Il genere Euphorbia comprende tantissime specie di piante, sia erbacee che succulente ma quella che voglio presentarvi io oggi, dovrebbe essere l’Euphorbia Cyparissias o Cipressina e dico – dovrebbe – perché non ne son sicura al cento per cento in quanto molte si assomigliano. Quello che però posso dirvi con sicurezza è che questo tipo di Euphorbia che ho fotografato, nasce spontanea nei giardini, nei sentieri e nelle campagne apparendo come una semplice erba. Ma che così semplice non è e lo potete vedere anche da voi, insomma, è bellissima. La sua più grande particolarità stà nel colore dei suoi fiori. Verdi come tutto il resto della pianta, qualità che a mio dire, la rende elegante e molto originale. Un bel verde acceso che si distingue da tutte le altre tonalità. Questi fiorellini sono piccoli e numerosi su ogni stelo. Molto più numerosi delle foglie che sono invece poche e quasi sempre solo verso l’alto della pianta lasciando il resto del fustarello completamente glabro. Foglie lunghe e sottili. E guardate come s’intona bene con gli altri colori accanto a lei. L’Euphorbia può raggiungere in alcuni casi, anche un’altezza di 40 – 60 centimetri, spiccando così tra il resto delle altre piante erbacee o dei fiori che la circondano. Tra l’altro, si parla di un’erba infestante dunque non sarà difficile notarla e di certo, potete credermi, fastidio non ne da.
Dal punto di vista del suo uso in fitoterapia, bisogna tener presente che alcune Euphorbie contengono un latte biancastro che può essere irritante per la pelle e un suo uso sbagliato risulta altamente tossico. Lo sanno persino gli animali da pascolo che la evitano brucando nei prati ma, se lavorata nelle giuste dosi, con competenze mediche e botaniche, la sua radice risulta essere un valido purgante. Ne sono invece attirate le formiche che adorano questa pianta anche se non se ne conosce il motivo. Capita comunque facilmente di trovare una formichina dentro ai petali di un fiore di Euphorbia. Probabilmente è dolce, ma come vi ho spiegato non è conveniente assaggiarla. Nel linguaggio dei fiori questa pianta è strettamente legata a Gesù Cristo e alla sua Passione forse a causa del suo riuscire a stare eretta nonostante il suo essere esile e nuda, affrontando diverse difficoltà e simulando in questo modo non solo la sofferenza del Messia ma anche tutta la Via Crucis che ha dovuto percorrere.
Compiere una fatica quindi. Alcune specie di questa famiglia infatti, nascono accanto agli alberi proprio per poter in futuro, una volta cresciute, aggrapparsi ai forti tronchi e rimanere nella posizione elevata che la natura ha deciso per loro. Bella e tenace. Aggraziata e caparbia. Una pianta davvero particolare che riesce a vivere bene sia in esposizione assolata che più all’ombra proprio grazie al suo carattere rustico e resistente. E ditemi, la conoscevate già per caso? Sono sicura di si. Certamente l’avrete già vista da qualche parte. Questa che vi ho fotografato io è nata spontanea nel giardino della mia amica Dina che vi ho fatto conoscere qualche articolo fa. Un abbraccio topi e al prossimo articolo!
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Che tempo fa?
“Se e nivure i ven da a muntagna,
pia e crave e va in campagna.
Se e nivure i ven da u ma,
pia e crave e vatene a ca”.
Meteorologia d’altri tempi.
Come facevano una volta i contadini, i pastori, a regolarsi su come passare la giornata? Potevano quella mattina svolgere al meglio il loro lavoro, portando al pascolo il bestiame, o andandosene a coltivare l’orto?
Ebbene gli bastava guardare il cielo.
La Liguria è una regione particolare. Attaccate al mare, ecco sorgere subito maestose le montagne. Dall’infinita distesa azzurra si passa, in men che non si dica, a cime e boschi montani dalla particolare bellezza. Questo territorio fa si che anche il clima, le intemperie, si comportino in un certo modo. E i nostri vecchi hanno saputo calcolarlo. Riconoscere i suoi segreti.
Traduzione del proverbio scritto a inizio articolo:
– Se le nuvole arrivavano dai monti, non c’era pericolo. Si poteva tranquillamente portare a termine la giornata, come meglio si desiderava ma, se le nuvole invece arrivavano dal mare, portate dal vento che spesso ci taglia il viso, allora bisognava fare parecchia attenzione. Il temporale non avrebbe avuto pietà e sarebbe sicuramente stato assai violento -.
Meglio starsene a casa quindi e aspettare fosse lui a bagnare la verdura nei campi; a quel punto, si pensava solo a come proteggere al meglio gli erbivori che, quel giorno, avrebbero dovuto rinunciare ad un lauto pasto.
Ecco da dove nasce questo simpatico proverbio sul quale, non nascondo, ancora oggi ci basiamo prima di iniziare qualche tour alpino alla scoperta di luoghi fantastici. Onde evitare d’infradiciarci in modo eccessivo, ripetiamo questa filastrocca ed eventualmente partiamo. Un metodo simpatico direi.
Non solo i pescatori quindi sapevano leggere il cielo e l’atmosfera, ognuno, a suo modo, sfruttava i propri metodi e le proprie conoscenze, ovviamente nella propria terra.
Topobaci!
M.