L’esperienza che voglio raccontarvi oggi ha davvero dell’incredibile, ma tanto ormai lo so che non vi stupite più di nulla: quando si tratta di Pigmy, tutto è possibile!
Eppure oggi vi meraviglierò, ne sono sicura, perché niente di quello che ho scritto fino ad ora somiglia lontanamente a quanto mi è accaduto quella volta che, passeggiando nel bosco, mi sono imbattuta in qualcosa di davvero speciale.
Insomma, Pigmy! Basta con tutti questi giri di parole. Raccontaci di cosa si tratta!
Già sento le vostre voci, me le immagino e sorrido.
Ebbene, è successo che una mattina d’autunno sono uscita dalla mia tana molto presto per una delle mie solite passeggiate.
Una zampa dietro l’altra, salendo nel bosco, mi sono imbattuta in alcune rocce molto grandi. Erano numerose, si trovavano sotto, sopra e a fianco del sentiero.
Mi sono fermata a osservarle, quando ho sentito una strana voce, mai udita prima.
«Quelle rocce hanno più di una storia da raccontare, mia piccola amica.»
La voce era profonda come le grotte – le barme – della mia Valle, e le parole erano state pronunciate con un tono dolce e paterno.
Mi sono guardata intorno, ma non ho visto nessuno.
«Chi parla?» ho domandato allora, con i brividi che percorrevano la mia coda sorcina in tutta la sua lunghezza.
«Sono lo Spirito della Valle!»
Che mi cadano i baffi!, pensai. «Dove sei? Fatti vedere!» squittii.
«Non sono in nessun luogo, eppure sono dappertutto intorno a te. Cercami sotto una foglia, nell’acqua di un torrente che scorre fino a valle. Cercami nel vento o sulle ali di una farfalla, tra i petali di un fiore o in mezzo alla terra scura. È lì che mi troverai.»
Per tutti i topi, ammetto di essermi sentita più piccola di quanto io non sia in realtà.
Quella voce aveva mosso qualcosa dentro di me, mi sentivo tremare, ma non di paura, bensì di emozione.
«Spirito della Valle, io ho camminato in lungo e in largo e di cose ne ho viste e sentite davvero tante… ma nessuno mi ha mai parlato di te, prima d’ora. E non ti ho neppure mai visto.»
«Eppure ci sono sempre stato, sono vecchio come le montagne e abito qui da prima che l’uomo popolasse questi boschi.»
Ormai ero tutt’orecchi, il che è tutto dire, per una topina come me.
Lo Spirito ha continuato così: «Le pietre che stai osservando sono una testimonianza del passato. La gente non le guarda con attenzione, mentre passeggia nel bosco, pensano tutti che siano rocce modellate dal tempo e dagli agenti atmosferici, ma non è così. Osserva, piccola amica.»
Come per magia, ed è davvero il caso di dirlo questa volta, sono comparsi davanti a me degli uomini vestiti in modo primitivo. Incidevano la roccia con delle pietre appuntite e io li guardavo lavorare, vedendo scorrere veloci davanti a me le immagini di quella proiezione come si fa con un film.
Quando sono riuscita a recuperare l’uso della parola, ho detto: «Spirito della Valle, vuoi dirmi che… che queste rocce sono state toccate dagli uomini primitivi, tanto tempo fa?»
«Proprio così! A quel tempo l’uomo venerava tutto ciò che esisteva, tutto quello che aveva una Vita. Era più facile, allora, udire il mio sussurro nel vento, ma oggi sono rimasti in pochi a potermi sentire.»
Mi sentii onorata di far parte di quella cerchia ristretta e privilegiata e mi si asciugò la bocca per l’emozione.
«E a cosa servivano queste pietre?» domandai.
«I loro scopi erano molteplici. Alcune venivano conficcate nel terreno, a simboleggiare la fecondazione della Madre Terra, l’incontro del maschile con il femminile, ma servivano anche per osservare il moto degli astri. Le pietre forate, invece, come quella sulla quale hai poggiato le tue zampe, servivano a onorare il potere creativo della donna, il suo essere in grado di mettere al mondo una nuova vita e, pertanto, di essere essenziale. Potevano rappresentare anche mappe stellari, una volta non c’era la carta, e l’uomo si arrangiava con quello che aveva: la pietra.»
«Non sapevo tutte queste cose! È bellissimo, Spirito della Valle.»
«Lo so, cara topina, lo so. Queste e molte altre storie ti verranno raccontate, ma non ora. Adesso continua a passeggiare e presta attenzione, mi raccomando! Tornerò da te, ormai sai dove trovarmi, vero?»
«Certo: in nessun luogo, eppure dappertutto.»
«Proprio così, Pigmy.»
Con quelle parole mi lasciò sola.
Sola si fa per dire, perché la sua presenza era ovunque, ormai che avevo imparato a riconoscerla.
E da quel momento, cari topini, tutto è cambiato.
Vi ho lasciato a bocca aperta, dite la verità!
A presto,
Pigmy.