Rocca della Mela – un “frutto” antico in Valle Argentina

Un po’ come se, in Valle Argentina, fosse sempre Natale! Ebbene sì Topi cari… abbiamo un panettone sempre fisso, nel bel mezzo della Valle, tondo come un cuscino e naturalmente meraviglioso. Ma non è un panettone in realtà. E’ qualcosa di ancora più bello e porta un nome assai curioso. Vi sto parlando di Rocca della Mela un ammasso roccioso, probabilmente in arenaria, davvero simbolico.

Le rocce che la compongono sono bianche e parecchio strane. Ruvide, porose e attaccate assieme dalla terra scura o appoggiate una sull’altra ma sembra quasi impossibile possano stare così appiccicate senza staccarsi. Non è infatti un masso unico, frastagliato, come può sembrare da lontano.

Rocca della Mela si trova isolata in mezzo a tanti prati che durante la primavera e l’estate sono di un bellissimo verde vivace e quindi lei, così chiara, spicca ancora di più. Prati che però non sono solo di erba ma composti anche da tantissimi fiori stupendi, colorati e profumati e che rendono tutto quell’ambiente completamente fiabesco. Ci sono i bianchi Gigli di Monte, i Fiordalisi selvatici, i Botton d’Oro, i Non ti scordar di me e tanti tanti altri…

Sono gli alti pascoli della Valle presso i Prati di Corte dove, durante la bella stagione, soprattutto un tempo, i pastori portavano a pascolare i loro animali.

Oggi, sono prevalentemente i Caprioli a far da padroni in mezzo a quel ben di Dio della Natura e a cibarsi di germogli, funghetti e foglie fresche. Sono prati ricchi, molto generosi.

Il nome “Mela” è un nome interessante nella mia Valle da tanto tempo. Non riguarda solo il frutto in sé come si potrebbe pensare. E’ un nome che ricorda anche il Miele, considerato il “Nettare degli Dei”, alimento fantastico, in tutte le qualità, fin dai tempi più antichi. E la malva. Dalla radice mal significa infatti un qualcosa di morbido, dolce e succoso. Non solo, persino il nome Colle Melosa ricorda questi alimenti considerati da sempre portentosi soprattutto quando il cibo scarseggiava più di oggi e, al posto dei medicinali, si usavano i prodotti della Terra.

La Mela è da sempre considerata, per eccellenza, il frutto in grado di guarire. Lo diciamo anche oggi – Una Mela al giorno toglie il medico di torno – e, alcuni nostri Topononni, quando erano più giovani, tenevano una Mela sul comodino di chi stava poco bene perché, quella Mela, la si riteneva in grado di assorbire il malessere del malato portando via i dolori alla persona.

Alcune Streghe usavano bacchette magiche in legno di Melo per realizzare incantesimi sulla longevità e, inoltre, la Mela, era considerata il frutto simbolo dell’Amore. Non solo della discordia come si pensa in base a diverse filosofie. Per questo, le nostre Bazue, la usavano nel creare alcune pozioni d’Amore.

Probabilmente è a causa della forma particolare di questa Rocca che le è stato conferito questo nome ma è carino pensare anche a tutto quello che ci sta dietro.

Come può anche essere che, una volta, ci siano stati diversi Meli a circondarla. Non lo so, so solo che ora, a circondarla, ci sono tutti i miei monti in un teatro unico.

Dalla mia posizione posso ben vedere dietro di lei il Toraggio, il Pietravecchia e il Grai ma anche il borgo di Triora, mentre, dietro alla mia coda ci sono il Monega, il Bussana e il Donzella. Che spettacolo!

Su di lei Sassifraghe, Timo e Lavanda si muovono mossi da lievi sbuffi di vento. Queste rocce, piene nei loro anfratti da piante così tenaci, sono incredibili. Si tratta di piante spontanee che hanno bisogno di poco terreno e poche cure così, adattandosi anche ai luoghi più impervi, addobbano persino scogli rudi.

Che luogo di pace assoluta, quasi quasi vengo a costruirmi la tana estiva in qualche cunicolo sotto di lei. Tutto qui è particolare. Mi guardo attorno e vedo un infinito fatto di bellezza inimitabile.

Ogni volta la mia Valle mi stupisce regalandomi ambientazioni che nemmeno la più fervida fantasia avrebbe potuto immaginare. E’ tutto così bello.

Mi sento ancora più piccola in tutto questo spazio ma, allo stesso tempo mi sento protetta dalla bontà che mi abbraccia e da questa Rocca che emana un’energia amorevole.

Vorrei stare qui ancora molto tempo, vorrei persino dormire ai suoi piedi ma devo tornare in tana perché ho da scrivere altri articoli per voi e portarvi con me in altri luoghi da favola.

Salutiamo assieme Rocca della Mela promettendole di venirla a trovare presto.

Vado! E a voi mando un bacio… mieloso…

Mele e Magie di Cloristella

Topi, in questo periodo le mele stanno maturando sugli alberi e io, da brava topina, faccio scorta per la stagione più fredda, realizzando composte e mangiandone  in grande quantità. Un giorno ero nel bosco a raccogliere questi frutti portentosi quando udii non lontano da me una voce…

«Grazie, Madre Terra, per tutti i tuoi doni.

Ti offro questi semi: che il tuo ventre non li abbandoni.

Offro frutti di abbondanza alle tue creature,

cosicché attraversino l’inverno più sicure…»

Chi altri poteva parlare in rima, se non… «Strega Cloristella!»

Al mio richiamo, la vidi spuntare da dietro un cespuglio, con in mano una borsa ricolma di semi: «Oh, ecco la topina! Proprio te cercavo, bestiolina!»

«Me?!» domandai perplessa.

La strega mi raggiunse, porgendomi una manciata di semi di girasole: «Ecco qui, questi sono per te. Stai preparando le provviste per l’Inverno, vero?»

«Grazie, Cloristella! Che pensiero gentile! Sì, certo, sono previdente come ogni anno.» Notai subito dopo la scia che lasciava dietro di sé, una riga di semi e granaglie. «Attenta, la tua borsa deve essere bucata, stai perdendo tutto!»

La sua risata cristallina invase il sottobosco, pareva il canto di un uccello: «Nessun buco nella mia sacca, topina, tranquilla! Sto solo provvedendo a svolgere il mio compito, come ogni anno e ogni stagione.»

«Cioè?»

«Sta per arrivare l’Equinozio d’Autunno e come ogni anno dedico del tempo a ringraziare la Natura per tutti i doni elargiti durante l’Estate. Me ne vado in giro per sentieri a donare semi e offerte a voi piccoli abitanti del bosco, così che possiate raccoglierli e stiparli nelle vostre tane. E’ il mio modo di ringraziare la Natura e il cerchio della vita, un modo come un altro per aiutare, servire, ringraziare per ciò che ho ricevuto.»

«Ah, ecco! Eri tu a lasciare quelle scie squisite di semi, anche gli anni scorsi! Grazie, Cloristella! Sai che il mio amico Scoiattolo è sopravvissuto grazie alle tue offerte, lo scorso inverno? Qualcuno, forse un Ghiro, è entrato nella sua tana e ha sgranocchiato tutte le sue provviste, ma poi, scavando per terra, ha trovato un vero tesoro sotto la neve… erano le tue ghiande!»

«Sono proprio contenta di aver salvato una vita, topina. Che bella notizia!» lo sguardo le cadde poi nel mio cesto: «E… cosa vedo lì? Mele!»

«Sì, sto facendo scorta. Ne vuoi un po’?»

mela

«No, no, tienile per te, ne raccoglierò presto anche io. Mi sono molto utili, sono frutti davvero magici.»

«Come le usi? A me piace fare la marmellata e le torte dolci, le metto anche nei risotti per smorzare alcuni gusti forti e nelle insalate! Sono davvero squisite!» dissi, leccandomi i baffi.

mele2

Carezzò le foglie degli alberi lì intorno come se ne fosse la fata madrina, lisciava la corteccia, poi lasciava cadere sulle radici qualche granaglia. Mentre svolgeva il suo compito, disse: «Io tengo da parte ogni suo seme, topina. Li conservo per gli incanti d’amore, la gente me ne chiede sempre tanti e quale frutto, meglio della Mela, può risolvere i problemi di cuore? Anzi, voglio fare con te un giochino, se ti va.» si bloccò di colpo, guardandomi con occhi un po’ furbetti.

Il suo sguardo vispo mi incuriosì: «Ci sto!»

«Dammi una mela del tuo cesto, allora.»

mela2

Gliela porsi e lei, estraendo dalla tasca un coltellino, canticchiò: «Un, due, tre: l’amor non fa per me. Quattro, cinque, sei: un amore ce l’avrei! Un seme si è tagliato: il mio amore è travagliato. Se i tagliati sono due, ahimé, resterai soltanto te.»

«Cloristella, non ci ho capito una prugna secca di quello che stai dice…»

«Ssst!» mi zittì. «E’ un momento delicato, questo!» e tagliò a metà la Mela. La guardò, poi si chinò alla mia altezza per mostrarmi qualcosa all’interno del frutto: «Un, due, tre: l’amor non fa per me! Topina, i semi della Mela sono dispari, questo significa che… mi dispiace, ma ancora per un po’ nessun topino entrerà nel tuo cuore.»

«Oh Signur! Era questo, il giochino? Santa Ratta, io chissà che mi credevo!» dissi.

mele

«Be’, è solo una piccola divinazione, una delle tante che si fanno con le Mele. Di questa pianta uso tutto, non butto via nulla! I fiori in Primavera mi servono per tisane e intrugli, in Inverno la taglio a fette da far seccare per appenderle nella mia casa e realizzare talismani… e uso le foglie per l’abbondanza e la sua legna per il fuoco dei rituali sacri. Il legno di Melo è utile anche per gli incanti di longevità. Tutto, di questa pianta, parla di salute, lunga vita, abbondanza e saggezza! Pensa: il termine “pomata”, che nell’antichità indicava un medicamento in generale, deriva proprio da “pomo”. Questo ci fa capire che importanza abbia questo frutto.»

«Davvero molto interessante, Cloristella! I tuoi rimedi mi incuriosiscono sempre. Senti un po’… una mela al giorno…» ma non mi lasciò concludere il celebre proverbio.

albero di mele

«A proposito, uno dei miei incanti preferiti con la mela è quello di tagliarla in tre e passarla sopra la parte dolorante. I tre spicchi, poi, vanno seppelliti.» aveva gli occhi scintillanti di entusiasmo, ormai che aveva cominciato a raccontare tutti gli usi della Mela, chi poteva più fermarla?

«Questa non la sapevo! Come mai si seppelliscono?» le domandai.

«Perché si dice che siano in grado di prendersi carico del dolore del malato. Il malessere viene trasferito alla Mela, che poi viene seppellita. E Madre Natura sa sempre come trasformare ciò che per gli esseri umani (ma anche per gli animali) è uno scarto.»

«Ah, ho capito. Grazie per tutte queste curiosità!»

«Non c’è di che, cara topina. Ora, però, ti saluto: devo continuare a offrire il mio aiuto!» mi disse, indicando la sacca piena di semi.

«Certo, certo! E grazie ancora per tutti i doni che hai fatto anche a me in questi anni, anche se non sapevo fossi tu.»

Mi lasciò canticchiando, saltellando via con l’allegria di una farfalla variopinta e dandomi l’idea per un articolo da scrivere per voi.

Alla prossima, topi!

Frutti d’Autunno in arrivo

Topi, che la bella stagione ci sta salutando ve lo devo proprio dire? Santa Ratta, anche quest’anno l’Estate se ne va, lasciandoci nostalgici e già malinconici per tutte le giornate che non trascorreremo più all’aperto, fuori dalle tane, e per tutti i tuffi al mare o ai laghetti che dovranno aspettare un anno prima di essere goduti.

Ma a risollevarvi un pochetto gli animi c’è la vostra topina, alla quale i musi lunghi non piacciono affatto, proprio no!

Fatevi piccini come me e seguitemi, dunque: ho da farvi vedere un po’ di cose che allieteranno i vostri sguardi e… soprattutto le vostre pance!

L’Estate va via, è vero, ci saluta come ogni anno, ma guardate che eredità lascia dietro di sé! Ovunque è un tripudio di frutti succulenti, quelli che potremo gustare in mille modi, con tante ricette diverse e molto presto, anche!

ricci castagne

Le Castagne sono incubate in gusci spinosi, non ancora pronte ad affacciare il loro volto scuro al mondo. Quante scorpacciate ci aspettano! Le caldarroste sono un piatto che non manca sulle tavole della mia Valle, non si smetterebbe mai di mangiarle. E poi possiamo metterle nelle zuppe, nei risotti, nelle torte… insomma, che bontà! Tra l’altro devo dirvi che sono fonte di sali minerali e hanno un alto valore energetico. Quest’ultima non è una cattiva caratteristica, e mi rivolgo soprattutto alle topine che tengono alla linea e hanno paura di mettere su qualche chilo in più… Madre Natura, infatti, non lascia niente al caso, nulla è donato senza motivo. I frutti di questo periodo dell’anno, come le Castagne per l’appunto, ci consentono di mettere da parte le forze e le energie che ci serviranno durante l’Inverno, quando siamo più soggetti ad acciacchi e debolezze. Tra l’altro, care topine, le Castagne contengono anche l’acido folico, molto consigliato quando si è in dolce attesa (e non in attesa del dolce, non facciamo confusione per favore!). Sono utili anche a chi soffre di anemia e sono ricche di fosforo, sempre amico del sistema nervoso.

Rimaniamo nel bosco e… uh, topi, guardate! Anche le Nocciole stanno maturando! Le avete già mangiate fresche, colte dal ramo? Che buone, mamma topa! Hanno quel gusto dolce e leggermente asprigno, soprattutto se ancora acerbe.

nocciole

Quante scorpacciate facevo da cucciola con topomamma e topopapà! Devo dire che non è facile trovarle integre… gli Scoiattoli, infatti, si danno un gran daffare a rosicchiarne i gusci e a fare provviste, ma provateci, non costa nulla. I Celti le consideravano i frutti della saggezza per eccellenza. Hanno mille… anzi no, che dico? milioni di proprietà, tanto che dovrebbero essere consumate quotidianamente da tutti, ma proprio tutti!

Antitumorali, antiossidanti, ottime per la salute cardiovascolare e per il sistema nervoso, sono un vero toccasana. Anche di queste la mia Valle è piena.

E ora lasciamo un attimo il bosco e spostiamoci in campagna… volete vedere cosa ci regalano l’orto e il frutteto in questo periodo? Eccovi accontentati!

zucche orto

Le belle Trombette sono ingiallite, ingrossate, diventando Zucche panciute buone in ogni maniera. E non dite che non vi piacciono, per tutti i corbezzoli e le corbellerie del mondo! E’ un alimento così versatile che mi pare proprio impossibile che non esista su tutto il globo terracqueo una ricetta in grado di accontentare i palati anche dei più schizzinosi.

zucca gialla

Grigliatela a fette sottili sulla piastra, conditela con olive taggiasche sottolio, aggiungete olio extravergine di oliva e poi sale, pepe, menta, aglio… uh, Santa Topa, mi lecco già i baffi e l’acquolina è scesa dal muso fino alle zampe, me le son bagnate tutte! Potete aggiungere aceto e persino funghi e pinoli per una ricetta più gustosa. Provate! Provate e abbiate il coraggio di dirmi che non è una bontà.

zucca

E poi sformati, torte salate e dolci, primi piatti, zuppe, contorni, gnocchi… dai, sbizzarritevi! Lo sapete che ha davvero pochissime calorie? Ecco, ho fatto breccia nel vostro cuore… ehm, volevo dire pancia. E poi è benefica per l’intestino, facilissima da digerire e aiuta a dormire bene, soprattutto se si soffre d’insonnia, per le sue proprietà sedative.

E ora alziamo lo sguardo, topi, che non è ancora finito il nostro salutare tour alla scoperta dei frutti autunnali.

L’Uva si tinge di viola, sempre più acini colorano di tinte scure la vigna. Tra poco sarà tempo di vendemmia!

uva

Ne parleremo presto, ma intento vi dico che è un frutto energizzante e ricco di minerali, ottimo come diuretico e per chi soffre di stitichezza. L’Uva, però, per quanto buona e salutare, non va consumata in caso di diabete, coliti, gastriti e problemi di digestione. Anche lei è antitumorale e si prende cura dei vasi sanguigni.

Sugli alberi, invece, le Mele, i Cachi e gli agrumi abbandonano pian piano il colore verde per assumere tinte più sgargianti, ma senza troppa fretta.

 

A proposito di Cachi e di Madre Natura… topi, ma lo sapete che la vitamina C contenuta in questi frutti è in grado di rinforzare il sistema immunitario, prevenendo così i malanni di stagione? Un vaccino naturale, insomma! Ah, riguardo a questi frutti la mia topomamma mi dice sempre che quando era topina insieme agli altri suoi coetanei usava fare un giochino simpatico: si tagliava a metà (in verticale) il seme di un Caco e si poteva predire il clima della stagione fredda. Il germoglio contenuto nel seme assume la forma di posate in miniatura, perfette per noi topi.

Ebbene, se si trovava il cucchiaio, è prevista tanta neve e tanta pioggia per l’Inverno. Se si trova la forchetta, invece, l’Inverno sarà mite, mentre se si trova  il coltello, preannuncia tanti venti gelidi.

Provate anche voi a fare questo gioco, è divertente! Alcuni topi, però, mi dicono che, soprattutto nei Cachi da supermercato, non è possibile distinguere le posate all’interno del seme, a volte quest’ultimo non è neppure presente. Insomma, provate con Cachi autentici, mi raccomando!

Io adesso vi saluto, vado a scrivere un nuovo articolo per voi. Vedo e prevedo grandi abbuffate questo Autunno, sia di articoli che di frutti, sia chiaro! Un bacio energetico a tutti voi.

L’Estate – il tempo dei frutti

Se la Primavera è il tempo dei fiori, l’Estate è quello dei frutti e, fortunatamente, nella mia Valle Argentina, le stagioni si distinguono ancora molto, offrendo ognuna le proprie meraviglie.

Il verde è il colore regnante, un verde acceso che ammalia e anche i doni di Madre Terra sono verdi, per il momento… o almeno quasi tutti.

Oggi vi porto a vederne qualcuno, sono bellissimi e golosissimi. Naturalmente, nella mia Valle si trovano ovunque, perché quelli autoctoni nascono selvatici nei boschi e nei sentieri.

Per conoscerli meglio andrò a trovare Maga Gemma, lei sa tutti i loro segreti e sono sicura che mi racconterà molte cose su questi straordinari regali della natura dei quali io sono ghiotta.

Inizio già a vedere alcune piantine che conosco, sento qualche dolce profumo e vedo le loro tinte sgargianti, che meraviglia! E’ tutto offerto dal pianeta… mi sento grata e ricca! Qui c’è da mangiare per mesi e mesi!

«Pigmy, cara!» esclama una bellissima voce femminile dietro di me. «E’ possibile che pensi sempre a mangiare?!» la maga mi sorride.

«Maga Gemma! Ma come hai fatto a capire che…»

«Oh! Pigmy, suvvia… sono una Maga…» sorride ancora.

Io sono sbalordita da tanta bellezza che mi circonda. Attorno alla casa di Maga Gemma, una stupenda dimora in mezzo al bosco, c’è qualsiasi ben di Dio e, curiosa come sono, inizio subito a gironzolare e a infilare il muso ovunque, rapita da tanto splendore.

«Quelli sono Piselli Pigmy. Tra pochissimo si potranno mangiare.»

Ma che meraviglia! Sono buffi e molto carini, delle piccole palline con le quali si possono realizzare minestroni, contorni, insalate, creme, zuppe…! Mi volto di scatto attirata da altre biglie. Questa volta sono colorate di un rosso fuoco e sono appese a un albero: «Le Amarene!» urlo raggiante.

«Esatto! Più aspre delle Ciliegie ma anch’esse ricche di proprietà.» mi rivela la Maga.

«Davvero?» sono una grande conoscitrice di piante e fiori, ma vorrei che Gemma mi dicesse qualcosa di suo. «Racconta!» la esorto.

«Beh…contengono melanina e quercetina, la stessa sostanza che trovi nelle Cipolle. pensa. Quindi sono antitumorali, ma rilassano e fanno dormire sereni. Ottime contro lo stress. Tu non ne soffri, ma i tuoi amici umani sì!». Ecco, questa cosa non la sapevo.

«Nel dialetto della Valle si chiamano “Agriotti”», dico. «Alcuni frutti assumono nomi davvero strambi. Le Fragole sono “Merelli” e le Albicocche “Miscimì”. Bah!» ridiamo entrambe e continuiamo la nostra gita tra erbe e alberi.

Ecco, una delle poche piante senza fiori e senza frutti, poiché sono invernali. E’ il Kiwi e, per ora, offre una gradevole ombra proprio davanti alla casa di Maga Gemma grazie alle sue foglie larghe e tonde. Il Melo, invece, ha già fatto nascere piccole melette ancora verdi. Saranno aspre anche quando saranno mature, ma succose e buonissime perché contengono un’acidità molto piacevole. Fanno proprio bene, tra l’altro! Queste sono le vere Mele che tolgono il medico di torno, se mangiate ogni giorno!

«Seguimi Pigmy, voglio farti vedere uno spettacolo» mi invita la Maga e, fiduciosa, mi avvio dietro di lei. Mi fa chiudere gli occhi, mi fa fare qualche passo e, quando spalanco il mio sguardo rimango allibita! Neanche qui i frutti ci sono ancora, ma quello che vedo è il loro preludio! Gli Ulivi, alberi quasi sacri per noi liguri, sono completamente bianchi perché ricolmi di minuscoli fiorellini che tra qualche mese saranno Olive, le migliori al mondo: la speciale Oliva Taggiasca. Sono un trionfo di candore, sembrano pieni di lana, di neve! Qui da noi si dice “con la panna”! Appena si sfiorano con le zampe, cadono lievi a terra, perciò è bene non toccarli troppo! Un affascinante manto bianco che incanta.

«E questa invece sai cos’è?» mi dice quella splendida donna. Riconosco il frutto, non sono mica nata ieri, in fondo: «L’Uva Spina!».

«Bravissima! Per chi soffre di problemi all’intestino, questa è un vero toccasana!»

«Oh, sì!» replico. «So che contiene anche tantissima Vitamina A e tantissima Vitamina C,ed è anche molto dolce.»

«Esatto. Ancora poco tempo e sarà pronta anche lei. Questa, come vedi, è la varietà bianca, ma c’è anche quella rossa o violacea.»

«Che splendore!» Ammiro tutto estasiata.

Non posso credere di essere circondata da tanta ricchezza. Neanche a dirlo mi sono fatta una bella scorpacciata di parecchie cose mentre quelle che devono ancora maturare sanno che dovranno attendermi, perché tra qualche giorno verrò ovviamente ad assaggiarle.

Saluto Maga Gemma, la ringrazio e me ne torno alla tana con un bel cestino pieno di tante prelibatezze e, nelle narici, il dolcissimo profumo dei Tigli che mi ha riempito i polmoni. Qualche Zucchino, due Albicocche, un po’ di Pomodori… posso sfamare un reggimento. Ora devo lavare tutto, cucinarlo e farmi un po’ di provviste, quindi vi saluto e vi aspetto per il prossimo tour nel bosco dove andremo a mangiucchiare altre squisitezze, tutte naturali.

A presto Topi! Preparate le dispense!

Arzene – dove puoi toccare il cielo

Oggi topi vi porto in un piccolissimo, minuscolo borgo della mia Valle.

Non aspettatevi la classica foto che ritrae un gruppo di case incastonate come una perla in una montagna. Ad Arzene, il gruppo di case non c’è. Le case sono davvero quattro in croce. Due allevatori che producono, grazie alle loro mucche, del buon latte e del buon formaggio e un contadino. D’estate, altri due signori hanno la casa e la vanno ad abitare ma la cosa finisce lì.

Tutto questo, però, rende Arzene un paradiso. Le poche case sono interamente fatte di pietra così come i loro tetti, tutti ricoperti di ciappe, lastre di ardesia, tipiche dei miei luoghi. Qui, non si sente nemmeno volare una mosca.

Si arriva ad Arzene superando Montalto e continuando per Carpasio ma, prima di giungere in quest’ultimo paese, bisogna girare a destra prendendo una strada che passa attraverso i boschi di castagni.SONY DSC E’ una strada asfaltata ma molto tranquilla che i pochi abitanti tengono pulita anche in inverno. E’ la stessa strada che porta a Costa, un’altra piccola frazione, ma per andare ad Arzene si continua a girare a destra e si sale su, verso il cielo.SONY DSC Una volta arrivati, la vallata ci mostra la sua bellezza, le chiesette sperdute, che dalla strada principale proprio non si possono vedere, si possono ora notare come puntini tra il verde e, laggiù, di fronte a noi, Carpasio. SONY DSCNoi siamo al di qua della montagna, sotto agli alberi, dove la possibilità di parcheggiare è data a soli quattro veicoli. SONY DSCQuesto è lo stesso punto nel quale c’è una fontana, una grande fontana grande, in pietra, dalla quale esce una limpidissima acqua. Attaccate a lei, a incorniciarla, tante piantine umide. E come per la fontana, la pietra è il principale materiale con il quale sono state costruite tutte le case di Arzene. Ad accompagnarla, solo il legno.SONY DSC Arzene, il paese di pietra. L’atmosfera è unica. Il silenzio, la brezza, gli odori.

Qui ad Arzene nascono tantissime varietà di piante officinali e alimentari come la Citronella, il Finocchietto selvatico, il Dragoncello ma non solo. Qui, dove è sceso ormai l’autunno,SONY DSCcome nel resto della Valle Argentina, ci sono dolcissimi Fichi, screziati di verde e viola scuro,SONY DSC piccole Mele dal profumo intensoSONY DSCe buonissima Uva. Zuccherina. E’ chiamata Uva Fragola. I tralci sembrano secchi ma i grappoli blu palesano la vita. Guardate questi acini, sembrano mirtilli appesi!SONY DSC I sentieri che passano per le case sono in terra battuta sporcati o arricchiti da foglie secche e sassolini ma solo un gattino bianco e nero ci tiene compagnia. SONY DSCNon c’è nessuno in giro ma sento il rumore di una motosega che si libera nell’aria. Qualcuno sta preparando la legna per l’inverno e, nel tardo pomeriggio, si può iniziare a sentire il profumo del fumo della legna che esce dai comignoli e se ne sente anche quasi il calore.

Quando arriva la fredda stagione, ad Arzene, si sente molto. Siamo a 732 metri sul livello del mare; siamo in un mondo meraviglioso. Da qui si ammirano gli alberi che ricoprono le montagne e i pascoli che tra poco saranno completamente bianchi.SONY DSC Attorno alle dimore ci sono diverse stalle, magazzini per gli attrezzi e tettoie che riparano gli oggetti. Anche queste cose sono in pietra, ancora pietra, come i muretti che formano le terrazze e quindi gli orti di chi li coltiva. E che ordine!SONY DSCLe campagne sono ordinatissime, ben tenute e pulite. Tutte ben delineate e con la terra arata e fresca. L’erba secca dell’estate è stata tolta. Incantano lo sguardo. E ci sono le zucche e gli alberi da frutta.SONY DSCSono piccole e strette le mulattiere che dividono le coltivazioni e, in una di queste, possiamo vedere la piccola chiesa di Arzene.SONY DSC Ebbene sì, c’è anche una chiesetta che sarà 3 mt x 3 mt ma con tanto di campanile. E’ davvero graziosa. SONY DSCTutta bianca, con il tetto uguale alle case e un portoncino di legno. Davanti a lei, per terra, un ciottolato quadrato composto da mille sassolini neri, alcuni lucidi come l’ematite.SONY DSC Gli abitanti di Arzene ci tengono molto alla loro chiesa. Di fronte, dall’altro lato della mulattiera, affacciata sui pascoli, una semplicissima croce in legno sta lì a simboleggiare il luogo sacro.SONY DSC Due chiodi e due pezzi di trave. Null’altro. Essere qui è un sogno, a me piace tantissimo, anche se ci si sente un po’ invadenti. Ad ogni passo è come entrare in casa di qualcuno, non si capisce dove iniziano e finiscono le proprietà. E’ un tutt’uno. SONY DSCQuel sentiero in realtà potrebbe tranquillamente essere il viottolo che divide l’abitazione dal giardino. Ma noi veniamo in pace, vogliamo solo godere di questa bellezza e Arzene si lascia ammirare in tutto il suo splendore. SONY DSCE’ una composizione tra natura e costruzioni create da un uomo che non ha voluto rovinare nulla di ciò che lo circonda.SONY DSC Si denotano il rispetto, l’umiltà e la quiete. Gli alberi non venivano tagliati dove doveva passare una creazione umana e, alcuni, sono poi nati tra un tetto e l’altro. Nessuno da fastidio ad altro. In alcune pareti si possono notare grandi chiavi di ferro. SONY DSCErano chiamate così alcune barre ferrose intersecate nei muri, perchè erano poste negli incastri tra i mattoni, o le pietre, per far sì che le pareti non crollassero. Facevano da collante. Una sicurezza in più nei confronti della stabilità della casa.SONY DSC Tra queste case non ci si passa con le auto e nemmeno con i trattori, solo a piedi e, un tempo, con i muli. SONY DSCSu e giù per queste gradinate caratteristiche ma molto ripide.

Spesso si trovavano all’esterno delle abitazioni e servivano per accedere da un piano all’altro dell’alloggio perchè, una volta, la casa costruita contro terra, poteva avere tre piani verso il lato anteriore ma solo due in quello dietro.

E quante volte, queste viuzze, sono state percorse a piedi dalle lavandaie che scendevano al fiume per lavare i panni! Che fatica! Al ritorno, piene di vestiti bagnati, pronti per essere stesi. Salire, salire e ancora salire ma, una volta qui, si può toccare il cielo con un dito. SONY DSCQui, dove a graffiarti le gambe ci sono i Brughi e i Roveti dalle bacche rosse. SONY DSCCi sono petali tenui e pelosi per ripararsi dal gelo e che, timidi, provano a dimostrare un po’ di arancione.SONY DSC Ci sono tinte che ravvivano una tela, altrimenti troppo spoglia, dove solo il verde vivo si staglia contro l’aria. SONY DSCQuesto è il paese di Arzene, così sperduto che addirittura nella mia Valle c’è gente che non lo conosce o non l’ha mai visto, così nascosto da essere uno dei più intimi borghi che la mia Valle accoglie. SONY DSCSono contenta di averci portato anche voi, spero che questa passeggiata vi sia piaciuta.SONY DSC Arzene, il paese di pietra. Ecco Arzene topi, un fiore fucsia tra il grigiore di questo presepe. SONY DSCUn bacione a tutti.

M.

Le mele di Prunocciola- un po’ halloweeniane

SONY DSCCi stiamo per avvicinare ad una delle feste più legate alla natura che ci sia, quella di Halloween, e il clima è cambiato. Non c’è più l’afa che ci scaldava qualche giorno fa.

Il periodo ideale dunque per sfornare una delle mie dolci ricette che ancora non vi ho detto ma che sa un po’ di fiaba. Armatevi quindi per poter preparare delle golosissime mele cotte! Sono ovviamente le mele di Cloristella e io le ho rese squisite.SONY DSCNon pensate dunque alla mela cotta, scialba e poco gustosa, ve l’ho detto, queste sono golosissime!

Scegliete la mela che volete, tanto verrà buona comunque. Rossa, gialla, Renetta, Fuji, Stark, è uguale. Io uso quelle che la natura mi regala. Le lavo bene, sotto l’acqua, e le taglio a metà lasciando la buccia. Tolgo il mezzo torsolo, da una parte e dall’altra, in modo da lasciare un buco nella mezza mela.

Essendo che le mele cotte le potete fare in mille modi diversi sappiate che, in questa maniera, possono mangiarle anche i topini in quanto non ho usato ne’ vino bianco, nè Marsala com’è d’uso fare. Le mie sono mele “analcoliche”.SONY DSCHo quindi immerso le mie mezze mele dentro ad una tazza che avevo riempito con acqua tiepida nella quale ho fatto sciogliere un bel cucchiaio di miele. Miele di castagno per la precisione ma, qualsiasi altro miele va bene, state tranquilli. Una volta bagnate, le puccio, come ad impanarle, nello zucchero di canna che ho deposto in un piattino. Quello che uso io è uno zucchero di canna molto molto grezzo e scuro. Le “impano” solo dalla parte tagliata, quella senza buccia ovviamente, e le adagio nella teglia da forno sulla quale ho steso prima la carta apposita.

A questo punto, con un cucchiaino, riempio il buco nel centro, dove c’era il torsolo, con l’acqua e miele che mi è avanzata e, sopra a quella poca acquetta, spolverizzo della cannella (fa bene contro il raffreddore). SONY DSCQuell’acqua, nel forno, si asciugherà e formera’ con lo zucchero un dolcissimo caramello. In un angolo della mezza mela, vicino al picciolo, metto un poco di zenzero in polvere; non uso quello fresco perchè è troppo forte e, per finire, sempre nel buco pieno d’acqua, faccio scendere un pezzetto di scorza di limone.

Sono belle anche da vedere le mie mele. Ora ho finito, devo solo infornare. Il mio è un forno ventilato quindi le farò andare a 180° per circa 15 minuti e poi ancora 5 minuti abbondanti alzando il forno a 200°.

Il profumo inizia a riempire la mia tana e non rimane che leccarsi i baffi.

E quanti ricordi di quand’ero cucciola porta con sé questo zuccherato profumo!

Spero possano piacere anche a voi le mie mele. Noi le divoriamo.

Calde, anche se buone pure fredde, squisite, morbide e dolci. E se vi piace, potete aggiungere sopra della granella di nocciola.

Buona frutta topi, fatemi poi sapere se vi sono piaciute.

M.

Giochi di un tempo

Eh! Topini… nella mia valle non si scherza mica! Quando d’estate ci sono delle sagre o delle feste, si fanno le cose in grande, organizzando addirittura tanti tanti, giochi per i piccoli topini. Loro, vengono prima di tutto.

E quindi si mangia, si beve, si canta, si suona ma poi si gioca! Si gioca a più non posso! E, ovviamente, non si utilizzano i giochi moderni e tecnologici di adesso… no, no. Tutto ritorna come un tempo dove il pallone è l’indiscusso protagonista ma il divertimento lo si ha anche cercando di colpire colorati birilli o tirando un cerchio intorno al collo di una bottiglia. Si può anche riempire un secchio d’acqua, a furia di mestolate, correndo con il cucchiaio pieno cercando di perdere meno acqua possibile e, sempre con il cucchiaio ma questa volta in bocca, si deve trasportare un uovo senza naturalmente farlo volare giù. E poi c’è il gioco del fazzoletto e il gioco dei mimi, ma ditemi, quanti di voi non hanno mai partecipato a una sana corsa nei sacchi o ad un, spesso dolorosissimo, tiro alla fune?

I topini di adesso, inoltre, sono un pò com’eravamo noi una volta sapete? Io vedo che si divertono un mondo in quei momenti e non pensano davvero ad altro! E allora mi vengono in mente le mie giornate estive passate ad Andagna quand’ero una piccola topina anch’io.

Mi ricordo quando dovevo fasciare l’amica di turno con la carta igienica il più veloce possibile. La mia compagna poi, trasformata completamente in una mummia, doveva di corsa andare dall’altra parte del palco o del giardino, saltellando a gambe tese e cercando di accaparrarsi la vittoria ma, correre con le braccia e le gambe legate non era per niente semplice! E c’era chi cadeva, chi andava completamente dalla parte opposta e allora, quante risate!

Poi c’era il gioco più romantico di tutti. Quello della mela. La famosa mela da tenere sotto il mento con le braccia legate, e il topino che ritenevi più carino fra tutti, se decideva di giocare in coppia con te, doveva portarti via il frutto (proibito!) utilizzando solo la forza del suo collo.

Ah! Ricordo bene quando nella testa partiva immediatamente la colonna sonora “Reality” del film: – Il tempo delle mele -. Che emozione!

E insomma, ora che è giunta l’estate bisognerebbe proprio approfittarne. In fondo basta un prato, un pò di spazio e via! Di divertimento ce n’è per tutti, perchè anche per chi rimane solo a guardare, ci sono un mucchio di risate da fare!

Beh… insomma… tanti giochi a tutti! La vostra Pigmy.

M.