L’amore per le piccole grandi cose

Questo post nasce per una promessa che ho fatto. Ritornando ancora al mio momento di pausa e alle infinite mail che mi sono giunte e continuano ad arrivare con mio grande piacere, devo dirvi che tra tutte, una mi ha particolarmente colpito. Veramente sono state molte quelle che mi hanno stupito e addirittura commosso ma questa era intitolata esattamente così: “Mi pubblichi nel tuo web (o blog o altro che sia) questo raccontino?”. Esattamente così. Sono in tanti a chiedermi di scrivere su questo mio blog delle storie da loro inventate o mi chiedono di fare appelli e quant’altro. Mi incitano a parlare di quello piuttosto che di quell’altro e fanno altre richieste ma, solitamente, la mia risposta è un educato “no”. Un conto sono gli spunti gentili o le nozioni che interessa io sappia, quelle le apprezzo, diversi sono messaggi che nulla hanno a che vedere con questo mio Mulino. – La Topina della Valle Argentina – non è una piattaforma pubblicitaria ne’ tanto meno il diario di chiunque. E’ nato per parlare di certe cose e ha determinate categorie. Pensavo che questa mail fosse una delle tante e devo essere sincera che l’ho aperta con ben poca fiducia. Si trattava invece di un nonno, un nonno come tanti che nella sua disarmante semplicità delle parole mi raccontava di un fatto accadutogli realmente in famiglia e mi chiedeva di postarlo perché potesse regalare gioia a molti. Perché potesse insegnare l’importanza delle piccole cose. Perché potesse, nella sua umiltà, far capire quanto invece siamo ricchi. La mail è una “normalissima” mail scritta da un uomo che prima mi racconta di se e della sua vita (e anche per questo la ringrazio Signor V.) e poi mi scrive l’accaduto chiedendo appunto di renderlo pubblico nel mio diario virtuale. Aggiunge che il titolo del racconto è:

PICCOLI MIRACOLI

e inizia descrivendo ancora un po’ la sua esistenza tra due grandi città che gli offrono una la famiglia e l’altra le cure mediche che gli necessitano. E il racconto inizia quindi così:

 

Nella casa a Copenaghen, la’ dove spesso torno, con voli low cost, in genere (vuol dire che costano di meno), anziano e invalido (altro che: falsi invalidi, falsi invalidi un corno!) per la gioia di trovarmi in famiglia. Implica fatica fisica ed emozionale, mentale. Essere anziani e malati non e’ facile. Sono un romano di Roma popolana, poetica, dall’ esistenza resa drammatica dai cattivi politici italiani ed altra cattiva gente… Sono un poeta (sono un poeta?) e fui un vagabondo. Ho pure lavorato, ho fatto molti mestieri per vivere ed ora per amore della famiglia, torno spesso, dopo le cure a Roma, a Copenaghen dove ho famiglia, sono tutti e tutte molto bravi e tolleranti con me.

…in un appartamento al terzo piano, c’e’ in questo ricordo bello, tutto il mio amore per la mia famiglia adesso riunita. Essa non e’ composta solo da noi persone ma pure dal nostro caro cagnolino S. e dai colorati simpatici uccellini liberi di volare nella casa. Non ho mai amato le gabbie e chi le costruisce o ci tiene recluse creature. Amo la pace, la vera amicizia, il vero amore, pure se qualche volta si litiga, succede, puo’ accadere, abbiamo talvolta ragione e talvolta invece no, abbiamo torto. Non bisogna portare il broncio in famiglia ma fare al piu’ presto la pace. Avevo portato un vestito da fatina alla mia cara, dolce nipotina G., un vestitino di carta, semplice, lei lo ha molto gradito, lo ha indossato, era stupenda. Mi ha chiesto

– Nonno, sono una principessina?-

– Certo, una bellissima principessina –

– Ma nonno, le principesse hanno vicino un principe –

– Beh, non sempre. Ci sono le principesse che vogliono vivere senza un principe. Oppure ancora non lo hanno un principe…-

– Nonno, vuoi essere il mio principe? –

– Grazie ,G., certamente, sei meravigliosa a chiedermi ciò, mi rendi molto felice –

Tutto e’ grazia, mio Dio, ci mandi tanti doni ma ci vuole l’animo dolce, semplice per esserne degni, per riconoscerli ed apprezzarli. Tutti e tutte possiamo compiere piccoli miracoli. Grazie, mio Signore, e grazie pure a te, vita. E grazie soprattutto a te mia dolcissima, stupenda nipotina. Nonni e nipoti sono la coppia più bella del mondo. E cosi’ pure lo sono i genitori e figli. O chiunque altro al loro posto.

Dopodiché c’erano tutti i saluti alla sottoscritta, tutti gli indirizzi mail per rintracciarlo e numeri di telefono. E questo è quanto. Ho provato a contattare il Signor V. nel senso che ho risposto a questa sua lettera ma non ho più ricevuto nessuna parola. Nella mia risposta però c’era la promessa. La promessa che gliel’avrei pubblicato e così ho fatto. Non so cosa potete pensarne voi ma a me è piaciuto. Purtroppo i nomi sono solo delle maiuscole puntate e mi rendo conto che spezzano un po’ l’armonia ma questo nonno si è dimenticato di dirmi se potevo mantenerli per cui ho preferito non rischiare di invadere troppo la sua privacy. Qui non c’entra la mia valle, ne’ la Liguria di Ponente, è vero. Qui c’entra l’amore. E dev’essere in ogni luogo. Quindi un grazie al Signor V. (spero di aver esaudito il suo desiderio e spero anche di aver capito e trascritto bene solo quello che lei aveva piacere si leggesse) e un grazie a voi che avete letto. Un abbraccio alla prossima.

Meteorologia ligure – intervista al Capitano Lidio Lanteri

Cari topi, tempo fa, scrivendo un articolo qui sul mio blog nel quale mi lamentavo del brutto tempo (essendo io amante del caldo e del sole) e nel quale pregavo il buon Giuliacci di darmi buone notizie, ricevetti qualche giorno dopo, una bellissima mail da parte di un meteorologo di Milano, Capitano dell’Aeronautica Militare, e amico proprio del nominato Colonnello.

Tale persona mi spiegò simpaticamente come invece avrei dovuto essere felice del clima che potevo fortunatamente vivere, non solo nei confronti della stragrande maggioranza di italiani ma addirittura persino nei confronti di chi vive la Liguria di Levante.

Ebbene, cari topi, la sorpresa ancora più grande è stato scoprire che questo meteorologo era anche originario proprio della mia Valle, e precisamente del paese di Corte che qui vi ho fatto conoscere https://latopinadellavalleargentina.wordpress.com/2012/09/10/tutti-a-corte/ e forse, proprio per questo, seguiva sempre il mio blog.

Topini, vi sto parlando del Capitano Lidio Lanteri.

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Qui, in questo documento che mi ha inviato, potete vedere la situazione climatica che vi spiegavo inerente alla Liguria e capire come, davvero, possiamo ritenerci così fortunati noi abitanti della meravigliosa Valle Argentina perchè viviamo in un angolo di paradiso.

E secondo voi, io potevo forse farmi scappare l’occasione di intervistare questo mio convallese per altro molto gentile e molto disponibile? Certo che no, e quindi, qui di seguito, eccovi le sue risposte alle mie curiose domande.

Buona lettura e buone nozioni sul nostro clima!

– Ciao Lidio, raccontami qualcosa di te, non sapevo di avere come convallese un meteorologo!

– Ciao Pigmy sai che mi metti in difficoltà? 🙂 Bhè, sono andato via da Corte nell’ottobre del 1947. I miei genitori si sono trasferiti nel primo paese della Valle, sul mare, Arma di Taggia e io, che avevo iniziato la V° elementare a Corte, ad Arma l’ho poi continuata e terminata con il maestro Carletti. Son partito volontario per andare nell’Arma dell’Aeronautica Militare nel 1954 e dopo ho fatto un corso per “Marconista Operatore” a Caserta. Nel 1955, finito questo corso, sono stato trasferito a Bergamo all’aeroporto di Orio al Serio, all’epoca sede del “Secondo Stormo Intercettori Diurni”. Successivamente trasformatosi in “Seconda Aerobrigata”, si andò tutti a Cameri-Novara. Sia qui che dov’ero prima, il mio compito era aerologista, cioè facevo osservazioni meteo sull’aeroporto. Nel mentre studiavo e riuscii a prendere prima la maturità e poi la laurea presso la Cattolica a Milano. Nel 1970, anno del mio matrimonio, ho vinto un concorso per Sottotenente in SPE (Servizio Permanente Effettivo) e venni inviato a frequentare l’ottavo corso di specializzazione in “Fisica dell’Atmosfera” a Roma dove, nel 1972, è nata mia figlia oggi mamma dei miei due splendidi e cari nipotini.

– Cavoli quanta strada Lidio! Complimenti! Hai praticamente iniziato giovanissimo e non c’era assolutamente la tecnologia di oggi. Negli ultimi anni, possiamo dire che siete arrivati ad ottenere una precisione incredibile sul clima. Quanto è utile l’utilizzo di mezzi tecnologici nel vostro lavoro? Possiamo usare il termine “indispensabili”?

– Per fare le previsioni è necessario saper assemblare una quantità enorme di informazioni come: temperatura, umidità, pressione, direzione e intensità dei venti e tanti altri fattori sia del suolo che in quota e, di conseguenza, alle varie quote di altitudini, informazioni che si stanno verificando nello stesso istante su una parte di continente. Pertanto, solo con la pratica, l’esperienza e la capacità, esse possono essere mediate e si può così proporre poi le previsioni. Certo, la tecnologia oggi aiuta enormemente, soprattutto aiuta nella tempestività, nella conoscenza, nella precisione, ma è l’uomo ad essere in possesso di studi competenti che lo portano a previsioni serie ed attendibili.

– Infatti, non sbagliavano nemmeno i detti dei nostri nonni vero Lidio? “Rosso di sera, bel tempo si spera” ad esempio… Anche i tuoi t’insegnavano così?

– Mio padre, uomo di montagna ma assai saggio, mi diceva: “chi si occupa del tempo diventa bugiardo” ma, si 🙂 alla fine della fiera…. rosso di sera!!!

– Che rapporto c’è tra te e il simpaticissimo Colonnello Mario Giuliacci? Raccontaci un aneddoto se puoi.

– Dopo il corso che ti spiegavo prima, trasferito all’aeroporto di Milano-Linate, incominciai a fare i turni in coppia con l’allora Tenente Mario Giuliacci, il mio maestro! Vedi, io sapevo tutto sulla meteorologia teorica ma fare le previsioni è un’altra cosa e, da Giuliacci, imparai molto come ovviamente anche da altri colleghi. Come ricordo ho il flash di quando venni messo in punizione con tre giorni di CPS (Camera di Punizione Semplice). Dovetti praticamente dormire per tre notti su un duro tavolaccio perchè mi avevano scoperto mangiare scomposto a tavola, ossia con i piedi incrociati 🙂 pensa te! Che tempi! Non c’entra con Giuliacci ma pensando a lui mi sono venuti in mente quei periodi e mi sono ricordato di come bisognava comportarsi…

– Tempi davvero diversi, hai ragione. Il tuo lavoro, se non erro, è legato all’Arma dell’Aeronautica Militare. Ad un giovane che oggi vorrebbe seguire i tuoi passi, cosa consiglieresti quindi? Quali sono i lati più belli e quelli più negativi del tuo lavoro?

– Ad un giovane, che posso dire? Di laurearsi in matematica o in fisica se vuole seguire queste orme, oppure, addirittura in medicina, non sai Pigmy quanto è importante l’incidenza della meteorologia sul fisico dell’uomo! E poi ovviamente, deve frequentare i corsi che credo ancora l’Aeronautica Militare bandisce. La cosa più brutta….. mmmhm… non saprei, la cosa più bella, beh, la nostra divisa!

– Ecco perchè sono meteoropatica! Ora ho una scusante! Correggimi se sbaglio: da un po’ di tempo si usa dire, quasi come fosse un motto ormai “Non ci sono più le mezze stagioni“, riferendosi alla primavera e all’autunno. A me non sembra. Forse tutto si è spostato senza basarsi su nomi di mesi o su date che ha assegnato l’uomo e non la natura. Sbaglio? Tu cosa ne pensi?

– Guarda, qualsiasi cosa accada, posso dirti una sola verità: “Dopo il cattivo tempo, arriva sempre il bel tempo”! E’ poco, è vero, ma provare per credere!

– Mi facevi notare, a seguito di un mio post e grazie al tuo documento: “Alcune gocce di meteorologia spicciola“, quanto siamo fortunati, meteorologicamente parlando, noi di questa parte della Liguria (di Ponente). Spiegaci meglio il perchè.

– Per ciò che riguarda la Liguria, quello che ho scritto sul documento, oggetto della presente chiacchierata, è verissimo. Le ragioni per le quali invece si forma una zona di bassa pressione sul Mar Ligure? Si sono fatte e si fanno tante ipotesi: le più diverse, le più fantasiose, fatte anche dall’illustre studioso italiano Dott. Ermini, mio caro amico. Ma ipotesi spesso contrapposte….!

– Quindi per questo ci sarà da studiare ancora un po’. Grazie Lidio, sei stato gentilissimo.

– Ciao Pigmy è stato un grande piacere. Evviva la Valle Argentina!

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Caro Lidio, io ti ringrazio infinitamente, è stato molto bello poter parlare con te e scoprire tutte queste cose. Grazie per avermi concesso quest’intervista e complimenti per il tuo amato lavoro. Grazie anche per la bella foto che mi hai inviato.

In questa immagine cari topi, potete vedere Lidio durante il giuramento di fedeltà alla Repubblica, in presenza del Capo del Servizio Meteo Generale A. Serra.

Che altro posso aggiungere? Che vivo in un angolo di paradiso, non posso proprio lamentarmi, ora, è più che confermato!

Un bacione a tutti, la vostra Pigmy.

M.

La Parrocchia, le coppiette e Padre Pio

La ParrocchiaSONY DSC di San Pietro in Vincoli, a Castellaro, domina su un meraviglioso e ampio panorama che ci mostra il turchese del cielo e del mare, e il bellissimo paese di Pompeiana.

E’ una chiesa molto grande, maestosa, nella quale oggi nonSONY DSC posso farvi entrare in quanto è chiusa al pubblico, ma posso ugualmente portarvi con me a fare un bellissimo giro.

Eretta nel 1619 dove, un tempo, originariamente, sorgeva l’antico Castello, contiene tra i diversi oggetti sacri che l’abbelliscono, due crocifissi, di cui uno dello scultore Anton Maria Maragliano.

San Pietro in Vincoli, antichissimo titolo cardinalizio risalente al pontificato di Papa Simmaco. Dietro di lei, l’Oratorio dell’Assunta. E’ alta, con le pareti tinte di giallo e il portone che sembra di un verde acido. Attaccati a questo uscio tutti gli appuntamenti religiosi del mese ben elencati su un foglietto in bianco e nero. Una chiesa che padroneggia, senza mezzi termini, in uno dei punti più alti del paese.

Il suo cortile, con pavimentazione in ciottoli e Pini Marittimi a circondarlo, ci permette di compiere una passeggiata che ci porterà a scoprire un piccoloSONY DSC nascondiglio. A circondare lei e la roccia sulla quale è arroccata solo una ringhierina nera e poi, uno spazio che ti apre il cuore che, nell’articolo dedicato a Castellaro, vi avevo già mostrato.SONY DSC

Ebbene, da come forse avrete già capito, questa volta, la bellezza di questo edificio religioso non l’ammiriamo dalla facciata principale come spesso vi ho mostrato. Non l’ammiriamo dentro, data dalle opere d’arte austere e pregiate che l’arredano, bensì andiamo nella sua parte retrostante, dove, con grande sorpresa, troviamo tre grotte di pietra, tre nicchie, piccole, intime, particolari e bellissime. Nella prima, contornata da tante candele, fiori e lumini, c’è la candida statua rappresentante la Madonna di Lourdes. Nella seconda, bianca anch’essa, la statua di un Padre Pio che offre la sua benedizione con, appesi al braccio, i tanti rosari dei pellegrini che credono in lui. Colorato dalle piante e dai fiori, sembra quasi sorridere. Infine, il terzo posticino, è l’ultima piccola grotta, con al centro un’unica panchina e una pianta in vaso. Luogo di ritrovo e pettegolezzo per le vecchine del pomeriggio che sgrananoSONY DSC anch’esse rosari a tutto andare, luogo di amori alla sera quando il buio diventa complice, le luci della vallata riverberano e, d’estate, le Lucciole tengono compagnia assieme ai Grilli.

San Pietro in Vincoli, un luogo quasi in cima al paese dove davvero si può star tranquilli e, di notte, ancora di più. Di notte, SONY DSCnemmeno il suo alto campanile si permette di disturbare.

I sassolini bianchi del ciottolato tutto intorno, formano dei rombi e dei disegni a terra. Un muretto in pietra, ci permette di sedere e riposare. la panchina di legno, vien quasi da non sciuparla. E’ come se fosse prenotata dalle giovani coppiette in amore! San Pietro in Vincoli, dal latino vincula ossia in catene. Il nome è infatti riferito, e vuole commemorare, l’episodio dell’incarcerazione di San Pietro sotto il regno di Erode Agrippa I a Gerusalemme.

Tante le Chiese che portano questo nome: una a Londra e quattro in italia, compresa questa o forse anche di più, tra le quali, quella di Roma, dove è custodito il famoso Mosè di Michelangelo e le reliquie di San Pietro, ossia delle grosse e pesanti catene.

In questa basilica, esse sono contenute in una teca di vetro e ve le mostro prendendo l’immagine da Wikipedia. Questa chiesa è baciataRoma_san_pietro_in_vincoli_catene - Copia dal sole tutto il giorno se le nuvole lo permettono e, infatti, nella grande piazza, spesso si ritrovano i bambini a giocare. Qui non c’è pericolo, le auto non possono passare. Come la chiesa di Nostra Signora di Lampedusa, è adatta per celebrare i sacramenti dei bambini: battesimi, comunioni…

Al di qua, se mi giro verso Nord-Ovest, SONY DSCposso vedere i miei monti. Che belli, di un verde molto scuro e sembrano di velluto. Li seguo con lo sguardo, io so che mi portano fino in cima alla mia Valle anche se da qui, ne posso vedere solo un pezzo. Questa è la chiesa più grande di Castellaro e, sicuramente, è anche quella con all’interno più valore tra tutte.

Un luogo che volevo mostrarvi, una passeggiata che volevo fare assieme a voi sempre alla ricerca di quiete e, anche qui, ne possiamo trovare tanta. Ma ora topini, è bene che ce ne andiamo. Sta per arrivare la bella stagione e la panchina di cui vi parlavo è già sicuramente prenotata. Si inizia a stareSONY DSC bene qui e la primavera, fa sbocciare qualunque cosa, e perchè no? Anche nuovi amori. Non diamo fastidio. Venite con me, tanto ci sono altri tantissimi posti meravigliosi nella mia valle da andare a scoprire…

M.

Lettere dall’Archivio di Stato di Genova

A Triora, nel bellissimo museo etnografico, esistono i duplicati di alcune lettere davvero interessanti che vedono ancora una volta protagoniste le cosiddette streghe. Ve ne propongo alcune. Sono documenti reali e, a parer mio, molto interessanti. Nel riportarle, premetto di aver mantenuto il linguaggio originale, pertanto lo troverete molto diverso dall’italiano corrente.

Prima Lettera

DA “INVENTIONE DI GIULIO PALLAVICINO DI SCRIVER TUTTE LE COSE ACCADUTE ALLI TEMPI SUOI (1583-1589)”

Giugno 1588

Mercoledì a 29

Da Triora loco ignobile è venuto hoggi condute dal barigelo 13 donne strie ed un huomo, e si dice che quel loco sia quasi machiato tutto di simil peste.

Giovedì a 30

Le streghe venute il Serenissimo Senato restato d’acordo con Inquisitor furno poste nelle prigioni di Palatio Criminale, veduto questo l’Inquisitor andò nel Colegio delli Illustrissimi Procuratori, dove era solo l’illustre Nicolò Doria, e dolendosi che senza più parlar alcuna cosa le streghe si erano messe in prigione criminale, lì fu risposto e così moltiplicorno in diverse parole a tale che il detto illustre Nicolò fù in grande colera, e bisognò che l’Inquisitor se n’andasse, ma facendone relatione in Senato il Signor Nicolò fu posta la cosa in consulta, e così fu risoluto e spedito un correro a Roma a darne conto a Sua Santità per mezzo de Cardinale Sauli e Giustiniano. Il Consiglieto fatto furno posti nel Seminario della Rota Criminale 12 che vi mancavano.

Seconda Lettera

LETTERA DEL CARDINALE DI S. SEVERINA AL DOGE E AI GOVERNATORI DI GENOVA. ROMA, 11 AGOSTO 1589, IN “LETTERE DI CARDINALI”, N°2819

Ser.mo Duce et Ill.mi Gov.ri

Per la lettera di VV. Ecc.ze del V del presente ricevuta al X si è intesa l’istanza che elli fanno a ciò che Giulio Scribani già loro Commissario in Triora nella causa delle donne che egli ha processate per streghe fussi assoluto dalla scommunica nella quale si è incorso per essersi ingerito nelle cose pertinenti alla S.ta Inquisitione contra la dispositione de’ Sacri Canoni et altre costitutioni Apostoliche sopra di ciò promulgate: et volendo questi miei Ill.mi e R.mi Sig.ri Card.li Colleghi far cosa grata all’Ecc.ze Vostre, hanno ordinato ch’io scriva al Padre Inquis.re di costì una lettera, che sarà allegata con questa, che se’l ditto Giulio humilmente gli domandarà di esser assoluto dalla detta scomunica, ch’egli in presenza di cotesto Rev. Vicario Archiepiscopale l’assolva secondo la forma solita et consueta della S.ta Chiesa. Et non mi occorrendo altro, in buona gratia dell’Ecc.ze Vostre di cuore mi racc.do con pregare dal Sig.re ogni prosperità et continuità. Di Roma, a XI Agosto 1589.

Di VV. Ecc.ze

S.re Giulio Ant. Card. S. Sev.

Terza Lettera

FEDE DEL CURATO GIOVANNI BATTISTA LAVAGNA INVIATA AL COMMI§ARIO SCRIBANI. TAVOLE, 30 LUGLIO 1588, IN, LETTERE AL SENATO, N°538 (GIà 142).

Tore 1588 die XXX Julij.

Io P. Gio Batta Lavagna del luoco della villa talla curato delle tavole Giurisdizione del Ser.mo Ducca di Savoia. Richiesto dal molto magnifico signor Giulio Scribanis Commissario in Triora per la Serenissima Repubblica di Genova di dover informarmi se nella detta villa delle Tavole erano stati guastati quattro o cinque anni sono a certi parenti di Antonio Ruggiero della villa di Andagna dei figlioli sono informato in tutto come in appresso si contiene. Cioè la moglie di Giacomo Lavagna nepote del cugnato del detto Antonio Rogiero mi ha affermato esser la verità che quattro o cinque anni sono li morse due figliole, cioè una di ettà di sei mesi in circa, la quale essendo molto grassa et grassa una sera la posero in letto, la mattina la ritrovorno morta, l’altra potrà haverne poco manco di un Anno et non hanno mai saputo di che malattie sieno morte senza male alcuno et il medemo mi ha affermato la madre del detto Giacomo che si domanda Domeneghina, che fu moglie del fu Paolo Lavagna. Et in fede di sacerdote ho scritta et sotto scritta la presente di mia mano propria.

Dalle Tavole, il dì suddetto. Io P. Gio Batta Lavagna affermo quanto sopra.

Extractum, ecc. Johannes Antonius Valdelecha notarius et prefati magnifici commissarii cancellarius.

Letto, topi? Quest’ultima è davvero incredibile, non trovate anche voi?

E pensare che son tutte cose accadute veramente.

Vi mando un bacione… stregato!

M.

La Ruota Panoramica

E ditemi… ci siete mai saliti sopra? Io si, quand’ero ancora una topina. Oggi mi tremerebbero i baffi così tanto da non riuscire nemmeno ad aprire gli occhi. E, sicuramente, lei si fermerebbe proprio mentre io sono nel guscio più in alto, lassù in cima.

Vedere il mondo da lassù è però fantastico. Lo ricordo. Forse ancora meglio che essere su un aereo. Si possono vedere distintamente tutti gli angoli della città nella quale si è: Roma, Parigi, Londra, ovunque.

Ricordo l’aria fresca che tagliava il viso, ancora più fredda di quella che sfiora i musi mentre si cammina con i piedi per terra. O forse è solo emozione.

E ricordo le luci. Ancora più luci, più che da qualsiasi altra parte. E le città sembravano immense. Quei puntini luminosi non finivano mai, si allontanavano sempre di più, diventando ancora più piccoli, come a segnare l’infinito.

E ricordo la sensazione di quando il giostraio ci faceva accomodare, e piano piano si saliva, sempre di più, ed era come non arrivare mai.

La testa la sentivo più leggera, il cuore iniziava a scalpitare sempre più veloce e avrei voluto guardare proprio sotto di me ma niente. Anche se ero una cucciola e non avrei dovuto aver così tanto timore, data l’incoscienza che spesso arricchisce i più piccoli, riuscivo a malapena ad osservare l’orizzonte nero a pois dorati.

Sì, le volte che sono salita sull’enorme ruota era sempre sera.

Guarda Pigmy, guarda la gente giù con tutti i nasi in aria! – mi dicevano, ma io ero quasi bloccata. La miriade di narici, al di sotto di me, non era di mio interesse.

E mi tenevo forte alle ghiacciate sbarre intorno.

La cosa che più mi spaventava era il dondolio delle cabine colorate. Bellissime, parevano i giocattoli di una fiaba, le casette dei Puffi o le tane di qualche Bianconiglio ma, quel loro volteggiare leggero, di qua e di là…. Santa Topa che paura! Brrrr.

Però, se cammino sotto di lei, non posso fare a meno di ammirarla. Di perdermi nella sua maestosità fino a sentire male al collo. Mi piacerebbe cavalcarla, tornare ad avere un contatto con lei. Sedermici dentro e lasciarmi cullare sempre più in alto, fino a toccare il cielo. Chissà… un giorno forse.

Per ora ci passo sotto e basta e vorrei non curarmi di lei ma, il mio sguardo, anche se mi allontano, finisce sempre lì, perchè quando c’è, domina su tutto.

Ah! Quanti ricordi. Vabbè, ogni cosa a suo tempo, non fa niente, per ora mi accontento di girare nella ruota di mio cugino il criceto.

Un bacio vertiginoso, vostra Pigmy.

M.