Castellaro
topini. Oggi vi porto qui a fare una splendida gita. A Castelà, come diciamo noi.
Il toponimo deriva da “castellari“, fortificazioni costruite dagli antichi Liguri in posizione sovrastante
.
Vi porto in questo paese dall’ancora calcata impronta medioevale e feudale.
Un paese in collina; in cima alle colline affacciate alla costa ligure a poco meno di 300 metri sul livello del mare.
Castellaro che troneggia tra gli Ulivi argentati degli altipiani
intorno a noi e le infinite coltivazioni di palme. Due verdi completamente diversi, uno più spento e uno più acceso. Castellaro che è cresciuta e, da un pugno di case, è diventata una cittadella elegante e ben tenuta, variopinta dal grigio della storia e dai colori tenui e tipici della Liguria.
Negli ultimi cinquant’anni, sono aumentati anche i suoi abitanti, da 500 circa, a 1200 più o meno. Se fino a qualche anno fa, su Castellaro, nessuno avrebbe scommesso una lira,
oggi si parla della Beverly Hills della Valle Argentina. No, non sto scherzando, mica tutti i paesi, qui da noi, ti aprono la porta d’ingresso, invitandoti ad entrare, con un campo golf da far acquolina a Tiger Woods sapete? E pensate, un prato immenso completamente a ridosso del mare!
Ma andiamo a conoscere meglio questo
stupendo borgo. Il suo centro storico, ricco di viuzze, carrugi e pietre poste a formare le strade, mostra ancora tanta storia, risultando meraviglioso e simile a un labirinto. Innanzi tutto, quello che colpisce di Castellaro, già da lontano, quando se ne vede il panorama, è il bellissimo Palazzo Arnaldi del XIX secolo, un’architettura civile edificata in stile neogotico e con una grande piazza davanti.
In questa piazza oggi c’è un parcheggio, una bella fontana e un dipinto dedicato a Maria dove regnano le scritte in onore della Madonna di Lampedusa da parte dei pellegrini che sempre la ricordano e la ringraziano. Osserviamo ancora però il bellissimo palazzo. Un castellaro trasformato dalla famiglia Quaranta in un vero e proprio castello e, attorno ad esso, pian piano, cominciò a svilupparsi tutto il paese. La famiglia Quaranta
, prese questo feudo dai marchesi di Clavesana prima che la Repubblica di Genova, nel 1228, lo assegnò ufficialmente a Bonifacio di Lengueglia a
ssieme ad altri territori circostanti.
Nella seconda metà del Cinquecento, lasciato senza difesa dagli Spinola, nuovi signori del borgo, ma residenti a Genova, fu attaccato dai pirati Saraceni che lo saccheggiarono e ne uccisero o rapirono gli abitanti (non se ne conosce la fine precisa ma rimase senza proprie
tari) tant’è che, nei secoli, fu oggetto di aspre contese tra gli eredi degli Spinola fino alla fine del Seicento, periodo in cui passò nei domini di Marcantonio Gentile e di sua moglie Maria Brigida Spinola e vi rimase fino
alla conquista da parte di Napoleone nel 1797.
Esso oggi è il luogo in cui si effettuano le conferenze, le riunioni ed è anche un centro polivalente comunale.
E che belli tutti gli araldi e i simboli che lo abbelliscono, non solo di Castellaro e della Repubblica
di Genova ma anche di tutte le altre terre attorno.
Di fronte a lui, su una casa rosa, c’è dipinta una meridiana e, una lastra di marmo bianco, porta i ringraziamenti a Vivaldi Domenico, primo Presidente della Società di Mutuo Soccorso della zona di Castellaro.
Non è il caso di mettersi i tacchi per venire a visitare questo borgo, i tacchi non sono
adatti a nessun paesino ligure che mantiene le viuzze inerpicate un tempo utili persino per difendersi meglio dai nemici.
I muri delle case sono freddi, in certi punti qui non ci batte mai il sole. Le case sono unite da piccoli archi di pietra ad unica volta e, i panni stesi, ricordano i tempi antichi.
La stradina che sale verso la Chiesa Parrocchiale di San Pietro in Vincoli è molto bella, permette di vedere laggiù, fino al mare, gran parte della Valle, e ancora fino a Pompeiana, un altro paesino della mia provincia. 
Siamo sul puntale ad Est della Valle Argentina, un angolo meraviglioso e quello che vediamo ci toglie il fiato.
Aperto. Infinito. Appagamento totale per i nostri occhi.
Bellissima è anche questa chiesa eretta nel 1619 che, un giorno, vi farò conoscere meglio. Sono tante le Chiese qui in Castellaro senza contare quella di Nostra Signora di Lampedusa, la più importante e significativa di tutta la zona non solo del paese, che vi avevo fatto vedere
qui, in questo post https://latopinadellavalleargentina.wordpress.com/2011/12/28/la-chiesa-di-lampedusa/ .
Spuntano campanili ovunque in questo villaggio
. Rimango un pò qui, il sole batte sulla facciata principale di questa Chiesa donandole un colore ocra vivo. Un bagliore che esalta la tinta con la quale è stata pitturata. La sua porta è chiusa. Non possiamo entrare. I pini marittimi, la incorniciano in un verde cupo. Tutta la parete è piena di arte.
Quanta arte qui a Castellaro, quanto gusto c’è. Un giorno vi farò conoscere anche le opere di un artista che ha reso il paese
molto colorato con le sue belle idee ma, oggi, vogliamo continuare a scovare luoghi che parlano di storia.
Ecco le prigioni ad esempio, (purtroppo chiuse, mi sarebbe piaciuto vederle) e la torre. Che fascino topini! Stiamo parlando di prigioni davvero in uso nel medioevo e di una vera torre di camminamento del castello della famiglia “Linguilia già dei Quadraginta” (i nomi che vi ho detto prima in lingua ancora più antica) del secolo XI. Questa torre è stata restaurata non molto tempo fa, nel 1999, ed era a pianta semicircolare. Che fascino! Sembra davvero di essere in quel tempo!
Si fanno ammirare anche le altre grate che trovi qui e là in vari edifici di tutto il paese, viene da chiedersi chissà chi c’è stato
dietro a quelle sbarre. Da lì esce aria fredda e, guardandole, ci si ritrova avvolti da un’atmosfera misteriosa. Al loro interno è tutto buio. Buio pesto. Non si vede nulla, si può solo immaginare. Davanti alle barre di questa struttura, per non annoiarsi assolutamente, si trovano la Biblioteca Civica dedicata a Ivan Arnaldi e il Palazzo dei Marchesi
Gentile e Spinola, risalente al secolo XVII. Un altro bellissimo edificio. C’è davvero tanto passato intorno.
E’ piacevole camminare per Castellaro, questi scorci lasciano a bocca aperta e, per qualsiasi bisogno, all’inizio del paese, “L’Osteria della Braia”, sarà un valido punto d’appoggio. Pizze, bevande e buon cibo. Potete camminare tranquilli topini.
Le mura di cinta, tutte rigorosamente in pietra, fanno un certo effetto. Non ne sono rimaste molte ma le poche restanti portano ancora la loro altezza e le fessure dalle quali le guardie e i soldati sparavano verso il nemico. Nessuno poteva avvicinarsi a quel mondo a sé. Le antiche mura, un orgoglio
per i castellaresi. Li difesero dalle continue invasioni da parte dei Saraceni fino al 1797
, anno in cui Napoleone Bonaparte, conquistò e abolì tutti i feudi liguri che iniziarono a far parte del Nuovo Governo Franco – Genovese della Repubblica Ligure.
Su Castellaro si potrebbe scrivere per ore e ore e passeggiando in lui si passeggia sempre con il naso all’insù.
Quest’oggi, le sue stradine a ciottoli sono deserte, ma due importanti feste raggruppano
le genti in questo paese in altri periodi dell’anno. La prima è quella dedicata alla Chiesa di cui vi parlavo prima, San Pietro in Vincoli, e la si festeggia il primo di agosto. L’altra invece, per Nostra Signora di Lampedusa, con tanto di
processione, si effettua la domenica successiva all’8 di settembre. Queste sono due feste conosciute anche in gran parte del resto della Valle e, i partecipanti, sono sempre tantissimi.
Ma Castellaro è bella anche dal punto di vista geografico. Sì, da qui si può vedere dall’alto tutto il panorama di Taggia e lo scorrere fino al mare del Torrente Argentina, da qui si vedono anche, in lontananza: Colle d’Oggia e i Prati Piani dietro a Carpasio, il monte dei Vignai attraversato dalla strada dedicata a Don Aldo Caprile e, dietro la colla, c’è il Monte delle Sette Fontane. Esso è un monte che fa parte delle Alpi Liguri alto 781 metri. Il suo nome è dato dalla presenza di varie sorgenti che, insieme ad una morfologia quasi pianeggiante della sommità, ne fanno un habitat ideale per la pastorizia. Su questo monte inoltre ci sono moltissime “caselle”, delle costruzioni circolari in pietra a secco
che, in passato, servivano da ricovero durante il lavoro nei campi e la stagionatura dei formaggi. Sono costruzioni tipiche della nostra zona
anche se ormai rare e vengono chiamate in dialetto “casui“.
Bella inoltre tutta la cresta ad Ovest delle montagne; le montagne della Maddalena, di Monte Ceppo e, più in su, di San Faustino. Per non parlar, come ho già detto prima, della splendida vista.
Le grida dei bambini che giocano ci rimbalzano nelle orecchie. Giù in fondo, all’inizio del paese, c’è un campetto da calcio e, per la strada che va’ a Pompeiana, si trovano anche i giochi per i più piccini.
Qui a Castellaro c’era anche un orfanotrofio
tempo fa, trasferitosi mi pare più in giù, nel paese di San Remo.
A me non rimane più molto da dirvi se non quello di farvi ammirare alcune chicche che abbelliscono questo borgo come le statuine appese fuori dalle porte, i battacchi particolari e le cosine in creta, fatte a mano, create per abbellire gli ingressi.
Tanti i Soli e le Lune. La gente ci tiene a far bella figura.
Castellaro è ricco di dettagli che lo distinguono. Una vera meraviglia. Non c’è porta che non abbia un vaso di fiori colorato davanti. Avrei voluto fotografarveli tutti. Guardate i piloni, le targhe, le aiuole, i campanelli, tutti ricercati. Particolari. E come se non bastasse
, per abbellire ancora di più la loro dimora, ecco la costruzione di divertenti miniature che fanno soffermare per essere osservate, messe lì, “puf!“, come un tocco artistico.
Mi ha colpito molto anche il lampione del palazzo che vi ho mostrato prima, Palazzo Arnaldi. Così antico, così arrugginito. Non ci vedo bene da qui ma sicuramente ci sarà anche qualche ragnatela. Sembra lì dai tempi dei tempi. E chissà, forse è davvero lì da quel passato. Quel passato che ancora oggi si può toccare con mano. Quel passato a volte scomodo, a volte no. Quegli stemmi, che ci ricordano a chi siamo appartenuti e a chi dovevamo obbedire. Che ci ricordano il nostro onore, le nostre battaglie e la ricchezza che oggi abbiamo dentro.
Pezzi di storia affiancati all’estro
più moderno di chi vuol far apparire Castellaro come un bellissimo paese, originale, da scoprire angolo dopo angolo. E c’è riuscito.
Ora sono un po’ stanca. Se volete continuare a girare voi fate pure, io mi metto comoda, sopra a questa panchina di cemento e mattoni e mi godo il fresco, ciò che si mostra ai miei occhi e l’atmosfera che mi circonda. Socchiudendo le palpebre mi sembra di sentire anche i suoni e i rumori del tempo che fu. Il medioevo… e immagino mantelli sventolare al vento e sento il tintinnare di spade e ferraglie.
Sono contenta di e
ssere qui. Sono contenta
di avervi fatto conoscere questo paese. Ora me lo godo in pace.
Vi saluto, aspettandovi per la prossima avventura, non mancate, mi raccomando.
Un bacio, la vostra Pigmy e un po’ di profumo da questa viola del pensiero che è qui vicino a me.
M.
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