Via Camurata e il quartiere Sambughea

Topi, la festa di Halloween è già passata, ma oggi ho da raccontarvi una storia che mette davvero i brividi. Munitevi di coraggio, perché ve ne servirà per attraversare i luoghi che voglio mostrarvi in questo articolo.

Siamo a Triora, il paese più misterioso della mia bella Valle.

Vi ho parlato spesso delle sue meraviglie nascoste e delle dolorose vicende che si susseguirono qui, ma c’è una cosa che ancora non vi ho raccontato.

Seguitemi, entrate con me dentro il paese. Percorrendo tutta la via principale, si giunge alla piazza Beato Reggio, quella con lo stemma di Triora raffigurato al centro del pavimento lastricato. Alla nostra sinistra c’è la chiesa della Collegiata, sorta – così si dice – su un antico tempio pagano.

Alla nostra destra, invece, ci sono i tavoli colorati del Ricici Caffè e del Cocò Café. Le persone qui si siedono a sorseggiare qualcosa in compagnia, scambiandosi due chiacchiere.

Dirigendoci verso i portici, imbocchiamo la via che ha inizio sulla destra. Il suo nome è già tutto un programma, topi miei. Si chiama Via Camurata e c’è una leggenda che spiegherebbe il motivo particolare e spaventoso dietro questo appellativo.

Via Camurata - Sambughea - Triora

Una targa arrugginita ci comunica dell’accesso a un quartiere molto suggestivo, quello della Sambughea, “dove il borgo mostra i suoi più genuini aspetti”, così cita l’insegna.

Credo non ci sia niente di più vero, topi, perché ci troviamo nel cuore nascosto di Triora, quello che non si spiega facilmente agli occhi dei turisti. Era – ed è ancora – il limite più basso della città, il suo confine, ed è rimasto uno scrigno dai mille misteri.

La via Camurata è buia, coperta da volte più o meno alte, raramente intervallata dalla vista del cielo. I lampioni la illuminano notte e giorno, si respira un’aria molto suggestiva. Si procede in discesa, mentre non si può fare a meno di notare che il borgo, che mostrava il suo volto più allegro e giocondo in Piazza Beato Reggio, qui fa trapelare una faccia assai diversa, cupa e ombrosa.

Il silenzio pervade ogni cosa, non c’è traccia degli schiamazzi dei bambini, delle voci lontane della televisione, né del chiacchiericcio delle persone che fanno comunella davanti ai negozietti di souvenir.

Si ode il fruscio del vento, lieve, ma costante, come se ci trovassimo nel bosco. Gli uccelli cinguettano in lontananza, la loro eco, però, qui sembra meno gioiosa. Ovunque c’è odore di pietre umide, a tratti si percepisce quello tipico delle cantine.

La maggior parte delle case di questa via sono abbandonate, in rovina, sembrano grotte, talmente sono buie. Il tempo pare essersi fermato a decenni, forse secoli fa, come avvolto da un terribile incantesimo.

Via Camurata - Triora3

Persiane rotte e scardinate, infissi usurati dal tempo, porte ricoperte di ragnatele, piume di uccello sui muri e vetri rotti alle finestre la fanno da protagonisti in questo scenario surreale.

Sembra di sentire cigolare i cardini al vento, ma è solo suggestione. Ci si accorge che qualcosa non va, si percepisce.

Stando alla leggenda di cui vi parlavo prima, questa via racchiuderebbe segreti terribili.

Pare, infatti, che un anno in cui la peste si fece particolarmente feroce, la gente ammorbata che viveva in questa via e resisteva tenacemente alla malattia senza voler spirare per ricongiungersi al Creatore, venisse murata ancora viva all’interno delle abitazioni.

Non mi credete? Lo so che è difficile e che penserete che io abbia alzato un po’ troppo il gomito, ma sembrerebbe vero, a giudicare da quello che ho potuto vedere nel mio tour. Guardate!

La via, tutta, è costellata di porte evidentemente murate. Ce ne sono a bizzeffe, alcune nascoste, altre più irriverenti nel mostrare il loro passato, ma sono numerose, è impossibile non notarle.

Come se ciò non bastasse, ad accrescere la tetraggine dell’atmosfera che qui si respira sono alcuni soffitti delle volte che fanno da tetto alla via.

Triora - Via Camurata

Forse dalle foto si nota poco, ma sono neri come la pece, perché questo quartiere fu interessato anche da un devastante incendio, forse lo stesso appiccato dai nazisti nel luglio del 1944 e che interessò in particolar modo Molini di Triora.

Insomma, non ci si stupisce che questa stradina sia rimasta disabitata per tantissimo tempo!

Sotto la Via Camurata scorre un altro carruggio, altrettanto suggestivo: la Via Sambughea, dalla quale il quartiere trae il suo nome. Anche qui una leggenda ne spiega l’appellativo. In seguito all’abbandono della zona, pare che tutto il quartiere sia stato invaso dai sambuchi, piante che, tra l’altro, sono considerate tra le più care alle streghe.

Anche qui il tempo sembra essersi fermato, ma qualche coraggioso abita ancora tra queste pietre affastellate le une sulle altre.

Gli scorci che si vengono a creare sono stupendi, a metà tra l’abbandono e il recupero. Casette rustiche curate da mani sapienti si alternano a ruderi pericolanti, che paiono tenuti insieme solo dalle tenaci radici dell’edera.

In Via Camurata sorgono ben due Bed&Breakfast: La Stregatta e Casa Grande. Nelle vie adiacenti, invece, ce ne sono altri due, La Tana delle Volpi e Ai Tre Cantici. Sapete dove andare, se volete sostare qualche giorno a Triora per attraversare gli scorci più suggestivi che il borgo nasconde.

Qualcuno di voi topi sa dirmi di più riguardo queste due vie e le porte murate? Son solo leggende per spaventare i topini, o in esse c’è un fondo di verità? Fatemi sapere!

Io vi saluto, adesso. Ho i brividi ai baffi, con tutto questo parlare di misteri.

Un bacio terrificante dalla vostra Prunocciola.

 

Quando tutto dorme…

Quando tutto dorme è perchè il clima è freddo, rigido. L’atmosfera pesa di goccioline che restano in bilico nell’ariaSONY DSC come un abile funambolo. Andando a fare un giro sopra Andagna, verso Drego e Rezzo, possiamo capire come la temperatura si sia abbassataSONY DSC.

Guardate, sembra che anche le piante abbiano freddo vestendosi di queste sontuose e bizzarre pellicce. Originali, mai viste. Sambuco artico?

Rami pelosi, vestiti di una soffice coperta che li protegge e li decora. Sembrano gli alberi di Babbo Natale.

Tutto dorme intorno a noi, tutto è spento. Qualche chiazza di neve rimane ad aspettareSONY DSC l’amica che ancora deve scendere, in un appuntamento annuale che la rende principessa protagonista di giornate candide e divertenti. Tutto è spoglio, tutto ha i toni del marrone e del grigio. Tutto è umido, freddiccio, dico io. Pare di non riuscire a scaldarsi mai. Dalle tane non esce nessuno, se ne guardano bene. Nemmeno un muso, neppure un naso, nemmeno un baffo che si muove su e giù a odorare l’aria frizzante che in questo periodo non porta profumi, ma solo umidità. C’è solo odore di terra. Anche i nidi sono vuoti, alcuni caduti o calpestati.SONY DSC

Eppure, nonostante tutto, quanto fascino! Quanta ovatta sembra tapparci le orecchie. Nessun cinguettio in questa stagione, nessun ronzare, solo il grufolare dei cinghiali, di tanto in tanto. Solo il vento ulula, accarezzando con un po’ troppo impeto le cortecce, e si raffredda.

Quando tutto dorme, nemmeno le pozzanghere permettono di far festa. Il fango è così freddo da far male. L’acqua è putrida, stagnante. Un sassolino la fa muovere a stento. Ha sonno anche lei, non fa cerchi, non zampilla, non ne ha voglia. Non ha voglia nemmeno di rispecchiare il sole in lei. Il sole è debole ma continua a svolgere il suo ruolo. E’ pallido, non ha quel vivido color dell’oro, ma tanto nessun Girasole lo deve seguire. I suoi deboli raggi bastano e avanzano a mantenere la vita. Il bosco vuol dormire, vuole poca illuminazione, basta quella della luna che è ancora alta, nel cielo, alle otto del mattino.

Qualche stanco insetto scavalca una felce che sembra morta. Tutto sembra morto, ma in realtà c’è un cuore grande, unico, che batte in quest’immensa foresta. Quando tutto dorme, gli aghi sembrano pungere di più e come armi si nascondono nella foschia. Non sono teneri ma duri e sottili, eretti, come pronti a puntare senza pietà.SONY DSC

Il cibo scarseggia, conviene poltrire; troppo bisognerebbe scavare in cerca di qualche cicala comunque dormiente anch’essa. Nemmeno tra le formiche c’è tumultoSONY DSC.

La nebbia scende e rimane, sembra di avere gli occhi sporchi, appannati; è rada ma per nulla intimidita e senza problemi, avvolge qualunque cosa. Inquieta, forse è per questo che c’è silenzio; perchè c’è lei. La bruma. Non si fa problemi, rimane anche in strada e, forse, è per colpa sua che le ruote dell’auto sfrigolano sull’asfalto e sulle foglie cadute a terra. Perchè bagna tutto. E rende l’aria aspra.

Mi viene in mente il Carducci con la sua “San Martino“, ma qui non c’è il mare, ne si sente odor di mosto. C’è già stato. E’ già passato. Però laSONY DSC nebbia, il cacciatore, le nubi rossastre, sono elementi che mi fan pensare al nostro Premio Nobel, amante della natura come pochi. In questi giorni, stò ricordando i poeti sovente da come avrete visto.

Le colline sono ispide prive del verde che le colora e, l’imbrunire, arriva prima; in questa stagione, e in questi luoghi, se ti fai cogliere da lui, puoi anche perderti. Quel bosco così tutto uguale, così quasi arcigno, può inghiottirti. Le ombre delle alte rocce sembrano ancora più severe e le nuvole gli fan da pareo. Una scenografia strana, un palcoscenico dove il minimo rumore può spaventare. Lo stesso rumore che, in estate, nemmeno si percepisce.

Quando tutto dorme, la mia Valle è così. Malinconica. Non ha voglia di divertirsi e ha ragione. E’ tempo di riposare per tornar più bella di prima. E allora, ti lascio dormire.

Sssst… a presto.

M.