Quelle fessure chiamate “caruggi”

In Liguria, e quindi anche nella mia splendida Valle, le piccole vie che attraversano i borghi vengono chiamate “caruggi”. C’è anche chi li chiama “carrugi” o “carruggi” ma il significato è lo stesso.

Si tratta di stradine strette, a volte anguste, a volte splendide, dove i raggi del sole spesso faticano ad entrare e la gente, che vive in queste vie, è il cuore pulsante del borgo antico.

La parte più vecchia del paese. Quella costruita astutamente, come il guscio di una chiocciola, intorno a un dedalo di strade buie e socchiuse in modo che il nemico invasore potesse perdersi e rendersi così più vulnerabile.

La maggior parte di questi caruggi, che appaiono proprio come piccole fessure, sono dotati di contrafforti, strutture in grado di reggere e unire le abitazioni tra loro e attutire i vari spostamenti sismici di quegli edifici costruiti in altezza per rendere il borgo ancora più a chiuso come uno scudo umbone rovesciato.

Da alcuni di questi elementi architettonici veniva buttato olio bollente su chi si permetteva di invadere il paese. I caruggi infatti, sono pieni di nascondigli sia in basso che in alto e, ancora oggi, in alcuni di loro, si possono trovare gradini che scendono chissà dove o nicchie utili agli appostamenti.

Alcune di queste stradine hanno un aspetto tondo e dolce. Si passa sotto le case attraverso volte a semicerchio e le loro curve donano sinuosità. Possono mostrare il vermiglio arcaico dei mattoni pieni o pietre levigate che rendono il tutto più aggraziato.

Altre invece appaiono come affilate e taglienti, squadrate, e disegnano verso il cielo figure che sembrano geometriche.

Alcune sono davvero buie e molto fresche. L’umidità le rende come se fossero celle frigorifere all’aperto e non è difficile vedere del muschio nascere al suolo.

Altre ancora, un poco più aperte e magari più lunghe, sono solitamente addobbate con cura da chi le vive; i nomi dei caruggi vengono scritti in modo particolare, su lastre d’ardesia o dipinti di cerchi di legno.

Molti fiori abbelliscono le case, i numeri civici sono disegnati sul muro o su piastrelle decorate, e anche i panni stesi, appesi come un tempo, tra una finestra e l’altra in condivisione, donano un tocco di folklore e di colore.

Certi vicoletti sono così particolari che incantano. Statue, quadri, mosaici e roba appesa li rendono veri angoli artistici.

A proposito di ardesia, essa è sicuramente l’elemento più presente in questa ragnatela di viuzze. Naturale e resistente. Con essa si costruivano scale, portali, androni, lapidi, lastre e persino le tegole dei tetti delle case, chiamate “ciappe”, assolutamente tipiche nei miei luoghi.

La pavimentazione può variare. Ha solitamente righe a lisca di pesce intagliate nel cemento per poter frenare l’acqua e permettere di non scivolare a persone, carretti e animali come gli asini. Dovete sapere che alcuni caruggi sono molto in discesa e, se visti all’incontrario, molto in salita. Se si pensa ai nostri vecchi, che passavano di qui con pesi enormi sulla schiena, pare impossibile davvero immaginarli inerpicarsi per queste vie.

Venivano però usati anche i piccoli ciottoli di fiume e i sampietrini, mattoncini quadrati dalle sfumature rosse-violacee con i quali si potevano anche realizzare linee tonde che davano un senso di bellezza alla strada.

Il suolo doveva comunque essere ben praticabile dai carri, unici mezzi di trasporto assieme agli animali che potevano passare per questi vicoli e si pensa addirittura che, proprio la parola caruggio, derivi da “carro”.

C’è però chi afferma siano stati i Saraceni, i grandi nemici antichi dei Liguri, a dare questo nome nella loro lingua.

La parola “kharuj” significherebbe “di fronte al mare” o “sul mare” e potrebbe avere a che fare con la mia splendida regione.

Molti turisti amano passare sotto a questi portici e percorrere queste vie perché hanno davvero un fascino incredibile. Sono estremamente attraenti e raccontano di storia e passato.

Ancora oggi qualche vecchina resta per ore affacciata ad una finestra osservando la vita che passa o donando briciole ai piccioni che regnano indisturbati tra queste case. In realtà si vedono quasi ovunque dissuasori messi apposta per questi volatili ma hanno ben poco successo.

Le sigle di un tempo, scolpite nel marmo o incise nel ferro, e diverse Madonnine non mancano mai ma è facile vedere anche parecchie fontane per queste vie.

Ovviamente tutte una diversa dall’altra. Ognuna mostra il gusto di chi le ha realizzate.

Spero che questo articolo all’interno dei cuori dei paesi della Valle Argentina vi sia piaciuto, io vi lascio un bacio storico e vado a prepararvi un nuovo post.

Squit!

Montalto Ligure, sentinella della valle

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Montalto Ligure, qui nella valle Argentina, proprio sopra Passo Vena è considerato sentinella della Valle a causa della sua magnifica posizione.

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Arroccato su una collina, in posizione centrale, può scorgere gran parte della vallata, una cosa molto utile in passato, quando c’era bisogno di poter notare l’eventuale caso di pericolo e allarmare la popolazione. Parlo di un tempo in cui la mia Valle veniva saccheggiata spesso da Barbari, Saraceni e nemici.

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Questo bellissimo paese, che conta circa 360 abitanti e si trova a 315 metri sul livello del mare, è anche nominato “paese romantico”. Andiamo a scoprirne il perché.

Be’, non ci vuole molto a capirlo. Dalle sue case, dai suoi vicoli, dalla sua atmosfera, scaturisce una sensazione di mistero, fascino e romanticismo che rapisce letteralmente.

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Montalto è bello, non c’è niente da fare: quel suo groviglio di strade ed emozioni ti prende e ti fa suo. Non può non piacerti e non puoi non fermarti.

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Ogni angolo, ogni scalino, ogni scorcio dev’essere accarezzato dal tuo sguardo curioso. E’ questo a suscitarti, mentre passeggi fra i carruggi: curiosità. Non puoi farne a meno. Camminare per Montalto, però, è anche una bella fatica.

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Le stradine inerpicate in salita non hanno pietà delle nostre zampe e, visto che al suo interno non si può parcheggiare, mi chiedo come facciano gli anziani che abitano in cima al paese. Tutte le case sono in pietra. L’ombra è la protagonista assoluta.

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Quei suoi portici romanici e quei contrafforti tra una casa e l’altra, spessi e voluminosi, non lasciano filtrare la luce. I panni stesi sotto ai carruggi creano come un’unione tra gli abitanti di una casa e l’altra. Anche i vasi dei fiori e le siepi danno la stessa sensazione.

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I suoi terra-cielo sono infiniti, attaccati, uno dopo l’altro, alcuni completamente ricoperti di edera o vite selvatica e, intorno, i verdi monti della vallata, i castagni, la ginestra, i carpini, i lecci, il cielo terso e giù, in fondo, il Torrente Carpasina che s’incontra con il più grande Argentina. E laggiù, il mulino. A popolare questi luoghi tante ghiandaie, gli scoiattoli, i cinghiali e i tassi.

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Ma nel paese non è possibile vederli, bisogna inoltrarsi nei territori che contornano il borgo. All’interno delle mura, però, c’è un bar come quelli di una volta, e poi troviamo un ristorante, “La Finestrella di Montalto”, che propone piatti tipici. Tra le sue mura si trova anche un monumento ai caduti, come molti sono sparsi in tutta la Valle.

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Questo è quello che Montalto offre appena vi si giunge. Ma andando a perlustrare meglio, tra una dimora e l’altra, eccoci arrivare in un punto da non sottovalutare: L’Oratorio di San Vincenzo e la Chiesa di San Giovanni Battista, uno in pietra, l’altro rivestito da intonaco color salmone.

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Questo angolo è davvero suggestivo, da sotto una roccia si passa in una grande piazza tutta in ciottoli e dove sono appesi alle pareti gli stemmi di alcune famiglie.

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Il campanile, altissimo, svetta sopra ogni cosa, ci guarda da lassù.

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Nel 1794, Montalto venne invaso dalle truppe francesi di Messena e tutti e due gli edifici religiosi del ‘400 vissero le barbarie che il paese subì.

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Tuttavia non era facile espugnare Montalto, topi.

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Questo borgo, costruito con astuzia come un labirinto, permetteva ai suoi abitanti, i montaltesi, di nascondersi nel punto giusto e battere il nemico. Questo bellissimo villaggio si trova dopo Badalucco e prima di Carpasio, sulla strada che porta a Prati Piani e a Colle d’Oggia.

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Tra l’altro, offre a chi si vuole sposare una bellissima loggia che presto vi farò conoscere. E le botteghe degli artisti sono davvero simpatiche.

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E’ il paese del Santuario della Madonna dell’Acquasanta che vi avevo fatto conoscere tanto tempo fa. Se vi va, potete digitarlo nel mio “cerca”. E’ il paese delle olive e delle castagne e, poco sopra, dei campi di lavanda. Splendido per trascorrervi un fine settimana o anche una breve vacanza.

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Certo, bisogna amare questi luoghi ricchi di meraviglie storiche e culturali nel territorio circostante. In estate è bellissimo da vivere anche grazie alle sagre, alle commedie all’aperto e alle attività che vi vengono svolte.

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Per molti è il paese più affascinante della mia Valle. E poi c’è pace, qui, tanta pace. Tutti si trastullano beati, soprattutto in estate.

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I gradini di ardesia rimangono freschi e donano sollievo a chi  ci si siede sopra. Era tanto che volevo farvi conoscere questo borgo e finalmente ci son riuscita in una calda giornata di agosto.

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Non c’è nessun rumore. Due donne chiacchierano a voce bassa nella corte lasciando la porta di casa aperta. Sventolano quelle tendine-zanzariera per impedire alle mosche di entrare. Mi sembra di essere tornata indietro nel tempo. Anche i lampioni per la strada sono come quelli antichi, anzi, antichi lo saranno davvero.

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C’è anche chi ricama, chi parlotta sotto i pioppi in piazza e chi ansima per la fatica trasportando grossi pesi sulla testa. Gli abitanti ci osservano come se fossimo dei marziani.

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Subito sono titubanti, ma basta rivolgere loro una parola e magari anche in dialetto per farseli amici… e non smettono più di parlare e spiegarti! Li capisco. Chissà quante ne hanno vissute, un tempo! Poi, spariscono e non li vedi più.SONY DSC

In quale dei mille angolini si saranno cacciati? Qui ci si perde. E a voi, topi, piacerebbe perdervi in Montalto? Non abbiate paura, la strada per casa alla fine si trova e i gatti che lo popolano, e sono molti, sono tutti buoni.

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A questo punto io vi saluto con un abbraccio e vi aspetto per la prossima passeggiata, andremo a vedere un luogo davvero carino. Un bacione a tutti e un Ciao da Montalto.

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M.

C’è ancora qualche tocco di stile Liberty in Valle Argentina

Sicuramente conoscete tutti questo tipo di pavimenti. I vostri nonni, o voi stessi, potreste averli in casa. 

Nella mia Valle, ancora molte abitazioni ce l’hanno. Sono un pezzo di storia. Uno specchio del passato, della vita che è stata e di quella che è.

Quante persone hanno camminato su queste piastrelle. Quanti tacchi ci hanno picchiettato sopra. Quanti uomini hanno lavorato per la realizzazione di questo pavimento. Quanti anni hanno visto passare su di loro.

Questo stile si chiama Liberty, la “nuova” Art Nouveau, ed è una tipologia di pavimentazione usata già nell’800.

Semplice, adatta a qualsiasi tasca fin da subito ebbe però il suo grande boom nei primissimi anni del’900.

Le mattonelle esagonali o pentagonali lo compongono i pavimenti delle immagini sono in realtà scarti di altre mattonelle e, dopo averle lavorate, si potevano ottenere, per quei tempi, disegni meravigliosi.

Questi che vi pubblico sono i pavimenti e gli scalini di topozia, che è vecchia quanto il suo pavimento, e sono, per così dire “a fiore”, ma ne esistono di varie fantasie.

Anche il colore può cambiare ma i più usati erano proprio questi: il vermiglio color del cotto, il nero color dell’ardesia, il grigio color del ferro e il crema dell’avorio.

Alcune piastrelle si possono trovare infatti in Lavagna ma, la maggior parte delle volte, si tratta di una lavorazione di polveri, cementine e graniglie. Un misto che permetteva la realizzazione di un materiale solido e grezzo adatto a tutte le situazioni, per le case più nobili e quelle meno pretenziose.

E’ proprio per l’Ardesia che posto questo articolo, grande risorsa della mia Valle.

Questo particolare pavimento ha la capacità di durare nel tempo e lo ha ampiamente dimostrato devo dire. Inoltre è molto veloce da posare. A quei tempi, si viveva il periodo in cui si costruivano case su case; c’era l’immigrazione, i figli si sposavano ed erano sempre numerosi e bisognava essere veloci a realizzare nuove dimore. Questa pavimentazione rispondeva perfettamente alle necessità.

Quello che ha di positivo, tra l’altro, è che la sua manutenzione non è difficilissima. Ci vuole solo un po’ di accortezza perchè non resiste a tutti i detersivi, soprattutto se acidi, e col tempo, rischia di rovinarsi. L’ideale sarebbe di tenerlo pulito con degli oli appositi. C’è anche chi ci fa solidificare sopra una particolare cera e lo rende lucido ma, originale e più ruvido come questo, è più autentico a parer mio. Ora, tra l’altro, è tornato di moda e chi si ritrova un pavimento così in casa fa di tutto per riuscire a salvarlo durante i restauri. Persino architetti e geometri lo consigliano ritenendolo di gran pregio. Danno un tocco di fascino in più all’intera abitazione.

E non esistono solo in Italia e no, non solo nella Valle Argentina. Questo stile è stato famoso in tanti paesi d’Europa e, in ognuno di questi, si chiamava in modo diverso.

Un’arte all’avanguardia capace di accontentare ogni tipo di ceto sociale e di gusto. Qui da noi era davvero l’ideale considerando un’architettura abbastanza lenta e pare anche che i primi, in Italia, a inventare questo tipo di pavimento, furono i Siciliani.

Dalle immagini potete vedere come questo pavimento sia “nudo”. Semplice. Originale. Ma più si andò avanti con gli anni e più iniziarono a nascere bordure e cornici intorno a queste mattonelle. Vennero infine realizzati disegni interi. Delle opere d’arte simili ad un vero mosaico e che spesso rivestivano tutti i piani dei palazzi. Cavalieri a cavallo, o semplici virgole. Dragoni con le fauci aperte, o fiori stilizzati. E, con l’alternanza dei colori, queste immagini risaltavano ancora di più.

Non avevano lo zoccolino piastrellato come abbiamo oggi. Esso era sempre direttamente dipinto sul muro e, solitamente, nero e molto alto per incorniciare al meglio il capolavoro appoggiato per terra. Pavimenti associati a scale di ardesia; scalini massicci, alti, anch’essi pronti a perdurare nel tempo e che donano alla casa sempre un aspetto austero, a volte un po’ ombroso ma importante. Con ringhiere lavorate o semplici scorrimani in legno apparivano ancora più eleganti.

Storia nelle case, vita di un tempo. Un altro pezzo di arte nella mia Valle. Un altro pezzo di tempo che considero storico.

A presto!

M.