La lunga storia dell’Oratorio di San Giuseppe di Stornina

L’antico Oratorio di San Giuseppe di Stornina sarebbe la chiesa di Perallo, dedicata alla Madonna di Laghet e venerata anche ad Arzene, altro borgo della mia Valle (frazione di Carpasio) e persino a Nizza la domenica della Santissima Trinità. Si chiama così perché Perallo sorge alle appendici del monte Stornina e San Giuseppe proteggeva tutto il circondario, comprese le frazioni vicine.

Davanti al suo portone si presenta un panorama speciale che mostra i borghi di Andagna, di Molini e soprattutto di Triora, quest’ultimo in alto a sinistra, arroccato sulle rocce.

Un tempo, intorno al 1686, il vero Oratorio di San Giuseppe era un’altra chiesa, più vecchia ancora, poi abbattuta e conosciuta anche come chiesa della Beata Vergine della Misericordia. La dedica nei confronti di San Giuseppe passò poi a questa chiesa, oggi ancora eretta, e il nome Beata Vergine della Misericordia finì in disuso. Vive solo nel ricordo dei pochi abitanti rimasti.

Questo edificio religioso, bellissimo al suo interno, gode di una lunga storia che vede protagonisti Vescovi, Notai, Pittori e Devoti. Ma andiamo con ordine.

L’edificio venne benedetto nel 1762 dal Prevosto di Triora, Giò Francesco Panizzi, per ordine del Vescovo di Albenga Costantino Serra, come si può leggere negli opuscoli di Augusto Mirto scritti grazie alle informazioni fornite da Gianluca Ozenda per non dimenticare la storia che ci ha preceduto.

Alla chiesa vennero donate Lire 500 per diversi restauri e, più avanti, nel 1798 il nuovo Vescovo di Albenga, Paolo Maggiolo, volle la costruzione della predella, la fasciatura alla Pietra Sacra dell’unico altare e vari restauri alla Sacrestia. L’ultimo ampliamento di questo edificio religioso avvenne nel 1901 con tanto di cappelle laterali.

Anche il campanile a base triangolare è stato rifatto; infatti, mentre un tempo terminava a cupola, adesso finisce con un’appuntita piramide contenente due campane della prima metà del ‘900.

È una chiesa molto bella, illuminata e piena di statue e quadri. Naturalmente non mancano la statua di San Giuseppe, acquistata nel 1890, e quella della Madonna di Laghet che tiene in braccio il Bambin Gesù in un gesto particolarmente affettuoso.

Ogni anno, a Perallo, verso fine maggio, la cerimonia per onorare questa Madonna prevede una passeggiata fino al camposanto e il ritorno in chiesa dove la statua viene portata a braccia e venerata con fiori, canti e preghiere.

C’è anche la statua rappresentante la Madonna di Lourdes.

Lo sguardo viene attratto dal soffitto a volte, pitturato in modo meraviglioso e con tinte accese. Degli affreschi lo abbelliscono, uno dei quali rappresenta la Sacra Famiglia ed è stato dipinto da Francesco Maiano nel 1923, mentre gli altri da un noto pittore perallese detto Bernà u Pitù (Bernardo il Pittore).

All’entrata, alla mia destra, una scala troncata oggi dalla parete, portava un tempo al secondo piano, che non esiste più, ed era la postazione dell’organo.

Sotto di essa, c’è una bellissima fonte battesimale protetta e custodita all’interno di una rientranza nel muro. Un muro in pietra, molto spesso. A sinistra, invece, troviamo un antico confessionale piccolo e consunto.

Le panche in legno riempiono la parte principale osservando l’altare ricco e luminoso. A proposito di luci, qualche anno fa vennero trafugati due eleganti lampadari a goccia che illuminavano l’altare e il quadro rappresentante la morte di San Giuseppe appeso dietro l’altare maggiore. La signora Anna, moglie di Augusto, la quale tiene questa chiesa come una bomboniera, ne fece rifare un altro collocandolo nella postazione del Coro, ma il dispiacere fu grande, perché questi oggetti rappresentavano le ricchezze di Perallo e parte del suo passato.

Per i pochi abitanti di Perallo e per gli affezionati di questo borgo, questa chiesa non è solo un punto di ritrovo, ma anche un sentito passatempo da curare con passione. La puliscono, la abbelliscono, la rinnovano… cosicché possa sempre mostrare il suo splendore acceso a qualsiasi viandante voglia lasciare un saluto alla Madonna. Basta chiedere le chiavi al signor Augusto, che sarà lieto di mostrare quello che definisce il suo gioiello.

Mi sono state recitate preghiere inventate appositamente per la Vergine Maria festeggiata in questa cattedrale in miniatura, mi sono state raccontate storie e aneddoti di persone che per lei lasciavano tutto, anche il lavoro nei campi, quando giungeva il momento di renderle grazia. Tutto si svolgeva attorno a lei, l’intera vita di un piccolo villaggio.

E ora, topi, usciamo: ci aspettano altri magnifici luoghi della mia Valle. Lasciamo i fedeli raccolti nel loro silenzio a evocare ciò in cui più credono.

Un caro saluto a tutti.

San Giuseppe sul mare di Arma

È come un simbolo, per il paese di Arma. Il suo campanile permetteva di vedere l’orario quando, ancora topini, facevamo il bagno al mare: a una certa ora dovevamo pur tornare in tana!

La sua copertura tondeggiante svetta tra i bar e le gelaterie, e i colori rosa e avorio delle sue pareti la rendono unica, sebbene siano le tipiche tinte dei borghi costieri della Liguria.

La piccola chiesetta di San Giuseppe è molto amata dagli abitanti di Arma e, quando la si trova aperta, non si perde occasione per entrarci e far visita alla piccola nicchia. Sì, è davvero minuta. Nonostante il poco spazio, tuttavia, sono diverse le statue di santi che l’arredano.

Ci sono San Giuseppe, ovviamente, riconoscibile dal Giglio che tiene in mano, e Sant’Erasmo, che i fedeli festeggiano in estate con tanto di processione e fuochi d’artificio.

Sant’Agnese ha in mano un agnello, emblema di castità, e poi dietro al candido altare c’è Gesù, il quale indica il suo sacro cuore con la mano sinistra.

Molte statue, proprio come quella di San Giuseppe, un tempo venivano scolpite nel legno di fico, che veniva poi colorato. Il Giglio è da sempre il fiore religioso per eccellenza, mostrando purezza e maestosità. Una leggenda, infatti, racconta che la Vergine Maria scelse proprio Giuseppe come suo sposo perché lo vide camminare con un bastone ricoperto di Gigli.

Quadri bellissimi rappresentano Sant’Antonio con in mano il Bambin Gesù e ancora Sant’Erasmo, protettore della gente di mare, che sembra benedire le acque con un gesto della mano. Sant’Erasmo viene persino portato in mare durante la sua celebrazione, posto sopra un gussu (gozzo), tipica imbarcazione di questi luoghi.

L’edificio è riuscito a superare molti periodi difficili, rimanendo miracolosamente quasi del tutto integro. Le due Guerre Mondiali e il terremoto del 1887 sono stati i suoi momenti più terribili, ma lei ha resistito e tuttora è lì, a osservare ogni giorno le onde e a essere punto di riferimento per i pescatori che la osservano dal mare. Un tempo la chiesa di San Giuseppe doveva vedersela quotidianamente con onde e tempeste, affacciandosi direttamente sulla distesa blu del Mar Ligure. Oggi tra l’edificio religioso e l’acqua ci sono la spiaggia, i locali, la passeggiata mare e la strada, ma un tempo non era così.

È più antica del grande Duomo, eretto in seguito. Fu eretta nel 1817, o meglio, in quell’anno iniziarono i lavori per costruirla in seguito alla risposta positiva del  Consiglio degli Anziani alla richiesta di edificare una chiesa ad Arma.  Solo a Taggia, borgo più antico di Arma, c’erano edifici religiosi nei quali pregare, ma nessuna chiesa poteva accogliere chi decise di trasferirsi sulla costa. Per questo coloro che divennero gli “armaschi”, vollero il loro santuario.

Al suo interno il pavimento nero e lucido come l’ossidiana fa risaltare le candide pareti e il soffitto affresco da un grande dipinto circolare realizzato da Don Angelo Nanni, Curato di Arma, nel 1940. Si riconoscono in questa raffigurazione: Giuseppe che svolge la sua professione di falegname, un giovane Gesù che parla con il padre e Maria che, seduta, ricama. C’è tutta la quotidianità della Sacra Famiglia.

I toni sgargianti lo rendono vivido e attirano lo sguardo. Tutta la volta viene valorizzata, spingendo a osservare anche la postazione sopraelevata che probabilmente serviva per l’organo.

Le poche e piccole panche in legno sono ordinatamente sistemate davanti all’altare e dietro di esse, a sinistra dell’entrata, c’è la piccola acquasantiera in marmo bianco.

L’atmosfera è intima e raccolta, silenziosa, nonostante a pochi passi bimbi e ragazzini schiamazzino divertiti sulle spiagge, e i gabbiani, in coro, offrano le loro migliori prodezze canore.

Fuori ci sono il viavai della gente, i dehors pieni di persone e musica, ma dentro si  respirare la quiete.

Ehi, dobbiamo uscire adesso. Lo so che si sta bene grazie al silenzio e alla frescura concessa dalle spesse pareti, ma ci aspettano tanti altri luoghi da visitare.

Forza, andiamo!

Un bacio e alla prossima.