A Rielli – “frazione” di Cetta

Oggi, Topi cari, andiamo a conoscere meglio una manciata di case poco nota in Valle Argentina rispetto ad altre frazioni, ma assai importante per quello che riguarda il nostro passato e per come, tuttora, è mantenuta da chi ogni tanto, la vive. Ogni tanto… sì… e cioè, prevalentemente, in estate.

Negli altri periodi dell’anno la si può definire disabitata ma la cura e l’amore che coccolano queste antiche dimore sono sensazioni che trapelano da ogni angolo e in qualsiasi stagione.

Seguitemi quindi a Cetta, dove già vi portai qui https://latopinadellavalleargentina.wordpress.com/2019/02/08/1-2-3-cetta/ in questo minuto borgo che si divide in quattro frazioni (se così si possono chiamare) pur appartenendo a Triora.

Abbiamo Cetta Sottana e Cetta Soprana e, quest’ultima, si divide ulteriormente in tre mucchietti di case. L’ultimo ammasso di abitazioni, per la via che a breve vi mostrerò, è chiamato Rielli ma si pronuncia con una sola L e la E stretta: Rieli.

Cetta è un paesino che si sviluppa attraverso queste tre borgate per lungo, verso un sentiero molto conosciuto, chiamato “il Sentiero della Castagna” il quale porta a Colle Belenda e a Carmo Langan.

L’ultima borgata è proprio Rieli che finisce dove inizia il bosco anche se, in realtà, qui, il bosco è ovunque. Un meraviglioso bosco di Castagni e Roverelle che abbraccia quel mondo antico.

Da qui partivano i nostri nonni per andare a vendere le Castagne verso la Val Nervia e, una volta giunti nei pressi di Colle Belenda, dovevano attraversare un Passo chiamato ancora oggi “Passo dei Fascisti” del quale vi parlai qui https://latopinadellavalleargentina.wordpress.com/2019/05/06/il-sentiero-della-castagna-e-il-passo-dei-fascisti/ sul quale venivano perquisiti e dovevano pagare dazio (quando andava bene).

Questo sentiero, subito dopo le case, attraversa Rio Grognardo, unico elemento naturale che si permette di far rumore, con le sue acque vivaci, in quello che è il silenzio più assoluto. Siamo infatti dove la pace regna incontrastata e il verde di questa macchia è acceso e onnipresente in questa stagione.

E’ un sentiero pulito e abbastanza pianeggiante ma noi, adesso, dobbiamo andare a visitare le tane dei miei convallesi, non possiamo continuare a stare qua.

Tra gli orti ben tenuti e un’infinità di muretti in pietra si sviluppa Rielli che, sovente, mostra diverse opere d’arte realizzate da chi tiene a questo luogo.

Si tratta di scritte, dipinti e piante che, messi assieme, vivacizzano questa zona.

Alcune opere si possono leggere su lastre di ardesia e riportano poesie, consigli o frasi di alcune note canzoni. Altre, invece, si devono soltanto ammirare.

Le case sono per lo più in pietra e ben curate, con persiane in legno, raramente aperte, terrazze fiorite e campanelli originali e si affacciano su un panorama fatto di monti e fitti boschi.

Tutta Rielli resta proprio di fronte alle verdi montagne.

Sono montagne assai particolari. In estate, quando la vegetazione è rigogliosa, mostrano un cuscino morbido di chiome prosperose. In autunno, un foliage davvero particolare di tinte forti. In primavera, annunciano lo sbocciare della nuova vita, e in inverno, dato lo spogliarsi di quegli alberi enormi, sono ben visibili i sentieri nascosti che servivano per spostamenti di vario genere a chi lì viveva.

Un dedalo nella foresta.

La stradina principale che non può accogliere auto ma solo motorette e motocarri è stata realizzata in cemento per alcuni tratti e costeggia il paese lasciando lo sguardo libero di poter ammirare quelle montagne vellutate.

Alcuni gradini, anch’essi in pietra, si inoltrano in salita e in discesa tra quelle abitazioni, disegnando vicoli stretti che permettono però al sole di entrare e, tra quei massi chiari e il calore dei raggi, alcuni Gechi e molte Lucertole si godono il tepore di quelle immobili giornate.

I Corvi Imperiali accompagnano in quella quiete, spiccando nell’azzurro del cielo con il loro piumaggio nero e lucido. Sono gli esseri più movimentati vista la pace che c’è.

Ad una prima vista sembra proprio di essere in un luogo dove la quotidianità abbia deciso di lasciare il posto ad altro, partendo per le vacanze, ma non è affatto così.

Se si sa ascoltare si può percepire il rumore di una motosega che lavora nei campi, il verso degli uccellini allegri e il ronzio degli insetti indaffarati, il battere di qualcuno che lavora e sembra proprio di essere nel classico “C’era una volta…” dove le fiabe diventano realtà.

Non è difficile aggiungere, con un po’ di fantasia: una nonna che chiama dall’uscio i bimbi perché il pranzo è pronto, il profumo di legna bruciata nel camino per scaldarsi, l’odore di una torta alle mele e le campane che suonano a festa.

L’obbligo di dover zampettare e non poter usare le topo-mobili ci permette di assaporare tutto questo.

L’auto la si deve infatti lasciare all’inizio del paese di Cetta Soprana, in Piazza XXV Aprile dove ad accoglierci c’è un caratteristico monumento dedicato ai Partigiani che lì vissero, battagliarono, si nascosero e camminarono in lungo e in largo per quei monti.

I loro nomi sono accompagnati dai soprannomi, gli stessi che si possono vedere sulle lapidi nel piccolo Camposanto. Davvero toccante.

Rielli è così curato da avere persino un Parco Giochi tutto suo, proprio in mezzo al bosco, all’ombra di grandi Castagni che sono serviti anche per essere i pali di geniali altalene realizzate con i copertoni delle auto.

Ogni più piccolo scorcio ricorda attenzione e impegno. Un affetto profondo verso il luogo natio.

Un luogo che ha visto crescere tanti dei nostri nonni.

Un luogo che ha visto nascere timidi corteggiamenti sul Ponte di Mauta, violente e terribili fucilazioni tra alberi secolari, la raccolta e la lavorazione dei doni di Madre Terra.

Un luogo capace di rimanere nel cuore per chi lo visita.

Dove l’avanzare degli anni sembra essersi fermato tra quei sassi che formano rifugio.

Un luogo che è poesia per tutta la Valle e anche estremo confine verso la Val Nervia e, di conseguenza, la Francia.

Devo però ammettere che l’immaginazione, così facile qui da arricchire, porta un po’ di malinconia.

E’ un luogo talmente magico che si spera davvero di percepire ciò che vi raccontavo poc’anzi. Fisicamente e realmente intendo.

Beh… chissà… dicono che i borghi dell’entroterra stanno iniziando a ripopolarsi. Ho visto tantissime case in vendita e a poco prezzo. Sarebbe davvero magnifico se un giorno, tutto questo, tornasse a farsi sentire vivo nell’eco della Valle Argentina.

Non mi resta quindi che mandarvi un bacio malinconico ma non sono triste, bensì molto felice di aver assaporato questa atmosfera unica!

Vi aspetto per il prossimo tour, non muovetevi! Squit!

 

 

E “messe in mustra” de Baäucu

Sono tante, tantissime topi e vi avviso subito che non le ho nemmeno fotografate tutte. Sono numerosissime e poi comunque non posso farvele vedere tutte io, dovete andarvele a godere dal vivo perché meritano tantissimo!

Ce n’è di tutti i tipi possibili e immaginabili e… Oh! Ma che sbadata! Non vi ho detto di cosa sto parlando! Scusate, mi sono fatta prendere da tanto fascino, tanta bellezza e soprattutto tanta bravura.

Ebbene, sto parlando delle stupende opere d’arte che si trovano in bella mostra per le vie e i carruggi di Baäucu (Badalucco). E sono una più bella dell’altra.

Dopo avervi presentato Piazza Etra, un intimo luogo di questo paese dove l’arte pura trionfa (se ve lo siete perso, potete cliccare qui) non posso non farvi osservare altre carinerie artistiche. Venite insieme a me, che ne vediamo qualcuna.

Badalucco è uno degli abitati più grandi della Valle Argentina e ha un centro storico ampio e ricco. Oggi, o meglio, da qualche anno, ricco anche di queste bellezze che si possono trovare appese, in quanto creazioni di argilla, o vetro, o porcellana, oppure dipinte direttamente sui muri.

Vogliono essere soltanto ammirate, ma a volte svolgono anche un ruolo importante, come quello di indicare la Bottega Artigiana che le realizza. E da qui si capisce bene come, in questo borgo, si possano anche visitare laboratori o centri nei quali si lavorano i materiali come una volta.

Tutte insieme, rendono questo dedalo di vie intricate davvero suggestivo e incantevole. E variopinto, anche! Dove neanche il sole osa entrare e i carruggi appaiono bui e sinistri, ci pensano loro a mettere allegria con i loro colori e le loro forme.

Guardate, guardate: non sono splendide? In vari stili e per tutti i gusti. Dall’astrattismo al realismo. Certe sono firmate riportando il nome dell’autore.

Alcune costruzioni sono completamente dipinte, o lo è una gran parte di esse, e su diverse pareti si possono leggere anche scritte che sanno di bello, di pace e di speranza.

Gli occhi si spalancano dietro ogni angolo e, dopo un po’ che si cammina, viene spontaneo aspettarsi la sorpresa… che non manca. Non ci sono zone prive di queste bellezze – messe in mustra – (messe in mostra).

Insomma, girovagando di qua e di là per questo bel borgo, non ci si annoia di certo, che siate patiti di arte o meno. Pure i piccoli topini, noto, rimangono estasiati e sorpresi e giocano a chi trova la prossima per primo.

Il centro storico, così antico e scuro, appare più allegro e certamente curato in modo migliore. Dove la luce, come ho già detto, non scalda e non illumina, ci pensano i colori e la dedizione che traspare da queste realizzazioni ad abbracciare affettuosamente il passante.

Splendidi trampolini per lanciarsi e tuffarsi appieno nella fantasia. Sì, perché da una soltanto di queste opere si può iniziare a viaggiare con l’immaginazione verso mondi sconosciuti che sanno di arcobaleno.

Ecco come rendere una semplice passeggiata tra carruggi in una camminata indimenticabile per le vie di un borgo. E già li sento i fuestei (turisti) una volta tornati a casa – Come si chiamava quel paese che abbiamo visitato pieno di opere d’arte per le vie?

Si chiamava Badalucco. Si chiama Badalucco!

Un bacio artistico a voi, topi!

Le porte di Valloria, tutta un’altra storia -parte 1°-

E allora eccoci, anzi, ri-eccoci, amici rattini (che bellissima accoglienza mi avete fatto ieri!). Finalmente posso di nuovo accompagnarvi un po’ in giro per i miei amatissimi eSONY DSC bellissimi luoghi. E posso evadere, sconfinare… Sono così contenta di essere di nuovo tra voi, che oggi lo farò: me ne andrò a zonzo un po’ più in là, oltre la mia tana, oltre la mia Valle. Vi farò perdere! Ma no, tranquilli… Voi dovrete solo rilassarvi e aprire gli occhi. Aprirli tanto e godervi lo spettacolo. Uno spettacolo certo non da tutti i giorni. Uno spettacolo di porte. SONY DSCGuardatele bene, quelle di questo post, topi cari. Questa è pura arte e anche un’originalissima idea.

Diversi artisti, infatti, si radunano una volta all’anno per pitturare, nel loro stile e come meglio credono, le porte delle dimore di questo bellissimo villaggio sopra Imperia: Valloria. Non vi sembra una fantastica invenzione? Ci vuole davvero poco per trasformasre un paese normalissimo in una meta turistica ricercata! Eh, sì. A vedere Valloria arrivano da ogni dove, e ne vale la pena, perché ha un bel panorama ricco di ulivi e sole, e si può godere della quiete che c’è. E allora, che abbia inizio il nostro tour e, insieme, ammireremo questa meravigliosa sfilza di opere d’arte.

Partiamo dall’inizio del paese, più precisamente dalla chiesa, una bellissima chiesa parrocchiale, dedicata ai Santi Gervasio e Protasio SONY DSCe da un simpatico museo: “Il Museo delle cose Dimenticate”, creato all’interno dell’Oratorio di Santa Croce. I nostri occhi vengono subito colpiti dai primi tratti di pittura. E’ un’opera di Maria Assunta Alterio, scultrice e pittrice napoletSONY DSCana e, il titolo della sua creazione è proprio “Omaggio a Valloria”. Qui, possiamo ammirare tutta la sua creatività e la sua sensibilità. Una Dea bianca che ci osserva con l’espressione malinconica sotto un arco di pietre, qui, in Piazza Mario Bottino. Ci voltiamo e un’aquilaSONY DSC, che fuoriesce da un’altra porta, sembra spiccare un volo improvviso. Un altro tratto, un altro artista. La nostra gita ha appena avuto inizio e già capisco che nessuno può fermarci. Sono 139 le porte di case, stalle e magazzini che, d’estate, vengono pitturate e io voglio farvene vedere il più possibile. E allora scendiamo e poi saliamo per questi ripidiSONY DSC vicoli e gradini tipici liguri. Abbassiamo la testa in questi carruggi dove nemmeno al sole è permesso entrare. I tacchi non sono decisamente ammessi. Qualche ciuffo d’erba tra un ciottolo e l’altro e qua, in questi angoli bui, ci sono degli interrutori messi appositamente per permettere d’illuminare le opere, se premuti. E’ l’unico luogo in cui i bimbi non vedono l’ora torni il buio per cliccare di nuovo la luce e permettere a tutti di ammirare con entusiasmo. Ed iniziano i colori, quelli più tenui dalle tinteSONY DSC pastello e quelli più accesi dell’astrattismo e il surrealismo. E iniziano i sospiri e le meraviglie. E le mani di quei bimbi che toccano, quasi con timore… “sarà vero?”, sembran dire. E s’immedesimano in questo bimbo dipinto sull’uscSONY DSCio di una casa. E’ Simone che pesca con la sua canna di bambù, e questa porta s’intitola proprio “I sogni di Simone”. E’ un’opera di Salvatore Giuliana, artista nato nel 1960 a Riesi e sempre voglioso di provare e studiare tecniche nuove.

Alcune porte sembrano così reali da trarci in inganno, ma… come può un fiore stare appeso in aria o un fiume scorrere lì, dietro quella sedia? A Valloria è tutta una magia e non ci si annoia mai. L’idea di dipingere le numerose porte che si affacciano per questi vicoli del piccolo abitato è stata, come dice un trafiletto appeso all’inizio del paese, sicuramente la carta vincente per una notorietà che da tempo ha travalicato i confini locali: circa un centinaio di artisti, con una tecnica e un tema hanno segnato e realizzato con la loro bravura, questo museo all’apertoSONY DSC visitabile sempre e gratuitamente sia di giorno sia in notturna, per assaporarne le bellezze di ambedue i momenti. “La fantasia dei naif, il realismo dei figurativi, i sogniSONY DSC e la magia degli astratisti, l’ironia dei grafici, hanno creato a Valloria un caleidoscopio di colori e di indubbie emozioni che non è affatto difficile recepire. Queste porte, divenute opere d’arte, simbolicamente si aprono e inviano un messaggio di sincera ospitalità”. Ma cosa ci sarà dietro questeSONY DSC porte? Splendide famiglie, splendide persone, semplici, ma liete e orgogliose di vivere dietro tanta beltà. E per giocare non c’è che l’imbarazzo della scelta: a chi piace il blu che sembra risucchiarci al suo interno? SONY DSCO il rosso che pare incandescente? E la pacatezza del tenue rosa o del morbido giallino. Ognuno, qui, ha il suo colore, può fare la sua scelta. Meraviglia per gli occhi e per il cuore. E oggi sono tante, lo so, ma come potevo scegliere? Non ce l’ho fatta e, per questo, ve le propongo quasi tutte, un numero esagerato. Potevo scartarneSONY DSC qualcuna? Decisamente no. Se sono qui, è grazie al consiglio del mio caro amico Bruno e devo fargli vedere che le porte le ho viste tutte! Deve sapere di avermi consigliato un luogo davvero stupendo nel quale passare una giornata meravigliosa. Fatelo anche voi! Grazie Bruno! E mi soffermo a guardare alcune immagini che ritraggono il pittore Franco Mora, proprio mentre dipinge una delle tante porte di quesSONY DSCto paese. Un pittore che, nella sua vita, ha dipinto tantissime tele e più di 250 murales dalla Valle D’Aosta alla Sicilia. La sua opera per Valloria SONY DSCs’intitola: “Una scala per il Paradiso” ed è questa che vedete, tutta azzurra. Una scala che va verso un cielo turchese e ha una luna come dondolo. E qui invece? C’è una porta o è una strada che continua? E quest’uomo… da dove è uscito? Mi fanno impazzire i trompeSONY DSC l’oeil, sembrano veri, così reali. Impressionanti. Fan battere il cuore. Emozionano. Mi sposto per far passare… ma chi? Che cosa? Vedo una fontana e pare addiritturaSONY DSC di sentire lo scrosciare dell’acqua a fare da sottofondo a due amanti che ballano il tango. Quanta passione in questo dipinto… Quasi m’incanto a osservarlo. Per loro è come se il mondo si fosse fermato. Hanno gli occhi socchiusi. non hanno bisogno di nient’altro. Una bellissima targa, sotto un carruggio, riporta questa frase che si adatta benissimo a loro: “Tanta gente è triste perchè non ha il superfluo“. Una frase di Corrado Camandone, riportata su questa lastra dorata nel 2007. Parole vere, che mi faSONY DSCnno sorridere. I miei occhi non hanno punti vuoti. C’è ancora tanto, tantissimo da vedere, ma per oggi, cari topi, vi lascio ad ammirare queste bellissime immagini. La nostra passeggiata non è finita. Domani verrete a vedere le altre sorprese che ci aspettano. Ogni porta è un mondo a sé, una personalità, un racconto… Ora riposate le zampe, vi voglio in forma! Su, su! Poche rugne. Coooosa?! Chi è che ha detto “Pigmy, non potevi stare via ancora un po’?!”? Bacioni!

M.