Il Trionfo del Glicine – amati se vuoi essere amato

Profumoso, grappoloso, lilloso! Un trionfo di bellezza e felicità. Ah! Quanto adoro il Glicine topi!

E’ un fiore stupendo e talvolta maestoso. Tinge di un tenue e splendido violetto tutta la mia valle ma esiste anche nella tonalità del bianco, del rosa e persino del blu.

Gioia pura per Api e Bombi ha un sapore dolce che anche noi topini amiamo e persino voi umani potete assaggiare.

Vi basterà schiacciare tra i denti il suo picciuolino, al quale sono attaccati i petali, e sentirete che bontà zuccherina! Pare che il suo nome più usato derivi proprio da “glikis” che, in greco, vuole appunto dire – dolce -.

Il Glicine, nome più comune di Wisteria, appartiene alla famiglia delle Fabaceae o Leguminose, ossia la stessa di Piselli e Fagioli per capirci ma lui è sicuramente il più splendente tra tutti.

Anche il suo significato è meraviglioso. Pensate che simboleggia, a causa della sua crescita continua e tortuosa, lo sviluppo della coscienza e della consapevolezza umana.

Oh! Wow! Un’elevazione spirituale importante! Un cambiamento della vita che porta ad evolversi.

Alcuni studiosi associano questa pianta anche alla Dea Venere proprio per sottolinearne la bellezza e il significato verso un particolare amore cioè quello nei confronti della vita.

Originario della Cina, il Glicine, ha da sempre ispirato alla spiritualità e ad una conoscenza diversa e più olistica dell’Universo ma è anche considerato emblema di un sentimento tenero e piacevole come quello di una cara amicizia. Decorando con la sua pomposità ville, giardini e balconi risulta uno dei fiori più amati anche perché è una pianta resistente e tenace che non richiede troppe cure.

Il suo fiore a grappolo è pieno, appariscente, affascinante. Il suo sbocciare rende tutti felici. La sua forma, a cascata, rappresenta benevolenza e disponibilità e, infatti, il suo dolce ma intenso profumo rincuora e fa stare bene proprio come un caro amico che abbraccia.

Desidero farvi conoscere anche il mio piccolo Glicine bonsai uguale identico a quello che, un tempo, nell’antica Cina, gli Imperatori portavano in terre straniere in segno di pace e amicizia. La storia dice questo. E spero che il mio vi piaccia.

Gli Imperatori lo chiamavano – la Vite blu -. Il suo tronco assomiglia a quello della vite dell’Uva ma si sfalda di meno rispetto a quest’ultimo ed è più liscio.

Dovete sapere però che anche se questa che vi ho raccontato è storia vera esiste una leggenda inerente al Glicine, che è la regina delle leggende in suo onore, ed è tutta italina! Precisamente piemontese ed è il racconto che narra di una ragazzina, una pastorella, di nome Glicine, che passava le giornate sui monti e tra i pascoli a piangere tristemente a causa del suo aspetto fisico. Si sentiva brutta e poco apprezzata. Dalle lacrime che sgorgavano dai suoi occhi per tuffarsi poi tra l’erba dei prati iniziarono però a nascere degli splendidi fiori di un viola incredibilmente attraente e dalla forma strabiliante. Vedendo cosa fu capace di realizzare grazie al suo pianto, la ragazza iniziò ad essere molto contenta e molto fiera di se stessa. Iniziò anche ad amarsi e, come per magia, anche il mondo iniziò ad amarla e soprattutto i giovanotti.

Questo è sempre da tenere da conto, vale anche per voi! Amatevi se volete che il resto del Creato vi ami! Posso assicurarvi che funziona… funziona come uno specchio!

Ecco quindi come nacque, secondo i piemontesi, questa splendida pianta.

Spero vi sia piaciuto scoprirlo.

Io vi mando un bacio profumoso e corro a preparare un altro post per voi! Squit!

Streghe, scope e unguenti nella Liguria di Ponente

Oggi voglio parlarvi di streghe. Delle streghe della mia Valle e di questa parte di Liguria che, ancora oggi, riporta tradizioni e usi in merito.SONY DSC Oggi voglio parlarvi delle streghe e dei loro più comuni strumenti. Al di là di pentoloni, pozioni magiche e gatti neri, cosa da sempre è affiancata alla figura della strega, chiamata da noi Bazua, è la scopa. La scopa magica. La scopa che volava. La scopa che da sola si muoveva nella malconcia capanna. La scopa che le portava. Le portava su nel cielo scuro, molto in alto, a volteggiare sghignazzando tra la luna e le stelle.

E le streghe, per viaggiare sul loro mezzo, si spogliavano di tutti i vestiti e cospargevano il loro corpo di un unguento che, non solo le proteggeva, ma le avrebbe rese più interessanti per Satana, il loro amato. Era per lui che viaggiavano decise per diversi, a volte molti, chilometri. In realtà, cari topi, le streghe sì, sono esistite veramente, così come l’unguento e le scope, ma si dubita fortemente riuscissero a volare. Inoltre, non erano affatto diaboliche… tranne quando si arrabbiavano forse!SONY DSCQueste donne, ungevano con il famoso elisir, il manico della scopa e con essa ballavano danze sfrenate al chiar di luna quasi come ad avere un compagno. Questi riti potevano avere diversi scopi.

La ramazza era comunque la loro compagna prediletta dalla quale non si dividevano mai. E’ da qui che nascono tutte le credenze e le leggende che, ancora oggi, a noi in Liguria, e forse in tutto il mondo, fanno tutt’ora un certo effetto e oggi, grazie ai miei ricordi, ai racconti che mi sono stati tramandati dai nonni e a Massimo Centini che ha scritto il libro, a mio avviso davvero interessante “Medicina e Magia popolare in Liguria“, voglio raccontarvene qualcuna.

La scopa come protagonista. Sapete, ad esempio, che se una ragazza camminava in equilibrio su un manico di scopa sarebbe diventata mamma prima di essere sposata? E sapete che quando si cambia casa non bisogna portare dietro le vecchie scope? Si porterebbero dietro anche le disavventure precedenti. Per non parlare del famoso “scopare i piedi”, come si usa dire da tutti noi, a una donna che ancora deve maritarsi. SONY DSCQuesto lo conoscete di certo anche voi. La povera malcapitata, sarebbe rimasta zitella!

Quando si comprava o si costruiva una casa nuova, bisognava tenere sull’uscio una scopa nuova per tre giorni, avrebbe allontanato gli spiriti maligni pronti a infestare la nuova dimora, mentre, se una scopa disgraziatamente cadeva a terra, non bisognava scavalcarla, bensì raggirarla oppure aspettare che qualcuno passasse prima.

Ma le credenze non sono finite. Vi è mai capitato di vedere un bimbo giocare con una scopa? Ebbene, un tempo, questo significava l’arrivo di un ospite inatteso. La scopa è di per sé, e da tempi remoti, uno strumento prettamente femminile. E’ stata inventata per le pulizie domestiche e, quindi, di proprietà della donna. Un uomo che infatti veniva colpito dal manico di una scopa da parte di una signora (e un tempo accadeva spesso), sarebbe diventato impotente. La forza femminile aveva sovrastato quella maschile e, l’impotenza, sarebbe stata la grave conseguenza.

E la gente, dalle streghe, si proteggeva con la scopa stessa. La posizionavano davanti alla porta di casa, per terra, come a sbarrare l’uscio, tutte le sere prima di andare a dormire, proprio per impedire alle Bazue di entrare.

Avete visto topi quante superstizioni si avevano e quante credenze? Immagino che ovunque ce ne siano. Queste sono le nostre, quelle che la mia gente si porta nel cuore, appartenenti ai Liguri e alle nostre streghe. Colonne di un tempo che reggono ancora alle quali non si crede ma… provate a scopare i piedi a qualcuno e vedrete il suo atteggiamento!

E se v’interessa saperne di più, vi ho dato il titolo di uno dei libri più adatti.

Un bacione da brivido, buona giornata!

L’ultima immagine è un disegno che si trova nel Museo di Triora.

M.