostra Prunocciola, che possiede il vocabolario giusto per voi.

Ah, la Natura… che madre meravigliosa per noi creature che popoliamo la Terra e questo angolino di Universo! Non lascia mai nulla al caso, pensa sempre a tutto, proprio come una vera, premurosa mamma. La forma di una chiocciola, per esempio, è perfetta, così come la fisionomia di altri animali e delle piante. Ogni cosa ha il proprio perché, lo sapete. E questi simboli che lei lascia in giro per noi non possono essere da meno.

Sono segnali importanti da cogliere, veri e propri messaggi per noi, e solo per noi! Ma ci pensate? Oh, guardate che non vi racconto musse, eh! Che già li sento, i più scettici. Ve l’ho dimostrato altre volte che dico la verità, per cui non perdete il filo del discorso e state a sentire quel che ho da dirvi.

I cuori… che grande messaggio! C’è chi li trova ovunque. A me è capitato di trovarne sui pomodori maturi baciati dal sole, nella ruggine del lavandino, persino in una nocciola rosicchiata dal mio amico Scoiattolo… guardate coi vostri occhi, topo-Tommaso che non siete altro.

C’è un’energia che lega ogni cosa vivente e non, i nativi americani la conoscevano col nome di Grande Spirito, e un po’ mi piace chiamarla così anche io. Perché è davvero una grande energia che si trova in ogni cosa esistente, come un fiume invisibile nel quale ognuno di noi è immerso.

Ed è questo fiume, con la nostra diretta partecipazione, a far capitare tra le nostre zampe i messaggi giusti per noi in un momento specifico.

I cuori, per esempio, portano questo messaggio: “Sei pieno/a d’Amore.” Bellissimo, vero? chi vede spesso queste forme, significa che sa donarlo agli altri e a se stesso senza aspettarsi nulla in cambio, con generosità. E la Natura ce lo mostra così, mettendocelo “su un piatto d’argento” perché noi lo notiamo.

C’è una regola di comunicazione importante in questo fiume d’energia di cui facciamo parte: tutto torna indietro amplificato, sia il bene che il male. Non è superstizione, topi, ma una legge della fisica quantistica, se proprio volete saperlo. Oh, come siete antipatici oggi.

E poi, vi è capitato di trovare sorrisi? La mia topo-amica li ha trovati! Sfornando una torta, si è accorta che aveva una crepa a forma di sorriso. E sapete cosa significa questo messaggio? “Dentro di te c’è molta Gioia”. Oh, sì! Una gioia contagiosa capace di arrivare ovunque, come i raggi dorati del sole!

C’è anche chi trova piume in ogni dove, se le vede spuntare tra le zampe nei momenti più disparati. Per queste è più difficile trovare il significato, perché c’è chi dà importanza anche ai colori e all’uccello che se ne è liberato, ma in generale posso dirvi che la piuma ricopre il corpo dei volatili, svolgendo dunque una funzione protettiva.

piuma

Per questo motivo uno dei tanti messaggi che la piuma ha per voi è il seguente: “Non avere paura, sei protetto/a”. Bello, eh? Ma non finisce qui. Le piume sono fondamentali per il volo, e questo significa che anche voi, in un certo senso, state volando: verso la libertà, verso una crescita personale. Trovare una piuma è come un incoraggiamento a fare sempre meglio, con entusiasmo.

Dovete però anche fare attenzione agli animaletti che si avvicinano a voi sia grandi che piccini!

Vedete… queste creature si muovono solo attraverso l’energia. Non pensano come noi. Lavorano con altri sensi molto più importanti e sottili. Quindi, quando un animale vi viene accanto, o addirittura su una zampa, è come se foste stati scelti come prediletti per lui in quel momento. Anche il loro giungere a voi è un segno perchè un buon movimento di frequenze energetiche e, gli animali, hanno sempre e solo frequenze d’amore anche quando a noi pare vogliano farci del male. Per loro non esiste il “male” inteso dall’essere umano e quindi è tutta purezza.

Allora, topi, avete imparato qualcosa di nuovo oggi?

Io vi saluto e vi do appuntamento al prossimo articolo.

Un bacio affettuoso a tutti!

 

 

La Ginestra, pianta amata

“Qui su l’arida schiena
Del formidabil monte
Sterminator Vesevo,
La qual null’altro allegra arbor né fiore,
Tuoi cespi solitari intorno spargi,
Odorata ginestra,
Contenta dei deserti. Anco ti vidi
De’ tuoi steli abbellir l’erme contrade
Che cingon la cittade
La qual fu donna de’ mortali un tempo,
E del perduto impero
Par che col grave e taciturno aspetto
Faccian fede e ricordo al passeggero…”

L’avete riconosciuta tutti vero? Sono solo le prime righe. “La Ginestra” del poeta Leopardi.

Una lunghissima poesia nella qualeSONY DSC siamo allietati, oltre che dal tema della vita e della morte, anche da immagini colorate e profumate della natura. E io non faccio alcuna fatica a immaginar ciò che il poeta poteva provare un tempo.

In alcuni punti della Valle Argentina, la Ginestra, regna sovrana. Luminosità, splendore, pulizia, ricchezza d’animo, questo il suo significato.

Il suo colore così simile all’oro non SONY DSCpuò far pensare ad altro che a questo e, oggi, giorno nel quale il sole è più debole, io voglio riproporvelo così. Tramite lei.

Che in lei ci fosse oro, non solo come colore, lo si credeva veramente nell’antichità. I mercanti fenici la commerciavano convinti che il suo nettare, che tra l’altro dona un miele dolcissimo, conteneva davvero il minerale tanto pregiato. Era infatti coltivata in abbondanza.

In realtà essa cresce ovunque anche se gradisce un terreno roccioso e tanto sole. Infatti fiorisce sì già in primavera ma soprattutto in estate.

Color dell’oro e color del sole, da cui si fa baciare. Immaginatevi i miei occhi quando vengono riempiti dai miei prati dove, attorno alla GinestraSONY DSC protagonista, ritrovo una cornice di Lavanda e qualche tocco di Papavero. Un vero spettacolo.

Molto profumata, attira parecchi insetti ed è squisita per loro, inoltre, l’olio essenziale da lei ricavato ha un odore molto forte.

Il suo vero nome è Spartium Junceum e fa parte della famiglia delle Fabaceae ma c’è chi la classifica nella famiglia delle Leguminosae con il nome, forse più semplice: Genista.

E’ tipica delle terre mediterranee e di quelle orientali ma viene importata molto dal Nord Europa.

Non sono disponibili dati certi circa l’efficacia e la sicurezza della Ginestra in ambito terapeutico, ne’ tanto meno in ambito officinale e/o alimentare. Si trovano tracce di ricette di tisane per alzare la pressione ma nulla è chiaro e sicuro e, infatti, si trovano parecchi scritti in cui invece si sottolinea quanto la Ginestra, così meravigliosa, sia anche tossica. In diversi Erbolari addirittura è scritto che dopo l’assunzione di SONY DSCGinestra, e quindi di presenza di amine ad attività adrenergica nel sangue, si possono avere effetti da vasocostrizione periferica con crisi ipertensive. Evitare assolutamente l’uso di questa pianta, per la massima sicurezza vostra, in caso di ipertensione arteriosa, malattie renali ed ipersensibilità accertata verso uno o più componenti di essa come: amine (tiramina), flavonoidi, alcaloidi e sparteina sedativo per le palpitazioni cardiache.

La Ginestra, modesta e sensibile, fiore del deserto. Aiuta anche gli uomini e l’ambiente. Quest’ultimo, arricchendolo di azoto mentre, i primi, grazie alle forti e resistenti radici di lei, trovano una grande alleata in fatto di ricostituzione e rinforzamento del terreno. E resistenti sono anche i suoi steli.

Ricordo ancora oggi come topo-nonno riusciva a legare mazzi di cereali con un gambo di Ginestra; come se fosse stato un forte spago. E sempre dai suoi steli si ottiene, tramite una lunga lavorazione, anche una fibra tessile simile alla canapa che serve proprio a formare corde e materiali simili. Ottima è anche la cellulosa che si ricava da lei. Sì, perchè è come se fosse formataSONY DSC da un leggero legno. Infatti, quando brucia, sfrigola e scoppietta come i piccoli ramoscelli secchi. A proposito di ciò, esiste addirittura una leggenda religiosa che ha trovato casa nell’antica Sicilia: secondo un racconto meridionale infatti, la Ginestra è una pianta maledetta dal Cristo perchè fece rumore mentre lui stava pregando nel giardino di Getsemani attirando così i soldati che lo arrestarono. Il Signore la castigò dicendole: “Tu farai sempre rumore quando brucerai! E quel rumore, sarà il tuo lamento!“. Essa, nel linguaggio popolare viene anche chiamata “Frusta di Cristo” forse proprio per questo motivo.

E ditemi, lo sapevate che esiste anche una meravigliosa specie di Ginestra, di colore bianco? Si chiama Retama ed è così bella da esser spesso utilizzata nei bouquets delle giovani spose. Anch’essa è resistente e non ha bisogno di molte cure però, come la cugina, non ama l’umidità e il gelo per lungo tempo.

E’ un arbusto che arriva a circa un metro d’altezza quando è bello, rigoglioso e fa tantissimi fiori.

E’ uno dei 38 fiori di Bach: da esso infatti si ricava l’essenza della floriterapia chiamata Gorse e che cura la rassegnazione. Ma io, che non sono rassegnata per nulla, corro immediatamente a creare per voi un altro post interessante. Spero che questo vi sia piaciuto. L’inverno è una bella stagione ma, un tocco d’estate, ormai mi conoscete, per me non guasta mai. Vi abbraccio amici topini, io inizio ad andare a sgranocchiare un pò di noci…

M.