Dai Cubi al Garezzo sul manto nevoso

Con il termine “I Cubi”, in Valle Argentina, si intende la zona dal Passo della Guardia fornita di panche e tavoli atti a ricevere persone che hanno voglia di fare un bel pic nic godendo di un’atmosfera meravigliosa, immerse totalmente nella natura.

In questo periodo però è difficile poter godere di queste comodità, essendo ch’esse sono completamente ricoperte dalla neve.

Si prosegue pertanto, sopra a quel manto bianco, soffice e luccicante.

Si prosegue fino al Colle del Garezzo arrivando al Ciottu de e Giaie (Ciotto dei Torrenti).

Sembra di essere dentro ad una di quelle palle di vetro piene d’acqua, omini e puntini di polistirolo che si muovono dolci, se si scrolla quella sfera trasparente.

I rumori sono ovattati e sopra ogni cosa regna lei: la candida Signora.

Tutto ha un altro aspetto. Nuovo. Dalle sfumature cangianti.

I fruscii dei pezzi di neve ghiacciata che cadono dai rami diventano tonfi sordi al suolo.

Alcuni fili d’erba sono completamente immersi nel ghiaccio e, assieme all’acqua divenuta solida, formano strane figure bizzarre. Anche le gocce che cascano dai profili rocciosi sono adesso stalattiti fredde.

Rocca Barbone sembra il teatro di una fiaba. Il suo cappello è bianco e la severa falesia che la distingue appare ora ancora più aspra, colorata da quel grigio scura che risalta maggiormente.

Ancora pochi passi, percorro gli stessi metri fatti dai Camosci prima di me e posso godere di un panorama mozzafiato.

In primo piano vedo il Monte Pellegrino, meno imbiancato rispetto alle montagne alle quali do la schiena e, dietro di lui, si staglia davanti ad un mare color oro e azzurro Monte Bignone, solo e snello.

Zampetto per quella strada innevata senza sentire alcuna fatica, è tutto così bello che mi sento leggera come un piccolo insetto.

Il sole, prima dell’arrivo della foschia, scalda e brucia la mia coda ma è gradevole lasciarsi baciare da lui a quelle temperature.

Tutto è assolutamente bianco attorno a me. Alcuni riflessi azzurri delineano strane forme a terra.

Cumuli formati da neve, erba e vento sembrano il suolo di un altro pianeta e si immaginano extra-terrestri avanzare. Invece no, è sempre la mia splendida Valle Argentina che sa regalare scenari incantevoli e ogni volta diversi.

Sopra la mia testa volano indaffarati tantissimi Corvi Imperiali e Gracchi Alpini.

Sono così numerosi che mi par strano, tra loro, distinguere anche una coppia di aquile che subito si allontana.

Sono vivaci, forse affamati. Totalmente neri eppure riflettono così tanto la luce della Grande Stella da sembrar color argento.

Mi rendo conto di essere circondata anche da diversi Camosci.

Le mamme con i loro piccoli hanno formato un gruppetto che, tranquillo, si gode il sole su un prato bianco.

Alcuni invece passeggiano alla ricerca di cibo.

Altri ancora sbucano curiosi e un po’ impauriti dalle rocce e dai cespugli spogli mostrando a malapena il muso. 

E poi c’è chi sceglie comode postazioni per un riposino in totale relax, senza voler essere disturbato da nessuno. Davanti a me, intanto, si apre un nuovo scenario.

Il Poggio di Goina sovrastato da U Zimun (il Cimone) candido e tondo.

Dietro di loro, alla mia sinistra, lo splendore è dato da Alpi Liguri alle quali sono molto affezionata. Il noto Passo della Mezzaluna, completamente avvolto dal mantello immacolato, racchiuso tra Cima Donzella e Cima Arborea e, poco oltre quest’ultimo monte, l’adorato Carmo dei Brocchi. Alto, possente, austero e bianco anch’esso.

In mezzo al Passo svetta con un piglio di simpatica superbia persino Pizzo Penna.

Di fronte a me, dopo il Monte Faudo, una distesa azzurra e brillante indica il mare ed è impressionante vederlo da qui, stando con le zampe in mezzo alla neve, su questi alti monti.

Ora sono sotto al Monte Frontè.

Posso vedere la Madonna ricoperta dai fiocchi gelidi. Un forte contrasto con tutti quei pennuti neri, come il carbone, che le volano attorno.

Alcuni punti di questo tragitto possono risultare pericolosi in questo periodo dell’anno. Piccole o grandi slavine possono cogliere di sorpresa e alcuni pezzi di roccia possono spaccarsi e cadere nel vuoto. Occorre quindi evitare di stare sotto agli speroni di roccia e portarsi dove gli ambienti si aprono mostrando un territorio che gli occhi faticano a credere vero da tanto che è bello.

Le zampe scendono in quell’ovatta di 20 o 30 centimetri ed è bene avere un’attrezzatura adatta come scarponi e pantaloni impermeabili e ghette.

Si potrebbe anche ciaspolare ma non è così alta, ci si cammina dentro tranquillamente.

Le zampe fanno nuovi movimenti. È ovviamente diverso avanzare su questo terreno, meno stabile rispetto a quello estivo, ma è comunque piacevole.

Noto che anche il Gallo Forcello, del quale vedo le orme, la pensa come me. Dev’essersi divertito qua.

Era da parecchio che non vedevo il Colle del Garezzo con questo abito.

La neve, la vera protagonista, è bellissima, e riesce a far risplendere ulteriormente un mondo che già trovo affascinante di per sé.

Spero sia piaciuto anche a voi in questa sua nuova veste, così vi saluto sapendo di lasciarvi una graziosa visione.

Ma le mie avventure con la bianca Signora non sono finite qui. Aspettatemi perché ve ne racconterò e mostrerò delle altre.

Per adesso vi mando un bacio candido e vi aspetto per sgattaiolare ancora, assieme a voi, in diversi palcoscenici gelidi ma affascinanti della mia Valle.

Viene chiamata la Bianca Signora

E non é la mia cara amica amica Maga Gemma!

Un giorno, un umano, un certo Gianni Agnelli, proferì una frase che la dice lunga. Egli affermò: “La signora di classe non è quella che quando passa fa fischiare, ma quella che fa calare il silenzio” e io sono proprio convinta che l’imprenditore intendeva rivolgersi a lei, la Bianca Signora.

La neve, topi! La neve della Valle Argentina. Oh, sì! Ne sono convinta, perché nessun altro, come lei, riesce a far calare così il silenzio. Tutto tace sotto il suo candido manto. È fredda, bagnata, gelata ma affascina tantissimo.

Ci basta pensare e osservare i suoi cristalli, i famosi fiocchi di neve, per comprenderne il fascino e la bellezza. Non ce n’è uno uguale all’altro, sapete? Hanno simmetrie complesse e incredibili che vedono artefici il vento, il microclima, l’atmosfera e molte altre caratteristiche meteorologiche e chimiche che, già a livello molecolare, in qualche modo lavorano nei confronti della loro formazione.

Ricoprono ogni cosa, senza pietà, ma con pacatezza e gentilezza.

Salvo durante le tempeste, è ovvio!

Si adagiano indifferenti sulle ciappe, sui sentieri, sugli alberi e sui monti e, proprio su questi ultimi, si riposano fino a primavera inoltrata.

 Tutto assume un colore talmente chiaro da abbagliare, soprattutto se raggiunto dai raggi del sole ed è proprio in quel momento che la Valle Argentina brilla come un diamante!

Nella zona dell’Alta Valle non si può parlare di neve perenne. I pascoli, in estate, manifestano il loro verde sgargiante e i monti sembrano di velluto, ma sicuramente la Bianca Signora persevera di più che a quote basse.

Un tempo era davvero raro vederla avvicinarsi al mare. Fenomeno che accadeva quasi in modo straordinario. Ultimamente, invece, ogni inverno mette a dura prova anche gli abitanti delle coste e di inizio Valle. I topini sono molto felici per questo, mentre i topi più grandi, se devono muoversi con le loro topomobili o lavorare all’aperto, lo sono decisamente un po’ meno.

Anche loro però non possono fare a meno di notare tanto splendore!

La mia Valle è bella anche quando a vestirla è questa Signora dal carattere austero, ma lieto al tempo stesso.

Si dice che abbia anche la capacità di ripulire l’aria, permettendoci così di respirare purezza. Un valido aiuto per Pini, Abeti e Larici che fanno di tutto per darci ossigeno rigenerato. Più di molte altre piante, le conifere, come già vi ho detto altre volte, hanno il potere di disinfettare l’aria. I polmoni del bosco. Un bosco che ora appare diverso.

Tutto offre un’atmosfera differente grazie a quel manto. Tutto è calmo e addormentato. In realtà, però, sotto la protezione offerta proprio dalla neve, nella profondità della terra, c’è comunque vita. Una vita che pare non esistere, ma palpita e si prepara ogni giorno al lieto evento che incontrerà all’inizio della bella stagione e del primo tepore. Sarà il giorno in cui si mostrerà al mondo, salutando la Bianca Signora, che tornerà a farci visita l’inverno successivo.

E allora, topi, io vi saluto con un bacio ghiacciato e rimango ancora un po’ qui, a godermi questa splendida, candida vista e a fare anche due capriole in questa specie di bambagia, fredda ma divertente.

Vi aspetto al prossimo articolo! A presto!

Marzo, la primavera

Marzo, marzo pazzerello

riccoSONY DSC di gioia, ricco di bello

marzo che corri, sventolando la tua bandiera

gridando a tutti che è giunta, e che porti, la primavera!

Marzo che illumini con le tue mimose,

dolce profumo di attese di spose,

che poi con le rose si andranno a sposare

nel tiepido maggio, tuo amico nel fare.

Marzo che voli inafferrabile e con vanto

che tingi il mondo con un arcobaleno come manto

che credi di esser il mese migliore

eSONY DSC invece ti preghiam per permettere al sole un po’ di bagliore.

Marzo che sei solo un vaso umido e ventoso

cammini diritto, vai avanti borioso

ma ci basta pensarti per accennare un sorriso,

hai mille emozioni dipinte sul viso.

Marzo messaggio di frenesia

le tue viole, di ardore, coloran la via

Marzo che non aspetti nemmeno un istante

sgarbato, irriverente… affascinante.

MarzoSONY DSC gaglioffo con il tuo pennello

rendi ogni giorno, il mio cammino più bello.

                                                       ( Pigmy)

Lo so topini, inventare poesie non è il mio forte. La metrica sembra sia stata fatta da un bimbo nel periodo della lallazione e le parole lasciano il tempo che trovano ma…. tanananà, a modo mio, volevo semplicemente salutare il mese di marzo, la primavera, e dare a tutti voi, un grande bacio!

M.

Il leone è il re della foresta…

Trudy è il re della Valle Argentina!

Guardatelo, non sembra davvero un bellissimo leone bianco in miniatura? E i suoi occhi… Pare di scorgere il mare in quelle palle blu. Sono spettacolari.

Trudy è così buono che nemmeno io lo temo, non mi farebbe mai del male! Immagino  avrete già capito che  anche lui è della mia amica Niky. E’ il capostipite della sua micio-famiglia. Ci sono Miele, Blue, Viola, Pepe (che dovete ancora conoscere), le caprette e un’infinità di bestioline simpatiche, ma penso proprio che Trudy sia il sovrano indiscusso.

A vederlo così, pare stia rinchiuso in una teca di vetro per non rovinarsi il bel manto bianco striato di grigio. Invece, credetemi: gironzola libero per la campagna tutto il giorno, pur avendo una casa intera a sua disposizione, che sfrutta solo per mangiare.

E’ molto facile vedere Trudy stravaccato sulle assi del tavolo del giardino, all’ombra della vite rampicante, e, se non si fa attenzione a chiudere bene le portiere e i finestrini delle auto, lo si può scovare sui sedili posteriori a ronfare beato.

Insomma, è sempre in cerca di qualche angolino comodo e fantastico, ma è anche spesso in giro a caccia di povere prede innocenti, come natura vuole.

Che dire, poi, del suo aspetto? Be’, lui sa di essere bello come un Adone ed è capace di stare ore e ore a lisciarsi il pelo per rendere ineguagliabile il suo fascino. Anche con le  movenze fa capire che sa di essere attraente. E’ molto vanitoso, ma anche assai dolce. Ha sempre una coccola per tutti. La classica freddezza felina che tutti conosciamo non gli appartiene.

Trudy è nato nella campagna di Niky da qualche randagina che passava di lì per caso. Di tutta la cucciolata (anche l’occhio vuole la sua parte) era il più bello, da come potete vedere voi stessi nelle simpatiche immagini di quando era cucciolo. Era l’unico a pelo lungo, un pelo che lo circondava come una nuvola. La gente arrivava per prendersi un gattino, in quanto Niky non poteva mantenerli tutti, ma ogni volta che addocchiavano Trudy, alla mia amica scappava di bocca la frase: “Ehm… lui no, è già stato preso!”.

Non era vero, ma qualcosa nella sua testa le stava dicendo che non voleva separarsi da quel micio. E così è stato, per anni, e ancora oggi sono felicemente insieme. La Regina e il suo Re…. degli animali!

E ora guardate ancora un po’ questa rara bellezza.

Io vi saluto, vi lascio in sua compagnia. Vado a prepararvi un altro post.

Un abbraccio e un bacino a te Trudy! Squit!

M.