La montagna regala anche monete

Quanti regali fa la montagna vero? Ve li ho descritti in lungo e in largo in questi anni ma non vi ho mai detto che regala anche soldi.

Nessuna ricerca e nessun metal detector amici, bensì, qualcosa di ben più suggestivo.

Io e altri topi si parte un giorno di buon mattino con la speranza nel cuore di fare qualche bella foto alle creature di Madre Natura.

La Valle Argentina è ricca di una fauna che purtroppo molti non conoscono ed essendo totalmente libera e selvatica non è detto abbia voglia di mostrarsi.

Neanche il tempo ci dava sicurezze. Avrebbe piovuto? Ci sarebbe stato il sole? Boh? È ovvio che anche il clima ha la sua importanza in fatto di avvistamenti. Non sapevamo nulla ma ci piace l’avventura e abbiamo tentato.

Abbiamo parcheggiato a bordo strada e siamo scesi dall’auto. Zaino in spalla, binocoli e macchine fotografiche. Si era comunque felici. Si stava bene.

La mia Valle mostrava una natura incantata fin dalle prime ore del mattino. Naturalmente si era perplessi e speranzosi allo stesso tempo. Stava iniziando a nevicare e un vento gelido sferzava i nostri musi. Ci incamminiamo. Facciamo i primi metri e uno dei tre topi assieme a me si accuccia verso terra per raccogliere qualcosa. La sua espressione era stranita e dopo poco esclama《Toh! Ho trovato 100 lire!》. Subito non gli abbiamo creduto e invece era proprio vero.

100 vecchie lire brillavano nella sua mano nonostante la polvere che avevano raccolto.

Ma dai! Non possiamo crederci!》dicemmo in coro tutti quanti e, il topo archeologo, avvicinandosi a me, mi regalò quel piccolo tesoro 《Tieni Topina, sono tue》. Ma che bellezza! Il fango e lo sterrato ci avevano appena offerto una specie di simbolo che ora era tra le mie zampe trattenuto caramente.

Guarda di che anno sono?》mi chiese topo fotografo.

1971>> risposi e, rapidamente, nella mia testa, l’addizione diede la soluzione “9” pensai. Il mio numero! Ma che… coincidenza! E voi sapete bene che non credo alle coincidenze. Non dissi nulla e misi via quella moneta per non perderla.

Ci dividemmo dopo qualche passo. Io e topo condottiero da una parte e gli altri due dall’altra. Guarda di qui, guarda di là, nulla… solo una Cinciarella mi diede la soddisfazione di rimanere immortalata nel mio obiettivo e neanche poi molto nitidamente visti la bruma e il vento.

Quando rincontrammo topo archeologo e topo fotografo ci dissero che anche loro non avevano visto nulla di che ma, proprio in quel momento, una coppia di Gheppi meravigliosi iniziò a sorvolare sulle nostre teste. Si lasciarono fotografare con la loro aristocratica apertura alare che planava sulle correnti del cielo, e poi andarono a posarsi contro la falesia di una Rocca dove probabilmente avevano il nido; chiamata da noi Rocca Barbone.

Con gli occhi a fessura, per non perderli di vista, cercai di inquadrarli e suggerire a topo amico dove si erano posati. Mi fece i complimenti perché era difficile vederli mimetizzati contro la roccia nuda. Wow! Ero riuscita anch’io a far qualcosa visto che di solito non vedo nulla neanche col binocolo e, in quei casi, la pazienza degli altri topi è pari a quella di Giobbe quando cercano di farmi adocchiare meraviglie. La magia delle 100 lire stava forse iniziando a fare effetto? Proseguimmo poi, tutti assieme, verso un altro Passo dove la neve decise di lasciare il posto al sole e la mattinata divenne ancora più splendida.

Non ci volle molto a vedere un mucchio di Camosci tutti assieme. Erano tantissimi e topo condottiero mi disse che erano anni che non vedeva una cosa così. Si rincorrevano sulla neve o stavano fermi in branco e, come ripeto, ce n’erano così tanti che ci hanno lasciato stupiti. Era bellissimo vederli su quella neve bianca. Vedemmo anche un Capriolo. Un’Aquila in lontananza, un Codirosso e persino un altro Gheppio, elegante rapace che ci affascinò con il volo definito a “spirito santo”, ossia quando sta fermo in aria, immobile, con le ali aperte. Non ci crederete ma fui io a vederlo per prima, inciampandomi nella neve col naso all’insù, e quindi venni promossa con il titolo di… – Avvistatrice di pennuti – (così suona bene direi).

Che soddisfazione! Non potete immaginare. È stata la mia prima volta. Per me era tanta manna ma ho visto soddisfatti anche gli altri birdwatchers molto più abituati ed esperti di me. Così soddisfatti che, alla fine, persino topo archeologo ha detto《Penso che quelle 100 lire siano state proprio di buon auspicio!》e mi sa che aveva ragione.

La natura non si stanca mai di regalare. Offre senza chiedere nulla in cambio ma forse percepisce l’entusiasmo come riconoscenza di chi la ama.

Mi sono divertita tantissimo, ho vissuto esperienze mai vissute prima e, per una che ama la natura come me, potete immaginare! Ma… chissà chi ha perso quelle 100 lire? Un passante? Un trekker? Un pastore? E quando? Da quanto tempo erano lì ad aspettare noi? Vi lascio libera la fantasia, io vado a prepararvi un altro articolo pensando che qualcosa di magico sempre mi accompagna!

Un bacio ricco.

Argentea Lunaria

Una strana pianta quella che vi presento oggi, topi miei.

Si chiama Lunaria (a volte Siliquette e bisogna dirlo alla francese, perché prende il nome dall’involucro dei semi che sembra una medaglia) e non è difficile comprenderne il perché: i suoi frutti a medaglia sono color argento, proprio come il nostro satellite.

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Spicca in mezzo ai ciuffi d’erba incolta, nei terreni abbandonati, è impossibile non notarla. Nasce anche ai bordi delle strade, nei prati umidi, tra le siepi e in generale non lontano dai piccoli corsi d’acqua. Non ama l’esposizione al sole, per questo si trova più facilmente dove ci sono i boschi e può nascere fino a 1000 mt s.l.m., pensate!

Fa parte della famiglia delle Brassicacee ed è una pianta biennale, un arbusto dal fusto forte e resistente che può raggiungere anche il metro d’altezza. Per via del suo aspetto, le sono stati dati diversi soprannomi, tra i quali Moneta del Papa ed Erba Luna.

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Adesso la vedete così, spoglia e argentata, ma nella bella stagione fiorisce e si colora di viola, bianco e rosa!

I semi di Lunaria, che si trovano dentro il frutto piatto e a forma ellittica, possono essere usati in cucina, sapete? C’è chi li trasforma in una specie di senape piccantina che serve a condire le insalate. Anche le foglie possono essere utilizzate, hanno un leggero retrogusto di cavolo e sono amarognole. Insieme ai frutti possono essere usate nei pinzimoni o ancora per insaporire le insalate.

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I suoi frutti sono anche ornamentali, potete raccogliere i rami di questa pianta per metterli nei vasi della vostra tana, son sicura che faranno un figurone! E quando è matura, cioè quando appare come se fosse “secca”, dura tantissimo tempo. Infinito direi…

Ovviamente, il suo aspetto ha fatto nascere diverse credenze sulla Lunaria che comprende diverse specie ma quella di cui vi sto parlando è la Lunaria Annua. Pare, infatti, che gli alchimisti credessero di poter trasformare il Mercurio in Argento proprio grazie a lei. Nei paesi anglosassoni viene associata al benessere e alla prosperità, mentre nel linguaggio dei fiori ricevere in dono la Lunaria significa essere incostanti. E poi, visto che il suo frutto somiglia molto alle monete, è divenuta anche simbolo della ricchezza materiale. Ecco perché era di buon auspicio possederne un rametto in tana: si pensava che proteggesse dal male e dalle miserie del mondo. Se ne regalava anche ai matrimoni affinché la coppia vivesse nell’agiatezza totale.

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Queste usanze forse vi sembrano assurde o molto lontane, ma vi assicuro che quando ero ancora una cucciola erano in voga e io non sono una bicentenaria!

Inoltre, grazie al suo color madreperla in base alla stagione, si pensava fosse la pianta preferita della Luna, la quale rifletteva su di essa le sue tinte affinché gli uomini potessero ammirarla a terra anche quando, nel cielo, le nubi la nascondevano.

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Ma mettendo da parte le leggende e le credenze, vediamo quali altre benefiche proprietà possiede questa pianta dall’aspetto semplice e quasi dimesso.

E’ ricca di vitamina C, topi! Ed è anche un antiossidante naturale, il che significa che previene l’invecchiamento precoce delle cellule. La Lunaria è diuretica, stomachica e antiscorbutica, e fare un decotto con foglie e radici è utile a depurare l’organismo. Mi raccomando però, come vi consiglio sempre, siate accorti e informatevi bene prima di usare i doni di Madre Terra.

 

La favola di Pinocchio raccontata da Pigmy

E oggi è giorno di puro divertimento topi! Oggi ci raccontiamo una bella favola!

All’inizio di questa avventura virtuale, e stoSONY DSC parlando di questo mio blog, avevo citato, solamente accennandolo, un luogo nel quale io e topino siamo stati,  veramente bello. Rivedendo quel povero e breve post, accompagnato da un’unica immagine, mi sono detta che, forse, quel luogo incantato meritava di più e a voi poteva sicuramente interessare.

Quel vecchio articolo, di quasi due anni fa, l’ho cancellato ma SONY DSCho tenuto caro il commento della mia prima amica-follower carissima topina di città, nonchè investigatrice, Miss Jessica Fletcher. Aggiungete “Dear” a questo nome e vi ritroverete catapultati in un bellissimo blog che racconta di Genova e di altre meraviglie, la quale mi confidava, in quel commento, di aver risvegliato in lei un bellissimo ricordo di quand’era bambina. E’ stato questo che mi ha spronato a pensare che anche a qualcun altro potevo far rivivere magiche giornate di un tempo, oppure, far crescere la voglia di andarci. Perchè merita topini.

Sto parlando del paese di Collodi e del meraviglioso mondo di Pinocchio e la sua favola che si svolge in un parco, dove il divertimento è assicurato. E allora che ne dite? Volete venire con me? Partiamo.

A COLLODI, TRA UNA BUGIA E L’ALTRA

Là, dove il compagno di tutti i piccoli topini vive ancora beato nel parco a lui dedicato. Siamo a Collodi, un piccolissimo paesinoSONY DSC toscano aggrappato ad un altrettanto piccola collina. Oltre al suo parco stupendo, ricco di fiori, cigni e statue gigantesche, oltre alle sue stradine piene di botteghe e verde tutt’intorno,SONY DSC esiste l’ambientazione del paese del giovane burattino. Sembra di essere davvero in una favola dove son concessi i giochi, gli scherzi e perchè no, anche qualche bugia. I negozi e le trattorie hanno tutti nomi tipo: “La bottega di Mangiafuoco” o “Trattoria Fata Turchina” e tutti i personaggi del racconto di Carlo Lorenzini, detto “Collodi”, vengono nominati: Geppetto, il Gatto e la Volpe, Lucignolo…

Il parco giochi, adatto ai bambini ma stupendo anche per gli adulti, è un parco come quelli di una volta, ricco di idee davvero originali come ad esempio la scacchiera gigante, la balena che spruzza l’acqua, le miniature, i mosaici.SONY DSC La maggior parte dei giochi è realizzata in legno per mantenere quel non so che di artigianale e di un tempo. Inoltre Pinocchio era una marionetta e, in quel luogo, che odora di bosco e di fiori, ti senti anche tu un burattino di legno. Ad ogni angolo ci sono statue in bronzo realizzate dallo scultore Emilio Greco che ti accompagnano per tutta la giornata raccontandoti anche loro la famosa fiaba. Sono stati posizionati anche dei registratori, SONY DSCnascosti nelle siepi, dai quali esce il verso di alcuni uccelli e vari rumori della natura e pare proprio di essere immersi in un luogo incantato. Finalmente un posto nel quale mentre i piccoli giocano, i grandi topi possono rilassarsi un po’, sotto le fronde degli alberi, senza perderli di vista.

E’ molto tranquillo, forse poco conosciuto o, più probabilmente, l’atmosfera che si respira, regala a tutti una dose di educazione e rispettoSONY DSC da mantenere verso gli altri. Non aspettatevi infatti quei mega giardini, pieni di gente, con divertimenti mai visti, mega scivoli e giostre tecnologiche, niente di tutto questo. Sembra il parco giochi dei nostri nonni.

Le siepi curate, il labirinto, la casa della fata turchina, il tesoro nascosto, le macchinine di latta e la fiaba SONY DSCtridimensionale e meccanica che si muove a fatica, affascinano anche gli adulti. Diversi sono anche i giochi d’acqua che, arrivava a noi, tramite spruzzi improvvisi e inaspettati. La stessa grande balena è immersa in uno stagno e, dalla sua testa, esce un getto potente di acqua fresca. Ci si può entrare dentro e sentirsi inghiottitiSONY DSC come il povero Geppetto e il birichino Pinocchio.

Si può entrare nel carro di Mangiafuoco e sentirsi mossi da fili, oppure, si possono ascoltare i saggi consigli del Grillo Parlante. E ci sono i ciuchini, la capretta, i cattivi pensieri e le gioie finali. Ci sono gli insegnamenti e le ricompense. Ci sono stelle, farfalle, i finti nasi di legno da mSONY DSCettersi con l’elastico e le monete d’oro da seminare.

E, nella piccola boutique, si trovano tutti giochini fatti in materiali naturali. Provate a considerarla una possibile vacanza. Sono sicura che vi divertirete un mondo mangiando zucchero filato e lecca-lecca di glassa dolce… oh no! Davvero! Non è una bugia!

E ora topini, per finire in bellezza e sempre sognando, vorrei lasciarvi con una canzone a me molto, molto cara. S’intitola “Lettera a Pinocchio”, e quella che vi propongo è l’originale, cantata da Johnny Dorelli. Ebbene, a me invece la cantava tutte le sere il mio papà quando mi metteva a nanna e, secondo me, è una canzone meravigliosa. Un bacione a tutti e buona vacanza!

M.

Drego, il paesaggio fantasma

Cari topi, oggi vi porto in uno dei posti per me più belli della mia valle. Be’, a dir la verità sono tanti i luoghi che mi colpiscono, ma questo è proprio tra i miei preferiti. È uno di quei posti in cui vale il “M’illumino d’immenso”. La bellezza, qui, è nell’atmosfera, nel paesaggio e in tutti i pensieri che ti balzano in mente. Cari topi, oggi andiamo a Drego, un insediamento preromano nel comune di Molini di Triora.

Si tratta di un antico villagio di pastori ormai abbandonato, ne sono rimasti solo i ruderi contornati da malghe, prati, monti e fiori. Siamo a 1.100 metri sul livello del mare completamente immersi nel verde. È un verde vivo, che riempie gli occhi.

Abbiamo sorpassato Andagna; oggi questa strada si presenta asfaltata e la si può percorrere comodamente in auto godendo di un panorama fantastico. Tanti, infatti, sono i punti in cui le rupi permettono di sporgersi e ammirare l’intera la valle. Non sarò mai abbastanza brava per farvi capire la bellezza di questo posto, è incredibile davvero, toglie il fiato. Guardando i casolari rimasti, e adagiati su questi immensi tappeti d’erba, pare di scorgere ancora qualche pastore, sono così ordinati e così puliti intorno! Vari terrazzamenti e muraglioni costruiti con pietre a secco dividono i campi, e alcuni ammassi di pietre più chiare formano delle costruzioni chiamate castellari. Fu proprio vicino a uno di essi che vennero ritrovate delle monete appartenenti all’era dell’Imperatore Giuliano e queste antichità hanno permesso di capire qualcosa di più di questo luogo. Fu costruito prevalentemente durante l’Età del Ferro tutt’intorno a una rocca, chiamata appunto la Rocca di Drego. Essa, situata in posizione strategica, permetteva di avvistare il nemico e prepararsi alla difesa. Anche attraverso i castellari si poteva avere un ampio controllo del territorio. La vista è aperto, libera da intralci e permette di ammirare parecchia porzione di valle.

Sono ancora pochi i fiori che ricoprono i prati, per ora dobbiamo accontentarci di Semprevivi e Tarassaco. Il verde è infatti spesso chiazzato di giallo. Qui fa più freddo, siamo in alto, poco prima di Passo Teglia che è situato a 1.380 metri e ci troviamo sulle pendici del Carmo dei Brocchi, un monte ricco di flora che raggiunge i 1.600 metri di altezza. La maggior parte di piante che nasce qui è ricoperta da una peluria volta a proteggerle dal freddo. Vicino a noi inizia il Parco Naturale delle Alpi Marittime e tanti sono i camosci, le marmotte, le poiane, le aquile e i tassi che possiamo incontrare in certi periodi dell’anno. Dentro questo parco si trova la Foresta di Rezzo, che è una tale meraviglia da essere un luogo protetto. Per poter vivere giornate in completa pace e serenità, ho scoperto da poco anche l’esistenza di un agriturismo “La Fontana dell’Olmo“, che saprà ospitarvi al meglio sia nella calda che nella fredda stagione e i proprietari vi forniranno la guida alpina per visite ambientali ed escursionistiche. Siamo vicini alla Via Marenca, la famosa strada che vi ho descritto parecchi post fa, una delle strade più importanti per il commercio e il passaggio della mia valle. Ci sono tante cose da scoprire, oltre all’appagamento della vista!

Questo, topi, è un posto selvaggio e ancora incontaminato, puro. I suoi colori, i suoi profumi e la sua aria sono di una purezza che apre i polmoni.

Allora, vi è piaciuto questo posticino? Fantastico, vero? Come vi dicevo, io lo adoro: quando sono qui, mi sento libera come non mai.

Mentre continuo a sognare di avere ali di farfalla per poter volteggiare sul prato, vi lascio un caro saluto. A presto!

M.