Le Albicocche di topononno

Premetto che le splendide Albicocche che vedete in queste immagini non sono di Topononno ma sono della mia cara Niky.

Niky ha delle Albicocche squisite e bellissime, il loro profumo si sente anche solo passeggiando in campagna. Ma… allora – Topononno con le Albicocche cosa c’entra? – direte voi.

C’entra perchè voglio raccontarvi una storia, una storia vera. E, per farlo, ho “rubato” queste splendide immagini della mia socia contadina.

Topononno ha 93 anni. 93, non 50, o 60, 0 70. 93. Ebbene, Topononno ha un orto, un bell’orto grande, nel quale coltiva tante verdure e tanti alberi da frutto, tranne però, le Albicocche.

Topononno fino a qualche anno fa, aveva e coltivava tantissime campagne, è sempre stato un grande contadino ma, ultimamente, ha dovuto venderle perchè non riusciva davvero più a starci dietro. Il lavoro nei campi è duro sapete? E alla sua età, tutto gli pesa.

Ebbene, Topononno, da che son bambina, mi ha sempre piantato tutto quello che sapeva che adoravo: i Fichi, le Pesche, le Fragole, il Basilico, le Pannocchie di Mais, gli Asparagi, tutto insomma. Addirittura mi faceva il vino adatto a me. Il vino di Uva-Fragola, quell’uvetta dolce e zuccherina della quale ne coltivava un filare di dieci piante solo per me.

– U ghe fa’ ben! – (gli fa bene) diceva. Insomma, questi vizi me li ha sempre dati. Il pensare di potermi sfamare senza conservanti ne’ coloranti, lo faceva andare fiero. Diceva che era meglio un bicchiere di vino che qualche schifezza. E il suo, credetemi, non era vino, era succo d’uva.

Ora, c’è più poco. I Fichi sono quelli selvatici, le Fragole non ci sono più e quel filare di Uva è seccato. Topononno è stanco. E’ un dolore al cuore ma è così.

Bhè, un mese fa circa, sono andata a trovarlo. Purtroppo abitiamo distanti e non posso vederlo tutti i giorni. Vado giù nell’orto. Quel “mio” orto che racchiude i sogni e i ricordi di quando ero bambina. C’è ancora l’albero di Mandarini al quale Topononno attaccava il foglio di carta e mi faceva sparare con il fucile a pallini. Ah! Noi topi sportivi. Diventiamo grandi in modo alquanto spartano.

C’è ancora il filare. Ormai vuoto. Solo qualche raspo mummificato è ancora lì.

io: – Uh nonno! Da quando hai le albicocche? Che buone! –

nonno: – Ah! Ah! Ah! I nu sun miscimì cirilla! I sun perseghi, ti nu cunusci ciù i perseghi?! – (Ah! Ah! Ah! Non sono albicocche cirilla! Sono pesche, non conosci più le pesche?!)

io: – Ma sono piccolissime! Che razza di pesche sono? –

nonno: – Eh! I sun cuscì, i l’averan patiu a sè – (Eh! Sono così, avranno patito la sete)

io: – Sarà, ma son pesche davvero strane –

E gli tiro un baffo. Topononno ha i baffi che, in punta, svirgolano all’insù.

io: – E quindi Albicocche non ne hai? Che peccato! –

nonno: – Ti gai e fighe! Ti gai i perseghi! Ti gai e susene! Ti gai e ciresce! I nu te bastan? – (Hai i fichi, le pesche, le susine, le ciliegie! Non ti bastano?)

Io faccio una smorfia e gli dico che, a luglio, potrebbe anche evitare di mettersi la canottiera di lana. Lui dice che gli blocca il sudore contro la pelle e così sta più al fresco. (Ognuno ha le sue teorie topi ma è arrivato a 93 anni e quindi sto zitta).

Un pò risentito del fatto che gli avevo detto che mi piacevano le Albicocche, risale in casa e pretende che lo ascolto (più che volentieri) nei racconti di quando era giovane.

Con nonno parlo sempre della sua gioventù.

Dopo qualche giorno mi squilla il cellulare. E’ Topopapà, il figlio di Topononno – Pigmy, cosa fai sabato? -, – Mmmmmh…. non lo so papà, sono abbastanza impegnata in questo periodo ma…. perchè? -, – Niente, dice nonno se andiamo a trovarlo -, – Cavoli mi piacerebbe ma non so…. ma perchè, è forse successo qualcosa? -, – Ti ha piantato un albero di Albicocche, voleva fartelo vedere -, – Vengo papà. Dì a nonno che vengo -.

Questo è il mio Topononno.

M.

Famiglie di Topi e Storie d’Amore

C’erano una volta due baldi giovani, tutti e due biondi e riccioluti. Vivevano vicino ad Albenga, in provincia di Savona, in due paesini sperduti nell’alta Val Neva. Uno a Erli e uno a Nasino.

Ebbene, si sa com’era una volta. Quando c’erano le feste di paese. Si ballava con le ragazze, si alzava un pò il gomito e automaticamente si finiva a fare a cazzotti l’un contro l’altro.

Dalle mie parti si usava così. Quelli del paesino più in basso si appostavano ad aspettare quelli del paesino di sopra che scendevano per caricarli di pugni. Perchè? Perchè la bella tipa, quella con la gonna rossa, aveva preferito uno piuttosto che un altro, o perchè uno aveva guardato un pò di più la fanciulla già impegnata. Ed era un continuo scazzottarsi.

Al mattino si lavorava alacremente nei campi ma, alla sera, soprattutto d’estate, dopo la sagra e i balli in piazza, alè… giù, colpi da far paura.

E i due ragazzi riccioluti erano un pò come i capobanda delle due gang principali di questi due paesi, tra i quali, non scorreva buon sangue.

E quelle due belle ragazze bionde invece? Quelle due belle ragazze bionde raccoglievano pesche a tutto andare. Con il vestito a fiori, il grembiulone, gli stivaloni di gomma e i capelli scompigliati ma… erano comunque bellissime. Le notavano tutti a Ortovero e la voce, presto, si sparse. Erano due forestiere, arrivavano dalla Valle Argentina, ed erano venute fin lì per racimolare due spiccioli. La voce della loro presenza giunse presto sia ad Erli sia al paesino di fronte, Nasino, e i due ragazzotti boss vollero vederle subito.

Erano splendide. Tutti e due iniziarono, con i loro scagnozzi intorno, a spiarle durante il raccolto, ma ci rimasero molto male quando si accorsero di essere assieme ad aver messo gli occhi su quel miele tanto desiderato.

Motivo in più per accapigliarsi con maggior soddisfazione.

Quasi ad averlo capito, le due giovani donne, non ballarono mai con quei due quell’estate alle feste.

Il periodo del lavoro nei campi finì e, le ragazze, dovettero far ritorno a casa ma, ahimè, quando un cuore batte, fa fare anche dei chilometri e allora, i due biondini, si ritrovarono legati da un qualcosa che li univa.

E quanta benzina con la macchina o con la motoretta su e giù da una valle all’altra!

Ogni volta che potevano eccoli venire dalle mie parti a corteggiare le loro belle. Ma l’odio che provavano l’un per l’altro non riusciva a trasformarsi in complicità.

Nessun problema, ci pensarono le due donzelle. O si cambiava musica, o nulla. Loro si che… erano d’accordo! Erano due sorelle!

Cari topi, vi sto parlando della mia topononna e della mia topozia e si, i due baldi giovani, ricci e biondi, divennero il mitico topononno, che ormai conoscete, e suo cognato, il mio topozio.

E, che ci crediate o no, hanno iniziato a volersi un gran bene. Dapprima con una sonora risata.

Si sono trasferiti nella mia Valle infine dove hanno messo su casa e famiglia e sono sempre stati indivisibili, aiutandosi a vicenda, nel lavoro, e facendo da padre anche ai figli l’uno per l’altro. Ci riuscirono proprio bene le due signorine a metterli d’accordo!

Ah, quante strade l’amore! E’ inutile, noi topini, siamo unici e anche un pò romantici.

M.