Manteniamo vivi i proverbi e il nostro dialetto

Come vi ho scritto altre volte, amo mantenere vivo il dialetto che si parla nella mia Valle e, ancora una volta, lo voglio fare citandovi dei proverbi, uno per ogni lettera dell’alfabeto, al fine di farvi conoscere anche una parte delle nostre tradizioni che, vedrete, possono essere persino molto divertenti. Siete pronti? E allora partiamo!

1- A chi u vö fà u passu ciü longu da-a gamba i ghe se strapa e braghe in tu cü.

1- A chi vuol fare il passo più lungo della gamba gli si strappano i pantaloni nel sedere.

2- Bö veju, sorcu driitu

2- Bue vecchio, solco dritto

3- Chi se mete fra maiu e mujé u se sciaca e die

3- Chi si mette tra marito e moglie si schiaccia le dita

4- De setembre se deve mangià chellu cu pende

4- Di settembre si deve mangiare quello che pende

5- E buscaje e se sumeia au zeppu

5- I trucioli assomigliano al ceppo

6- Fiöi e cai i van dunde i vegne acaezai

6- Bambini e cani vanno dove vengono accarezzati

7- Gundui e funzi i nasce senza semenali

7– Sciocchi e i funghi nascono senza seminarli

8- I gati veji i ciapan i ratti da curgai

8- I gatti vecchi acchiappano i topi da sdraiati

9- L’amù u fa pasà u tempu e u tempu u fa pasà l’amù

9- L’amore fa passare il tempo e il tempo fa passare l’amore

10- Meju vegnì russi d’imbarassu che negri da-a famme

10- Meglio venire rossi dalla vergogna che neri dalla fame

11- Nivure faite a pan, su nu ciöve ancöi u ciöve duman

11- Nuvole fatte a pane, se non piove oggi piove domani

12- Ögni muntà a là a so carà

12- Ogni salita ha la sua discesa

13- Pe ninte mancu u can u locia a cua

13- Per niente neanche il cane muove la coda

14- Russu de matin aigua in sciu u camin

14- Rosso al mattino acqua sul cammino

15- Se a tüte e prie a ghe descimu in causu a nu ariveemmu ciü a cà

15- Se a tutte le pietre dessimo un calcio non arriveremmo più a casa

16- Tra fà e disfà u l’è sempre in travajà

16- Tra fare e disfare è sempre un lavorare

17- U nu cunven fasse brüxa i öji da e zevule dei autri

17- Non conviene farsi bruciare gli occhi dalle cipolle degli altri

18- Va ciu ün cu sa che sentu chi sercan

18- Va più uno che sa che cento che cercano

19- Zueni chi cunuscen e legi da natüa i fan travajà i veji da-a pelle düa

19- I giovani che conoscono le leggi della natura fanno lavorare i vecchi che hanno la pelle dura

Adesso ditemi, li avevate già sentiti? Ne fate spesso uso? Questa è saggezza popolare antica e trovo carino tenerla viva.

Io vi abbraccio e vi aspetto per il prossimo articolo.

Gli “Scuralame”

Cari topi, quest’oggi voglio parlarvi di un termine. Un termine tutto nostro e che fa sorridere. Oggi, infatti, vi illuminerò su una parola dialettale che è anche simpatica. La parola in questione è Scuralame.

Vedo già i vostri musi perplessi, ma sono qui proprio per raccontarvi il suo significato.

Avete presente le persone un po’ tirchie? Quelle che difficilmente tirano fuori soldi per pagare un “giro di bevute” agli amici? Direi che ci sono un po’ dappertutto, mica solo nella mia Valle. Ebbene, queste persone, in ligure, vengono chiamate proprio Scuralame.

Questo nomignolo nacque molto tempo fa, fu coniato dai pescatori che lavoravano notte e giorno nel mio mare. La mia, infatti, è una terra baciata dal Mar Ligure e la pesca era –  e è – una delle sue principali attività.

Quando il pescatore buttava giù l’amo con il vermetto appeso, non sempre tirava su il pesce che si aspettava di poter condividere con tutta la famiglia. Accadeva, infatti, che spesso, quando tirava su la lenza, l’amo usciva fuori dall’acqua bello pulito e il pescatore rimaneva con solo due mosche in mano. I pesci sono molto furbi, si sa, e può capitare che un pesce riesca a cibarsi dell’esca senza farsi acciuffare, ma sovente capitava che un piccolo branco di pestiferi mascalzoni, grazie alla loro bocca piccina, rosicchiava ben bene il verme e puliva l’amo alla perfezione. Nessuno rimaneva agganciato, e meno male per loro, direi, anche se il pescatore era un po’ meno contento.

E chi erano questi pescetti così arditi e approfittatori? Erano gli avannotti, cioè i cuccioli di pesce (scusatemi se questa volta non posso postare foto mie, ma non sono un sub). Sono così piccoli e hanno la bocca tanto minuscola da riuscire a far arrabbiare chi attendeva per ore e ore di portarsi a casa la cena.

Gli avannotti di Spigola, o di Sarago, o di molte altre specie di ittiofauna di tutto il Mediterraneo, quando sono piccoli, sono anche scuri e sottili, ma possono riflettere bagliori grazie al loro colore grigio metallico. Da qui il nome Scura-lame, come a voler intendere che ci siano “lame scure” nell’acqua.

Mangiavano a sbafo, proprio come mangia o beve chi, ancora oggi, si ritrova a fare nelle osterie quando sono gli altri a pagare. E’ un termine molto usato dagli anziani che frequentano il loro bar preferito, ogni giorno, prima di rincasare.

Lo conoscevate già? E’ simpatico vero?

Ora vi saluto, vi aspetto al prossimo termine ligure! Squit!

Photo edenaquarium.blogspot.com

A ognuno i suoi

Ed ecco cari topi, soprattutto per gli appassionati, quest’oggi, una sfilza di proverbi, scioglilingua e modi di dire della mia terra. In realtà ce ne sono tantissimi, ma ho scelto i più simpatici, quelli che riescono sempre a rubare un sorriso, soprattutto se detti nel giusto momento e nella giusta occasione. Tradotti in italiano non saranno più in rima ma, per farvi capire il senso, sono obbligata. Ogni regione d’Italia e ogni zona del mondo ha i suoi, questi sono i miei.

Buona lettura.

1- Sa so a nu sa, sa a senna a sa de sa.

1- Sua sorella non sa, se la cena sa di sale.

2- Finchè e prie i l’anderan au fundu, de abelinai ghe ne saià cin u mundu.

2- Finchè le pietre andranno a fondo, di stupidi ce ne sarà pieno il mondo.

3-I paenti i sun cumme e scarpe, ciu i sun streiti e ciu i fan ma.

3- I parenti sono come le scarpe, più sono stretti e più fanno male.

4- Quande i cavei i se fan gianchin, molla e donne e atachite au vin.

4- Quando i capelli si fanno bianchi, molla le donne e attaccati al vino.

5- Pin fa pin e gianda a fa gianda.

5- Il pino fa pini e la ghianda fa ghianda.

6- L’uselu in ti na gaggia su nu canta d’amù u canta da a raggia.

6- L’uccello nella gabbia se non canta per amore, canta dalla rabbia.

7- Spia, spion, porta u lampion, porta a bandea,…set’anni de galea.

7- Spia, spione, porta il lampione, porta la bandiera,…sette anni di galera.

8- Chi poe u poe, chi u nu poe u va a pè.

8- Chi può, può, chi non può, va a piedi.

9- Nu gh’è sabbu sensa sù, nu gh’è zuena sensa amù, nu gh’è coe sensa duù.

9- Non c’è sabato senza sole, non c’è ragazza senza amore, non c’è cuore senza dolore.

10- -Ti che ti tacchi i tac, tac i tac a mi?-, -Mi ca tache i tachi a ti? Tachite ti i toe tac, ti che tacchi i tac!-.

10- (sono due calzolai che parlano) – Te che attacchi i tacchi, mi attacchi i tacchi a me?-, -Io che attacco i tacchi a te? Attaccati te i tuoi tacchi, te che attacchi i tacchi!-.

Vi sono piaciuti? Spero di si. Un abbraccio Pigmy.

M.