La scopina protettiva della Topina

Anche oggi ve ne racconto una delle mie, topi!

Vi ho già parlato diverse volte delle scope della bàzue della mia Valle, ma non vi avevo ancora mai detto come fabbricarne una tutta vostra.

Eh sì, già vi sento, amiche topine: lo so che non vedete l’ora di imparare! E allora mettetevi comode a datemi retta, vi spiegherò tutto.

scopa della strega

Per prima cosa dovete procurarvi un ramo della lunghezza che preferite, fatela di piccole dimensioni, così potrete tenerla accanto alla porta di casa. Se volete sapere perché si tiene lì per tradizione, leggetevi l’articolo in cui ve ne ho parlato.

Il ramo deve provenire da un albero che le streghe hanno sempre ritenuto magico, come per esempio il Biancospino, ma è ancora meglio se tale ramo è staccato dalla pianta. Forse vi sembrerà strano, ma le streghe sono amanti della natura, se possono evitano di fare del male alle piante, e i rami già caduti sono considerati doni spontanei dell’albero, assumendo così una valenza diversa e più forte.

Allora, avete trovato il vostro ramo per il manico? Ancora no?! Santa Topa, cosa mi tocca sentire. Avanti su, non statevene tutto il giorno chinate con la coda all’insù, che poi rischiate di farvi venire la gobba e non sta bene!

Ci siamo? Oh, bene. Allora a questo punto dovrete cercare qualcosa di utile per le setole. La Saggina è l’erba più gettonata, ma io per la mia ho usato rametti di Ginestra tagliati tutti uguali. Nella mia Valle cresce in abbondanza, e poi è un’altra pianta con un forte potere protettivo, o almeno così si diceva in tempi antichi.

Ora che avete tutto l’occorrente, potete sedervi comode sulla poltrona della vostra tana e assemblare la vostra personalissima scopina protettiva. Disponete le fascine di Ginestra intorno a una delle due sommità del ramo, tenetele strette a esso, e legatele con un filo di lana, meglio se rosso, ma potete usare anche il nero, il marrone, il blu… o almeno questi sono i colori tradizionali. Potete legare al cordino anche un simbolo, io ho usato il pentacolo, ma vanno bene anche campanelli e gemme.

Fissate il tutto con almeno tre nodi stretti (se ne fate di più, Strega Cloristella suggerisce che siano sempre dispari, ma non chiedetemi perché, non me l’ha detto).

scopa protettiva strega

A questo punto la vostra scopina è pronta e potrete appenderla alla porta di casa o tenerla vicino all’ingresso.

Buon divertimento!

Un bacio protettivo dalla vostra Prunocciola.

Gli insegnamenti del Grande Castagno

Topi, vi avevo parlato della mia passeggiata da Loreto al Colle Belenda, ve la ricordate?

Circa a metà del sentiero si trova il Grande Castagno, ve lo avevo fatto vedere,  ma non vi ho raccontato tutto!

Sono arrivata in uno spazio più ampio del bosco, dove tutto sembrava fatto d’oro: le foglie, la terra, la luce che filtrava dagli alberi…

Poi l’ho visto.

Il Grande Castagno – ed è davvero GRANDE, per tutti i topi! – era lì, un gigante silenzioso al lato dello spiazzo.

Grande Castagno2

Di fianco a lui, adagiati al suolo, c’erano due tronchi enormi che con ogni probabilità una volta facevano parte del suo corpo legnoso, ma col tempo sono caduti. Formavano due panchine naturali che invitavano a sedersi ai piedi dell’albero, che è chiaramente il padre di tutti gli altri che ci sono lì intorno.

Prima di sedermi, però, ho posato la zampa su uno dei tronchi abbattuti e qualcosa mi ha suggerito di iniziare a suonare. Allora ho usato il tronco cavo come un tamburo, il battito prodotto dalla mia zampa era allegro, gioioso, e sembrava piacere anche al Castagno.

Infine, mi sono seduta vicino alle sue radici, rannicchiata. Mi sono sentita piccina come una figlia mentre guardavo dal basso le sue foglie, così alte e lontane.

Mentre ero ferma in quella posizione, estasiata da tanta bellezza, ecco che arriva a disturbarmi lei, chi altre, sennò?

«Craaaaaaa!» esordisce Serpilla, la Ghiandaia.

«Uh, ma dovevi proprio venire qui? Vai a volare da un’altra parte!» che scocciatura!

«E perché mai? Sto bene qui.» dice impettita.

«Non disturbarmi, allora, con la tua voce stridula.»

«CRAAAAAAA!» fa lei di rimando, beffarda.

«Smettila!»

«Cosa stai facendo, lì seduta?» mi chiede.

«Guardo il Castagno.»

«E cosa lo guardi a fare?»

«Uh! Ma come sei fastidiosa! Sono meglio le mosche e le zanzare, sai?»

Taci, figlia mia. Ascolta.

Dice una voce. La riconoscerei tra mille!

Io sono Gioia. Io sono Amore. Io sono Luce, continua la voce.

«Spirito della Valle, sei tu?» domando.

Sono lo Spirito del Castagno, ma sì, sono sempre io. Ho molti nomi e tante sono le sfaccettature della mia Essenza.

«Con chi parli?» domanda la Ghiandaia dall’alto di un ramo, ma questa volta non le rispondo, perché la mia attenzione è completamente rivolta a Lui.

Il mio cuore e quello del Castagno iniziano a battere all’unisono, lo stesso battito che avevo prodotto poco fa, sul tronco cavo. Alle orecchie mi arriva una nota, prodotta dalla corda di uno strumento musicale, sembra quella di una chitarra. Da dove arriva?

È il ronzio di una mosca.

«Ma come? A me sembrava una chitarra!»

Hai percepito il verso della mosca con un suono diverso, figlia mia. Ascolta ancora…

Il suono di un basso si aggiunge alla chitarra.

Questo è il verso del bombo. Meraviglioso, non è vero? Non tutto quello che senti nella tua realtà è LA realtà. Basta cambiare la percezione per accorgersi del mondo che c’è tutto intorno, velato da una patina superficiale.

Non riesco a parlare, talmente tanta è l’emozione!

«Cosa vuoi insegnarmi oggi, Papà Castagno?»

Esita un po’, poi dice: La pazienza, figlia mia. La pazienza.

In quel momento mi sembra di essere una foglia trasportata dal vento. Mi sento fatta di venature, linfa prosciugata… Una foglia cade vicino a me e mi pare di essere lei, abbandonata al ritmo del vento.

Lui continua: Se sono cresciuto così tanto, è grazie alla pazienza. Non avrei potuto, altrimenti! 

Sento la connessione che c’è tra noi farsi più debole, odo gli spari dei cacciatori in lontananza e mi vibrano i baffi per la paura. Mi sono distratta, ma cerco di restare concentrata: «Non ho più molto tempo, devo andare. Hai altro da insegnarmi?»

 La Bellezza: portala sempre dentro di te.

«Grazie. C’è altro?»

 Sì, figlia mia: TU SEI LUCE!

Allora apro gli occhi e ringrazio il Grande Castagno per i suoi doni, gli sorrido.

Serpilla è andata via, per fortuna: deve essersi stancata del mio silenzio colmo di parole incomprensibili, per lei. Sono felice di essere rimasta ad ascoltare, perché mi sarei persa molto, altrimenti.

Torno a zampettare nel bosco, adesso, devo sgranchirmi le zampe.

A presto,

Vostra Pruni-Luce