Monsieur Papavero

E quest’estate dobbiamo in un modo o nell’altro rappresentarla. Dite che posso usare l’aggettivo affascinante per lui? Io direi proprio di sì.b_papaveri

Quel rosso che rapisce lo sguardo, quel suo volteggiare leggero alla minima brezza. Così esile, sottile, delicato eppure così forte, spesso spocchioso, spesso vanitoso. I suoi petali, se non fosse per la tinta che hanno parrebbero SONY DSCcarta velina nata solo per potersi lacerare con estrema facilità.

Ed è così in effetti ma non sono i petali. Quei quattro leggeri petali a definire lui, il Papavero. Papaver rhoeas, per la precisione. Papavero selvatico.

Sono tante le sue specie ma questa è senz’altro la più comune e la più conosciuta. Quella dei campi in cui balla con le spighe avete presente? Quella dei dipinti protagonista in quadri di Monet, Andreassen, Van Gogh, avete presente? Quella che appare quando giunge l’estate e dopo i freddi mesi dell’inverno ci fa sorridere, ciSONY DSC annuncia il bel tempo, avete presente? Lei. Anzi lui. Monsieur Papavero amici, colui che sa di potersi dare un po’ di arie. Colui che è convinto d’esser il più bello del prato.

Che convive con le Margherite, la Piantaggine, i Girasoli SONY DSCcampestri. E come loro ama il caldo, il sole e si fa baciare da esso. E per farlo, cresce, cerca di spiccare sopra tutti gli altri; pensate, può superare tranquillamente i 50 cm d’altezza con quel suo fustarello sottile quanto un capello e ricoperto da peletti dritti e irsuti pronti a proteggerlo. Loro sono la sua forza, la sua salvezza. Un fustarello che tiene su con maestria un’intera corolla ricca, al suo interno, di semini piccolissimi e neri racchiusi in una sacchetta, chiamata capsula. Sopra di essa vi è, come disegnato, un asterisco, e da bambina giocavo a farmi con lui i timbrini sulle mani.

Il Papavero è originario dell’Europa, dell’Africa del Nord e delle zone asiatiche a clima temperato. Nel nostro Paese è una pianta molto comune ed è praticamente presente in tutte le regioni e ovunque, nei campi, dando spesso anche molto fastidio ai contadini, nei terreni incolti, intorno alle case.

Anche lui, come tutti i suoi simili, SONY DSCgode di nomine, proprietà e significati. In Italia ad esempio, il Papavero, ha il significato della pigrizia, dell’ozio, del non aver voglia di fare nulla (non a caso, in questo periodo me ne è nato uno in un vaso…. bah, chissà come mai!) ma, nel resto del mondo, assume significati anche diversi. Nel mondo anglosassone, ad esempio, esso è il fiore che tradizionalmente viene utilizzato per ricordare le vittime della Seconda Guerra Mondiale mentre, precisamente in Inghilterra, la tradizione vuole che l’11 novembre, l’Armistice Day o appunto Poppy Day – giorno del Papavero -, gli uomini portino all’occhiello un Papavero rosso. Rosso, come il sangue delle vittime, come la passione che hanno trasmesso nella loro volontà. In Oriente invece, è sinonimo di stravaganza, del saper osare. L’essere artisti.

Il Papavero è una pianta commestibile; i germogli più giovani infatti possono essere serviti sia crudi, come insalata, oppure essere utilizzati come ingredienti di frittate, minestre e risotti. Al Papavero non vengono generalmente attribuite grandi proprietà fototerapiche ma è nota la sua capacità sedativa data prevalentemente dall’oppio che è proprio di una particolare specie di Papavero, il Papaver somniferum. Esso, è uno stupefacente contenuto nelle capsule del fiore e lo si raccoglie dalla trasudazione di queste. Ha un odore dolciastro ma un gusto amaro, con proprietà analgesiche, antidolorifiche e sedative usato tanto in Occidente come in Oriente anche per riti e tradizioni. Più tipici sono invece gli usi del nostro Papavero, comuni, mirati al sedare tosse, insonnia e dolori inerenti ai denti. Riesce però a calmare anche le infezioni e le infiammazioni: quelle della gotta, del fuoco di Sant’Antonio, dell’herpès, e molte altre, con il suo uso, si decongestionano. Mi raccomando però, se non siete esperti, chiedete sempre a chi ne sa più di voi.

Un fiore spettacolare, un rubino nei campi. E’ sempre bello parlare di lui. La sua bellezza è abbagliante, associata a tutto ciò che lo circonda. Vi mando un bacio e vi lascio alle immagini di questo bellissimo fiore.

Buon week end topini.

M.

La Ginestra, pianta amata

“Qui su l’arida schiena
Del formidabil monte
Sterminator Vesevo,
La qual null’altro allegra arbor né fiore,
Tuoi cespi solitari intorno spargi,
Odorata ginestra,
Contenta dei deserti. Anco ti vidi
De’ tuoi steli abbellir l’erme contrade
Che cingon la cittade
La qual fu donna de’ mortali un tempo,
E del perduto impero
Par che col grave e taciturno aspetto
Faccian fede e ricordo al passeggero…”

L’avete riconosciuta tutti vero? Sono solo le prime righe. “La Ginestra” del poeta Leopardi.

Una lunghissima poesia nella qualeSONY DSC siamo allietati, oltre che dal tema della vita e della morte, anche da immagini colorate e profumate della natura. E io non faccio alcuna fatica a immaginar ciò che il poeta poteva provare un tempo.

In alcuni punti della Valle Argentina, la Ginestra, regna sovrana. Luminosità, splendore, pulizia, ricchezza d’animo, questo il suo significato.

Il suo colore così simile all’oro non SONY DSCpuò far pensare ad altro che a questo e, oggi, giorno nel quale il sole è più debole, io voglio riproporvelo così. Tramite lei.

Che in lei ci fosse oro, non solo come colore, lo si credeva veramente nell’antichità. I mercanti fenici la commerciavano convinti che il suo nettare, che tra l’altro dona un miele dolcissimo, conteneva davvero il minerale tanto pregiato. Era infatti coltivata in abbondanza.

In realtà essa cresce ovunque anche se gradisce un terreno roccioso e tanto sole. Infatti fiorisce sì già in primavera ma soprattutto in estate.

Color dell’oro e color del sole, da cui si fa baciare. Immaginatevi i miei occhi quando vengono riempiti dai miei prati dove, attorno alla GinestraSONY DSC protagonista, ritrovo una cornice di Lavanda e qualche tocco di Papavero. Un vero spettacolo.

Molto profumata, attira parecchi insetti ed è squisita per loro, inoltre, l’olio essenziale da lei ricavato ha un odore molto forte.

Il suo vero nome è Spartium Junceum e fa parte della famiglia delle Fabaceae ma c’è chi la classifica nella famiglia delle Leguminosae con il nome, forse più semplice: Genista.

E’ tipica delle terre mediterranee e di quelle orientali ma viene importata molto dal Nord Europa.

Non sono disponibili dati certi circa l’efficacia e la sicurezza della Ginestra in ambito terapeutico, ne’ tanto meno in ambito officinale e/o alimentare. Si trovano tracce di ricette di tisane per alzare la pressione ma nulla è chiaro e sicuro e, infatti, si trovano parecchi scritti in cui invece si sottolinea quanto la Ginestra, così meravigliosa, sia anche tossica. In diversi Erbolari addirittura è scritto che dopo l’assunzione di SONY DSCGinestra, e quindi di presenza di amine ad attività adrenergica nel sangue, si possono avere effetti da vasocostrizione periferica con crisi ipertensive. Evitare assolutamente l’uso di questa pianta, per la massima sicurezza vostra, in caso di ipertensione arteriosa, malattie renali ed ipersensibilità accertata verso uno o più componenti di essa come: amine (tiramina), flavonoidi, alcaloidi e sparteina sedativo per le palpitazioni cardiache.

La Ginestra, modesta e sensibile, fiore del deserto. Aiuta anche gli uomini e l’ambiente. Quest’ultimo, arricchendolo di azoto mentre, i primi, grazie alle forti e resistenti radici di lei, trovano una grande alleata in fatto di ricostituzione e rinforzamento del terreno. E resistenti sono anche i suoi steli.

Ricordo ancora oggi come topo-nonno riusciva a legare mazzi di cereali con un gambo di Ginestra; come se fosse stato un forte spago. E sempre dai suoi steli si ottiene, tramite una lunga lavorazione, anche una fibra tessile simile alla canapa che serve proprio a formare corde e materiali simili. Ottima è anche la cellulosa che si ricava da lei. Sì, perchè è come se fosse formataSONY DSC da un leggero legno. Infatti, quando brucia, sfrigola e scoppietta come i piccoli ramoscelli secchi. A proposito di ciò, esiste addirittura una leggenda religiosa che ha trovato casa nell’antica Sicilia: secondo un racconto meridionale infatti, la Ginestra è una pianta maledetta dal Cristo perchè fece rumore mentre lui stava pregando nel giardino di Getsemani attirando così i soldati che lo arrestarono. Il Signore la castigò dicendole: “Tu farai sempre rumore quando brucerai! E quel rumore, sarà il tuo lamento!“. Essa, nel linguaggio popolare viene anche chiamata “Frusta di Cristo” forse proprio per questo motivo.

E ditemi, lo sapevate che esiste anche una meravigliosa specie di Ginestra, di colore bianco? Si chiama Retama ed è così bella da esser spesso utilizzata nei bouquets delle giovani spose. Anch’essa è resistente e non ha bisogno di molte cure però, come la cugina, non ama l’umidità e il gelo per lungo tempo.

E’ un arbusto che arriva a circa un metro d’altezza quando è bello, rigoglioso e fa tantissimi fiori.

E’ uno dei 38 fiori di Bach: da esso infatti si ricava l’essenza della floriterapia chiamata Gorse e che cura la rassegnazione. Ma io, che non sono rassegnata per nulla, corro immediatamente a creare per voi un altro post interessante. Spero che questo vi sia piaciuto. L’inverno è una bella stagione ma, un tocco d’estate, ormai mi conoscete, per me non guasta mai. Vi abbraccio amici topini, io inizio ad andare a sgranocchiare un pò di noci…

M.