In mezzo alle Pecore

SONY DSCIn questo tempo con voi ho parlato di tanti animali ma, mi è venuto in mente, che non vi ho mai nominato loro: le Pecore.

Eppure anche loro appartengono alla mia Valle! Oh si! Ce ne sono tantissime e di diverse razze. Famosissima è quella – brigasca -, per dire.

Oggi, ve le voglio presentare. Sono così mansuete, così simpatiche e paurose. Uh! Quanto sono paurose. Basta avvicinarsi e inizia un fuggi-fuggi generale, ma é bello vedere che vanno tutte nella stessa direzione anche durante la fuga. E sì, perchè stanno sempre tutte insieme. E’ difficile che una Pecora si allontani dal suo gregge. L’unione fa la forza. A me piacciono molto e trovarmi in mezzo a loro non mi fa paura. Certo, in quel mentre, comandano loro e, se decidono di non farti passare, non passi. SONY DSCCon la loro flemma, che alternano a balzi veloci e incredibili, stanno lì a brucare fino a che il pastore non arriva per mandarle via. E a volte, credetemi, possono passare delle intere mezz’ore. Mangiano un po’ di tutto, di vegetale ovviamente, non sono certo schizzinose. Foglie, germogli, fiori, tutto fa brodo.SONY DSC In Italia, è la Sardegna la regione con più alto numero di Pecore ma, come vi dicevo prima, nella parte alta della mia Valle, se ne possono incontrare molti esemplari. Pecora, che è scientificamente chiamata Ovis Aries, prende il nome da Pecus che in latino significa “animale da pascolo di piccola taglia”. In realtà però, questo nome, indica soltanto la femmina perchè il maschio può essere chiamato Ariete o Montone mentre il cucciolo Agnello.SONY DSC Il loro mantello, che produce la lana con la quale si possono creare capi di abbigliamento, può essere più o meno pregiato, a seconda della razza e le razze sono davvero molte. E’ morbido, un piacere da toccare, anche se a certe persone può dare fastidio l’odore forte che questo animale emana.

Sono costantemente sorvegliate da cani, detti – cani da pastore -, che le guidano, sgridandole se occorre, verso la giusta via e alla sera le fanno rincasare all’ovile. E’ bellissimo e affascinante vederli al lavoro, sempre attenti e responsabili come dei gendarmi e, alcuni, si arrabbiano sul serio.SONY DSC La Pecora però non fornisce solo lana. Al di là della sua carne, con la quale si possono cucinare diversi piatti (il più famoso sono le rostelle, gli arrosticini abbruzzesi) essa ci da il suo buon latte dal quale si ricava un formaggio delizioso. Il latte è chiamato “latte pecorino” e, pur essendo molto simile come gusto a quello della mucca, è però molto più grasso e più proteico.SONY DSC La Pecora si tiene su grazie a quattro zampe, lunghe ed esili, formate da ossa che portano lo stesso nome di quelle degli esseri umani ma, i loro balzi, gli umani non sono certo capaci a farli! I giovani Agnelli sono dei veri maestri in questa attività.

Anche per la Pecora, mi piace descrivere il significato che ha acquisito nei tempi e, al di là dei termini e paragoni che sono oggi considerati offensivi, in realtà, questa bestiola è il simbolo della vita tranquilla e serena. Forse è proprio per questo che l’usanza dice di contare le Pecore per addormentarsi.SONY DSC Per gli Indiani d’America, e per tanti altri popoli fin dall’antichità (pensate che sono più di 6.000 anni che l’uomo vive in compagnia delle Pecore) essa era addirittura considerata un dono degli Dei in quanto, grazie a tutti i regali che poteva offrire, la gente non avrebbe mai patito ne’ il freddo, ne’ la fame.SONY DSC Da lì, sono nate anche tante parabole riportate fino ai giorni nostri che hanno usato la Pecora come significato di tante morali. Il Cristianesimo ha davvero preso la Pecora come simbolo per tantissimi termini e racconti. Sono molti i modi di dire, le citazioni e le frasi che vedono come protagonista questo animale. Una di queste frasi, mi piace particolarmente e volevo segnalarvela prima di salutarvi:SONY DSC

“Chi non ha mai visto gli agnellini giocare, non avrà mai un’immagine chiara della gioia che può pervadere la vita. Si inseguono in gruppi, sterzano, cambiano direzione, saltellano sulle zampe anteriori e posteriori, se c’è un punto più alto nel pascolo, una roccia, un tronco abbattuto, un fontanile, fanno a gara a saltarvi sopra e questo per loro è il massimo divertimento, e poi di nuovo riprendono a rincorrersi, ogni tanto si affrontano e si caricano a testate, simulando l’età adulta. Poi le madri li richiamano, e allora è tutto un correre, un raggiungere con misteriosa abilità, tra la folla del gregge, la propria genitrice, uno spingere con testa, un vibrare di codine soddisfatte. Sul pascolo scende allora il tenero silenzio della poppata”.

(Susanna Tamaro)

Bella vero? A presto allora con la prossima creatura!

M.

Un Coniglio… fiabesco

Cari topi, guardate oggi in quale spettacolare animaletto mi sono imbattuta. Altro che Bianconiglio di Alice! E’ lui una vera meraviglia! Un coniglio incredibile. Ne avete mai visto uno simile? Sembra disegnato per una favola.

Prima di tutto vorrei cercare di descrivervi la sua grandezza perchè è impressionante e, purtroppo, dalla foto, non si riesce a capire. La lunghezza è quella di un Beagle, avete presente quei simpatici cani da caccia? E sarà largo circa 40 cm. No, non sto esagerando.

Mi ha così colpita che ho voluto facesse parte anche lui del mio blog.

Si, è un lui e si chiama Bunny (e come poteva chiamarsi secondo voi? Mumble, mumble…).

Dev’essere un incrocio di diverse razze: c’è del Fuzzy-Lop (a parte le orecchie) e del Testa di Leone ma, ovviamente, il tutto è mischiato con un Angora d’eccezione.

Solitamente non approvo i vari incroci fatti dall’uomo, in quanto ne trovo alcuni esagerati che portano poi solo debolezza all’animaletto che viene al mondo, e quindi, gli si prospetta una vita solitamente più ricca di sofferenze rispetto ad una razza meno elaborata ed esistente già da molto tempo ma, questo leporide, è davvero robusto, e oserei dire anche vecchiotto (ha già 6 anni).

Girovaga a zig-zag nella sua fattoria beato come un pascià.

Molto docile tra l’altro. Se mi chino davanti a lui saltellava subito verso di me. Il freddo non lo ferma. Libero di scegliere se stare fuori, all’aperto, o nella sua casetta di legno coperta, con tanto di paglia per scaldarsi.

Un feeling tra topo e coniglio. Più lo guardo e lo considero e più diventa affettuoso. Un piacevole incontro e poi, ormai lo sapete, io con questa “gente qua” ci vado d’accordissimo! Squit!

M.