L’Anello della Madonna della Neve

Topi, scrivo questo articolo per un motivo preciso.

Vi ho già parlato in passato del Santuario della Madonna della Neve, ma fino ad appena un anno fa era raggiungibile quasi esclusivamente dalla strada carrozzabile. Da prima dell’abitato di Badalucco, in prossimità del ristorante Ca’ Mea, si svolta a sinistra in direzione Vignai e si arriva così a destinazione.

Tuttavia, da un anno a questa parte, è possibile giungere al Santuario anche a piedi, godendo di una vista meravigliosa. Tutto questo è stato reso possibile dai Cugini dei Sentieri, un’associazione di promozione sociale con sede a Badalucco che si è occupata di ripristinare antiche mulattiere che, dalla Chiesa di San Nicolò, conducevano alla Madonna della Neve, sulla cima del Monte Carmo (772 m.s.l.m.).

 

Si tratta di un percorso ad anello che regala scorci indimenticabili, ben tracciato e segnalato anche da cartelli. Che lavoro deve essere stato! Ci pensate? I volontari si sono rimboccati le maniche e, alla fine, il percorso è stato nominato Sentiero 117 ed è entrato a far parte del REL (Rete Escursionistica Ligure). Si snoda lungo 5 chilometri caratterizzati da macchia mediterranea, tratti boschivi e terrazzamenti un tempo coltivati. Ad aiutare i Cugini dei Sentieri sono stati gli imprenditori locali del paese, insieme all’Amministrazione comunale.

badalucco - anello madonna della neve

Si sale abbastanza, lungo il sentiero, ma ne vale proprio la pena! Pensate che in alcuni tratti si può godere persino della vista del mare, incorniciato dai monti. E’ uno spettacolo di cui si è testimoni non di rado, nella mia Valle, ma è sempre bello poterlo rimirare.

anello madonna della neve badalucco

E’ impossibile non fermarsi a scattare foto-cartolina mentre si cammina, perché è un anello davvero suggestivo. I tratti ombrosi si alternano a quelli soleggiati, si può godere sia del fresco del bosco che del calore del sole, accontentando i gusti di tutti e in ogni stagione. Anche la vegetazione si adegua di conseguenza: la macchia mediterranea colora e profuma i punti più esposti, ma si incontrano anche il Rovere, il Carpino, il Castagno, il Leccio, il Nocciolo. Tra gli arbusti, invece, non è difficile imbattersi in cespugli di Lavanda, Ginestra, Rosa Canina, Rovo, Timo, Cisto e Orchidee. E’ massiccia la presenza degli argentei Ulivi, d’altro canto ormai lo sapete che noi della Valle Argentina non possiamo fare a meno di questa pianta meravigliosa e dagli innumerevoli significati.

Proprio per la sua caratteristica di attraversare ambienti differenti tra loro, questa zona è abitata da numerose specie botaniche e faunistiche spesso tutelate. Nei cieli che fanno da tetto all’itinerario volano la Capinera, il Merlo, il Pettirosso e la Rondine, ma anche l’Aquila Reale, il Biancone, il Falco Pecchiaiolo. E poi, in questo contesto così spettacolare, possiamo incontrare Cinghiali, Volpi, Tassi, Scoiattoli e Donnole. Insomma, la Vita si spiega in tutta la sua bellezza su questo sentiero ad anello: un cerchio, così come il ciclo della vita, che continua perpetuo a prescindere da tutto.

Si passa in mezzo a campi coltivati, tra muretti a secco anche piuttosto alti, e si resta incantati dalle cime dei monti vicini, con il loro verde brillante in questa stagione. Il Monte Faudo, con i suoi 1149 metri sul livello del mare, è vicinissimo, gli abitati di Badalucco e Montalto, poi, sembrano piccoli presepi adagiati sul letto del fiume e sul colle. Tutto è fonte di meraviglia, durante l’ascesa. Si sale e, salendo, si alleggeriscono i pensieri, ci si prepara all’incontro con lei, la maestosa Madonna della Neve, che ti accoglie con la sua facciata candida di purezza al termine della prima metà del percorso ad anello. E’ un breve, ma intenso pellegrinaggio, quello offerto dal sentiero 117. E quando si arriva alla meta tanto ambita, è d’obbligo fermarsi a riposare nei dintorni del santuario. Pare accoglierti a braccia aperte, con la sua scalinata in dolce salita e il colonnato, pronto a offrire tutta l’ombra e la frescura di cui si desidera.

 

Ho percorso per la prima volta questo sentiero qualche settimana fa, in seguito a una furiosa grandinata, e ne sono rimasta molto colpita. Trovo che sia proprio bello sapere che nella mia Valle ci sia qualcuno di così volenteroso da voler recuperare antichi sentieri caduti in disuso, sono un patrimonio nostrano che sarebbe un peccato perdere per l’incuria o lo scarso interesse. Insomma, complimenti ai Cugini dei Sentieri! E speriamo che presto ci permettano di praticare nuove strade boscose, io non vedo l’ora! Squit!

Il Parco del Ciapà

Cari topi, vi avviso che questo post sarà pieno di foto. Purtroppo non sapevo quali scegliere. Le ho volute condividere con voi quasi tutte, le altre potete trovarle come sempre sul mio album.

In questi giorni sono andata al parco comunale Ciapà, dietro il borgo antico di Cervo Ligure. Ci troviamo in un parco di 30.000 mq di terreno, splendido esempio della macchia mediterranea. La vegetazione è quella tipicamente spontanea delle colline liguri, mutevole a seconda delle zone. In quelle più aride primeggiano le piante e gli arbusti come il corbezzolo, l’alloro, la ginestra, l’oleandro, il ginepro, il mirto, l’erica, i fichi d’india, mentre tra le piante aromatiche troviamo la ruta, la salvia, l’origano, il timo, il finocchio selvatico e addirittura gli asparagi selvatici. Spiccano, inoltre, alberi d’alto fusto che s’innalzano sopra gli altri, quali leccio, roverella, carrubo, pino d’Aleppo e oleastro.

Lungo il parco si incontrano cartelli sotto le piante che ne spiegano in poche righe il nome, lo scopo e l’eventuale utilizzo. Il tutto è incorniciato da un manto di ulivi aggrappati alle fasce affacciate sul mare, visitabili attraverso le creuze, (che si legge quasi crose con la o chiusa), piccoli sentieri che dai monti scendono a picco sul mare, tipici della Liguria. È proprio uno di questi sentieri che prende il nome di Strada delle Orchidee, così chiamata perchè proprio lì, in questo punto panoramico, nascono spontaneamente delle orchidee selvatiche di diverse specie. È severamente vietato raccogliere fiori o parti di piantine: questo luogo è protetto e, come dice il cartello che vi ho fotografato, il fiore che vedete in questo posto rischia più di tanti altri, quindi è meglio lasciarlo in pace.

A prendersi l’impegno di posizionare questi cartelli esplicativi, con tanto di foto e descrizioni, è sempre quel signore di cui vi avevo parlato nel post de “Il Castello dei Clavesana”. Sì, Franco Ferrero è un uomo che per Cervo, il suo paese, ha fatto tanto. Il signor Ferrero è stato sostenuto dai bambini delle scuole elementari che, venendo qui a studiare le piante, si prestano a fare bellissimi disegni per descrivere la flora e gli animaletti che vivono in questo stupendo habitat. Gli alunni, soprattutto quelli della terza elementare, nel marzo del 2000 hanno inoltre realizzato un grosso poster metallico che ci informa che: “Il parco è il grande giardino di tutti. Qui c’è lo spazio, l’aria pura, il silenzio. La luce del sole penetra tra i rami degli alberi. Ascoltiamo la musica del vento, respiriamo il profumo del verde. Camminando in un bosco possiamo sentire nascere la vita! Raccogliamo ricordi, non fiori! Se sradichiamo un alberello, spunteranno le pietre. Non distruggiamo i nidi, renderemmo vuoto il cielo! Proteggiamo il piccolo popolo di pelo e di piuma che abita il bosco. Gli animali e le piante hanno bisogno della nostra amicizia per sopravvivere. Proteggiamo i nostri fratelli verdi e la loro casa, non lasciamo tracce del nostro passaggio, rifiuti, distruzioni. E soprattutto, proteggiamo gli alberi dal loro nemico più terribile: il fuoco, che distrugge ogni cosa. Ci vogliono anni perchè un piccolo seme si trasformi in un grande albero, come ci vogliono anni perchè un bambino diventi un uomo. Noi vogliamo che gli alberi possano crescere insieme a noi e che i bambini che domani nasceranno, possano anche loro conoscere la gioia di camminare in un bosco”.

Questo post, topi, è come se lo avessero scritto loro, non io! Come avete letto, in questo cartello si parla anche di animali. Sono tanti, infatti, quelli che popolano il Ciapà, soprattutto gli insetti : api, coccinelle, formiche, calabroni… e tutti si danno un gran da fare. Bisogna porre attenzione quando si cammina all’interno di questo bosco, perchè non si deve calpestare nulla e, inoltre, è importante non mettere i piedi dentro le pericolose doline, vere e proprie crepe di roccia nel terreno che rimangono spesso nascoste.

Eppure ne vale la pena. Cammina, cammina, su un tappeto di aghi di pino caduti a terra, dopo piante, cespugli e alberi, eccolo, il mare. Sbuca fuori dalla vegetazione all’improvviso, ci fa fermare il cuore per un momento dall’emozione. È di un azzurro intenso e non si distingue il confine con il cielo. Davanti a noi si apre un orizzonte infinito. Anche lo sguardo e il respiro si fanno più ampi. Quello in cui ci troviamo è proprio un bosco a picco sul mare!

Girandoci a destra, al di là delle piante d’ulivo e tra le foglie argentate, possiamo scorgere la città di Cervo e la Chiesa dei Corallini. È un panorama mozzafiato, ve lo assicuro. Da qui, il paese appare ancora più suggestivo. Pensate che, come vi ho già detto, è considerato uno dei borghi più belli di tutta Italia.

Vengo spesso qui, anche questa vallata mi piace molto e ogni bosco è per me una tana. Un po’ roccioso, un po’ morbido, un po’ in discesa, il terreno è arricchito di tanto in tanto da splendide fontanelle di mattoni rossi e, nella parte più bassa, su una grande pietra rotonda che fa da tavolino, è disegnata la Rosa dei Venti con i quattro punti cardinali. Questo itinerario, di interesse anche storico e archeologico, è ricco di ruderi, antiche fortificazioni, ci sono persino un vecchio abitato rurale e i ripari dei pastori. chiamati “caselle“.

Sono numerosi i percorsi. Oltre quello ginnico, ci sono sentieri per gli appassionati di mountain bike e, non ci crederete, ma da qui sono passati anche i pellegrini di Santiago di Compostela, lasciando delle mattonelle attaccate agli alberi a testimonianza del loro passaggio.

Camminando si arriva fino al confine con la città di Andora e, in questo esatto punto, il panorama è ancora più bello.

Siamo ancora più in alto, il mare è laggiù in fondo e tutto intorno a noi è un tripudio di splendidi fiorellini viola e spighe color dell’oro.

Ma come si fa a raggiungere questo luogo meraviglioso? É semplicissimo: basta arrivare fino in cima al paese, sorpassare anche il Castello dei Clavesana e, poco più su, a destra, una stradina poco asfaltata conduce in questo parco. Ovviamente potete raggiungerlo in auto, c’è anche uno spazio sotto ai pini dove parcheggiare e, poco lontano, potete trovare panche, tavoli in legno e una zona per fare la brace. Rimane a est del centro storico e ci sono addirittura pullmann pieni di gente che arrivano qui.

Dal 1999 questo luogo magico è sede dell’incontro che si tiene annualmente, a fine maggio, in occasione della Festa di Primavera del Golfo per la manifestazione “Piccoli Fiori Crescono”. Questo appuntamento fa incontrare circa 700 persone tra cui moltissimi alunni delle Scuole Elemetari Primarie del Golfo Dianese, di Andora e di Imperia accompagnati dai docenti. Ci sono rappresentanti del Corpo Forestale dello Stato, dei Vigili del Fuoco e delle Pubbliche Assistenze locali.

Le avventure, topi, non sono ancora finite! Per la quarta volta, quest’estate, si organizzeranno delle passeggiate notturne nelle notti di plenilunio per poter vivere la natura proprio in tutte le sue sfumature. Queste serate, dallo sfondo più tenebroso, vi permetteranno, se siete fortunati, di vedere gli animali che popolano questo parco e che escono solo nelle ore buie. Queste passeggiate, definite “tra mare e luna”, saranno sicuramente un’esperienza formativa molto coinvolgente. Il Ciapà, sfiora con il suo Colle Mea i 300 metri sopra il livello del mare e a rendere più suggestivi questi percorsi è la brezza che sempre lo sfiora facendo smuovere le fronde degli alberi.

Insomma, portatevi una torcia e state tranquilli, perché ad accompagnarvi ci sarà una guida.

Questa riserva naturale è magnifica di giorno, ma capisco che di notte possa incutere un po’ di timore. Pensate che bello poter vedere Cervo illuminato dalla luna che brilla sul mare e dalle luci che s’intravedono dalle case!

Stando qui a osservare l’orizzonte mi sembra di poter toccare l’infinito. Spero che anche voi, da queste immagini, possiate percepire la mia sensazione. Sembra di essere in cima al mondo. Quando topomamma mi ci ha portata, mi ha detto: «Oggi, ti porto in un bel posto!», e aveva proprio ragione, così come ne aveva immaginando che mi avrebbe dato la possibilità di scrivere un articolo bellissimo e lunghissimo…. ma quante cose ho visto! E quante emozioni ho provato! La prossima volta che mi ci porterà, voglio aspettare abbastanza da vedere il tramonto. Già me lo immagino, con isuoi colori rosa e arancio, sopra il mare che diventa sempre più turchese per poi volgere al grigio. E, quando ci tornerò, non  porterò solo la macchina fotografica, ma anche il mio bel manuale di ricette terapeutiche della nonna! Voglio studiare tutte le piante che ci sono, capire a cosa sono utili i loro principi attivi, per quali cose venivano usate e come convivono tra loro. La Natura è la mia passione, mi piace conoscerla il più possibile. E che strano non aver incontrato topolini! Tra i brughi avranno sicuramente tante piccole e sicure tane nelle quali nascondersi.

Un laghetto è situato nel centro del parco e lì si abbeverano gli animali, ma i roditori, si sa, possono stare giorni e giorni senza bere. In compenso ho visto per terra tante briciole di pane. La gente che passava di lì, le lasciava cadere per farne dono a uccellini o miei simili e sulle rocce che fioriscono da terra si possono rompere i pinoli e lasciarli a disposizione dei piccoli amici.

Le rocce che compongono questo terreno sono quasi tutte sedimenti calcareo-marmorei, abbastanza levigate da formare pareti o sentieri percorribili in tutta tranquillità. La Liguria di Ponente ne è ricca. In alcuni punti, trovarsi così in alto su queste rocce e vedere il mare a strapiombo sotto di noi mette i brividi!

Avete visto in un solo pezzo di terra quanti tipi diversi di territorio?

Tra poco è ora di rintanare. Direi che per oggi vi ho fornito abbastanza materiale da leggere e guardare. Siete stanchi? Avete camminato tanto? Avete mangiato poco formaggio? Allora guardate ancora due foto e poi riposatevi. Io, invece, non mi stanco mai e corro zampettando a preparare per voi una nuova avventura. Ritornerò nella mia valle (che s’ingelosisce se sto troppo nelle altre) e vi farò conoscere altre cose per me stupende. Ormai la sera è calata e un uomo anziano, con un cavagno di vimini, sta raccogliendo degli asparagi sul mio sentiero del ritorno. In realtà non si potrebbe, è proibito prendere qualsiasi cosa in questo parco, ma lo capisco: come si può rinunciare a una sana e squisita frittata di asparagi selvatici? E poi questa verdura è ricca di sodio, potassio, fosforo, magnesio, ferro, zinco, rame, iodio, vitamina A e vitamina B! Insomma, è meglio di un pezzo di parmigiano! E questi che crescono spontanei sono di un colore molto scuro, che va dal viola al verdone, sono sottili e alti al massimo una quindicina di centimetri.

Bene, basta, ora vado davvero, mi è anche venuta fame.

Un abbraccio a tutti voi e alla prossima dalla vostra Pigmy e ricordatevi di questa tappa, se passate da queste parti, perché merita!

M.